Gli itinerari biografici dei rinnegati, di coloro cioè che varcarono volontariamente la frontiera che a partire dal Medioevo ha diviso la cristianità dall'Islam, sulla base degli atti dei processi istituiti presso i tribunali dell'Inquisizione al loro rientro nell'area cattolica (ma c'era anche chi non rientrava affatto...). Il libro ci racconta vite spesso da romanzo, ricostruisce le modalità delle conversioni, cogliendo le implicazioni e le valenze culturali del fenomeno. Tra le altre la nascita dell'individualismo moderno, con la sua indifferenza al credo religioso e alla comunità di appartenenza originaria.
Il libro tratta gli aspetti essenziali della storia europea del XVIII secolo. A grandi linee, le tematiche sviluppate sono: la società nelle sue articolazioni; la politica (storie nazionali, conflitti, equilibri internazionali); l'Illuminismo e i suoi sostenitori; le aperture dell'Europa verso il resto del mondo; la radicalizzazione dell'Illuminismo e la reazione ad essa, con accenni agli sviluppi del XIX secolo.
Attraverso la storia dell'ascesa della famiglia Kaunitz dalla nobiltà provinciale ai ranghi più elevati dell'aristocrazia e della politica imperiali, Grete Klingenstein ripercorre le vicende della trasformazione dei ceti nobiliari nell'area austro-boema tra XVII e XVIII secolo, illuminando così quella stessa dell'Impero. Le vicende che ebbero per protagonisti il giudice provinciale Leo Wilhelm, il vicecancelliere Dominik Andreas e il governatore di Moravia Maximilian Ulrich, padre del futuro gran cancelliere, di Maria Teresa e Giuseppe II, vengono illustrate dall'autrice per sciogliere gli intricati nodi politici e familiari che tra Sei e Settecento legarono un ristretto gruppo di famiglie aristocratiche alla corte asburgica e ai dicasteri più importanti di un impero che si avviava ad assumere il ruolo di grande potenza europea. La radicata presenza di una mentalità di stampo mercantilista nell'area boemo-morava negli anni a cavallo tra XVII e XVIII secolo e la diffusione di un forte sentimento di ammirazione per il modello olandese, di cui i Kaunitz furono convinti sostenitori, aiutano poi a comprendere quanto sia stata aggiornata e peculiare, pur entro la cornice della tradizionale educazione aristocratica ampiamente e accuratamente illustrata nel testo, la formazione del futuro cancelliere, illuminando così anche la cultura dei vertici della amministrazione imperiale a metà Settecento.
Questo libro è una medaglia su cui sono ritratti due volti. Il primo è quello del suo protagonista: Amedeo Guillet, ufficiale di cavalleria, comandante di un Gruppo Bande a cavallo che fece contro gli inglesi, durante la seconda guerra mondiale, una sorta di guerra di corsa fra le colline e le pianure desertiche dell'Eritrea. Dopo la resa dell'esercito italiano in Africa Orientale, Guillet continuò a combattere. Vestito come un arabo, si mise alla testa di una banda composta da guerriglieri eritrei, etiopici e arabi. Dopo mesi di guerriglia dovette nascondersi a Massaua a lavorare come acquaiolo sino al giorno in cui riusci ad attraversare il Mar Rosso per raggiungere lo Yemen neutrale. L'altro volto inciso sulla medaglia è quello del suo nemico, Vittorio Dan Segre, politologo, giornalista, professore a Haifa e a Stanford, uno dei maggiori esperti di questioni mediorientali. Nel 1938, all'età di 16 anni, emigrò in Palestina. Guillet e Segre s'incontrarono a Napoli nel 1944, combattendo ora dalla stessa parte, ma si conoscono dal giorno in cui Segre studiava nell'esercito britannico sui rapporti dell'Intelligence Service le spericolate azioni di un ufficiale piemontese. Da questa lunga amicizia è nata una biografia in cui Segre, per disegnare il ritratto di Guillet, ha utilizzato soprattutto fonti "nemiche": i rapporti e i ricordi degli ufficiali inglesi che lo combatterono in Etiopia e in Eritrea.