A soli ventiquattro anni, nel 1905, lo studente di matematica L.E.J. Brouwer tiene a Delft, di fronte a un pubblico stupito e sconcertato, una serie di conferenze che saranno pubblicate pochi mesi dopo col titolo "Vita, arte e mistica". Opera di un temperamento ascetico e radicale, il libro è un atto di ribellione contro l'intelletto - considerato fonte di ogni male e "simbolo della caduta dell'uomo" - e la scienza, e insieme un'esortazione a diffidare della mostruosa macchina sociale, i cui meccanismi sono appunto regolati dall'intelletto: l'unica salvezza per l'uomo viene individuata nell'affrancarsi dalla logica di un mondo alienato per ritrovare in un'interiorità di matrice divina la sua più autentica natura. Divenuto un celebre matematico, Brouwer sarà protagonista di quella crisi dei fondamenti della matematica che scosse la scienza del primo Novecento: "Vita, arte e mistica" - che a lungo destò imbarazzo e diffidenza nell'ambiente accademico svela le motivazioni segrete che lo indussero a rivoluzionare la sua disciplina elaborando alcune tra le più importanti teorie matematiche mai concepite.
Si dice che il cane sia il migliore amico dell'uomo. Si potrebbe aggiungere che ci sono molte cose che un cane sa fare, per l'uomo, anche meglio di lui. Per esempio stargli vicino, volergli bene, consolarlo, essergli fedele. Parlargli no, ma certi sguardi del cane valgono a volte più di mille parole. Per questo non si è mai soli con un cane, non si è mai abbandonati al proprio destino. Ecco dunque un piccolo omaggio al cane attraverso una raccolta di storie che ci arrivano dal grande mondo dei miti, dei racconti e delle poesie. Un mosaico di voci che narrano del legame antichissimo tra l'uomo e il cane e che ci parlano di come quella storia sia cominciata e del perché non finirà mai.
La medicina di base è oggi orientata verso una consultazione centrata non più sul medico ma sul paziente, con maggior attenzione alla relazione. Ci sono inoltre considerevoli evidenze a favore di un approccio sistemico nel trattamento di molti problemi di salute. "Dieci minuti per la famiglia" è una guida pratica per i professionisti della salute che lavorano nella medicina di base e vogliono migliorare l'efficacia del proprio intervento con pazienti problematici e con le loro famiglie. Passo dopo passo, introduce la teoria e la pratica degli approcci sistemici, dai colloqui-intervista con i pazienti nelle consultazioni di routine alla conduzione di incontri con famiglie problematiche, dà suggerimenti concreti per usare tecniche semplici di intervento sulla famiglia e incoraggia il pensiero sistemico e costruttivista per i casi individuali.
Sullo sfondo tormentato e vitale dell'Inghilterra del XVII secolo - guerre civili, regicidio e tirannia, peste e incendio di Londra - si stagliano le figure dei padri fondatori della Royal Society, con le loro vicende biografiche e conquiste intellettuali. Ingegni sublimi, ma soggetti a umane e talora meschine passioni, che li indussero a opporsi l'un l'altro talora con sorprendente acrimonia. Dallo sconcertante "divino" Newton al poliedrico ma dispersivo Hooke, dal pio astronomo reale Flamsteed al mondano Halley, dal grande architetto Wren al nobile Leibniz, e poi Huygens, Hevelius e altri ancora. Il libro illustra i traguardi scientifici di quei geni e i loro difficili ma stimolanti rapporti anche con i maggiori scienziati che operavano in Francia, Germania e Olanda. Erano gli anni in cui la scienza, nata in Italia con Galileo, emigrava in quei paesi dove, benché afflitta talora da alchimia e superstizione religiosa, trovava un terreno propizio allo sviluppo di un metodo di ricerca rigoroso. Prefazione di Piergiorgio Odifreddi.
Il legame tra teoria musicale e conoscenza scientifica si presenta nel suo sviluppo storico come un affascinante dialogo tra due saperi che nel corso dei secoli si consolidano separatamente, ma nello stesso tempo si collegano in modo sempre più stretto. Questo dialogo, questa invenzione a due voci, si trasforma poi gradualmente in una polifonia a quattro voci, perché intervengono anche altri due ambiti a lungo esclusi dalla relazione tra musica e scienza: il mondo della musica suonata, cantata, danzata e il mondo della liuteria, della creazione e del perfezionamento degli strumenti musicali. Gli incontri e gli scontri tra queste quattro voci sono l'oggetto del libro.
L'antico Teatro Carignano di Torino è affollato. Ecco, si apre il tendone di velluto ed entra Rita, la principessa della scienza, la donna a cui è stato intitolato un asteroide. Al collo porta un gioiello, dono di papà Adamo. "Questo lo metterai quando riceverai il Premio Nobel". E quando sale sul palco si apre il sipario sui cent'anni della sua intensa vita: la storia dei Levi Montalcini, le tradizioni ebraiche, la vita a Torino, Roma e Washington, l'arte della sorella Paola, l'antifascismo e la guerra, il professor Giuseppe Levi, la straordinaria scoperta dell'NGF (Nerve Growth Factor), il fattore di crescita delle cellule nervose...
Il testo sostiene l'esistenza dell'energia del cosiddetto Punto Zero. Nuove scoperte scientifiche, infatti, dimostrano che l'essere umano non è solo il prodotto di una reazione chimica, ma che esiste una forza centrale, nell'universo, che organizza e governa i nostri corpi e tutta l'Esistenza. L'uomo, perciò, non è altro che un punto di energia in un campo infinitamente più vasto, con cui è in totale connessione, che è il motore centrale del nostro essere e della nostra consapevolezza. Si tratta di una scoperta in grado di sconvolgere la struttura economica mondiale, quindi anche gli studi scientifici di Newton, Darwin e Descartes che avevano teorizzato un uomo meccanico inserito in un universo altrettanto meccanico di cui semplicemente subirebbe le leggi. Il Campo del Punto Zero, quindi, è un oceano di vibrazioni microscopiche che, in tutto l'universo, riempiono lo spazio esistente tra tutto ciò che è costituito di materia e che prima era ritenuto vuoto. È la vera base del nostro universo, un mare di energia pulsante in cui ogni elemento (quindi anche l'uomo) è connesso con qualsiasi altro attraverso una fitta ragnatela invisibile.
Ancora alla soglia degli anni quaranta Claude Shannon usava intelligence per parlare di informazione, un termine che avrebbe cominciato davvero a diffondersi solo qualche anno più tardi, con la sua "Teoria matematica delle comunicazioni", insieme a una parolina, bit, destinata a diventare una delle più pervasive dell'ultimo mezzo secolo. Amata e vituperata, quella parolina segna un punto di passaggio fondamentale: quando l'informazione diventa una grandezza quantificabile e misurabile. Difficile valutarne davvero l'importanza, ma James Gleick ci prova, raccogliendo i fili sparsi di una storia che parte da lontano, dai poemi omerici e dall'invenzione della scrittura e dell'alfabeto, passando per la lessicografia e i dizionari, i codici crittografici e le moderne tecnologie della comunicazione. E lungo la strada si incontrano figure chiave, talora insospettate: i compilatori di antichi dizionari o i curatori dell'Oxford English Dictionary; l'inventore del primo calcolatore, Charles Babbage; la sua musa, Ada Byron, figlia dell'illustre poeta; e una serie di altre personalità fondamentali come Samuel Morse con il suo codice telegrafico, il matematico Alan Turing, il creatore della teoria dell'informazione Claude Shannon o il fondatore della cibernetica Norbert Wiener. Conclude con la vera e propria epoca dell'informazione, il mondo contemporaneo dove tutti sono, volenti o nolenti, esperti di bit e byte. Sotto un diluvio di segni e segnali, notizie e immagini, blog e tweet.
L'agricoltura è storia sociale condivisa e al tempo stesso storia specifica, localmente connotata in modi significativi. Le differenze agroalimentari hanno avuto sicuramente effetti importanti sulla storia delle vicende umane, condizionando la qualità della vita individuale e collettiva. A partire dagli elementi che caratterizzano il mondo agricolo - terreno fertile, acqua, biodiversità, imprenditoria agraria - si propone qui al lettore un viaggio nell'evoluzione della scienza di coltivare le piante, dal primo manuale di agronomia sumerico ai moderni testi di agroecologia. Incontreremo personaggi importanti come Jethro Tuli, pioniere dell'agricoltura moderna, da cui prese il nome il celebre gruppo rock, e Nazareno Strampelli, l'agronomo che, tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, riuscì a raddoppiare la produzione di grano in Italia. Senza trascurare momenti di svolta come la domesticazione della patata in epoca preincaica e gli "orti di guerra" sorti durante l'assedio di Leningrado. Racconti affascinanti, che riassumono gli snodi principali di cento secoli di storia agroalimentare, utili per affrontare future questioni legate alla produzione di alimenti, alla cura del territorio, all'impiego sostenibile delle risorse.
"I segreti della vita sono ormai tutti noti. Restano da chiarire molti dettagli, non certo facili, ma in fondo dettagli. Non mi sembra che questo possa veramente interessarla." La considerazione di Jacques Monod, rivolta a un giovane Piattelli Palmarini ancora indeciso sulla direzione da dare ai suoi studi, è rivelatrice della visione che gli scienziati avevano della biologia e della genetica all'inizio degli anni Sessanta del Novecento. Serpeggiava, infatti, tra i giganti della scienza di quel periodo "una soddisfatta sensazione di fait accompli": tutto ciò che doveva essere scoperto era stato scoperto, gli obiettivi da raggiungere, raggiunti. L'"ottavo giorno della creazione", secondo la felice formula coniata da Horace Freeland Judson, volgeva al termine. Sarebbe però sbagliato credere che coloro che sono venuti dopo le straordinarie scoperte descritte nel classico libro dello storico della scienza americano - prima fra tutte la decifrazione del codice genetico - siano solo nani sulle spalle dei giganti. Lo dimostra ora Massimo Piattelli Palmarini con "Il nono giorno della creazione", un titolo che è al contempo un omaggio e una dichiarazione d'intenti quanto mai esplicita. Iscrivendosi nel solco tracciato dal suo predecessore, e muovendosi con l'abilità del divulgatore tra approfondimento specialistico e narrazione esplicativa, l'autore illustra i nuovi quadri concettuali che dominano il "nono giorno".
"Il libro delle foreste scolpite" è un viaggio nel tempo alla scoperta di sé scandagliando quei luoghi dove le conifere resistono alle avversità d'un ambiente estremo e d'una terra rocciosa, là dove il resto dei viventi ha smesso di sopravvivere. Lariceti, pinete e cembrete dispersi fra quota 1900 e 2200 lungo l'arco alpino, ma anche le cortecce contorte e scolpite dei pini loricati che abitano le creste del Massiccio del Pollino, fra Calabria e Basilicata. E, infine, i pini longevi o Bristlecone Pines sulle Montagne Bianche in California, fra quota 3000 e 3900 metri, gli esemplari più antichi del pianeta (oltre 5000 anni). Un viaggio in paesaggi lunari dove la vita cerca a suo modo la strada per l'eternità. Luoghi dove l'anima si riveste di radici, di sogni, d'immaginazione.
Oggi il manicomio non è più costituito da fasce, muri, sbarre, ma è diventato astratto, invisibile. Si è trasferito direttamente nella testa, nelle vie neurotrasmettitoriali che regolano i pensieri. Il vero manicomio, oggi, sono gli psicofarmaci. Stiamo oltretutto assistendo a una vera e propria mutazione antropologica: agli psichiatri, e alle case farmaceutiche, non bastano più i malati da curare, ma servono anche i sani. Lutto, tristezza, rabbia, timidezza, disattenzione, non sono stati d'animo fisiologici, ma patologie da curare con il farmaco adatto. Cipriano sottopone a una critica severa i principali dogmi della psichiatria "moderna": a cominciare dalla diagnosi, ovvero l'urgenza burocratica di considerare "malattia" qualunque disagio psichico, a cui segue l'immancabile prescrizione di un farmaco. E quando i farmaci non sono sufficienti, ritorna l'uso nascosto delle fasce e dell'elettrochoc. È questo il nuovo manicomio, meno appariscente, più discreto, in cui diagnosi e psicofarmaco dominano la scena.