Prosegue, col presente volume, la pubblicazione integrale delle "Opere" di Anselmo d'Aosta. Ecco pertanto, in attesa del "Tomo 1", apparire ora il "tomo 2" dei "Trattati" (come si è preferito chiamarli in virtù della loro ampiezza, nonché della loro importanza nell'economia generale della produzione anselmiana). Il 'pezzo forte' dell'intera raccolta può essere forse considerato, né solo in virtù della sua fama, il complesso e ardito trattato dal titolo "Cur Deus Homo". Preceduto dalla duplice redazione del'"Epistole de incarnazione Verbi", è seguito a sua volta da altri testi - ad esempio il "De conceptu virginei et de originali peccato" o il "De processione Spiritus Sancti" - ai quali si farebbe certamente torto se, trascurando un carattere essenziale della speculazione anselmiana, la sua compattezza e consequenzialità, li si volesse riguardare in quanto 'minori' rispetto ad altri più universalmente noti; ciò è tanto più vero anche in considerazione dei loro temi sempre fondamentali per la fede cristiana, ossia per la relazione dell'uomo con Dio e con sé stesso (è il caso del "De concordia praescientiae et praedestinationis et gratiae Dei cum libero arbitrio"), col mondo e colla difficile contingenza storica che la Chiesa attraversa nel rapporto coi poteri secolari, da un lato, nel dibattito con i cristiani d'Oriente dall'altro. Emerge, nell'insieme, la figura maiuscola d'un pensatore posto al crocevia d'uno snodo del periglioso itinerario intellettuale che, nel passaggio tra XI e XII secolo, porterà via via all'avvento e poi, nel prosieguo, alla piena maturazione della Scolastica vera e propria.
Anselmo, grande teologo e filosofo medievale, studiò ossessivamente per anni un problema: un'argomentazione con premesse per sè evidenti, vale a dire non richiedenti nessuna dimostrazione, capaci di dimostrare l'esistenza dell'Essere assoluto, ossia di Colui da cui tutto dipende e che non dipende da nulla. Proprio quando stava per desistere, improvvisamente ebbe la soluzione durante una notte in cui non riusciva a dormire. Era arrivato alla famosa prova ontologica di Dio, di cui tratta nel Proslogion. Questa edizione della BUR, ampiamente annotata da Lorenzo Pozzi, riporta anche le famose obiezioni mosse da Gaunilone e le risposte critiche di Anselmo.
In edizione economica, la traduzione italiana dell'opera più importante di sant'Anselmo d'Aosta. Cur Deus homo ("Perché Dio [si è fatto] uomo", o "Perché un Dio uomo") è il titolo di un saggio di teologia che il monaco e filosofo Anselmo scrisse nel 1098. Il testo è considerato da alcuni addirittura il più importante e impegnativo sul piano dottrinale della produzione di Anselmo. Redatto in forma dialogica (tra Anselmo e Bosone) e articolato in due libri di diversa lunghezza, il Cur Deus homo è storicamente legato alla dottrina della sostituzione o soddisfazione vicaria: la salvezza dell'umanità è resa possibile dall'offerta libera che il Cristo, Dio-uomo, fa di se stesso al Padre per pagare il debito contratto dall'uomo con il peccato d'origine.
L’attenzione degli studiosi di Anselmo è quasi sempre concentrata sul teologo che si avvale delle risorse della ricerca filosofica fino a praticare, in teologia, il metodo della «sola ragione» e l’obiettivo delle «ragioni necessarie».
Ma ci sono altri “Anselmi”, difficilmente sospettabili a partire dalle opere filosofico-teologiche in forma dialettica o dialettico-meditativa. C’è l’Anselmo, per così dire, degli affetti, che è conoscibile attraverso le lettere di amicizia monastica e attraverso le Orationes sive meditationes, comprendendovi per alcuni versi anche il Proslogion, punto d’incontro tra ricerca dimostrativa e ricerca affettiva. Ma c’è infine anche l’Anselmo parabolico, dispensatore di sapienza mediante il raccontare. Jean Leclercq riconosceva in Anselmo «due stili, due “scritture” differenti che riflettono le sue diverse attività, come abate di monaci ordinari e come teologo e dottore della Chiesa». Due discepoli e ammiratori di Anselmo, i monaci Eadmero e Alessandro, hanno registrato e offerto ai posteri il magistero ordinario di Anselmo che si rivolge non ai dotti e agli speculativi, ma a coloro che abitavano i monasteri e avevano bisogno di orientare la loro prassi quotidiana con semplicità e concretezza. C’è in Anselmo – e non è un lato trascurabile della sua complessa personalità – una vis communicativa che fa di lui non solo una mente teologica e mistica, ma anche un maestro capace di catturare e incantare con la creazione di immagini.
Questo volume raccoglie, traduce e commenta i testi messi in valore sotto il titolo di Memorials of St. Anselm da Richard William Southern e da Franciscus Salesius Schmitt, e contiene i "Comportamenti umani mediante similitudini", i "Detti di Anselmo", i "Miracoli" di Anselmo, lo "Scritto sulla beatitudine della vita senza fine", e una serie di altre testimonianze: "Miscellanea anselmiana". Ed è la prima volta che nel loro insieme essi vengono tradotti in lingua moderna.
Anselmo d'Aosta (1033-1109) è riconosciuto come la mente speculativa più originale dell'XI secolo. Nella storia della filosofia è noto soprattutto come autore dell'argomento del "Proslogio" per dimostrare l'esistenza di Dio, il cosiddetto "argomento ontologico" che ha attraversato i secoli fino ad arrivare alla filosofia analitica contemporanea. Il solco del suo pensiero è quello tracciato da Agostino - "Credo ut intelligam" (letteralmente: "credo per capire") - ma per Anselmo diventa una meditazione sulle ragioni della fede (il Monologio) e sulla fede che cerca l'intelligenza (il Proslogio}. Questa edizione offre una raccolta di testi anselmiani, costituita dai trattati e dagli opuscoli più significativi per chi voglia accostarsi al suo pensiero e al suo metodo.
Piccola opera teologica di Anselmo, tesa a indagare il mistero del male (mysterium iniquitatis), cioè il distacco originario da Dio, Sommo Bene, di un'intelligenza angelica. Essa fa parte, con il "De veritate" e il "De libertate arbitrii", di una trilogia composta, probabilmente, tra il 1080 e il 1085, quando Anselmo era priore di Bec. L'argomento che accomuna i tre trattati è la rettitudine: Satana è caduto perché non volle perseverare nella giustizia e perché volle essere simile a Dio, anteponendo il proprio arbitrio alla volontà divina, e fu giustamente punito.
Nel Monologio, composto nel 1076, Anselmo d'Aosta affronta per la prima volta in modo sistematico il problema del ruolo e dei limiti che la ragione umana credente ha nel contesto culturale cristiano.