Uno tra i massimi studiosi del medioriente ribalta stereotipi e luoghi comuni su Islam, fondamentalismo e politica
Che cos’è il «Medio Oriente»? Come possiamo descrivere e capire la sua gente, la sua politica e le sue società? È intrinsecamente differente dall’«Occidente»? Considerato che l’intera regione si trova sull’orlo di un conflitto settario, tali temi richiedono oggi più attenzione che mai. In questa nuova edizione aggiornata di un’opera che è diventata un testo chiave per chiunque voglia comprendere la regione, Sami Zubaida sbroglia alcuni degli elementi che definiscono il Medio Oriente nell’immaginario popolare: i movimenti religiosi radicali quali i Fratelli Musulmani, le dinastie autoritarie come i Sa‘ud, i demagoghi antioccidentali come l’iraniano Mahmud Ahmadinejad. In questo lavoro innovativo l’autore mostra come, lontani dall’essere le espressioni di un carattere «imprescindibile» di una certa regione «islamica», elementi simili siano invece il prodotto di una serie di processi storici, culturali ed economici. Sottolinea le diversità culturali, storiche e religiose della regione, e critica in maniera convincente l’utilizzo del prisma dell’Islam per osservare questi fenomeni. Sostiene che movimenti come Hezbollah e Hamas non siano un rifiuto della modernità, quanto piuttosto una parte di essa. Infine, in un nuovo capitolo, esamina a fondo l’«islamizzazione» della regione che si sostiene essere avvenuta negli ultimi anni, argomentando che un aumento superficiale dei simboli religiosi nella vita pubblica mascheri un processo di secolarizzazione assai più sostanziale e irreversibile.
Negli Stati islamici mediorientali, dal Nord Africa al Pakistan, compresi Sudan, Penisola Arabica, Iraq, Iran, Turchia e Afghanistan, con l'aggiunta dell'Africa occidentale, sia sotto governanti arabi sia durante l'Impero ottomano, la vita delle comunità cristiane che precedevano l'islamizzazione è proseguita costantemente mantenendo le proprie tradizioni religiose culturali e artistiche. La contemporaneità, invece, è caratterizzata da due fattori tendenti a sconvolgere equilibri e armonie secolari. Il peso delle potenze coloniali nell'Ottocento e nel Novecento ha provocato in questi Paesi una situazione di sottosviluppo che il petrolio non ha tolto. Anzi le differenze sociali si sono aggravate, legando, nonostante puntuali tentativi di indipendenza e di opposizione alle potenze occidentali, le élites ai benefici dell'oro nero e lasciando le popolazioni in un disagio crescente. Disagio e miseria sono divenuti terreno fertile, dopo l'insuccesso di vari movimenti comunisti, socialisti e nazionalisti, per movimenti fondamentalisti islamici, unica forma di protesta rimasta. Gli ulteriori interventi militari delle guerre del Golfo hanno appiattito l'immagine dei cristiani sulle responsabilità delle potenze belligeranti, accreditando anche atti persecutori. Il Medio Oriente sta perdendo ormai moltissimi cristiani, che emigrano lasciando proprio le terre del primo cristianesimo e provocando un impoverimento culturale per l'intero Medio Oriente.
Mohamed Talbi è un intellettuale islamico internazionalmente conosciuto, professore onorario alla Facoltà di Scienze Umane di Tunisi, dove vive, con i suoi scritti ha contribuito alla conoscenza dell'Islam e al suo impatto sulla cultura contemporanea. Uomo di dialogo, scrisse un'opera con il filosofo ortodosso Olivier Clément. In questo breve testo presenta il Corano in ciò che ha di più universale, una parola per tutti e da cui tutti possono trarre alimento. Partendo dall'universalità del messaggio del Corano, l'autore tratteggia e mette in prospettiva i rapporti di Dio con l'uomo e l'universo. L'opera si rivolge ai credenti dell'Islam come ai non credenti o a credenti di altre religioni in un momento in cui con troppa facilità si pretende di leggere l'Islam secondo meccaniche prospettive politiche. Questo volumetto riconsegna l'uomo religioso dell'Islam, con cui ogni uomo è chiamato a mettersi in rapporto.
Il volume presenta la religione islamica nel suo sviluppo storico. Una serie di voci, ampie e articolate al loro interno, mette in rilievo i principali aspetti della tradizione letteraria, rituale, giuridica e della religiosità popolare islamiche, nel quadro della storia della critica filologica. Voci estese sono riservate alle correnti islamiche antiche e moderne. Il volume è inoltre ricco di voci, sintetiche e puntuali, dedicate a figure rappresentative della tradizione islamica antica e moderna. Le bibliografie di ogni voce sono riviste e completate dai curatori, con particolare attenzione alla segnalazione precisa delle edizioni originali e delle eventuali traduzioni in italiano.
Per molto tempo si è creduto che la santità al femminile non fosse presa in considerazione nell'Islam; invece, la religione musulmana, che sembra mettere in secondo piano l'importanza della figura femminile, è rappresentata nel misticismo, ai suoi albori, proprio da una donna, una convertita, una santa, senza istruzione e senza eloquenza. Amata e rispettata, quasi divenuta oggetto di devozione, venerata tuttora nel mondo islamico, Rabi'a è una figura di donna interprete della mistica sufista.
Non sorprende che una storia della teologia cristiana medievale si dedichi a studiare il pensiero arabo. Profondamente e irreversibilmente segnata da Agostino, essa trovò, infatti, una sua risorsa determinante proprio nella teologia degli Arabi, teologia soprattutto intesa come 'filosfia prima'. Ora, un profilo preciso e nitido su questa teologia araba e sui suoi influssi nel medioevo poteva essere delineato da chi, insieme, possiede la competenza e la prerogativa della chiarezza. In sintesi: 'l'enorme biblioteca teologica dell'Islam è restata chiusa per i teologi cristiani del medioevo'; per converso, una teologia cristiana audace è cresciuta grazie agli 'infedeli' portatori di verità.