L'offerta mondiale di petrolio, come quella di ogni altra risorsa minerale, cresce da zero fino a un massimo, dopodiché è destinata a calare per sempre. In questo libro David Goodstein spiega come la fine dell'era del petrolio sia inevitabile. Lo rimpiazzeranno altri combustibili fossili, quando il suo prezzo al barile sarà diventato esageratamente alto? E quali saranno gli effetti sul clima, se bruceremo tutti i combustibili fossili presenti in natura? Può la nostra civiltà sopravvivere senza combustibili fossili? Le risposte a questi interrogativi determineranno il nostro destino.
Il virus, per il momento, ha ridotto drasticamente i nostri orizzonti. Ogni giorno i nostri movimenti sono limitati. Lavoriamo da casa, dobbiamo mantenere la distanza dagli altri, siamo separati da amici e famigliari. Per la prima volta facciamo esperienza della solitudine. È difficile guardare al futuro in un momento nel quale la nostra sicurezza economica, le libertà personali e la nostra salute sono precarie come non lo erano mai state. E c'è un senso crescente di disgregazione globale. Nell'anno in cui la democrazia statunitense è stata in bilico, in tempo reale Zakaria ha costruito una mappa del nostro futuro, perché una cosa è sicura: è già cominciato. Il Covid-19 non ha stravolto il mondo che conosciamo, piuttosto sta accelerando processi che già erano in atto. Le contraddizioni si spalancano, le soluzioni da perseguire diventano più chiare. L'eredità della pandemia sarà dolorosa, turbolenta e tutt'altro che uniforme tra i diversi Paesi. Siamo già entrati in un mondo nuovo, ma è un mondo più difficile da ordinare di quello che conosciamo, soprattutto se vogliamo renderlo più giusto. Abbiamo bisogno di liberarci dei dogmi del neoliberismo sfrenato, che hanno impoverito lo stato sociale e ci hanno fatto trovare impreparati di fronte alla calamità della pandemia. D'altra parte, oggi siamo tutti più connessi. La corsa al 5G, l'economia digitale globale, l'autorità decrescente degli Stati Uniti: queste trasformazioni sono state accelerate dal coronavirus e sono destinate a portare una rivoluzione nella nostra vita in comune e nelle istituzioni, nei nostri valori, nei nostri desideri e nelle nostre priorità personali - probabilmente per sempre. Un'analisi che tiene assieme la politica, l'economia e la tecnologia per costruire una visione di questo futuro, che già oggi è la nostra nuova realtà.
Che cosa sono i manager? Una casta di privilegiati, irresponsabili, strapagati, che sacrificano la loro vita per il lavoro e alla fine del mese aprono estratto conto e busta paga e fanno di conto? Quali competenze hanno? Sanno tutto di sistemi informativi, ma poco di comunicazione umana. Si sono specializzati in tutto senza capire più l'uomo. Come recuperare nelle aziende rapporti che siano innanzitutto umani prima che efficaci? Serve un vocabolario nuovo. Servono responsabilità, rispetto, coscienza e orientamento al futuro. Le aziende non sono soggetti economici con una responsabilità sociale, ma soggetti sociali con una responsabilità economica. Servono visioni, molto coraggio e il tempo per realizzarle.
Più forti dei singoli Stati, decisivi nella tenuta delle monete e del debito pubblico, proprietari di quote sbalorditive di economia reale: i fondi speculativi - a cominciare da Vanguard e BlackRock - sono diventati i 'padroni del mondo'. Ancora marginali all'inizio del nuovo millennio, hanno cavalcato le crisi, hanno beneficiato dell'operato delle banche centrali e dei governi e hanno sfruttato, accelerandolo, il processo di smantellamento degli Stati sociali e di privatizzazione della società. Ma come è stata possibile una simile concentrazione del capitalismo che ha cancellato l'idea stessa di mercato? Questo libro prova a spiegarlo, tracciando un quadro chiaro dei numeri di tale monopolio e ricostruendo, al contempo, le storie dei protagonisti di una simile incredibile scalata al potere.
Negli ultimi sessanta anni il denaro ha via via assunto una sorta di vita autonoma rispetto a quella dell'uomo, la specie che lo ha inventato e ne ha fatto il proprio mezzo principale. Questo libro vuole raccontare la vita di questo strumento e l'habitat umano che ha creato. In altre parole, una vera e propria 'ecologia del denaro', la storia di come si è creata una massa di denaro libera di girare per il mondo, di trovare rifugio in paradisi fiscali e di speculare su monete nazionali, prezzi e tariffe. Non è la storia di una cospirazione, è piuttosto la storia di compagnie e società private che abbandonano la strada degli investimenti produttivi in posti di lavoro per seguire quella più facile e immediata degli scambi di denaro con altro denaro. È così che il potere della finanza globale è cresciuto su se stesso. Senza una politica capace di regolarlo, il capitalismo finanziario genera ineguaglianza e smette di produrre innovazione e occupazione. Esiste una finanza buona che col microcredito aiuta i poveri della Terra e con le rimesse degli emigrati riduce le distanze geografiche e sociali. Quel che manca è la politica.
Con il ritorno della volontà di potenza quale motore della storia, economia e strategia entrano in un rapporto dialettico, spesso conflittuale. Il risultato è un mondo entropico, ma non privo di logica. A volte la vittoria pesa come e più della sconfitta. Questo, a posteriori, si può dire del trionfo statunitense sull'Urss, che ci ha indotto a una visione deterministica del futuro. Un tempo risolto nell'avvento definitivo del paradigma liberal-capitalistico, in cui la politica cedeva il posto alla tecnocrazia e la strategia ai commerci, viatico di pace mondiale. A tale filosofia della (non) storia abbiamo dato un nome: globalizzazione. Oggi, di fronte ai violenti sussulti indotti dalla crisi del primato di Washington, la globalizzazione si svela fenomeno geopolitico, prima e più che economico. Immersi nel secolo americano non ce ne siamo accorti, dandone per scontati i tratti: il primato delle società liberali, la forza unificante delle interdipendenze, la compiutezza delle economie capitalistiche. Assunti messi ora in discussione, fuori e dentro l'America. Smontando il mito della globalizzazione come feticcio, possiamo storicizzarla e provare a immaginare quale mondo ci aspetta. Prefazione di Lucio Caracciolo.
«Il rischio per noi economisti è quello di restare chiusi in una torre d’avorio, pensare magari delle cose molto belle ma che poi restano lì. Tutti insieme ogni giorno, scambiandoci informazioni, contenuti e riflessioni in rete, possiamo costruire lentamente – attraverso i nostri contributi orientati alla gratuità – un enorme bene comune; un’economia diversa che cresce lentamente ma con costanza grazie alla nostra iniziativa dal basso e alle scelte quotidiane di noi cittadini-consumatori: il “voto col portafoglio”» (Leonardo Becchetti).
«Oggi amministrare è durissimo perché ci si deve scontrare anche con la rabbia della gente. E l’unico interlocutore che i cittadini hanno sul campo è il sindaco. Non si va a parlare con il parlamentare, non lo si vede, è troppo lontano. Di questa esperienza, di questa idea di cambiamento, io mi riterrò soddisfatta se qualche ragazza di Rosarno deciderà di dire: “Anch’io, da donna, mi posso cimentare in una società che sembra arretrata, meno incline ad accettare i cambiamenti, mi metterò alla prova in politica e proverò a dare il mio contributo a cambiare la realtà che ci circonda”» (Elisabetta Tripodi).
Prefazione di Enrico Zaninotto
"Questo libro è stato pensato per tre tipi di lettori. È scritto per il lettore comune che non possiede alcun precedente sapere specialistico. Si potrebbe trattare di uno studente all'inizio della sua carriera universitaria, o di un lettore del grande pubblico. In secondo luogo, è scritto per i dottorandi in scienze storico-sociali che vogliano una seria introduzione alle questioni e alle prospettive che vanno sotto il nome di analisi dei sistemi-mondo. E infine, è scritto per lo studioso esperto che desideri confrontarsi con il mio specifico punto di vista, in una comunità di studiosi giovane, ma in crescita. Il libro inizia con la ricostruzione di un percorso che a molti lettori sembrerà tortuoso. Il primo capitolo è un'analisi delle strutture del sapere del sistema-mondo moderno. È un tentativo di spiegare le origini storiche di questa modalità di analisi. È solo a partire dal secondo capitolo, e fino al quarto, che analizzeremo i meccanismi effettivi del sistema-mondo moderno. Ed è infine nel quinto capitolo, l'ultimo, che discuteremo del possibile futuro che ci si sta presentando, e dunque delle nostre realtà attuali." (Immanuel Wallerstein)
Sia gli Stati Uniti che l'Europa sono società democratiche. Hanno radici culturali e religiose comuni. Sono società ricche. Eppure gli americani sono meno disposti degli europei a ridistribuire le ricchezze. Perché l'Europa ha sviluppato un approccio tanto diverso da quello statunitense rispetto alla ridistribuzione del reddito? Esiste davvero una linea divisoria che separa le due sponde dell'Atlantico? E se esiste, si basa su realtà economiche, istituzioni politiche o sulla psiche delle nazioni? Cercano di rispondere a queste domande Alesina e Gleaser, rispettivamente preside e docente della facoltà di Economia alla Harvard University.
L'economia può essere salvata? La risposta, sorprendente, è sì. In questo nuovo saggio, l'autore di "Si può fare!" e fondatore del movimento internazionale dell'Economia del Bene Comune, Christian Felber, esamina e smantella l'ortodossia dell'economica neoclassica per invitarci ad abbracciare una nuova visione che definisce "olistica" perché tiene conto dei bisogni fondamentali dell'uomo. In un'analisi a trecentosessanta gradi, Felber ripercorre tutti i modelli che hanno interessato l'evoluzione del pensiero economico, dalla potenziale "scienza naturale", fino all'eccessivo uso della matematica in una disciplina che, alla fine, sembra aver dimenticato il senso della propria storia, delle proprie radici e del proprio nome. Il fatto che gli economisti non abbiano saputo prevedere la crisi del 2008, ad esempio, è una conseguenza logica dello stato in cui versa oggi questa scienza, piena di errori e forzature. Da allora, sono sorte numerose proteste, non solo tra gli studenti, e si sta diffondendo con grande forza la richiesta di un'economia che sia sempre più pluralista. In questi tempi cruciali, Christian Felber condivide con i lettori il suo pensiero avanguardistico, presentandoci delle proposte concrete per una scienza economica olistica che accolga in sé la prospettiva delle donne e delle madri, coniughi in modo trasparente l'etica e la politica, tenga conto della natura, degli ecosistemi planetari e dei loro limiti, sviluppi sensibilità per gli squilibri, l'abuso e la concentrazione di potere, si apra alle altre discipline e le integri organicamente - che sia, in una parola, universale.