Nelle nostre istituzioni scolastiche predomina l'attenzione per l'insegnamento, a scapito di una dimensione fondamentale del processo educativo: l'apprendimento. Solo se i contenuti (spesso trasmessi in forme standardizzate) diventano fare si favorisce la crescita dell'identità personale e si lavora per un "progetto uomo". Il curricolo interdisciplinare di istituto «fondato su compiti, organizzato in moduli/situazioni formative, finalizzato a produrre competenze» può superare «le ambiguità di una didattica [...] incerta tra emancipare e manipolare». Per verificare l'efficacia di questa prospettiva Maria De Benedetti ci propone una panoramica sulle sue tante esperienze e ricerche, che l'hanno portata a lavorare con ragazzi a rischio, anziani, casalinghe, passando dalla formazione dei lavoratori all'orientamento scolastico, all'educazione permanente degli adulti alla formazione dei docenti. Completa il testo una ricca sezione dedicata agli strumenti che visualizzano e organizzano i processi presentati.
Che cosa vuol dire essere un capo, esercitare un'autorità, smuovere gli animi? Documento della crisi degli anni '30 e insieme preparazione del suo superamento, storia della guerra e riflessione sulla sua natura, "Il filo della spada" è l'opera di uno sconosciuto ufficiale francese, Charles De Gaulle, che di lì a dieci anni sarebbe diventato uno dei simboli della lotta europea al nazifascismo.
Parte del complesso dedalo di storie che compone la "Commedia umana", questa novella è stata inserita da Balzac tra le "Scene della vita parigina". Protagonisti sono la bella Claudine, vecchia gloria dell'Opéra, e il suo sfuggente amante, La Palférine, principe della bohème. Con divertito cinismo Balzac segue la parabola di una passione cieca, mai corrisposta, scandita dalle acrobazie amorose di una donna testarda e indimenticabile.
Fotografo e giornalista indipendente da oltre vent'anni, Danilo De Marco ha camminato mezzo mondo: dal Tibet al Messico, dalle montagne dei Kurdi in Turchia e Iraq alle selve degli U'wa in Colombia, fino alle Ande dell'Equador. Ha condiviso cibo e giaciglio con tante culture, ha raccontato attraverso le sue immagini soprattutto le resistenze dei popoli ingiustificatamente sottomessi alla legge del più forte. I ritratti che popolano queste pagine, siano persone o luoghi, stanno nelle periferie della Terra, dentro le pieghe della storia. Con un tratto di penna e le sue immagini De Marco ci restituisce il senso del viaggio e quello, inestimabile, di un'esistenza umana.
In questo secondo volume de "L'arc di San Marc" viene presentata la maggior parte dei contributi editi da don Gilberto Pressacco tra il 1986 e il 1997, il periodo più fecondo della sua ricerca scientifica sulle origini della Chiesa di Aquileia. Chi ci parlerà ancora, in una sintesi così ricca e articolata, di borboròs e descendit in inferna, di arc di San Marc e di Maria Lissandrina, di aplòtes e 'sublime', di issopo, Terapeuti, danze estatiche e liturgiche? L'estrema poliedricità, l'intuizione, la capacità di 'gestire', leggere e maneggiare le fonti archivistiche, la dimestichezza con i più disparati campi della ricerca e del sapere hanno consentito al sacerdote friulano di procedere per strade prima ritenute di ardua percorribilità, di integrare gli orizzonti metodologici, compenetrare le prospettive disciplinari e osare l'interpretazione anche là dove le fonti parevano incerte o reticenti.
La diffusione capillare delle ICT (Information and Communication Technologies) all'interno dello spazio sociale, nonché la loro implementazione strutturale in tutti i settori della vita pubblica e privata, culturale e produttiva, sono fenomeni costitutivi dell'evoluzione delle società industrializzate tra XX e XXI secolo, il cui significato e le cui conseguenze sono sempre più al centro degli interessi delle scienze umane. Diviso tra coloro che interpretano i processi di digitalizzazione in piena continuità con il passato, e coloro che vedono nelle attuali trasformazioni tecnologiche una vera e propria mutazione antropologica, il dibattito umanistico non smette di interrogarsi sui tratti costitutivi dell'esperienza digitale, sui problemi, sulle potenzialità e sulle sfide teoriche che essa pone ai campi di studio tradizionali. I contributi raccolti nel volume, di impostazione disciplinare e teorica differente tra loro, focalizzano l'attenzione su aspetti diversi ma strettamente intrecciati di un fenomeno unitario. Dal significato globale delle tecnologie informatiche alle loro più vaste implicazioni antropologiche, dalle nuove forme di soggettivazione fino alle frontiere dell'automazione nei settori lavorativi, educativi e medici, i saggi inclusi nella raccolta intendono mettere in luce la complessità di una trasformazione ancora in corso, da pensare in tutta la sua portata.
Il volume raccoglie le storie di coloro che, in questo tragico periodo segnato dall’emergenza sanitaria covid-19, hanno visto cambiare la loro vita. “Questi che sono vestiti di bianco chi sono e da dove vengono? ... sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello” (Ap. 7,13-14). Tutti i protagonisti di questo libro, a un certo punto, sono stati chiamati a indossare una veste nuova o, forse, le loro vesti abituali hanno cambiato colore e sono diventate bianche «perché – ci illumina l’Apocalisse – sono state rese candide dal sangue dell’Agnello dopo essere passate dalla porta della grande tribolazione» (dall’Introduzione). Martiri della pandemia e testimoni di qualcosa da portare agli altri, da comunicare. «La storia di questi mesi, così vivamente riassunta e racchiusa nella storia di queste persone, si rivela come un tempo di scelta. La pandemia non è una punizione divina, come fosse la conseguenza di un giudizio implacabile della divinità sull’uomo d’oggi. Piuttosto: contiene un invito, e si offre come “momento propizio” per ricostruire la nostra scala di valori, personale e planetaria, scala che abbiamo o dimenticato o svilito o colpevolmente modificato a nostro piacimento» (dall’Introduzione).