Straordinariamente plurima nei suoi significati, la parola solitudine richiama vissuti molto diversi e risonanze valoriali perfino contrapposte. La solitudine è per alcuni sofferenza, per altri sollievo; per alcuni malattia, per altri cura. Nella solitudine l'umanità appare talvolta dolorosamente perduta, in altri casi riconquistata. Solitudine può significare chiusura, angoscia, afflizione, ma anche pace, liberazione da esteriorità dispersive, scoperta di relazioni più autentiche con se stessi e con gli altri. Devastante da una parte e generativa dall'altra, la solitudine può angosciare ma anche ispirare grandi pensieri: "Da chi non ha mai vissuto in solitudine raramente vien fuori qualcosa di buono o di cattivo. Nella solitudine si trova l'assoluto, ma anche il pericolo assoluto" (S. Kierkegaard). La declinazione al plurale del titolo di questo volume e delle indagini multidisciplinari in esso contenute, dà conto della complessa fenomenologia dell'essere e del sentirsi soli, di cui ci ha resi maggiormente avvertiti anche l'esperienza pandemica dei nostri giorni.
Un campanellino che tintinna nel totale silenzio della penombra di un'anonima chiesa, mentre un prete sconosciuto, di spalle, sussurrando parole latine antiche di millenni, alza un pezzetto rotondo di bianco pane azzimo. E, nella mia dimensione tutta immanente ed autonormata, figlia di una terra rosso fuoco, di un evo iper relativista e super edonista, di una scuola paradigmaticamente gramsciana e di un'indole idealista e ribelle, fanno irruzione l'eterno e il sacro, il Vero, il Bello, il Giusto. E la rivoluzione sociale diventa polvere al cospetto di quell'unica e reale: tornare a casa, nella casa dell'anima. Perché che vita est militia super terram può anche essere abbastanza intuitivo. Molto meno scontato è, invece, capire da quale parte militare...
Con "La muffa e le castagne. Biografia di Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, detta Madre Teresa di Calcutta", Michele Caccamo inaugura una nuova serie di ritratti di personaggi storici scritti nello stile della prosa poetica. Sarà un percorso immaginifico, tra finzione e biografia, tracciato nel tentativo di pensare il vissuto intimo, l'interiorità raramente colta dalle scritture ufficiali. In quest'opera, Madre Teresa viene narrata nel suo essere quotidiano, nelle sue titubanze, nelle sue paure. Un lavoro, quello intrapreso da Caccamo, che supera la struttura narrativa e si allinea a quella poetica, come già ha avuto modo di sperimentare nei volumi dedicati ad Anna Coleman Ladd e Alda Merini.
Michele Munno presenta una novena e un triduo incentrati sull’ascolto del Vangelo secondo Giovanni: perché Carlo è stato sempre molto legato alla figura di san Giovanni apostolo, il discepolo tanto amato e prediletto da Gesù, che nell’Ultima Cena posò il capo sul cuore di Cristo. In questo gesto, Carlo vedeva un chiaro invito rivolto agli uomini di tutti i tempi a diventare veri discepoli di Cristo, a cogliere quella chiamata universale alla santità, che Dio rivolge a tutti. Nel libro è presente, inoltre, anche la novena approvata dalla diocesi brasiliana di Campo Grande.
L’augurio è che l’esempio e l’intercessione di Carlo ottengano le numerose grazie di cui si ha bisogno e soprattutto quella di sperimentare la gioia di chiamarsi ed essere “discepoli amati di Gesù”.
Carlo Acutis affermava che «il Rosario è la scala più corta per salire in cielo»! Egli nutriva, infatti, una profonda devozione mariana ed era sempre fedele alla recita del Rosario, che considerava l’«appuntamento più galante della sua giornata».
Michele Munno, in questo Rosario con il beato Carlo Acutis, propone per ogni mistero i testi di uno stesso evangelista: Luca per i misteri della gioia e per quelli della gloria, Giovanni per quelli della luce e Matteo per quelli del dolore, in modo che la preghiera mariana guidi, sempre più profondamente, l’orante nella conoscenza del Vangelo, che è Gesù. Per la stessa ragione, ogni mistero, per richiamare i “gradini” di questa “scala del paradiso”, è strutturato in tappe: Ascoltiamo, Meditiamo con il beato Carlo, Preghiamo, Contemplazione.
Recitando il Rosario in compagnia di Carlo desideriamo anche noi salire i gradini della scala che porta al cielo!
Un'«archeologia del presente» dedicata al Novecento italiano in tutta la sua inquietudine e complessità. Un libro che attraverso il prisma di contrapposizioni insieme artistiche, politiche e religiose, indaga il problema della difficile sopravvivenza della cultura italiana dopo la prima e la seconda Guerra mondiale; e i rapporti tra «nazione politica» e «nazione culturale», laicismo e Chiesa. Sfilano qui artisti, scrittori, critici di orientamento ideologico diverso, da Berenson a de Chirico, da Gobetti a Persico, da Carlo Levi a Pasolini a de Martino, da Burri, infine, a Fontana e Carla Lonzi, accomunati però da un'esperienza ambivalente della storia e dall'interesse per l'eredità cristiana. La ricerca si muove così su territori inesplorati: non l'arte sacra di tradizione, ma il primo e secondo Novecento, nel cuore di quel laboratorio artistico, politico e sociale che chiamiamo «modernità». In un testo che intreccia storia dell'arte a letteratura e pensiero politico e religioso, Dantini prova a tenere insieme le due metà del secolo - pur divise tra loro da laceranti cesure istituzionali e culturali - e suggerisce una nuova cornice agli studi sul Novecento in Italia.
Questo libro intende comparare fenomenologia e meditazione. Si potrebbe dire che propone un approccio fenomenologico alla meditazione, ma questo non farebbe giustizia a ciò che è la fenomenologia. La fenomenologia non è un mezzo per accedere a qualche cosa, e ancor meno un punto di vista su qualche cosa (neanche un punto di vista sull'interiorità), perché tende ad abolire ogni distanza tra il ricercatore e il suo dominio di ricerca. In questo, la fenomenologia assomiglia alla meditazione, che si mette in ricerca di uno stato non-duale nel quale l'opposizione tradizionale tra conoscente e conosciuto è sospesa. Per la fenomenologia, la meditazione è dunque ben più che un oggetto di studio interiore o esteriore: la meditazione rappresenta una variante del proprio metodo; è, forse, la sua disciplina sorella. Per valutare il grado di questa somiglianza, occorre installarsi nel cuore delle pratiche del fenomenologo e del meditante. In che cosa l'épochè (sospensione) si avvicina alla nirodha (cessazione) del meditante? Quale rapporto esiste tra riduzione fenomenologica, questo sguardo riflessivo portato sulla via della conoscenza pura, e la meditazione Vipassana, che proietta la sua luce analitica su ogni avvenimento mentale? Come la meditazione e la fenomenologia ci conducono in definitiva a vedere le cose come esse sono, cioè in modo nudo, innocente, ininterpretato?
Ospiti e parassiti. Questo libro racconta il loro favoloso banchetto. Libro d'orecchio e di bocca, di carestia e di uccisioni, di saperi e di asservimenti. Il parassitismo è un fenomeno logico, fisico, biologico, antropologico, economico-finanziario, ma anche informatico, sociologico, religioso, storico, etico e letterario. Il parassita è qualcuno che mangia presso un altro e a sue spese. È l'essere della relazione. È necessario alla relazione. Il parassita è essere e non essere. Inventa qualcosa di nuovo. Poiché non mangia come tutti gli altri, costruisce una nuova logica. Il parassita è un operatore, è un clinamen generalizzato. Il tempo irreversibile del vivente inizia con l'introduzione di un parassita. Nella vicinanza comune di ciò che si chiama inerte e di ciò che si definisce vivente, un certo virus si riproduce in maniera parassitaria. Il tempo irreversibile della storia inizia con l'introduzione dell'uomo parassita. Almeno a partire dall'agricoltura e dall'allevamento.
"Questo volume apre una serie di studi che non pretendono di essere continui, né esaustivi; si tratterà di qualche sondaggio in un territorio complesso. Il sogno sarebbe un lavoro di lungo respiro, capace di correggersi a mano a mano che si sviluppa, aperto alle reazioni che suscita, alle congiunture che gli toccherà d'incontrare, e forse a ipotesi nuove. I lettori che si aspettassero di apprendere in che modo per secoli la gente ha fatto l'amore, o come è stato vietato di farlo - problema serio, importante, difficile -, rischiano di restare delusi. Non ho voluto fare una storia dei comportamenti sessuali nelle società occidentali, ma trattare un problema molto più austero e circoscritto: in che modi questi comportamenti sono diventati oggetti di sapere? Come, cioè per quali vie e per quali ragioni, si è organizzato questo campo di conoscenza che, con una parola recente, chiamiamo la sessualità? Quel che i lettori troveranno qui è la genesi di un sapere - un sapere che vorrei riafferrare alla radice, nelle istituzioni religiose, nelle forme pedagogiche, nelle pratiche mediche, nelle strutture familiari, là dove si è formato, ma anche negli effetti di coercizione che ha potuto avere sugli individui, una volta che li aveva persuasi del compito di scoprire in se stessi la forza segreta e pericolosa di una sessualità." (Dalla prefazione dell'autore all'edizione italiana)
L'adolescenza è sempre un'età difficile, anche perché in questa fase di passaggio i nostri figli affrontano importanti problemi morali nel loro desiderio di autonomia. Come intervenire attivamente in questa crisi ed emergenza educativa? Come recuperare la relazione autentica, autorevole e aperta alla trasmissione di una vita valoriale e densa di significati? La sfida educativa vede al centro la capacità dialogica degli adulti, l'accompagnamento all'utilizzo consapevole dei social, l'intenzione conscia di offrire modelli di identificazione, e mira a creare ponti di trasmissione di saperi esperienziali, che facciano da guida nell'incerto periodo di sviluppo adolescenziale.
La partecipazione politica è essenziale per la democrazia, eppure sono molti gli equivoci creati dalle retoriche "partecipazioniste" e dall'uso strumentale e ideologico di processi partecipativi depoliticizzati. In questo scenario si collocano anche gli ecosistemi comunicativi digitali, che possono favorire lo sviluppo di culture e posizioni alternative ma che, al tempo stesso, sono situati dentro fenomeni sociali ed economici che ne limitano le potenzialità. Il volume analizza la partecipazione considerando l'esistenza di un doppio binario: da una parte, le lotte e l'impegno di associazioni, movimenti, gruppi sociali più o meno organizzati come pratiche di resistenza e difesa della democrazia; dall'altra, le procedure non inclusive, che finiscono per essere funzionali solo alla razionalità neoliberista. Emergono quindi forme di partecipazione "disconnesse" dalle cittadine e dai cittadini reali, esercizi a uso della nuova tecnocrazia dei processi di partecipazione, e funzionali solo alla legittimazione popolare di decisioni già prese. L'unica possibilità di "riconnessione" proviene dalla partecipazione come eguaglianza sostanziale nel prendere parte alla vita della comunità, dove si collocano le esperienze più innovative di partecipazione creativa che trovano nell'idea di "cura" non solo una risposta tattica all'interno della crisi ma anche un'inedita modalità strategica di azione politica.
In questo saggio Michel Maffesoli si propone di decifrare quella che chiama "religiosità postmoderna". Un percorso le cui tappe scandiscono il ritorno del sacrale: la riabilitazione dei sensi e della ragione sensibile, l'importanza della condivisione, del mistero, dell'iniziazione - ma anche il necessario ancoraggio alla tradizione. E' così che le figure cattoliche della Trinità o della comunione dei santi rappresentano per il pensatore delle "tribù" le metafore più adatte all'immaginario contemporaneo del sacro. Un saggio profondo, che offre al lettore non un ritorno alla religione tradizionale come istituzione e dogmatismo, ma una vera e propria rinascita del cattolicesimo ed una comprensione emotiva della trascendenza.