"A Boston, nel primo viaggio, chiesi all'autista di un taxi se fosse cattolico, vista la sua gioia nell'attesa del Papa. Mi rispose di no. Ma allora chi è per lei il Papa? Rimase un po' a combattere con le parole che non venivano, poi pronunziò tutto d'un fiato: The Pope is the Vicepresident of God! Il Papa è il Vicepresidente di Dio! Una stupenda definizione, teologicamente ineccepibile. Andare in giro per il mondo a svolgere il lavoro di inviato mi ha dato la possibilità di guardare con i miei occhi, ascoltare con le mie orecchie quello che accade."
Paolo VI, che Francesco ha voluto all’onore degli altari, è conosciuto come il papa intellettuale, il pontefice che concluse il Concilio, l’uomo di chiesa confrontatosi drammaticamente con la modernità.
Spesso, però, un altro tratto di Montini passa sottaciuto: egli fu il primo papa viaggiatore tra i popoli, pellegrino – come lui stesso si definì – di pace e carità. La Terra Santa che vide nascere, morire e risorgere Cristo; l’India dei poveri e delle religioni, l’Onu dei potenti del mondo a New York. E ancora:
Fatima, Turchia, Colombia, Ginevra, Uganda, Filippine, Samoa, Australia.
È una sorta di nuova mappa del Vangelo in cui il magistero montiniano si è trasformato in gesti eloquenti: lo storico abbraccio con il patriarca ortodosso Atenagora; l’affetto popolare dei tantissimi non cristiani a Mumbai; l’accorato appello «mai più la guerra» al Palazzo di Vetro; la visita alla bidonville di Manila; l’appello missionario a tutti i cristiani alle Samoa, una delle tante «periferie» che Paolo VI ha fatto entrare nella chiesa a pieno titolo grazie alla sua presenza. Attraverso resoconti dell’epoca e testimonianze inedite di protagonisti, gli autori ci fanno vivere in presa diretta questi viaggi che hanno ridisegnato la geografia del cattolicesimo. Facendo diventare la chiesa veramente «cattolica», cioè globale.
«Paolo VI ha guidato la chiesa in un momento decisivo della storia»
Luis Antonio G. Tagle, cardinale di Manila
"È necessario un grande sforzo di ricerca per capire i molti risvolti della personalità e dell'azione di papa Benedetto XV Spesso la sua figura ha rischiato di venire quasi compressa e quasi trasformata in una semplice premessa a quella frase memorabile, lapidaria al pari di un giudizio profetico, della Prima guerra mondiale come «inutile strage», riducendo la sua azione a un puro contorno a quell'atto. Mi guardo bene dal sottovalutarlo, ma credo che esso trovi il suo senso profondo in una disamina più ampia della sua vicenda." (Dall'Introduzione di Alberto Melloni)
Per Federico Cesi, fondatore dell’Accademia dei Lincei, il «natural desiderio di sapere» corrisponde a un modo plurale di pensare la conoscenza e il suo ruolo sociale e politico di fronte all’incertezza innescata dall’allargamento del mondo, dal profilarsi di nuovi modi di comprendere i rapporti fra uomo e natura, dal confronto con una vita di corte, dominata dall’interesse individuale.
Centro della rivendicazione universalistica pontificia e spazio comunicativo fra vecchi e nuovi mondi, Roma emerge come teatro barocco di un progetto di capitalizzazione dei saperi, che mobilita appassionati virtuosi, filosofi “straccioni”, medici mediatori, agguerriti pittori, scultori in gara con la natura, missionari in cerca di legittimazione.
Attraverso il racconto dell’affascinante storia del Tesoro messicano – imponente volume tardivamente pubblicato nel 1651 – si ricostruisce un cantiere di produzione naturalistica, fra sconosciuti exotica e artefatti stranamente familiari, scambi e competizioni, conflitti e negoziazioni, individuando nei saperi una lente per comprendere la dinamica storica.
Di cosa parla un papa a tavola con i vescovi di un paese che sta visitando? Nonostante lo sviluppo mediatico e la informalità cui ci ha abituati papa Francesco, non è facile saperlo. Non ci sono registrazioni, appunti, trascrizioni. O almeno non nella maggioranza dei casi. Solo in un caso, solo per un Pontefice, o meglio per un santo, abbiamo la preziosa possibilità di rileggere e rivivere alcuni di questi momenti. Lo storico e ineguagliabile archivio sonoro della Radio Vaticana infatti custodisce alcune registrazioni di quei momenti. Brani di discorsi improvvisati da Giovanni Paolo II in ogni parte del mondo dai quali si traggono significative indicazioni su come il Concilio abbia cambiato il senso stesso della comunione tra i vescovi e con il Vicario di Cristo. Brani che raccontano, fin dall'inizio del pontificato, quale fosse l'ecclesiologia di Giovanni Paolo II anche attraverso dei riferimenti non specificamente dottrinali, ma attraverso le pagine della memorie di un vescovo, Wojtyla appunto, che aveva portato la Chiesa polacca a Roma perché nella Chiesa della sua patria c'era da sempre Roma. Polonia semper fidelis, un motto che molti di noi hanno imparato in quello scorcio di anni '70 che, per gli italiani in particolare, erano un'epoca buia. Terrorismo, crisi economica, parole che più di trenta anni dopo sono tornati prepotenti nelle pagine di cronaca.
Nel pomeriggio del 28 febbraio 2013 Benedetto XVI, il «papa emerito», arrivò a Castel Gandolfo per trascorrervi «la fase conclusiva del suo pellegrinaggio su questa terra». Dal giorno in cui aveva annunciato di rinunciare all'incarico a causa dell'età avanzata erano passate poco più di due settimane, durante le quali il Conclave aveva eletto papa il carismatico cardinale Bergoglio. Una rivoluzione si era compiuta in seno alla Chiesa, e subito il mondo si chiese che cosa avesse spinto il più tradizionalista dei papi a un gesto tanto sconcertante. Perché l'intellettuale ultraconservatore aveva di fatto consegnato la cattedra di Pietro al radicale porporato argentino? Per quale motivo il severo custode dell'ortodossia esponeva la Santa Sede al rischio di una contestazione permanente da parte dei circoli più reazionari del mondo ecclesiastico e cattolico? Dove cercare le ragioni profonde di una decisione così inimmaginabile? Forse nello scandalo degli abusi sessuali sui bambini che stava squassando la Chiesa da oltre un decennio. O nei numeri impressionanti di coloro che ogni anno si allontanano dal cattolicesimo. O nella sete di giustizia di milioni di esseri umani esclusi dal banchetto a cui solo le società più ricche da sempre si autoinvitano. Con "L'anno dei due papi" Anthony McCarten cerca di rispondere a queste domande ripercorrendo non solo i giorni frenetici che dalla rinuncia di Benedetto XVI portarono all'elezione di Francesco, ma anche le «vite parallele» di due uomini molto diversi tra loro e tuttavia accomunati dal destino di sedere sul soglio petrino in una delle fasi più tormentate della storia della Chiesa.
Da un quarto di secolo gli italiani sono testimoni ravvicinati della straordinaria avventura, umana e spirituale, di Giovanni Paolo II. Per celebrare il XXV anniversario del pontificato, il Ministero degli Affari Esteri – attraverso la Commissione Nazionale per la promozione della Cultura Italiana all’estero, presieduta da Mario Baccini – ha organizzato manifestazioni e conferenze presso gli Istituti Italiani di Cultura in 40 città del mondo. Ai veri protagonisti degli eventi, i vaticanisti italiani, è stato chiesto di raccontare la storia con la freschezza della cronaca. Per la prima volta in questo libro, unico nel suo genere, i vaticanisti raccontano, tutti insieme, Giovanni Paolo II. Come in un diario di viaggio a più voci.
Sommario
Prefazione (I. M. Baccini; II. A. Filippi; III. P. Schiavazzi). L’etica della solidarietà globale nell’insegnamento di Giovanni Paolo II (G. Zizola - Il Sole 24 Ore). La pace di Papa Wojtyla (A. Tornielli - Il Giornale). Le emozioni di un papa polacco a Roma (A. Ambrogetti - Radio Vaticana-Telepace). Giovanni Paolo II e le religioni. Da Assisi alla Dominus Iesus (S. Magister - L’Espresso). Un papa che ha cambiato il mondo: racconti di vita e di viaggi (F. Anastasi - Gr Rai). Giovanni Paolo II: cifre, gesti e parole di un grande pontificato (O. Petrosillo - Il Messaggero). Dal cyberspazio all’eternità. Giovanni Paolo II, un papa hi-tech (D. Murgia - Il Tempo). Giovanni Paolo II, il tenace (B. Bartoloni - AFP - Il Corriere della Sera). Karol Wojtyla e il teatro di Adamo (C. Caricato - Sat 2000). Giovanni Paolo II e la politica della Santa Sede in un mondo a una sola potenza (M. Tosatti - La Stampa). L’idea europea di Giovanni Paolo II (F. Pisano - Ansa). Giovanni Paolo II, comunicatore della speranza a tutte le culture (M. Borraccino - ADN Kronos). L’uomo è la via della Chiesa (A.M. Valli - TG 3). Il dialogo fra Cristianesimo e Islam nel pontificato di Giovanni Paolo II (L. Brunelli - TG 2). L’Europa e la pace (M. Politi - La Repubblica). Il cammino in salita di Giovanni Paolo II tra successi e amarezze (S. Izzo - Agenzia Italia). Giovanni Paolo II e gli affari mondiali: tenacia e sofferenza (G. Acquaviva - Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino). Dalla Pacem in terris al paradigma di Assisi: le vie del dialogo e della pace (A. Santini - Il Mattino). Globalizzare la solidarietà. Il magistero di Giovanni Paolo II nell’era dell’interdipendenza (F. Peloso - La Sicilia). Il coraggio di fare (S. Mazza - Avvenire). Giovanni Paolo II e le Chiese d’Oriente (L. Accattoli - Il Corriere della Sera). La barca di Pietro e la canoa dell’Ontario: Giovanni Paolo II nell’oceano del terzo millennio (P. Schiavazzi - Telepace). Le radici del Papa slavo (G. Svidercoschi). Giovanni Paolo II, ponte di dialogo tra Islam e Cristianesimo (G. De Carli - TG 1). Giovanni Paolo II si racconta (S. Gaeta - Famiglia Cristiana). Giovanni Paolo II, il grande comunicatore (L. Scheggi Merlini - La 7). La lunga marcia di Wojtyla verso la Cina. Il desiderio di raggiungere una meta lontana (F. Giansoldati - Apcom). Prospetto cronologico delle manifestazioni e conferenze promosse dagli Istituti Italiani di Cultura nel XXV anniversario del Pontificato di Giovanni Paolo II.
Note sul curatore
Piero Schiavazzi, giornalista vaticanista, è ideatore e organizzatore di grandi eventi televisivi dal Vaticano. È curatore delle manifestazioni promosse dal Ministero degli Affari Esteri nel XXV anniversario del Pontificato di Giovanni Paolo II.