La ricerca degli aspetti eschilei che non conosciamo ci conduce, in un lungo itinerario, a indagare quei miti che solo il primo dei grandi tragediografi ci racconta. è così che il pensiero e la scenografia riflettono l'incontro tra tesi conosciuti e testi frammentari nella speranza che la drammaturgia del ventunesimo secolo sappia riappropriarsi almeno di quegli artifici teatrali che Eschilo ci riserva al di là di quanto possiamo immaginare. Lo sviluppo del mito nell'epica e nella lirica dai micenei all'avvento di Pericle accompagna questo avventuroso percorso.
Un saggio che affronta i temi controversi del rapporto tra diritto e potere e tra politica e processo. Una denunzia del pericolo che il processo penale possa trasformarsi in una formalità, in un contesto sempre più vincolato alla strategia della gestione del consenso sociale. Un'indagine che analizza i modelli di giudizio contemporanei, da Norimberga al caso Moro, da "Mani Pulite" all'esecuzione di Saddam Hussein, fino alla attuale "detenzione amministrativa" israeliana; nonché le possibili distorsioni della cosiddetta "lotta giudiziaria" al crimine e i ruoli attuali dell'informazione e della magistratura corporativa; non tralasciando, l'analisi dell'inciviltà della pena dell'ergastolo, tuttora prevista dal codice penale. Un sofferto manifesto del moderno garantismo e un atto di accusa contro la vera (in)giustizia.
Se si inserisce il problema della sicurezza nel più ampio contesto della qualità della vita urbana non è possibile limitarsi a discutere di controllo della criminalità: i pericoli provengono anche dal traffico, dall'ambiente, da quei comportamenti incivili che impediscono una serena fruizione della città. In realtà il dibattito sulla sicurezza urbana è tuttora aperto, e talvolta condizionato ancora da opzioni ideologiche che rendono difficile delineare programmi di intervento in grado di rispondere alle reali esigenze quotidiane dei cittadini. Che cosa si intende per qualità della vita, per sicurezza, soprattutto che cosa si intende per prevenzione? Una risposta a questi interrogativi la può fornire la Sociologia, ma solo se fa il suo vero mestiere, che è quello di trarre le proprie conclusioni dalla ricerca.
Rivolto ai ricercatori sociali e agli antropologi questo testo, una sorta di manuale, propone i principi basilari della progettazione partecipata. Nella prima parte ne sono definiti i caratteri essenziali e gli elementi che in essa dovrebbero essere presenti perché si possa parlare di "buona partecipazione", ossia di una "buona pratica". Per fornire un quadro completo della portata culturale e sociale che può avere la pratica della progettazione partecipata, un capitolo è dedicato al contributo che questa pratica può dare alla diffusione dei concetti di bene comune e di senso di appartenenza alla "comunità di vita". In una seconda parte viene delineata la figura del ricercatore sociale e il ruolo che egli dovrebbe assumere nello svolgere il suo compito, sia come coprotagonista della progettazione sia come osservatore che verifica la rispondenza degli interventi ai bisogni reali dei cittadini. Infine viene discusso un caso particolare di applicazione della metodologia della progettazione nell'esperienza scolastica, per dimostrarne le potenzialità.
Questo volume nasce dalla duplice volontà di ricordare Rosaria Longo nella sua realtà di donna e di studiosa e di proseguire con lei un ideale dialogo teoretico. Per fare ciò, esso affianca ad una prima parte di ricordi personali due sezioni di studi tematici che si concentrano sugli argomenti da lei prediletti e frequentati. La prima, "Ermeneutica, alterità e riconoscimento" (che conta sui contributi di C. Caltagirone, S. Di Bella, G. Furnari, M. Gensabella Furnari, A. Girotti, M. T. Russo, A. Tigano, G. Venuti, C. Vigna) mette in tensione i temi e i metodi dell'ermeneutica con una gamma di questioni che si estende dalla metafisica al pensiero della differenza sessuale, anche attraverso la rilettura di autori come Ricoeur e Pareyson. La seconda sezione, dal titolo "Etica applicata e pratiche filosofiche" (con contributi di A. Cavadi, L. Malusa, D. Miccione, N. Pollastri, F. Pulvirenti, M. Striano), scandaglia l'universo della pratica filosofica sia attraverso il ventaglio della diversità disciplinare (dalla consulenza filosofica alla philosophy for childreen) che attraverso quello della valutazione, con studi che vanno dall'adesione convinta alla netta critica.
In un'epoca di cambiamenti sociali tra i più dirompenti, il rapido progresso tecnologico, unito a una rete sempre più fitta di connessioni globali, procede di pari passo con la produzione di nuovi rischi, come quelli generati dalle tecnologie atomiche, genetiche e chimiche, dando luogo ad effetti meno facilmente individuabili, ma più prorompenti. I nuovi rischi, infatti, si insinuino ovunque silenziosamente e indipendentemente dalla libera scelta di ognuno, essendo spesso 'respirati o ingeriti" senza che i nostri organi di senso li percepiscano. Le attuali minacce appaiono, dunque, come il lato oscuro della postmodernità che, smentendo la possibilità di un progresso lineare e infinito garantito dalla conoscenza, ha indotto i cittadini a diffidare delle sue promesse. In questa cornice di referenza, leggere gli avvenimenti del tempo presente non è semplice.
Oltre ai grandi e più noti contributi alla logica e alla storia della logica di pensatori come Tarski, Lukasiewicz, Lesniewski, la filosofia polacca contemporanea ha elaborato concezioni originali su questioni filosofiche generali e di filosofia della scienza. In particolare, si sono distinte due scuole, quella di Leopoli-Varsavia, sviluppatasi fra le due guerre, e quella più recente di Poznan. Elemento comune che caratterizza entrambe le scuole è una concezione della scienza antiempirista che valorizza il ruolo dell'astrazione e dei modelli nella costruzione delle teorie. Questo studio ­ che si propone in versione riveduta e corretta dopo la sua prima edizione del 1990 ­ ha fondamentalmente due scopi: colmare una lacuna nella storiografia filosofica italiana sulla filosofia polacca in generale nonché sulle due scuole prima menzionate e utilizzare gli strumenti analitici da esse forniti per contribuire al dibattito su alcuni di quei problemi ­ quali il realismo, la verità, il progresso scientifico ­ che sono stati al centro dell'attenzione dopo la crisi del positivismo logico e con lo sviluppo della filosofia della scienza post-positivista.
"Questo volume vuole offrire spunti di riflessione e confronto per tutti coloro professionisti, esperti, ma anche giovani e adulti che si interroghino come gli autori sulle dinamiche della società, su come essa evolve. Si potrebbe opinare che l'interrogativo è quanto meno ambizioso ma in realtà se ci pensiamo bene il gioco è una parte fondamentale del nostro essere individui, ci accompagna lungo il corso di tutta la nostra vita. Da bambini è parte fondamentale del percorso di crescita da adulti e parte fondamentale della nostra socialità e auto espressione e mantiene vivi dentro ciascuno di noi la "gioia di vivere" che rende più leggero il nostro quotidiano."
Ripercorrendo in prospettiva storico-evolutiva il rapporto intercorrente fra teatro e sociologia, questo volume rappresenta un tentativo di sistemazione degli approcci relativi alle fondamentali diramazioni di questa relazione. Partendo dal presupposto che la lettura delle microstrutture teatrali non può prescindere dall'ambiente sociale in cui queste hanno avuto origine, si è cercato di analizzare il fenomeno teatrale come processo che si differenzia secondo percorsi che riflettono i mutamenti sociali dei contesti in cui esso si manifesta. Il teatro, infatti, non è altro che la riproduzione degli elementi dell'animo collettivo del tempo i cui meccanismi si sono formati lentamente in dialettica con processi collettivi reali.