Dai tempi delle guerre persiane, Oriente e Occidente sono fratelli coltelli, amici e nemici, sogno e incubo. «L'Oriente è l'Oriente, l'Occidente è l'Occidente: e nessuno potrà mai accordarli», dichiara Rudyard Kipling al tempo della fondazione dell'impero britannico d'India. Sulla base dei troppi malintesi generati dal loro confronto sono emersi anche 'ismi' ideologici, tanto accaniti tra loro quanto ambigui: orientalismo e occidentalismo, avvolti nel dilatare delle loro contraddizioni. Già Oswald Spengler aveva decretato il 'tramonto dell'Occidente'; ma immediatamente, dietro l'Occidente-Europa spengleriano, se n'era andato profilando un altro, quello americano, che dopo aver soggiogato il Pacifico si apprestava a trangugiare anche l'Atlantico: Leviathan di terra e di mare secondo Carl Schmitt, contrapposto a Behemoth, compatto Oriente tutto terragno. Ma intanto però, altrove, dal Giappone alla Cina e all'India si andavano proponendo altri Occidenti, fondati su presupposti differenti da quello euroamericano e portatori di altre 'modernità'. Con la guerra in Ucraina, la Russia viene definitivamente spostata verso l'Asia ed esclusa dalla sua dimensione cristiana ed europea. Ma questa definizione di Occidente ha senso o è soltanto utile oggi per ragioni strumentali?
La Sindone è stata oggetto di culto negli ultimi settecento anni o quasi. La sua storia precedente è, però, molto dubbia e controversa: le ipotesi di storici e scienziati circa la sua provenienza e l'autenticità si sono intrecciate negli ultimi decenni, non sempre in modo convincente. Per inquadrare il problema è necessario partire da lontano, ossia dal culto delle immagini e delle reliquie cristiche, centrale nell'età medievale a Bisanzio e in Occidente. Soltanto questo consentirà di riportare il dibattito sulla Sindone alla dimensione storica cui appartiene, oltre ogni pregiudizio, soprattutto quello che contrappone scienziati e credenti nel ritenere "autentica" o meno la reliquia. Fede e scienza non sono contrapposte: stanno, molto semplicemente, su piani differenti. La fede non ha bisogno di riprove scientifiche, la scienza ha a sua volta come scopo lo studio sistematico e razionale della natura. "Sindonisti e antisindonisti continuino pure a studiare, magari in spirito di concordia e di collaborazione, la reliquia di Torino - scrivono gli autori - nell'intento di provarne o di negarne quanto meno l'identità: ma non perdano di vista il nucleo essenziale del problema, cioè che i motivi della loro rispettiva attenzione rispetto a essa sono inconciliabili non in quanto opposti, bensì in quanto estranei. Continuare nella contesa è un dialogo tra sordi obiettivamente piuttosto patetico".
"Oriente" e "Occidente" sono costruzioni culturali di lunga durata. Questo libro esplora il modo in cui, fra Medioevo e contemporaneità, l'"Occidente" ha guardato al suo corrispettivo "orientale", all'insegna di quell'esotismo dietro il quale, sino al secolo scorso, si nascondeva, ancora, la consapevolezza d'interazioni profonde. La raccolta di alcuni saggi, in parte inediti e in parte pubblicati in sedi diverse, opportunamente rivisti costituisce un'occasione per tornare a riflettere su questo importante nodo della nostra storia culturale. Prefazione di Antonio Musarra.
Un libro inconsueto e potente, un incontro con figure femminili fuori dal comune. Una storia che non può mai finire. Rien que la femme. Donne-dee, sacerdotesse, mistiche; guaritrici, veggenti, donne fatate e donne fatali; figlie del Sole e della Luna, e infine una bambina di Nazareth che diventa la Vergine Madre di Dio. Che cosa si cela dietro queste figure femminili umane e divine, sospese tra mito e storia, passato e futuro, Oriente e Occidente? Hanno provato a spiegarcelo in tanti, da Omero a Ovidio, da Dante a Goethe a Freud. Il mistero, scaturito da una grotta preistorica e da una figurina di pietra dai grossi seni alta pochi centimetri, arriva a madre Teresa di Calcutta e alle «divine» del Novecento, di cui forse Greta Garbo ed Evita Perón rappresentano il fascino che sfiora i limiti dell'umano. È tempo di andare al cuore di questo grande archetipo, che nella cultura moderna continua a conservare i tratti che gli hanno prestato Botticelli e Raffaello. In queste pagine le donne parlano con Dio, con i demoni, con i morti. Il Sacro femminile come pietra di inciampo che segna tutta la nostra storia.
Un giovane di Assisi era figlio di un ricco mercante e banchiere (nonché, forse, usuraio). Il padre, che lo conduceva con sé nei suoi viaggi d'affari in Francia, volle rinominarlo 'Francesco' in omaggio alla dolce terra della poesia cortese, che il ragazzo amava. Francesco non era né nobile né particolarmente bello e il suo fisico era fragile, cagionevole. Ma era ricco, brillante, affascinante, spiritoso, sapeva cantare, suonare e danzare: era il 'principe della gioventù' della sua città. Sognava la gloria, le imprese cavalleresche in paesi lontani, l'amore. Poi venne la lotta civile nella sua città, alla quale prese parte, e infine la guerra contro Perugia: combatté, forse uccise, restò alcuni mesi prigioniero. Quando tornò a casa, gli amici avrebbero voluto vederlo riprendere la vita spensierata di prima. Ma non era più lui. Il contatto con la guerra e con il dolore lo aveva cambiato. Una volta incontrò un lebbroso: la lebbra gli aveva sempre fatto paura e orrore. Ma quel giorno scese da cavallo e abbracciò quel miserabile. Da allora, sarebbe diventato cavaliere del Cristo.
FRANCO CARDINI
Andalusia
Viaggio nella terra della luce
In un dolce tardo mattino o in un torrido meriggio o in una fresca sera o in una notte stellata, una jarra di sangría è il minimo per godere di quel vino rosso leggero che è quasi un’espressione filosofica. Scrivere di Andalusia, pensare all’Andalusia, è impossibile a mente fredda e a cuore sereno. Se e quando ti provi a farlo, mille immagini t’invadono gli occhi.
L’Andalusia è uno spazio geografico, storico e mitico, ma anche uno spazio intimo. È un «finis terrae» europeo, cuore di molte culture – barbara ed eurasiatica, berbera e araba, sefardita ed ebraica – eppure, rispetto a tutte, appartato e remoto. In questo orizzonte quasi senza tempo, lungo sentieri roventi come la piana del Guadalquivir d’estate o gelidi come i picchi della Sierra Nevada d’inverno, incroceremo molti viandanti: da Averroè a Maimonide, da Cervantes a García Lorca, a Primo de Rivera, a Manuel de Falla, ciascuno di essi ha la sua Andalusia da narrare, da amare. Questo libro è un invito al viaggio: incamminiamoci allora, perché, pur inafferrabile e misteriosa, alla fine incontreremo la Terra della Luce.
Franco Cardini è professore emerito di Storia medievale nell’Istituto Italiano di Scienze Umane e Sociali/Scuola Normale Superiore; è Directeur de Recherches nell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e Fellow della Harvard University. Per il Mulino ha tra l’altro pubblicato «Gerusalemme» (2012), «Istanbul» (2014), «Andare per le Gerusalemme d’Italia» (2015), «Onore» (2016) «Samarcanda» (2016) e da ultimo «La via della seta» (con A. Vanoli, 2017).
Un itinerario nella cultura medievale, attraverso luoghi oggi tanto distanti quanto allora vicini al punto da rendere comune il dialogo tra un arabo di Córdoba e un monaco di Bamberga. L'Europa nel Medioevo era un mondo aperto, varcato e attraversato da migliaia di uomini in movimento, assieme alle loro idee. Prelati e monaci percorrevano distanze anche molto lunghe da un monastero o un'abbazia all'altra per visitare comunità o impiantarne di nuove. Penitenti e pellegrini intraprendevano lunghi viaggi allo scopo di visitare i sepolcri dei martiri o le vestigia di Cristo, per non parlare di quelle forme particolari di pellegrinaggio che furono le crociate o le ben note migrazioni di popoli. Senza scordare i mercanti, che via mare e via terra, oltre alle loro merci, trasportavano idee, immagini, racconti, forme artistiche, invenzioni a loro volta acquisite ed ereditate - in Siria come in Egitto, in Africa come in Spagna e in Sicilia - dal millenario patrimonio della tradizione orientale ed ellenistico-romana.
Perché è iniziata la guerra in Ucraina? Quanto durerà e come potrebbe finire? Uno storico che conosce la Russia e un generale di corpo d'armata che conosce la Nato spiegano con un linguaggio schietto i temi strategici e le radici storiche del conflitto. In un momento in cui il dibattito è ingessato e la descrizione della realtà è piegata alle idee "giuste a prescindere", gli autori escono dallo steccato del politically correct per tornare ai fatti, anche quelli più lontani, elencati in una minuziosa cronologia. Il generale Mini esamina la situazione sul campo alla luce delle dottrine militari moderne mentre il professor Cardini parte dall'invasione russa per risalire alle cause profonde del conflitto. La dissoluzione dell'Urss, la storia del nazionalismo di Kiev, l'allargamento a est della Nato e l'interferenza di Washington sulla politica ucraina sono i punti di partenza per dare risposte originali alle domande che tutti si fanno. Prefazione di Marco Travaglio.
Scene di tortura e roghi, caccia alle streghe e messa al bando di libri proibiti, tribunali spietati e ingiusti: è quanto ancora oggi l'Inquisizione evoca nell'immaginario collettivo e che va sotto il nome di leggenda nera. Ma fu proprio così? In realtà con questo tennine si sono qualificate nel corso della storia differenti istituzioni a carattere giudiziario e repressivo, per cui sarebbe più corretto parlare di inquisizioni. Si tratta certamente di uno dei fenomeni storici più discussi e ancora oggi oggetto di interesse e curiosità da parte anche del grande pubblico. L'intento degli Autori è di colmare un vuoto nel panorama della divulgazione, offrendo ai non-specialisti le coordinate per meglio comprendere che cosa abbia rappresentato realmente tale fenomeno nelle sue molte sfaccettature. Dalla crociata contro l'eresia degli Albigesi alla lotta per l'ortodossia durante le sanguinose guerre di religione, dalla limitazione della ricerca scientifica - con i tristemente celebri processi a Campanella, Bruno e Galilei - alla nascita e "morte" della Congregazione del Sant'Uffizio, gli Autori ripercorrono con rigore storiografico e stile avvincente la lunga storia dell'Inquisizione.
È diffusa l'opinione che Dio sia già sceso almeno una volta sulla terra per venirci a cercare, accettando per questo, lui, re del cielo, di giacere bambino in una grotta. Spetta a noi adesso andare a cercarlo. Ed è così che l'uomo da sempre costruisce templi per incontrare Dio. Dov'è Dio? Dalla più remota antichità e dai recessi più profondi dell'inconscio, il suo silenzio ci ha parlato in infiniti modi. Lo abbiamo colto nei misteri della natura e nelle meraviglie dell'arte tutte le volte che, al di là dei limiti del visibile e del comprensibile, abbiamo visto una luce e sentito vibrare il suono della sua potenza. Prendendo le mosse dalla ricerca di un divino immaginato e sperato, questo libro approda alle immagini concrete di come Dio si sia proposto nelle opere dell'uomo, in quelle forme architettoniche spesso perdute, malintese e dimenticate del santuario, del tempio, della sinagoga, della cattedrale, della moschea. Un percorso drammatico e intenso verso i luoghi dell'eterno a misura d'uomo.
Negli ultimi anni la Turchia si è trasformata da Stato satellite dell’Occidente a nuova – e pericolosa – potenza mondiale indipendente. Come e perché è avvenuto questo cambiamento, capace di scombinare il delicato equilibrio politico globale? Quali sono le intenzioni e gli obiettivi di Erdoğan per il Paese e le relazioni internazionali? Uno dei più noti e autorevoli studiosi italiani mostra, ancora una volta, come la storia abbia tanto da insegnarci per capire il presente, e soprattutto il futuro.