Luciano Fabro (1936-2007), dopo aver trascorso la giovinezza in Friuli si trasferisce a Milano nel 1959 dove diventa uno degli esponenti dell'Arte Povera, avviando una personale riflessione sul concetto di spazio e sulla sua fruizione. Alcune delle sue opere, realizzate in vetro, mettevano a confronto le opposte funzioni della trasparenza e della specularità, mentre altre, in tubolari di ferro, erano estremamente condizionanti la percezione dello spazio in cui erano accolte. Negli anni Settanta si collocano opere incentrate sulle specificità linguistiche della scultura, con l'utilizzo di materiali come il marmo o il bronzo accanto a vetro, tela, seta. La dimensione ambientale assume notevole importanza nei lavori successivi ('Habitat') accanto alla riflessione sulla prospettiva classica, evidenziata e messa in discussione in lavori come 'Paolo Uccello 1450-1989', al Castello di Rivoli (1989). Negli anni Novanta ha esposto in musei di grande prestigio internazionale (San Francisco Museum of Modern Art nel 1992; Centre Pompidou nel 1996, Tate Gallery nel 1997). Ha partecipato a manifestazioni internazionali come la Biennale Arte di Venezia e Documenta a Kassel.
Claudio Magris è nato a Trieste il 10 aprile 1939. Ha insegnato Letteratura tedesca all'Università di Torino e di Trieste. È Accademico dei Lincei e di altre accademie italiane ed estere. Ha ricevuto numerosi premi, fra cui il premio 'Strega', il 'Praemium Erasmianum' e il 'Principe de Asturias'. Collabora con "Il Corriere della Sera". Fra i suoi libri: 'Il mito absburgico nella letteratura austriaca moderna' (1963), 'Lontano da dove' (1971), 'L'anello di Clarisse' (1984), 'Illazioni su una sciabola' (1984), 'Danubio' (1986), Un altro mare (1991), 'Microcosmi' (1997), 'La mostra' (2001), 'Alla cieca' (2005).
Come andrà a finire? Con preoccupazione o curiosità, questa domanda ricorre nella vita quotidiana come nelle discussioni filosofiche. In questo libro ci si interroga sul destino dell'universo e si cerca di rispondere a diversi livelli, a partire dal minuscolo pianeta roccioso che occupiamo e che vive grazie al suo Sole, fino all'intero, maestoso, probabilmente infinito cosmo che possiamo osservare con potentissimi telescopi. La cosmologia e l'astrofisica ci consentono oggi previsioni affidabili: sappiamo ad esempio che il Sole evolve e che, tra circa un miliardo di anni, l'aumento graduale del suo flusso di energia renderà impossibile la vita sulla Terra. E noi, ammesso che riusciremo a perpetuarci così a lungo, potremo emigrare verso altri mondi? E quale sarà il destino della nostra Galassia? Un cosmologo di fama internazionale risponde, discutendo criticamente il grado di affidabilità delle possibili ipotesi. Perché ciò che è davvero importante non è solo la risposta, ma anche ciò che si impara cercando di rispondere.
È un’opera di taglio specialistico-accademico. Appartiene cioè al versante semiotico-linguistico della produzione di Paolo Jachia. Così l’autore: «L'analisi del Fu Mattia Pascal non vuole tanto o solo mostrare la sua “appartenenza” al modo carnevalesco e al genere del romanzo polifonico quanto e piuttosto la proficuità che questo tipo di lettura “bachtiniana” può portare alla comprensione di un testo fondamentale sia per la storia di Pirandello che per quella del genere romanzo ». Così invece, sempre nelle parole dell’autore, viene descritto l’esito sorprendente della ricerca: «I testi evangelici (e di conseguenza la figura di Cristo) sono un imprescindibile punto di riferimento dell’intero romanzo pirandelliano, caratterizzato non casualmente e per ben due volte, da passione morte e risurrezione del protagonista, una volta sotto il nome di Mattia Pascal, l’altra sotto il nome di Adriano Meis».
Il testo parte dall'analisi del tema della "cura", concetto riconducibile all'ordine simbolico materno e pratica diversa a seconda dei contesti umani, per esaminare poi il "desiderio di essere riconosciuto" come bisogno intrinseco di ogni individuo (principalmente sperimentato all'interno dell'ambito familiare). Lo studio, di conseguenza, stimola il discorso pedagogico e i professionisti dell'educazione a prestare particolare attenzione alle modalità di cura, un sapere di cui sono portatrici anche le famiglie straniere, le quali presentano spesso differenti modalità di relazione con l'altro.
Si legge nella Bibbia che uno dei compiti fondamentali del sacerdote è quello di insegnare a tenere distinto e separato ciò che è sacro da ciò che è profano, ciò che è impuro da ciò che è puro. Frase che contiene l'espressione di idee oggi malamente afferrabili, comprensibili solo come metafore indicanti valori affermati o traditi. Questo studio traccia la storia della categoria "sacro/profano - impuro/puro" quale si può ricavare dalla Bibbia e da molti altri scritti della cultura ebraica dalle sue origini fino al sorgere del cristianesimo. Un libro nel quale l'indagine storica non solo svela inaspettate trasformazioni di senso delle parole "sacro" e "impuro", ma mostra un'immagine inconsueta dei tanti volti del giudaismo e delle loro relazioni con la nascita del cristianesimo.
La religione dell'Israele antico; il giudaismo del Secondo Tempio, il periodo forse più tormentato e drammatico, ma anche creativo e decisivo, della storia millenaria di questa religione; il cosiddetto rabbinismo - cioè il tipo di ebraismo che si formò in conseguenza della crisi vissuta tra I e II secolo dell'era volgare e che ha costituito la forma dominante di ebraismo nei secoli successivi - e la formazione delle differenti tradizioni giudaiche; la diffusione della diaspora e, infine, le correnti riformate sorte tra Otto e Novecento che costituiscono il contributo più importante in periodo moderno alla storia della religione ebraica. Questo volume ha il pregio di fornire una ricostruzione completa e organica delle vicende che hanno portato alla elaborazione di un'esperienza religiosa centrata nelle relazioni problematiche e piene di tensione tra Dio e il popolo: Dio, Toràh, popolo ebraico e il rapporto tra questi tre elementi definiscono, dall'inizio a oggi, l'essenza del giudaismo.
La nuova edizione di un piccolo libro di grande successo. Attraverso le vignette a colori di Paolo del Vaglio, vengono rappresentate ottanta scene angeliche. Questa nuova edizione è giocata su un’unica vignetta, a quattro colori, dove battuta (derivata dal testo evangelico) e disegno si uniscono per offrire al lettore in un’unica soluzione un’acuta illuminazione di una scena evangelica.
Di questo libro così scriveva il grande Nazareno Fabbretti: “È un granello di senape, ma può mettere lunghe e fresche radici in chi sia disposto a tornare bambino per entrare nel regno dei cieli”.
Paolo del Vaglio , nato a Napoli, umorista grafico, è noto soprattutto per i suoi “angioletti” che appaiono sulle più prestigiose pubblicazioni di ispirazione cattolica e, naturalmente, sul quotidiano Avvenire. Premio Consiglio d’Europa (1984), premio Thomas More per un umorista cristiano (1992), “Dattero d’oro” a Bordighera (1999). Nel suo umorismo c’è sempre un soffio di umanesimo che manifesta le sue origini di insegnante di lettere. Al suo attivo ha diversi libri incentrati per lo più sui personaggi evangelici che interpretano nell’ottica religiosa e nella dimensione del sorriso la realtà umana.
I racconti trascritti con stile fluido da Paolo Valente sono dieci storie africane che provengono dal Benin e che appartengono alla tradizione orale di quelle popolazioni. Sono parole di saggezza universale e portano messaggi chiari e a tratti poetici.
Paolo Valente è nato a Merano, dove vive e lavora (valente.paolo@virgilio.it). Scrittore e giornalista, è stato direttore responsabile del settimanale altoatesino “Il Segno”. Ha svolto numerose ricerche sulla storia della sua terra, portandone in luce alcuni aspetti nascosti o rimossi. Ha raccontato la vita avventurosa di un cappellano degli operai (Un prete in miniera, EDB, Bologna 1993), la passione che muove al servizio i giovani volontari (Che fatica, che gioia, EGA, Torino 2003) e raccolto le testimonianze delle popolazioni dei paesi del Golfo di Guinea (L’albero dai fiori rossi, EMI, Bologna 2004-2006). In ambito narrativo ha pubblicato II maestro di Cordés (Praxis 3, Bolzano 1997), Di là del passo (Raetia, Bolzano 2003) e La città sul confine (OGE, Milano 2006). Per i più piccoli (e non solo) ha scritto L’orchetto volante (Panorama, Trento 2001) e una prima raccolta di favole del Benin (La papaia di Senan, EMI, Bologna 2006).
Alzare lo sguardo verso i monti equivale a elevarsi verso Dio, in un rapporto di amicizia e di fiducia che diventa preghiera nelle sue diverse espressioni. È questa, forse, una delle esigenze primarie della vita. Significa sapere che Dio è presente e ci ascolta anche se non sempre ci esaudisce perché è il Padre che ci dona ciò che è meglio per noi. Pregare è credere e fidarsi di Dio. È, come afferma l'autrice, "condurre a un incontro, è stabilire un collegamento: se si raggiunge questo scopo allora è preghiera". Tra i motivi di interesse della pubblicazione:- educazione alla preghiera come valore primario per la vita umana e cristiana; - educazione alla preghiera come dialogo e relazione di vita con Dio fuori del quale la vita è priva di riferimenti e di significato.In poche pagine si coglie una lunga esperienza offerta perché sia utile ad altri.
Questo manuale vuole fornire strumenti concreti per migliorare la comunicazione argomentativa e assertiva. Come una specie di centòne di tecniche e approcci, queste pagine mettono a disposizione del lettore più materiali tra i quali scegliere: l'autoaggiornamento, la somministrazione a terzi di un percorso formativo completo, l'impiego sporadico dei materiali.