Le indagini dei primi credenti hanno cercato di far luce sul mistero di Maria, di comprendere il senso della sua missione e il suo posto nella storia della salvezza. Maria è nata santa, ma lo è diventata sempre di più nelle prove della sua esistenza quotidiana, lasciando ai piccoli e ai poveri un esempio di coraggio, di forza d'animo e di fiducia in Dio. Il volume, che ha contribuito al rinnovamento mariologico fin dalla vigilia del Vaticano II, come testimonia l'ampia eco di commenti e recensioni che ha suscitato, è un compendio di mariologia biblica, un richiamo all'esistenza terrena della madre di Gesù e una testimonianza delle riflessioni della Chiesa nascente sulla sua persona.
Il popolo della Bibbia, nato nel deserto e affacciato sul Mediterraneo, non si distingue per la sua attività marittima, non si lascia tentare da conquiste e imprese e non dispone di un ricco vocabolario per descrivere imbarcazioni o manovre nautiche. Al contrario della letteratura greca e latina, le pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento guardano e pensano il mare solo dalla terraferma e non dispongono di eroi marittimi, ad eccezione del profeta Giona, che fugge in nave pur di non recarsi a Ninive, e dell'apostolo Paolo, che si avventura nel Mediterraneo per trasmettere il messaggio evangelico. Nessun Ulisse che, nonostante la paura, si arrischi sull'acqua. Nessun Enea che subisca il mare più di quanto lo cerchi. Eppure, proprio questo sguardo insolito e laterale consente alla Bibbia di non mitizzare il mare, ma di riconoscerne la forza e il valore simbolico in relazione alla riflessione sulla creazione, la morte e il mistero di Dio.
Il volume è il risultato del convegno organizzato dal settore "Apostolato biblico" dell'Ufficio catechistico nazionale, volto a offrire le linee fondamentali della teologia biblica, disciplina che presenta un'identità multiforme per cui con ragione si può parlare al plurale di teologie bibliche.
Rivista semestrale n. 2/2019
Descrizione dell'opera
«L'oggetto unico delle ricerche contenute in questo libro è il culto del Cuore di Gesù Cristo come simbolo del suo amore divino e umano per il Padre e per gli uomini. Considerando questo Cuore da vari punti di vista - biblico, simbolico, dottrinale, storico, liturgico, ecc. - lo studio è una sintesi di tale mistero» (dalla Prefazione del card. Schönborn).
L'opera - una vera enciclopedia tematica - vuole essere soprattutto una proposta corrispondente alla sensibilità del nuovo millennio. Facendo appello sia all'intelligenza che all'affettività del lettore, pone solide basi per una rilettura, biblica e storica a un tempo, del mistero dell'amore redentore sotto il segno del 'cuore'.
Dopo un ampio preludio, dedicato a chiarire l'impostazione dell'opera, la prima parte, modestamente intitolata «Piccola grammatica dell'aspetto simbolico», tratta dell'esperienza simbolica, dell'interpretazione dei simboli, del simbolo del cuore. La seconda parte, «Aprire la Bibbia come Chiesa», sviluppa il passaggio teologicamente decisivo dal simbolo al mistero. La terza e la quartasono rivolte all'oggi della Chiesa: applicano all'evangelizzazione dell'attuale momento storico il tema del Cuore di Cristo («Una parola chiave per l'evangelizzazione: inculturarsi») e propongono un ricentramento della catechesi sulla coscienza di Cristo e sul Cuore di Cristo («Per penetrare più profondamente nel mistero»).
L'apparato iconografico mostra visivamente le trasformazioni culturali che ha conosciuto la rappresentazione del Cuore di Gesù.
Sommario
Prefazione (card. C. Schönborn). Introduzione. Prologo spirituale. I. Piccola grammatica del simbolo. 1. L'esperienza simbolica. 2. L'interpretazione dei simboli. 3. Il simbolo del cuore. II. Aprire la Bibbia come Chiesa. 4. Il rapporto Scrittura-Tradizione. 5. Il mistero del Cuore di Gesù. 6. L'esperienza del Cuore di Gesù. III. Una parola chiave per l'evangelizzazione: inculturarsi. 7. Inculturazione e segni dei tempi. 8. Un segno attuale. 9. Un segno di avvenire. IV. Per penetrare più profondamente nel mistero. 10. Il ricentramento della catechesi. 11. Cuore di Gesù e mistero della salvezza. 12. Coscienza di Cristo e Cuore di Gesù. Conclusione generale. Uno strumento al servizio della «sinfonia» della fede. Postfazione. Elenco delle sigle. Vocabolario. Indici. Indice delle illustrazioni. Indice dei nomi di persona.
Note sull'autore
Édouard Glotin, nato nel 1927, gesuita, è da molti anni apprezzato per il suo approccio simbolistico alla catechesi del Cuore di Gesù. Ha pubblicato, fra l'altro, Le Coeur de Jésus, signe de salut. J'entends battre ton coeur (DDB, 1984), Le Coeur de Jésus. Approches anciennes et nouvelles (Lessius, 2001) e Voici ce Coeur qui nous a tant aimés (Éditions de l'Emmanuel, 2003). Nata sulla scia dell'enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est, la composizione di quest'«opera di riferimento» ha beneficiato della stretta collaborazione di Martin Pradère (diocesi di Parigi) e Xavier Skof (diocesi di Lione).
Il termine «bioetica» viene impiegato nel Nuovo Testamento da Gesù e da Paolo in contesti etico-sapienziali e socio-ecclesiali significativi con la finalità di aiutare i discepoli e le comunità cristiane ad affrontare aspetti concreti e inediti della vita quotidiana.
In un contesto culturale che con il suo rapido sviluppo genera nuove complessità, il volume indaga la relazione tra Bibbia e bioetica e ha come oggetto le problematiche dell’etica della vita, con particolare attenzione agli interrogativi sollevati dal progresso scientifico-tecnologico in campo medico.
La prima parte del testo si interroga, in particolare, sul lessico e la concezione della vita umana nella Bibbia, mentre la seconda si sofferma su aspetti che toccano sempre più la persona, la famiglia, la società e le istituzioni.
Nelle storie dell'Antico Testamento Dio si rivela come un maestro di vita che ci conduce ad una relazione più profonda con Lui. Il libro attraversa la Sacra Scrittura individuando alcuni tratti del Dio pedagogo. Il Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento raggiunge il suo popolo per condurlo verso la Terra promessa, ovvero a un'amicizia sempre più intima. La Bibbia registra alcune tappe di questa relazione tra un Dio maestro di vita e il suo popolo resistente ai percorsi di salvezza sempre nuovamente riproposti.
Nella Bibbia ricorrono numerose le immagini di Dio: ha occhi per guardare, orecchi per ascoltare, bocca per parlare e, come ci ricorda questo libro, per sorridere. Anzi, Paolo De Benedetti nella Prefazione afferma che, in quanto Dio è amore, il suo rapporto con gli uomini è legato soprattutto alle sue labbra che sorridono. Se la storia della salvezza parte dal riso di Sara di fronte alla promessa divina, a lei sterile e anziana, di una sterminata discendenza, la Bibbia - e in particolare la Bibbia ebraica - non manca di humour, emerso dalla recente attenzione alle sue dimensioni letterarie. Ma l'origine dell'umorismo che caratterizza l'animo ebraico è da rintracciarsi nella tradizione orale della Torah e nelle procedure della letteratura talmudica con le sue serie di domande e risposte destinate a sfociare in altre domande e i suoi aneddoti spesso paradossali e irrealistici. Un'ironia biblico-teologica, dissacrante ma mai in antagonismo alla fede, si ritrova anche nella tradizione popolare americana: innumerevoli film, fumetti e cartoni sono l'espressione di una libertà nella religione di cui l'umorismo è parte essenziale.
Benché la sua lettura sia gravemente amputata nella liturgia della Veglia pasquale, il racconto del passaggio del Mar Rosso, al capitolo 14 dell’Esodo, continua a essere ben noto. Forse lo è, del resto, perché è uno dei rarissimi testi biblici che mettono in scena una violenza divina, che ha probabilmente costretto i censori liturgici a riconoscerne la centralità insostituibile nella Bibbia, ma anche nella simbologia della risurrezione. In realtà, questo testo racconta proprio un passaggio dalla morte alla vita, il momento nel quale Dio prende nella sua trappola per metterlo a morte colui che negava a un popolo il diritto di vivere, il momento nel quale YHWH spezza le catene del suo popolo, liberandolo non solo dalla schiavitù dell’Egitto, ma anche dalla sua complicità interiore con i suoi oppressori. Prefigurazione della risurrezione di Gesù, ma anche del battesimo che associa il credente alla morte del suo Signore, affinché partecipi alla sua risurrezione e sia una nuova creatura, questo passo è servito anzitutto da matrice alla maggior parte dei testi biblici che evocano la salvezza offerta da Dio al suo popolo.
Il volume si propone di introdurre il lettore al tema meraviglioso e difficile dell'interpretazione del testo sacro di ebrei e cristiani, la Bibbia, per quanto riguarda l'amore (eros), sotto il profilo della simbolica della parola e della parola come simbolo dei fondamenti. L'ermeneutica è un'arte antica, quasi come la scrittura. Se ne può trattare da diverse angolature: in questo caso il tentativo è quello di una comparazione tramite accostamento che scavalca oltre un millennio e mezzo, per cercare di trovare - se vi sono - dei minimi comuni denominatori nell'ars interpretandi di autori assai distanti nel tempo e nello spazio: Origene, l'esegeta alessandrino vissuto a cavallo fra il II il III secolo, e il nostro contemporaneo Paul Ricoeur, senza trascurare qualche accenno ai primordi dell'ermeneutica greca classica e alcuni dei maggiori rappresentanti della corrente omonima della filosofia moderna e contemporanea. Un "avvicinamento", una sorta di parziale "lettura in sinossi" di impostazioni distanti fra loro circa diciassette secoli, e, sotto certi profili, così reciprocamente capaci quasi di echeggiarsi, evocarsi. La grande lezione origeniana ci ha condotto, e ci conduce ancora, sulle piste insospettabili, per alcuni, di una sostanziale unità della dimensione erotica nell'umano, capace di rendere plausibile una sorta di Teologia dell'Eros, senz'altro insolita come fecalizzazione, e forse per taluni perfino scandalosa, ma certamente utile in questi tempi disarmonici e tristi, a recuperare qualche barbaglio di bellezza. La scomposizione del tema erotico nei mille rivoli della sua complessità e contraddizioni, ci ha forse permesso di trovarne l'intrinseca formidabile e possente unitarietà alla luce delle scritture antiche.
Accostarsi alla Bibbia può rivelarsi una straordinaria avventura intellettuale, una fonte di emozioni, una ricerca di senso, un modo per porsi gli interrogativi più profondi legati all'esistenza. Per un occidentale, indipendentemente dal suo credo, non conoscere le Scritture significa rinunciare in partenza a comprendere appieno la civiltà in cui vive e molti valori e idee a cui si fa abitualmente riferimento. L'influsso della Bibbia sulle fedi, sui comportamenti, sulle mentalità e i costumi è di una vastità tale da rendere arduo tracciarne i confini. Di analoga entità è il peso delle tematiche in cui ci si imbatte scorrendo le sue pagine: creazione, peccato, pentimento, perdono, alleanza, liberazione, legge, grazia, amore, redenzione, speranza messianica, salvezza, giudizio, risurrezione dei morti. Lungo i secoli queste prospettive bibliche hanno alimentato la fede e plasmato le concezioni di moltitudini di persone e la loro incidenza è stata tale da estendersi anche al di là dei confini strettamente confessionali. Nel contempo, però, le Scritture restano testi largamente ignorati oppure proposti in modo fortemente semplificato per essere messi strumentalmente al servizio di visioni religiose o ideologiche.
Le norme del concilio di Trento sulla sacra Scrittura e la loro interpretazione in senso restrittivo hanno finito per relegare la Bibbia in una posizione marginale nella teologia e ancor più nella prassi pastorale. Per oltre tre secoli il rilievo dato dal magistero a questo tema risulta assai scarno e circoscritto, e bisogna attendere l'ultimo decennio dell'Ottocento per assistere all'inizio di una stagione nuova e feconda che porterà, nel secolo successivo, all'elaborazione di tre testi fondamentali. Si tratta dell'enciclica Divino afflante Spiritu di Pio XII (1942), della costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei verbum (1965) e dell'istruzione della Pontificia commissione biblica L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993). Questi tre documenti hanno attribuito alla Scrittura un ruolo centrale, hanno prescritto agli esegeti l'utilizzo di metodi critici e hanno aperto la strada a una nuova autocomprensione della Chiesa nel dialogo con il mondo.
Sommario
Introduzione. Divino afflante Spiritu. Dei verbum. L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa. Documenti. 1. Pio XII. Divino afflante Spiritu. 2. Concilio Vaticano II. Dei verbum. 3. Pontificia commissione biblica. L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa.
Note sull'autore
Pier Luigi Ferrari è direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Crema-Cremona-Lodi e docente di Sacra Scrittura e Lingue bibliche negli Studi Teologici Riuniti di Crema-Cremona-Lodi-Vigevano. Dal 1999 al 2003 è stato condirettore e capo redattore di Parole di Vita, bimestrale dell'Associazione biblica italiana. Tra le sue pubblicazioni recenti: La Dei Verbum (Queriniana 2005) e Il libro dell'Esodo (Messaggero 2012).