Pensato per accompagnare l'Anno Biblico della Famiglia Paolina (nov. 2020 - nov. 2021), questa edizione propone l'intero Salterio, accompagnando ogni salmo con una introduzione e con una orazione salmica. In Appendice il lettore troverà gli stessi materiali (introduzione e orazione salmica) anche per tutti i Cantici e gli Inni dell'Antico e del Nuovo Testamento usati nella Liturgia delle Ore. In tal modo, lo strumento potrà essere valorizzato per chi vuole rendere più incisiva e significativa la preghiera liturgica della comunità cristiana. L'edizione esce a 100 anni di distanza dalla prima pubblicazione biblica della Famiglia Paolina ed è stata curata dalla Commissione centrale internazionale per l'Anno Biblico.
Sono passati più di sei mesi dalla morte di frate Giacomo Bini. Il desiderio di tenere viva la sua memoria, e di condividere la gratitudine al Signore per il dono di un fratello così, sono alla base di questo libro, di cui frate Giacomo è autore: "Seme di eternità. Biografia e scritti inediti". L'idea del libro è nata quando, subito dopo la morte di fra Giacomo, sono stati trovati nella sua cella a Palestrina dieci quaderni pieni di sue annotazioni, di cui nessuno aveva mai saputo nulla: dal 1982, anno della partenza per l'Africa, sino alla morte Giacomo aveva fedelmente scritto questa sorta di "diario" prendendosi del tempo per riflettere su quanto stava vivendo, per ragionare sulle situazioni, per confrontarsi con la Parola, per dare corpo ai propri sentimenti di gioia o di delusione, di gratitudine o di sofferenza... La prima parte del è una biografia di frate Giacomo, biografia composta in gran parte dalle testimonianze di tante persone che gli sono state vicine nei diversi momenti della sua vita. Una seconda parte è composta da brani dei quaderni ordinati cronologicamente, dalle primissime esperienze in Africa sino agli ultimi mesi di vita a Palestrina. Una terza e ultima parte raccoglie invece testi di Giacomo riuniti intorno a nove tematiche particolarmente importanti per la sua esperienza e la sua visione della vita francescana (comunione fraterna, missione, appartenenza, itineranza...).
Per un intero secolo, da quando, nel 1898-1900, Giosuè Carducci ne patrocinò la prima edizione a stampa, lo "Zibaldone di pensieri" di Giacomo Leopardi è assurto a simbolo del "frammento" per eccellenza. Quello che è da tutti considerato un capolavoro assoluto di prosa letteraria, è stato presentato da una lunga tradizione come un'opera volutamente asistematica, un flusso di pensieri senza ordine. A distanza di più di un secolo da quella prima edizione carducciana, il meticoloso e acuto lavoro critico-filologico di Fabiana Cacciapuoti ha portato alla luce l'idea di una grande opera per "trattati", di cui l'enorme mole di appunti raccolti nei quaderni null'altro rappresenta che l'immane lavoro preparatorio; un testo dotato di precise chiavi di lettura, organizzabile - se non compiutamente organizzato - a partire da ben definiti fuochi tematici. Una traccia di un simile progetto è contenuta nella lettera con cui Leopardi rispondeva, il 13 settembre 1826, al suo editore milanese Antonio Fortunato Stella, che gli aveva chiesto di comporre un dizionario filosofico alla maniera di Voltaire. Con un Preludio di Antonio Prete.
Un'intensa e profonda "piccola summa" sulla sopravvivenza della coppia e della famiglia nel complesso mondo contemporaneo. Un libro "dedicato e indicato a chi fa parte di una famiglia e a chi lavora nell'ambito educativo, sociale, pastorale, giuridico e psicoterapeutico". Il volume affronta, in modo semplice e diretto, tutte le tematiche principali dell'essere coppia e famiglia ed è diviso in quattro grandi sezioni: La formazione della coppia; La famiglia malata; La famiglia sana; Il rapporto genitori-figli.
La legalità, banco di prova della credibilità della cultura di un popolo e della sua Chiesa, è il nuovo nome della carità, afferma don Giacomo Panizza, un prete bresciano che da oltre trent'anni vive in Calabria, dove ha dato vita a una comunità autogestita insieme a persone disabili. È nel mirino delle cosche dal 2002 per essere stato testimone di giustizia contro un clan mafioso e per aver preso in gestione un edificio confiscato. Da allora vive sotto scorta e anche di recente una delle "sue" case è stata vittima di un attentato (cf. Avvenire del 11/10/2014). Dalle regioni del Sud le mafie hanno accresciuto la loro influenza anche nel resto del Paese e in molti luoghi del mondo mandando in frantumi la coesione sociale, provocando l'impoverimento materiale e spirituale dei territori, lasciando una scia di sangue e di povertà. "È difficile per qualsiasi prete vivere in Calabria senza incontrarle, senza doverci fare i conti, senza denunciarle in qualche predica o inserirle miratamente nella catechesi". Le frasi vigorose pronunciate contro i mafiosi da Giovanni Paolo II e da papa Francesco e gli omicidi di don Pino Puglisi a Palermo e di don Peppe Diana a Casal di Principe ribadiscono un'urgenza non più rinviabile: vincere l'indifferenza e la paura educandoci ed educando all'onestà e alla trasparenza. Un compito che chiede alla società di organizzarsi con pratiche attive della legalità e alla Chiesa di sperimentare interventi corali e una pastorale adeguata.
Il discorso della fede in Cristo è un discorso breve. Discorso breve perché Cristo è il discorso breve o abbreviato di Dio. Tutto è detto in Cristo e dunque Cristo è il centro di questa dizione divina. Il cristocentrismo ha una statura cosmica perché mostra come tutte le cose siano centrate in Cristo e siano permeate da lui. In queste pagine il cardinale Giacomo Biffi offre una sintesi relativa appunto alla tesi del cristocentrismo cosmico ed insieme una presentazione rapida, organica e, per quanto è consentito, integrale della verità rivelata. Non è catechismo. Lo scopo di questa esposizione è quello di offrire ai credenti e ai non credenti un mezzo idoneo per conoscere con esattezza che cosa creda la Chiesa. Non esclude perciò la mediazione catechistica: la precede e la postula. Anche le formule di domanda-risposta sono introdotte all'unico fine di porre alcune affermazioni in particolare rilievo. Questo lavoro suppone di essere accessibile agli uomini che siano disposti a fare un po' di fatica per imparare. Ma ne vale la pena, perché la verità è intrinsecamente salvifica e liberante.
Dopo il primo libro "La luce oltre il buio", Giacomo Celentano declina il delicato tema della paternità, raccontando la sua toccante avventura di figlio di un grande artista, di genitore del piccolo Samuele e di credente che coltiva nel quotidiano un forte legame di fede con Dio Padre. È stato un "percorso interiore" complesso che lo ha portato ad affrontare e superare momenti duri di ansia, di depressione e di ricerca della propria strada nella vita. Oggi Giacomo ha raggiunto il suo equilibrio. "Un equilibrio sereno e fragile - ammette l'autore - che si regge sulla convinzione che la vita è uno sforzo continuo di conversione in compagnia di Dio. Ogni giorno si può fare un passo per diventare una persona migliore del giorno prima". La serenità non è un dono del Cielo, è una conquista quotidiana. E chi firma questa testimonianza non ha paura di affermare che, se si procede sul sentiero della fiducia, Dio viene subito in nostro aiuto sostenendoci nel cammino per diventare figli, genitori e cristiani felici.
"In pagine dense e documentate con ampie citazioni dalle fonti originali, il dott. Giacomo Scanzi illustra brillantemente le tappe dell'esistenza di Giovanni Battista Montini, il valore del suo pensiero, la santità della sua vita, la genialità delle sue iniziative e la grandezza dell'opera da lui svolta a servizio della Chiesa e dell'umanità, nei vari ruoli a cui la Provvidenza divina lo ha chiamato. Papa Paolo VI resterà nella storia per il ruolo che ha avuto nel Concilio Vaticano II. Se, infatti, è di Papa Giovanni XXIII il merito di averlo indetto e aperto, si deve a Paolo VI l'averlo condotto avanti con mano sicura, rispettando in tutto la piena libertà dei Padri Conciliari, ma intervenendo opportunamente come Papa là dove era necessario intervenire. Egli fu il vero timoniere del Concilio. Anche se fu poco compreso, Paolo VI resterà anche come il Papa che ha amato il mondo moderno, ne ha ammirato la ricchezza culturale e scientifica ed ha operato perché aprisse il cuore a Cristo, Redentore dell'uomo." (dalla Prefazione del Card. Giovanni Battista Re)
Nel 1989, dal 12 al 18 febbraio il Cardinale Giacomo Biffi fu chiamato da Papa Giovanni Paolo II a predicare gli Esercizi Spirituali in Vaticano. Come testimonia il cardinale Biffi nel libro, questa è stata un'esperienza emozionante e commovente: Essere scelto dal Papa per predicare gli esercizi, e farlo davanti a lui e a tutti i cardinali della curia, è un esperienza unica e irripetibile (anche se Biffi l'ha ripetuta con Papa Benedetto XVI). Nel libro si pubblicano i testi degli esercizi, ancora inediti, scritti da Biffi in quella occasione. L'autore nel suo stile inconfondibile affronta molti argomenti come il peccato, la funzione della Chiesa madre dei credenti, il celibato sacerdotale, l'influenza e i modi di agire del diavolo, la meraviglia e la dolcezza dell'incontro con Cristo. Il libro, assolutamente da non perdere, è l'ennesima perla che il cardinale Biffi lascia ai fedeli. Un capolavoro letterario ricolmo di felici intuizioni teologiche, culturali e umane.
Libro poetico e, per questo, morale, le "Operette" leopardiane sono, insieme, teatro filosofico e narrazione fantastica, trattato sull'infelicità dei viventi, ma anche rappresentazione di quella leggerezza, e ironia, e persino letizia, che la storia della civiltà - tra violenza e astrazione - ha disperso o negato. Sui modi del comico - dallo straniamento all'antifrasi, dal burlesco al fiabesco - trascorre l'onda di un pensiero tragico. Come nel riso c'è il riverbero di una saggezza fatta esperta degli inganni del mondo, del vanire delle cose. La critica della restaurazione, di ogni forma di restaurazione e di conformismo, l'indagine sulla natura, sulla sua prossimità e indifferenza, lo sguardo sulla materia, sul suo circuito perpetuo di produzione e distruzione, il pensiero della finitudine, dell'irreversibile, del limite si fanno, in questo libro, affabulazione e dialogo, racconto e finzione teorica: ma il "deserto della vita", il silenzio della speranza, le ombre stesse del nulla hanno qui un fremito, una loro irripetibile lingua, e passione.
Delle citta? in cui Giacomo Leopardi si trovo? a vivere, nei vari, e vani, tentativi d'allontanarsi definitivamente da Recanati "natio borgo selvaggio" per farsi largo, a suo modo, nel mondo, non c'e? forse un luogo che abbia amato meno di Roma. "Citta? oziosa", "dissipata", "senza metodo", fonte di noia e di noie costanti, popolata da gente insulsa, rumorosa, ignorante, innamorata solo del proprio antico splendore monumentale, la "grande citta? che non finisce mai" non finisce mai, di fatto, di deludere Leopardi. "La grandezza loro m'e? venuta a noia dopo il primo giorno" e? il giudizio lapidario di Giacomo espresso in una lettera a Carlo, all'inizio del suo primo soggiorno romano (novembre 1822 - aprile 1823). Con linguaggio vivace e spesso molto diretto, Leopardi riversa nelle lettere da Roma "l'anima sua", che nel carteggio "si espande". Senza trovare pero?, nel primo e tantomeno nel secondo periodo romano (ottobre 1831 - marzo 1832, al seguito dell'amico Ranieri, trasferitosi in citta? per amore di un'attrice), una corrispondenza qualunque tra realtà esterna e moti interiori. In questa citta? vacua e sterminata Leopardi si perde, riuscendo a conservare pero? limpida e quasi ininterrotta, tra lettere al padre, messaggi agli amati fratelli, celie con confidenti e amici, timidi tentativi di galanteria, quella che lui stesso definisce la comunicazione del cuore. Con un saggio di Emanuele Trevi. Con e-book scaricabile fino al 31-12-2014.
Credere è un'esperienza quotidiana, almeno nella sua declinazione di semplice "fiducia", ma appare sempre più difficile avere "fede": mentre la prima ne è l'accezione secolarizzata, quest'ultima implica un affidamento totale alla trascendenza. Se poi ci si riferisce al Dio cristiano, il salto della fede è vertiginoso: un uomo di Nazareth è il Dio incarnato nella storia per salvarci. La problematicità della corrispondenza fra questa credenza e il vero si avverte specialmente di fronte alla crescente complessità culturale e religiosa del contesto in cui viviamo, che rende difficile l'elaborazione di argomenti in giustificazione della fede. Il libro riporta i colloqui epistolari tra una persona che non riesce a decidersi di credere, perché non trova ragioni plausibili, e un teologo. Un dialogo dove lo schema domanda/risposta si dissolve nel comune interrogarsi circa il senso ultimo del vivere, sporgendosi oltre la frontiera che apparentemente divide pensare e credere.