
Come tanti, anche Ernesto Che Guevara teneva un diario su cui annotava quello che di più significativo avesse letto. Riflessioni sul modo di produzione capitalistico e precapitalistico, sull'imperialismo e lo schiavismo, sul materialismo e il socialismo, il comunismo e la rivoluzione proletaria o dei paesi sottosviluppati, e così via. Vi trascriveva passi, tra gli altri, di Rosa Luxemburg, Lenin, Trotskij, Stalin, Mao Zedong, Lukacs, Hegel, Engels, Castro. Nel volume anche due poesie inedite.
In una notte di fine giugno del 1915, tre donne, un uomo e un bambino rimasto senza genitori scappano verso le montagne. L'esercito turco ha lasciato nel loro villaggio solo morti e rovine, una delle tante prove del genocidio armeno avvenuto tra il 1915 e il 1922. I cinque fuggiaschi hanno perso tutto, ma riescono a portare in salvo un prezioso libro liturgico conservato da sette secoli in un monastero. È alto quasi un metro e pesa poco meno di trenta chili. È il prezioso brandello di memoria di un popolo massacrato e disperso. Nella lunga e tormentata storia del popolo armeno, da sempre ponte tra Oriente e Occidente, due elementi si sono rivelati fondamentali: l'adesione al cristianesimo e l'invenzione dell'alfabeto, che con le sue 39 lettere segue come un perfetto strumento tutte le sfumature fonetiche di una lingua antichissima. Il destino di testimonianza e di martirio che spesso toccò a comunità disperse e finite sotto il giogo dei più svariati dominatori - dal sultano ottomano Abdul-Hamid II al governo dei "Giovani Turchi" - rese indispensabile il possesso di un "libro", di solito un testo sacro, da portare con sé come prezioso pegno salvifico. Una "casa di parole" per continuare a vivere e poter conservare la memoria religiosa e civile dopo le persecuzioni, i massacri e le umilianti rimozioni che la storia talvolta riserva.
Una piazza vuota. Un funerale senza corpo. Prendendo le mosse da piazza San Giovanni e dai funerali di Aldo Moro, Damilano ricostruisce gli ultimi decenni di vita del nostro Paese. Quel funerale segna infatti uno spartiacque che chiude gli anni delle piazze, della contestazione studentesca, delle mobilitazioni delle donne, delle lotte operaie e apre una nuova era. Appare Berlusconi, nasce Canale 5, perde sostanza l'impegno nella dimensione pubblica, ci si rifugia nel privato. Il Palazzo, che fino a quel 1978 era rappresentativo del Paese, non è più antenna sensibile degli umori del popolo. Arrivano il 1993 e Mani Pulite, e la Piazza diventa televisiva, tra Michele Santoro e Gianfranco Funari. La rappresentazione prende il posto della rappresentanza. E poi: Genova 2001, la manifestazione CGIL del marzo 2002, l'intervento americano in Iraq, i girotondi per la pace, la rottamazione di Renzi, il primo "Vaffa Day" di Beppe Grillo, la nascita del Movimento 5 Stelle. Fino ai giorni nostri, senza più né Piazza né Palazzo. Solo navi, con i loro corpi che si vorrebbero dimenticare. Un vuoto che ha anticipato i mesi di isolamento del Covid.
Il volume fornisce un quadro, spesso sorprendente, di una società passionale e carnale, meno timida e anche meno ipocrita della nostra. Jacques Rossiaud, discepolo di Duby, insegna all'Università di Lione. È autore di numerosi articoli e saggi sulla storia medievale del Sud-Est della Francia.
“Ritengo sia possibile indicare una lista di caratteristiche tipiche di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’, o il ‘fascismo eterno’. L’Ur-Fascismo è ancora intorno a noi, talvolta in abiti civili. Sarebbe così confortevole, per noi, se qualcuno si affacciasse sulla scena del mondo e dicesse: ‘Voglio riaprire Auschwitz, voglio che le camicie nere sfilino ancora in parata sulle piazze italiane!’ Ahimè, la vita non è così facile. L’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo.” - Umberto Eco
In questo agile ma denso 'Quaderno del Timone', l'Autore smonta l'accusa infamante rivolta a Papa Pio XII di avere taciuto di fronte allo sterminio degli Ebrei perpetrato dal regime di Adolf Hitler. L'accusa rivolta a Papa Pio XII di aver taciuto di fronte allo sterminio degli Ebrei, ha come obiettivo quello di colpire non solo un Papa ma l'intera Chiesa cattolica. Tornielli bada ai fatti e i fatti - qui riportati- testimoniano indubbiamente che Pio XII e la Chiesa cattolica si adoperarono come nessun'altra istituzione al mondo fece in favore degli Ebrei...