Bisogna essere rapidi e ragionare in fretta quando si è infiltrati. Avere sangue freddo per gli appostamenti a fari spenti, per i pedinamenti lungo le strade di paesi fantasma. Una pazienza ostinata per passare al setaccio ore e ore di intercettazioni. Servono fiuto e intelligenza per accorgersi del particolare più insignificante, per capire di chi ci si può fidare e di chi si deve sospettare. È questo il mestiere dei cacciatori di mafiosi, gli uomini delle squadre speciali della Polizia e dell'Arma dei Carabinieri che Andrea Galli, giornalista del "Corriere della Sera", è riuscito ad avvicinare per ottenere rivelazioni e retroscena e ricostruire le catture di superlatitanti come Antonio lovine, Ciccio Pesce, Domenico Raccuglia e Rocco Aquino. I segreti di un lavoro svolto nell'ombra, le procedure, i tempi, interamente modellati sulle abitudini dei ricercati, le strategie d'azione e le tecniche d'indagine. Un mestiere in cui si cammina su un confine sottile come una lama di rasoio, che ti prende la vita e ti costringe ogni giorno a decidere da che parte stare.
Al centro di questo libro sono le élites, senza distinzioni tra élites sociali ed élites politiche. Il tema è perché c'è una crisi delle élites in Italia, da dove viene questa crisi, quali forme prende e come si può eventualmente ovviarvi. Ci sono molti motivi per censurare le élites italiane, ma una loro condanna generalizzata e sommaria non ha senso. È vero che possono essere accusate di cinismo, pigrizia, mancanza di cultura e di senso della responsabilità, ma è anche vero che in alcune circostanze hanno dato discreta prova di sé. Carlo Galli muove da questa riflessione per capire con quale spirito e con quali capacità le élites del nostro paese si sono rapportate alla politica e hanno interagito con la classe dirigente dei partiti. Dialogando con alcuni letterati italiani dei secoli scorsi (fra cui Machiavelli, Leopardi, Manzoni, Carducci, D'Annunzio) e filosofi e scienziati della politica (da Platone a Gramsci), Galli ripercorre il rapporto fra le élites italiane e la democrazia, rileva continuità e discontinuità, riflette su come esse non siano tanto riluttanti a esercitare dominio e predominio quanto piuttosto a essere qualcosa di più che un insieme di privilegiati. A smettere di oscillare, come un pendolo, tra l'assenza e il salvataggio in extremis di situazioni compromesse. Ad assumersi finalmente le responsabilità proprie del loro status.
Jesús, el hombre que era Dios, de Max Gallo, de la Academia Francesa. Lectura para creyentes y descreídos, un relato nuevo sobre una historia tantas veces oída.
Max Gallo es conocido por sus fuertes convicciones políticas y su pensamiento social comprometido. Quien ha sido durante años el gran defensor en Europa del republicanismo laico, comunista y socialista; nos sorprende de nuevo, ahora tras un dramático episodio biográfico que el mismo ha narrado en algunos medios, con una historia una vez más provocativa: Jesús, el hombre que era Dios.
El historiador francés contemporáneo por excelencia, recorre con pasión la historia en todas sus obras, ya sea en los acontecimientos o en los personajes. A través de ellas, se puede percibir la evolución intelectual seguida a través de su estudio y el análisis minucioso.
Con la maestría que le caracteriza como narrador, lo que relata en esta ocasión es, sin adornos, con precisión de crítico historiador: la vida de Jesús. Uno de los mayores misterios del mundo, y no solo para el autor: Jesús, hombre o Dios…Dios y Hombre.
En su relato, vivimos el Evangelio a través de las escenas escogidas con rigurosa fidelidad a la cita bíblica, para encontrarnos cara a cara con Jesús. Un encuentro a través de los ojos y las palabras del centurión que a los pies del madero ve morir a Cristo. Personaje narrador de toda la obra y con el que el autor ha logrado identificarnos a cada uno de los lectores.
Se trata de una reflexión íntima y personal sobre los Evangelios para recorrerlos estrofa a estrofa sin prisa, y poder dar respuesta a las dudas de toda una vida de búsqueda. El centurión de Gallo somos cada uno de nosotros creyentes o no creyentes, a los pies de Cristo agonizante en la Cruz. Todos ante la pregunta: ¿y si de verdad, este Hombre fuera Dios?
No se trata de un libro cerrado, la narración termina pero no la historia. Cada lector oirá en boca del centurión sus propias preguntas y se dará sus respuestas sinceras. Esta obra de Gallo, como los clásicos, encierra en sí misma más de una historia. Entretejida con la primera, la recreación de la vida de Jesús a través de las escenas escogidas a modo de flash-backs cinematográficos, se adivina la propia vida del autor y cada uno podemos encontrar también nuestra propia historia.
Verso en prosa. Narración fuerte, emoción contenida, y profundidad en el texto.
Índice
LIBRO I
“En verdad éste era Hijo de Dios”
PRIMERA PARTE. “Dios mío, Dios mío, ¿por qué me has desamparado? 15
SEGUNDA PARTE: “Marchad enseguida y decid a sus discípulos que ha resucitado de entre los muertos” 33
TERCERA PARTE: “Yo soy la voz del que clama en el desierto […] en medio de vosotros está uno a quien no conocéis. Él es el que viene después de mi, a quien uo no soy digno de desatarle la correa de la sandalia” 53
CUARTA PARTE: “En el principio existía el Verbo, y el Verbo estaba junto a Dios, y el Verbo era Dios […]
Y el Verbo se hizo carne, y habitó entre nosotros, y hemos visto su gloria, gloria como de Unigénito del Padre, lleno de gracia y de verdad” 81
LIBRO II
“Yo soy la Resurrección y la Vida: el que tiene fe en mí, aunque hubiera muerto, vivirá”
PRIMERA PARTE: “En verdad, en verdad os digo que veréis el cielo abierto y a los ángeles de Dios subir y bajar sobre el Hijo del Hombre” 105
SEGUNDA PARTE: “El cielo y la tierra pasarán, pero mis palabras no pasarán” 137
È pensando ai giovani che don Gallo ha scritto questo libro: sono loro che dovranno guidare un Paese che si trova in un "mare in tempesta", e aiutarlo a ritrovare la bussola. "Le mie bussole sono due: come partigiano e come essere dotato di una coscienza civile, la mia prima bussola è la Costituzione. Poi, come cristiano, la mia bussola è il Vangelo". Don Andrea Gallo non è solo un prete: è prima di tutto un uomo. Dossetti, Gramsci, Bocca, De André, Brecht sono i suoi eroi, e viaggiare con lui attraverso il senso - che non è solo memoria del passato ma soprattutto speranza per il futuro - della nostra carta costituzionale è un'esperienza entusiasmante e divertente, anche se spesso amara. La forza del Don è contagiosa, e le sue parole e i suoi aneddoti, che vanno dalle esperienze durante la Resistenza ai tristi episodi del G8 del 2001 a Genova, non finiscono mai di stupirci e arricchirci. In Appendice una Lettera a Fabrizio De André dei ragazzi e le ragazze di don Andrea Gallo.
"Mi ha sempre affascinato immaginare quella curiosa circostanza in cui i nostri antenati, poco più che diversi dagli animali, grazie a un linguaggio appena nato che permetteva loro di comunicare, iniziarono, nelle caverne, intorno al fuoco, durante notti piene di pericoli - fulmini, tuoni, fiere ringhianti -, a inventare storie e a raccontarsele. Quello fu un momento cruciale del nostro destino, in quanto, in quella cerchia di esseri primitivi meravigliati dalla voce e dalla fantasia di chi stava loro raccontando, ebbe inizio la civiltà, quel lungo percorso che poco a poco ci avrebbe reso umani e ci avrebbe portati a inventare un individuo sovrano, e a staccarlo dalla tribù, a inventare la scienza, le arti, il diritto, la libertà, a indagare i misteri della natura, del corpo umano, dello spazio e a viaggiare verso le stelle." (Mario Vargas Llosa)
Il formatore è colui che indica e rimanda all'Agnello di Dio. Ed è proprio in tal senso che Francesco può essere considerato formatore e, per i francescani, il formatore per eccellenza. Egli, infatti, addita ai suoi seguaci Gesù Cristo come l'unica e assoluta via" da seguire. "
Ai piedi della croce che si innalza sul Golgota, Flavio, il centurione romano incaricato di condurre a termine il supplizio, guarda Gesù di Nazaret che agonizza in silenzio. Attorno, grida di odio, mescolate a preghiere e lacrime. E quando il condannato muore e il tuono violento scuote il cielo, nasce in Flavio una domanda lancinante: e se davvero quest’uomo fosse Dio, il figlio di Dio?
Incaricato da Pilato di sorvegliare gli apostoli – “quegli undici pazzi e le donne” – il centurione scopre un mondo completamente nuovo: quello in cui visse Gesù nei trentatré anni della sua esistenza terrena.
Destinatari
Il libro si rivolge a tutti i lettori, credenti e non credenti.
Autore
Max Gallo (Nizza, 7 gennaio 1932) storico, giornalista e scrittore francese, è stato editorialista de «L’Express» e direttore de «Le Matin de Paris». Membro del Parlamento Europeo e del Parlamento Francese,il 31 maggio 2007 è stato eletto al seggio 24 dell’Académie Française. Tra i suoi volumi di maggior successo ricordiamo le biografie: Napoleon (Mondadori, 1999), Caesar (Mondadori, 2005); Re Sole (Mondadori, 2009), Garibaldi. La forza di un destino (Bompiani, 2010)
"Negli ultimi mesi si sta diffondendo un po' ovunque una grande paura, per questa crisi inarrestabile, per l'incalzante mancanza di lavoro, e quindi per il futuro dei nostri giovani. Eppure non dobbiamo farci prendere dal panico: la strada verso la soluzione c'è, ed è alla portata di tutti, anche se difficile da praticare. Usciamo dalla "società delle spettanze", per la quale ogni cosa è dovuta, sempre!" Don Gallo, spinto dall'urgenza di questo momento storico, prende la parola e annuncia la buona novella: non ascoltiamo i profeti di sventura. La crisi che stiamo attraversando può essere un momento di crescita, di ricostruzione del tessuto sociale, che in questi anni è stato drammaticamente disintegrato. Per farlo bisogna rimboccarsi le maniche e partire dal piccolo: attraverso una solidarietà liberatrice che non sia semplice assistenzialismo, attraverso l'incontro e l'accoglienza, l'ascolto dei movimenti e delle richieste dei giovani, e soprattutto attraverso la giustizia sociale e l'equità. L'amatissimo "prete del marciapiede" ci prende per mano e ci mostra la strada, ci incoraggia, ci esorta a non arrenderci: è proprio questo aspetto concreto, pratico, tenace a far sì che il don non sia un semplice maestro, ma un vero testimone. Perché "alla fine, Dio non ci chiederà se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili".
Siamo nel mezzo (o all'inizio) di una crisi epocale che per fortuna potrebbe cambiare in meglio il nostro modo di essere e di comportarci. Il mondo dell'informazione deve essere uno dei primi a evolvere, stante il suo fondamentale ruolo. La notizia, in quanto tale, non può più essere il solo dominus del giornalista che deve farsi carico dell'affascinante fardello di portare conoscenza, abbassando quanto più possibile il livello di conflittualità sociale e aumentando quello di armonia relazionale. La comunicazione informativa che voglia assicurarsi un salto di qualità deve essere dunque diretta a far conoscere e a far ri-conoscere l'altro con i suoi bisogni e nella sua dimensione di persona, offrendo una solenne diversa opzione all'impossibilità di pervenire a una verità assoluta.