Analizzando le modalità proprie della lussuria, il presente contributo intende contestare la sua apparente immagine di vizio meramente carnale, e dunque una visione puramente biologica della sessualità umana. La lussuria presenta infatti delle caratteristiche prettamente culturali e spirituali: come recita il titolo, si tratta di una ricerca simbolica, spesso angosciante, dell'Assoluto, in cui si mostra una sofferta nostalgia di pienezza, da ascoltare e interpretare.
Ritenuti a torto un mero retaggio del passato, i vizi capitali costituiscono un’autentica enciclopedia delle passioni umane, una lettura geniale dell’agire umano nelle sue derive negative e nei beni cercati attraverso di essi. Chiunque consideri con attenzione questi vizi potrebbe trovarvi ogni possibile situazione di vita, di classe sociale, di attività proprie della giornata dell’uomo di sempre. Si potrebbe dire dei vizi capitali quello che il regista polacco Kiesloswski aveva osservato a proposito dei comandamenti: «Essi riassumono l’intera nostra esistenza, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere: tutti li disattendiamo eppure tutti ci riconosciamo in essi». Questa polarità di trasgressione e ideale evidenzia la perenne attualità del discorso sui vizi, mettendo in guardia da una suggestione mortale: la tentazione di eliminare gli ideali dalla vita, rassegnandosi ad accogliere passivamente ciò che capita, con indifferenza. L’importanza di studiare i vizi capitali si giustifica infine per la profonda saggezza di cui sono portatori. Non a caso sono stati lungo i secoli oggetto di indagine da parte di artisti e studiosi delle discipline più diverse: le loro analisi delineano un profilo dell’uomo di tutti i tempi. Questo libro, che esce in una nuova edizione, con una bibliografia aggiornata e alcune integrazioni nel testo, intende esplorare tale saggezza, avventurandosi in un percorso affascinante che coinvolge teologia, filosofia, psicologia, arte e letteratura.
Giovanni Cucci è laureato in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di teologia a Napoli presso la Facoltà S. Luigi e successivamente la licenza in psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove ha anche conseguito il dottorato in filosofia. È professore di filosofia e psicologia all’Università Gregoriana e presso lo studentato della Compagnia di Gesù a Padova. Tra le sue pubblicazioni: Ricoeur oltre Freud. L’etica verso un’estetica, Cittadella, 2007; La forza dalla debolezza. Aspetti psicologici della vita spirituale, Adp, 20112; Esperienza religiosa e psicologia, Ldc-La Civiltà Cattolica, 2009; Il sapore della vita. La dimensione corporea dell’esperienza spirituale, Cittadella, 2009; (con H. Zollner) Chiesa e pedofilia. Una ferita aperta, Àncora, 2010; (con A. Monda) L’arazzo rovesciato. L’enigma del male, Cittadella, 2010; La maturità dell’esperienza di fede, La Civiltà Cattolica, 2010; P come perdono, Cittadella, 2011; Benedetto Croce e il problema del male, Jaca Book, 2012.
Il problema del male non trova posto nella filosofia di Benedetto Croce: i suoi scritti rivelano una incrollabile visione ottimistica della realtà, pienamente positiva e in armonia con l'attività dell'uomo, chiamato ad operare per trasformarla. Eppure il male rimane in Croce come un'ombra che accompagna la sua vita e il suo pensiero, a partire dalla tragica notte del 29 luglio 1883, quando il terremoto di Casamicciola cancellò quanto aveva di più caro. I Taccuini personali rivelano che le terribili ripercussioni di quella notte si ridestarono puntualmente ad ogni evento drammatico di cui egli ebbe notizia: il terremoto di Messina, l'avvento del fascismo, la seconda guerra mondiale, la decadenza fisica, l'approssimarsi della morte. Tutto ciò venne a incrinare pericolosamente la compattezza del suo sistema, mirante a identificare il mondo dell'esperienza con l'Assoluto. Quello di Croce è l'ultimo grande tentativo filosofico di negare la possibilità stessa del male: scopo del libro, dopo la presentazione dei capisaldi della sua filosofia (Estetica, Logica, Storia, Etica), è discutere questa negazione, mostrando che il problema del male, in tutte le sue forme, mette radicalmente in discussione ogni filosofia dell'immanenza. Tutto ciò pone la riflessione filosofica di fronte a un dilemma inevitabile, oggetto delle Conclusioni del presente lavoro.
Nel presente contributo si presentano le caratteristiche principali di questo vizio capitale". " Contrariamente alle apparenze, la gola non è affatto un vizio benevolo", proprio di chi si gode la vita, ma una triste modalità di autodistruzione. La difficoltà a riconoscerne la gravità è dovuta, oltre al suo legame con una necessità biologica, al fatto che tende a coprire carenze affettive e relazionali. Rivisitarne la complessa simbologia aiuta a riscoprirne il senso della gratitudine verso Dio per il cibo di ogni giorno. "
Protagonista di questo aggio è un padre francescano che sintetizza ed esplicita con le seguenti parole il senso della sua vocazione.
"Il desiderio della missione, soprattutto in Africa, è stata sempre una componente viva, profonda della mia vocazione.
Quando iniziai questo cammino molto personale che mi ha portato alla scelta della vita francescana mi colpì di San Francesco un aspetto molto importante: la sua profonda libertà interiore, questo suo essere un uomo felice, pacificato con se stesso e con tutti.
Mi sentii anch'io riconciliato con la vita e col mondo, volevo seguire le tracce di quell'esperienza che mi sembrava il frutto del vivere profondamente con amore, l'amore verso tutti e ogni cosa"
La riflessione di tutti i tempi ha riconosciuto il fascino che il denaro riveste a tutti i livelli, al punto da poter essere considerato, come notava Péguy, l'unica alternativa veramente atea a Dio. Nel presente contributo se ne presentano le caratteristiche fondamentali che lo rendono un vizio essenzialmente spirituale, il tentativo di rassicurare dalla paura dell'incertezza, mostrando nello stesso tempo la pericolosità e la vanità di una tale proposta. Si tratta invece di imparare a donare ciò che si è ricevuto, perché altri possano vivere bene: solo donando è difatti possibile uscire dalla solitudine infernale in cui si è rinchiuso l'avaro.
Qual è il significato umano e spirituale del desiderio? È un ostacolo da eliminare o elemento da approfondire? Si può vivere senza affetti? Cosa significa "valere"? E quali risvolti può comportare per la vita spirituale? Rabbia e aggressività sono nemici da fuggire o degli alleati indispensabili? Perché hanno un rapporto così notevole con la speranza e la depressione? Che fare quando arriva il momento della crisi? È solo smarrimento o un'offerta di possibilità nuove? Perché il deserto, luogo di desolazione e morte, stranamente, è anche il simbolo-principe della crisi e della maturità spirituale? Il senso dell'umorismo può essere un segno di salute mentale e spirituale? E quando l'amicizia può considerarsi un aiuto per la propria vita? Quanto incide la paura nelle nostre scelte e nella più generale rappresentazione della vita, della società e della relazione con Dio? In questo libro, che esce in una nuova edizione, aggiornata e ampliata, si cerca di dare una risposta a questi ed altri interrogativi con cui, bene o male, ognuno di noi è chiamato a fare i conti: essi vengono presi in considerazione nel loro rapporto con la vita spirituale, senza con questo trascurare il contributo offerto dalle scienze umane. Scopo di questo confronto è di giungere ad una visione più vera e riconciliata con la propria affettività: un ideale non certo facile e tuttavia necessario.
La nostra società sovrabbonda di discussioni e dibattiti sul tema del perdono. Ma cosa significa veramente perdonare? Perché accordare questo gesto? Non è una forma di debolezza o una maniera di giustificare il male? E soprattutto: col perdono cambia davvero qualcosa? Sono queste le domande a cui il libro cerca di rispondere da un punto di vista psicologico. La tesi di fondo è che il perdono, se inteso correttamente, è una delle protezioni più potenti per fronteggiare il male e le sue conseguenze, come raccontano le vicende di chi, sorprendendo anzitutto se stesso, è riuscito a compiere questo difficile passo.
L'accidia, "il male di vivere", sembra essere particolarmente diffuso nelle odierne società occidentali, nei paesi in cui l'ideale di una vita all'insegna della sicurezza e dell'abbondanza di beni è maggiormente praticato. Nel presente contributo si presentano le caratteristiche principali di questo "vizio capitale", rilevando come il malessere, anche psichico, che lo caratterizza, sia soprattutto la manifestazione di una mancanza di senso. Contrastare l'accidia significa perciò individuare un progetto sensato per la propria vita, mettendo a frutto il proprio potere di bene.
La pedofilia de algunos sacerdotes y religiosos y el modo en que el problema se ha gestionado es, ciertamente, una herida abierta en la vida de la Iglesia que suscita serios interrogantes: ¿Cómo es posible que personas consagradas a Dios hayan cometido semejante crimen? ¿Qué dinamismos psíquicos entran en juego? ¿Qué cultura hizo del silencio una respuesta? ¿Puede volver a suceder?
La polvareda mediática y el tratamiento grueso de la cuestión no contribuyen a dar unas respuestas que, sin embargo, son necesarias. Este libro se propone reflexionar sobre el complejo mundo de la pedofilia, sus causas, sus características, las posibles medidas que hay que tomar y algunas pistas para que tales cosas no vuelvan a ocurrir en el seno de la Iglesia.
Una aportación que ayuda a comprender y a prevenir. Por honestidad con las víctimas, es una reflexión imprescindible y urgente.
Con el texto íntegro de la Carta de Benedicto XVI a los católicos de Irlanda.
GIOVANNI CUCCI, SJ, es licenciado en Filosofía por la Universidad Católica de Milán. Después de los estudios de teología, obtuvo la licenciatura en Psicología y el doctorado en Filosofía por la Pontificia Universidad Gregoriana (Roma), en la que actualmente es profesor.
HANS ZOLLNER, SJ, es doctor en Teología por la Universidad de Innsbruck, y en Psicología por la Universidad Gregoriana, en la que actualmente es vicerrector académico y decano del Instituto de Psicología.
Il titolo viene da un'usanza sette-ottocentesca di cui parla lo scrittore Giuseppe Rovani nel romanzo “Cento anni”: uomini di mondo si facevano dipingere la maschera di un noto personaggio del tempo, poi se la applicavano sul volto per stupire, infastidire o impaurire la gente per strada o nei salotti. Il protagonista, vissuto nella convinzione di assomigliare all'amato padre, scoprirà, alla fine, di essere identico al detestato nonno. Almeno nei tratti del volto. Le due figure del padre e del nonno sono l'oggetto di una doppia indagine da parte del narratore. Entrambi sono legati a un mistero: il padre a un inspiegabile suicidio, il nonno a una colpevole sparizione che ha generato sofferenza e senso d'abbandono. Entrambi sono legati a una figura femminile assente: il primo ne è il marito, il secondo il padre.
Questo libro tratta la problematica della possibile maturità dell'esperienza di fede dal punto di vista filosofico, psicologico e spirituale. Scopo del lavoro è di aiutare a fare chiarezza circa il percorso di vita della persona, riconoscendone desideri ed eventuali ostacoli o ambiguità, tenendo presente in particolare tre finalità fondamentali: descrivere il soggetto nel suo sviluppo affettivo, cognitivo, relazionale; notare se esso sia consapevole delle sue aree problematiche, valutando le relative capacità di autocontrollo; mostrare i possibili riflessi nell'esperienza spirituale e nella sua rappresentazione di Dio.