Dopo la Legge e i Profeti vengono gli Scritti, che le nostre Bibbie chiamano Libri sapienziali. Essi esplorano il modo di vivere la propria fede negli aspetti più quotidiani e banali dell'esistenza umana, così come nelle prove della vita... Partendo dalla domanda:«Dove trovare la sapienza?», gli autori biblici arrivano a chiedersi: «Chi è la Sapienza?». Ora, più la si conosce, più si prende coscienza che essa è seduta accanto a Dio, pur essendo dalla parte degli uomini. Accompagnare il più fedelmente possibile la comprensione di questi libri, come si fa qui, permette di prestare attenzione alla lettera e alla struttura dei testi, che sono sempre finemente costruiti. In questo modo possiamo entrare in un'esperienza di lettura simile a quella della vita e in un movimento che ci conduce alle soglie del Nuovo Testamento. In questa sua introduzione alla lettura dei libri sapienziali, Jean-Marie Carrière alterna oculatamente i classici capitoli dedicati ai singoli libri sapienziali, ricchi di tabelle e di rimandi al testo, con alcuni originali "Interludi" a tema trasversale, focalizzati sull'educazione, il comportamento sociale, la politica, la creazione, il male e la morte e così via. Una introduzione innovativa agli Scritti sapienziali, maturata in anni di lenta meditazione e di confronto con la vita. Una bussola contemporanea: l'autore non si limita all'esegesi, ma illustra la portata dei libri sapienziali per l'azione sociale oggi. La sapienza abita là dove, nel cuore della vita, un'armonia divina si intreccia al tessuto della nostra esistenza.
Questo libro è il secondo della collana che guiderà il lettore a leggere e meditare l'intera Bibbia in cinque anni, da Genesi ad Apocalisse. Ogni meditazione è composta da una lettura biblica quotidiana e da un breve commento che, a sua volta, contiene dei riferimenti biblici paralleli utili al lettore per approfondire il tema in esame. È importante leggere questo libro con un'attitudine di preghiera e di studio: il tempo impiegato sarà abbondantemente ricompensato in termini di crescita spirituale.
Da dove nasce l’istituzione del celibato come condizione indispensabile per l’accesso al sacerdozio cattolico? Esiste da sempre? Ma, soprattutto, è valida ancora oggi? Sembra che l’opinione comune tra i cattolici sia a favore di una libertà di scelta tra stato matrimoniale e celibatario per i sacerdoti. Forse, dunque, i tempi sono maturi per affrontare il discorso con spirito critico? Jean Mercier, autore di una fortunata commedia narrativa di ambientazione parrocchiale, ha firmato, poco prima della sua scomparsa, un saggio sul tema, tra i più discussi all’interno della Chiesa di oggi. La sfida di Mercier in questo libro è rispondere alle obiezioni al celibato e farlo senza perdere di vista la tradizione ecclesiale, puntualmente indagata e sviscerata. Con uno sguardo sulla storia l’autore offre, dunque, informazioni sia sui fondamenti della disciplina cattolica celibataria, sia sui campi “sperimentali” in cui si è dato un clero cattolico coniugato: i “convertiti” provenienti dalla Riforma e dall’anglicanesimo, per esempio, o l’esperienza delle Chiese cattoliche orientali. Mercier ci conduce al centro delle domande, serie e meno, che assediano il tema celibatario oggi, offrendo una prospettiva originale e lucida sul mondo dei preti di oggi e del prossimo futuro.
Fin dall'inizio, in Gen 1,1, «Quando in principio Dio creò il cielo e la terra...», la Bibbia ebraica introduce il lettore nella sua modalità espressiva più rilevante: quella narrativa. Se il racconto della Bibbia si inscrive nella grande tradizione dei racconti umani, mettendo in atto gli universali dell'arte narrativa, se ne distingue anche per alcuni tratti particolari, legati alla singolarità del suo progetto. Dopo una rapida premessa alla storia di questo approccio, si caratterizza il modello narrativo della Bibbia e si presentano gli elementi costitutivi della sua arte di raccontare. Un capitolo dedicato al carattere composito della letteratura biblica offre un raccordo con il metodo storico-critico, impostazione che ha segnato l'esegesi biblica in maniera notevole. Nel capitolo finale si riflette sulla dimensione storiografica della Bibbia ebraica e si mostra come l'arte di raccontare molte storie sia legata alla sua pretesa di raccontare la Storia.
Le scoperte dei manoscritti del Mar Morto e dei testi degli gnostici egiziani a Nag-Hammadi hanno permesso una svolta decisiva nella conoscenza degli sviluppi della dottrina nelle prime comunità cristiane. Alla ricostruzione del periodo arcaico della storia della Chiesa è dedicato questo volume, apparso per la prima volta in Francia nel 1958 e aggiornato dall'autore per l'edizione italiana. Danielou descrive e organizza la complessa realtà etnica, sociologica e culturale - di origine giudaico-pagana - del cristianesimo primitivo, che pima di esprimersi nelle forme dell'ellenismo ha conosciuto un'originaria espressione di struttura semantica.
Com’è possibile che il cristianesimo sia davvero una religione universale? Quali sono i processi e gli stili dell’evangelizzazione? In modo pionieristico e profetico, nell’immediato secondo dopoguerra, il teologo parigino Jean Daniélou traccia in questo saggio orizzonti e criteri che mantengono intatta la loro attualità. Incarnazione e redenzione, Pentecoste e Parusia, storia e mistero e altre tensioni generative che innervano la storia della salvezza vengono esplorate con il piglio dell’intellettuale e con l’ardore del missionario. Una raccolta di meditazioni nate all’interno dell’esperienza del Circolo san Giovanni Battista, di cui Daniélou fu instancabile animatore per decenni. L’affresco di una teologia della missione che già all’epoca delineava il nascente volto di un cristianesimo in India, in Cina, in dialogo con religioni e culture mondiali.
Jean Daniélou (1905-1974), cardinale francese, è stato tra i maggiori teologi del Novecento. Nel catalogo Morcelliana ricordiamo, di Daniélou, Il mistero dell’avvento, I Vangeli dell’infanzia, Saggio sul mistero della storia e, di G. Pasquale, Jean Daniélou.
«Ci auguriamo di aiutare i cristiani a situare nel quadro di una relazione con Dio quelle esperienze importanti che sono la malattia e la guarigione. Che cosa infatti rivelano della nostra condizione? Qual è la funzione positiva che esse possono svolgere nella prospettiva della nostra salvezza?».
Descrizione
Queste pagine pongono le basi di una teologia cristiana della malattia, della sofferenza, ma anche della guarigione e della salute. Jean-Claude Larchet realizza una sintesi formidabile e senza precedenti, basandosi sugli insegnamenti originali e fondanti degli antichi Padri della Chiesa, letti sul fondo della sacra Scrittura.
L’autore, filosofo e teologo francese, aspira a dischiudere o a richiamare quelle prospettive che possono aiutare l’uomo e la donna di oggi a comprendere in un’ottica spirituale la malattia e le diverse forme di sofferenza che vi sono collegate. Vuole altresì aiutare a comprendere il senso profondo delle terapie, dei modi di guarigione e della salute stessa, collocando tutto questo in una cornice più ampia di quella generalmente offerta dalla nostra civiltà, che è dominata dalla tecnica e da uno sguardo piattamente orizzontale sull’esistenza.
All’origine di ogni vocazione umana c’è sempre un ideale. Realtà ambivalente, l’ideale è capace di mobilitare una notevole energia che può aiutare l’affermarsi della vita della persona oppure rivoltarsi contro di essa. Ciò che improvvisamente si impone come un assoluto è simile a un’impalcatura destinata alla costruzione di un edificio, che in seguito dovrà essere smontata perché la casa possa restare in piedi da sola. Essenziale e tuttavia provvisorio, l’ideale deve fare i conti con la concretezza di itinerari umani non esenti da contraddizioni e delusioni.
L’autore rintraccia nelle Scritture il funzionamento caratteristico degli ideali, i rischi e le promesse legati alla loro possibile maturazione e trasformazione, alla ricerca di vie che consentano di rinnovare la fiducia nei giorni della disillusione.
Autore
Jean-François Noel
Jean-François Noel (1956), presbitero della diocesi di Aix-en-Provence, è membro della Fraternité des moines apostoliques diocésains ed esercita la professione di psicanalista.
Il vangelo è buona notizia e buona notizia da condividere. Come essere noi irradiatori della bellezza di questa parola? Come ridare il gusto di questa fonte di acqua viva? Ovvero, come evangelizzare oggi? Nel più antico documento del cristianesimo, la Prima lettera ai Tessalonicesi, abbiamo una preziosa risorsa per discernere alcuni elementi dell'efficace predicazione dell'apostolo Paolo nella vita delle prime comunità cristiane: la vicinanza fraterna, un atteggiamento di umiltà e un pizzico di fierezza per il vangelo. Non solo questi atteggiamenti non hanno perso nulla della loro pertinenza, ma ancora oggi, che la trasmissione della fede "è in panne", noi possiamo trarre da essi ispirazione per proporre un annuncio credibile del vangelo.
Quale idea avevano i discepoli di Gesù? Gli atti, i gesti, i miracoli che Gesù ha compiuto, che senso avevano per i seguaci di quel Maestro? I vangeli non sono libri nè di saggezza né di morale, ma essenzialmente racconti della vita e della morte di Gesù. Tuttavia questi libri, scritti da cristiani, sono affidabili? Raccontano davvero le azioni di Gesù, la sua vera storia? Pagina dopo pagina l'autore dimostra che la "religione" dei discepoli non li ha aiutati a comprendere il messaggio di Gesù e nemmeno la sua persona. Forse è proprio a partire dai nostri fraintendimenti che, come i discepoli, anche noi oggi abbiamo l'occasione di convertire la nostra comprensione di Dio, non a partire dalle nostre idee religiose ma dalla narrazione dell'umanità di Gesù.
E se la metafisica fosse il più grande beneficio della storia dell'umanità? La metafisica si basa su un'esperienza semplicissima e sconcertante: quella dell'infinita bellezza del mondo che si impone alla nostra intelligenza, malgrado il male, la sofferenza e l'assurdo in cui ci imbattiamo di continuo e che suscitano la nostra indignazione solo perché l'aspettativa metafisica è predominante. L'idea alla base della metafisica è che questa bellezza ha una ragione. Scoprendo la bellezza delle cose, la cui contemplazione fa la nostra felicità, e riconoscendo una dignità all'umano, che a quella bellezza partecipa nella sua capacità di trascendenza, la metafisica ci procura delle ragioni per vivere e sperare, realizzando quindi la finalità della filosofia stessa. Ogni filosofia o è metafisica, o è triste poiché non lo è.
I racconti della Bibbia non sono nati, in primo luogo, per informare sul passato, né per elaborare una teologia sistematica. Il loro obiettivo era anzitutto trasmettere esperienze vitali. "Quei racconti non contengono verità, ma piuttosto indicazioni su strade da percorrere, le strade che hanno condotto il popolo di Israele a scoprire la sua identità, che gli hanno permesso di uscire da vicoli ciechi e superare le grandi crisi della sua storia. I racconti biblici rispondono quindi a domande sull'identità e sull'esistenza. Essi vogliono trasmettere alle generazioni future i tesori più preziosi del passato, quelli da cui dipende l'esistenza di un popolo" (dalla Prefazione). Se è vero che i racconti biblici sono usati ogni giorno per illustrare verità o confermare la validità di insegnamenti, si tratta tuttavia di un'utilizzazione dei racconti, non della loro interpretazione. Quest'ultima prende sul serio tutti gli ingredienti che entrano nella composizione del racconto e il loro legame, e presta attenzione anzitutto ai dettagli. Nel proporre un manuale sulla narrazione nella Bibbia, l'autore intende fornire una "cassetta degli attrezzi" e non analisi bell'e fatte. Il significato di un racconto è infatti inseparabile dall'esperienza della lettura.