All’esodo della Parola è applicabile la parabola del seminatore: parte del seme cade sulla strada ed è mangiata dagli uccelli, un’altra cresce stentata fra i sassi e presto si seccherà, solo una porzione è accolta dal buon terreno, che produce, comunque, in modo disomogeneo. Con eleganza e sapienza l’autore ci guida nell’affascinante viaggio della Parola lungo la storia, consapevole che di fronte a noi si estendono interi continenti e, per quanto si studi, se ne percorreranno solo minuscole porzioni. Le terre inesplorate avranno sempre infatti la prevalenza.
Pietro Stefani insegna alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e all'Università Statale di Milano. E' presidente del Segretariato attività ecumeniche e redattore della rivista "Il Regno".
Quali sono i motivi profondi che ci spingono ad aiutare gli altri? La domanda può suonare persino superflua visto che l'attenzione è spesso catturata dal «come» bisogna aiutare. In effetti in un tempo nel quale l'accento sulle competenze si fa, di giorno in giorno, più pressante, l'interrogativo non è banale: spesso le intenzioni non bastano. Tuttavia a fronte di ripetute chiusure presenti nella nostra società torna di nuovo urgente interrogarsi anche sul «perché». Sul piano sia individuale sia collettivo si afferma che bisogna aiutare gli altri per almeno cinque ragioni: perché conviene in una prospettiva tanto economica quanto relazionale; per un moto di compassione solidale presente nell'animo umano; perché è comandato in ambito sia religioso sia civile; per la radicale comune non autosufficienza della condizione umana; per non espandere il male presente nel mondo. Quando si analizzano questi motivi si constata la presenza di incroci e sovrapposizioni nelle motivazioni e nelle applicazioni; lo provano esempi tratti dalla vita e dalla Bibbia. Nell'animo umano vi sono infatti molte stanze e parecchie porte che le mettono in comunicazione reciproca. Nella prassi ritorna infine il problema del «come». Un punto resta saldo: la dignità della persona. «Posso darti una mano?», nella sua dimensione più profonda il rispetto contenuto in quel «posso» costituisce un aiuto maggiore dell'operatività espressa nel «darti una mano».
Come abitiamo la terra? E come la lasceremo alle future generazioni? Sarà ancora «casa comune» per la varietà dei viventi, oppure gli squilibri che osserviamo e sperimentiamo già oggi determineranno mutamenti irreversibili e condizioni sfavorevoli alla vita nelle sue diverse forme? Di fronte alla crisi ecologica attuale possono ben poco allarmismi e catastrofismi. Serve piuttosto un'assunzione di responsabilità, personale e collettiva, alimentata dalla conoscenza dei problemi reali e da una più profonda riflessione. Il volume approfondisce questo tema attraverso il contributo di tre autori: Jürgen Moltmann, tra i più attenti promotori della causa ecologica e delle sue implicazioni etiche e politiche; Pietro Stefani, che avvicina la crisi ambientale richiamandosi alla tradizione biblica; Paolo Trianni, che prende in esame il vegetarianesimo nei suoi intrecci con l'etica ambientale.
Nell'ambito dell'attuale riflessione teologica cristiana sul popolo ebraico è ormai dato per scontato che l'alleanza tra Dio e Israele non sia stata revocata. Da ciò consegue il fermo ripudio della teologia della sostituzione, secondo la quale la Chiesa definisce se stessa come il vero e nuovo Israele che subentra all'antico. Queste affermazioni, orientate a sviluppare un nuovo corso nei rapporti cristiano-ebraici, risultano però ancora incerte nel prospettare quale nuova immagine di Chiesa emerga da questo radicale mutamento. Poiché molte difficoltà dipendono da un'inadeguata impostazione del problema, il volume prospetta un cambio di approccio basandosi su un'approfondita ermeneutica di alcuni testi del Nuovo Testamento. L'indagine si incentra sulle conseguenze ecclesiologiche legate al fatto che l'elezione d'Israele avviene nei confronti degli altri popoli ed è quindi costitutiva della polarità Israele-Genti. Discorso analogo comporta il confronto con l'ebraismo definito in base a tre parametri fondamentali: Torah, popolo, terra. Da questa impostazione consegue la necessità di non presentare il cristianesimo come semplice universalizzazione dell'ebraismo. Definire la Chiesa come una comunità di chiamati da Israele e dalle Genti esige un ripensamento della categoria ecclesiologica di mistero, la riduzione del ricorso a parametri identitari per definire il cristianesimo e una nuova visione dell'inculturazione della fede.
Il grande Rabbi Yehudah soffrì per tredici anni poiché non aveva avuto compassione di un vitello portato al mattatoio. Ma poi fu risanato perché, citando un salmo sulla misericordia, salvò delle piccole donnole.Perché la compassione si dispieghi occorre che trovi almeno tre compagni di cammino. Ci deve essere sommovimento di viscere, vera vicinanza e la presenza di un positivo senso di colpa. Se siamo impassibili e guardiamo con distacco la sofferenza altrui, il cuore non è mosso a compassione e restiamo freddi, non compassionevoli, perché nessuno può essere coinvolto se resta distante.Una riflessione su tre radici verbali della lingua ebraica consente di approfondire il tema. La prima è connessa alle viscere o più specificatamente all'utero, la seconda all'abitare e la terza è legata a un'ambivalenza profonda poiché significa tanto pentirsi quanto consolare. Se non si avverte come sperequazione inaccettabile e ingiustificata il confronto tra la propria salute e la malattia altrui, tra la propria pienezza e la mancanza inscritta nella vita del nostro prossimo, tra la propria gioia e la tristezza dell'altro, tra la propria fiducia e l'altrui disperazione non si è mossi ad autentica compassione.
Nelle testimonianze dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti, il corpo - definitivamente trasformatosi in fumo e cenere per i "sommersi" - occupa sempre uno spazio centrale. Nel suo consumarsi e piagarsi esso è il luogo delle cicatrici eloquenti, della violenza subita, dello sforzo per la sopravvivenza, ma anche della carne spogliata della possibilità e della libertà di testimoniare qualcosa di "altro", come accade ai martiri. Il numero tatuato sul braccio delle vittime era, nella prospettiva di chi lo ha progettato, l'impronta tangibile della condizione di sottoumanità dei deportati, un marchio che espropria del "nome proprio" impedendo ad ognuno di diventare dignitosamente, umanamente, un "tu". Nella distruzione dei corpi, Auschwitz costringe i testimoni e i superstiti a ritrovare una parola irrimediabilmente privata della sua integrità, a riacquistare, per quanto possibile, le voci; a ridare lineamenti di volti umani a chi è stato reso fumo e cenere. E quindi, paradossalmente, a recuperare il fiato dei corpi dei vecchi e dei bambini - i primi a perire perché custodi della memoria e del futuro - riannodando i fili spezzati della continuità di un popolo.
Accostarsi alla Bibbia può rivelarsi una straordinaria avventura intellettuale, una fonte di emozioni, una ricerca di senso, un modo per porsi gli interrogativi più profondi legati all'esistenza. Per un occidentale, indipendentemente dal suo credo, non conoscere le Scritture significa rinunciare in partenza a comprendere appieno la civiltà in cui vive e molti valori e idee a cui si fa abitualmente riferimento. L'influsso della Bibbia sulle fedi, sui comportamenti, sulle mentalità e i costumi è di una vastità tale da rendere arduo tracciarne i confini. Di analoga entità è il peso delle tematiche in cui ci si imbatte scorrendo le sue pagine: creazione, peccato, pentimento, perdono, alleanza, liberazione, legge, grazia, amore, redenzione, speranza messianica, salvezza, giudizio, risurrezione dei morti. Lungo i secoli queste prospettive bibliche hanno alimentato la fede e plasmato le concezioni di moltitudini di persone e la loro incidenza è stata tale da estendersi anche al di là dei confini strettamente confessionali. Nel contempo, però, le Scritture restano testi largamente ignorati oppure proposti in modo fortemente semplificato per essere messi strumentalmente al servizio di visioni religiose o ideologiche.
Descrizione dell'opera
Il rapporto tra ebrei e cristiani ricorda quello dei due figli di Rebecca: Giacobbe ed Esaù. Due fratelli gemelli, così simili e così diversi: l'uno peloso e l'altro glabro, l'uno così forte, l'altro troppo furbo; si combatterono fin nel ventre materno per condurre una vita nello scontro, nella paura o nell'indifferenza reciproca. Ma poi l'impossibile accadde: dopo anni di separazione e pur tra mille sospetti e ripensamenti, le loro strade si incontrarono di nuovo e allora, corsisi incontro, si abbracciarono, si baciarono e piansero (cf. Gen 33,4).
Il volume intende fare luce sulla complessità delle origini cristiane e del giudaismo coevo, per leggerne vicinanze e richiami, difficoltà e malintesi. Nella prospettiva che le due strade si incontrino di nuovo.
Sommario
Prefazione (C.M. Martini). I. LA NASCITA PARALLELA DEL CRISTIANESIMO E DEL GIUDAISMO RABBINICO (G. Boccaccini). Introduzione. A. CRISTIANESIMO TRA NOVITÀ E CONSERVAZIONE. 1. Gesù ebreo: ma che tipo di ebreo? 2. Essenismo, enochismo e origini cristiane. 3. Il Messia Figlio dell'Uomo. 4. Il Messia cristiano e il perdono dei peccati. B. GIUDAISMO RABBINICO TRA NOVITÀ E CONSERVAZIONE. 1. L'origine sinaitica come mito fondante del giudaismo rabbinico. 2. Daniele e l'emergere di una tradizione proto-rabbinica. 3. 2 Maccabei e il problema del martirio. 4. I Salmi di Salomone e l'affermarsi del messianismo escatologico. 5. Lo Pseudo-Filone e l'eternità del patto. 6. 2 Baruc e l'esclusività della Torah. 7. Targum Neofiti, Abot e le origini del giudaismo rabbinico. Conclusione. 1. Le origini parallele di cristianesimo e giudaismo rabbinico. 2. Un futuro di riconciliazione. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE. II. EBREI E GENTILI NELLA CHIESA DELLE ORIGINI (P. Stefani). Premessa. 1. Chi è ebreo, chi è cristiano? 2. Paolo di Tarso ebreo o cristiano? 3. Ebrei, proseliti e timorati di Dio. 4. I molti volti del giudaismo del I secolo. 5. Alcune considerazioni sulla lettera ai Galati. 6. L'assemblea di Gerusalemme. 7. Il «sì» e il «no» ebraico a Gesù. 8. La riconciliazione in Cristo. 9. Ecclesia ex circumcisione et Ecclesia ex gentibus.
Note sugli autori
GABRIELE BOCCACCINI insegna giudaistica alla University of Michigan. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Il medio giudaismo. Per una storia del pensiero giudaico tra il III sec. A.e.v. e il II sec. e.v., Marietti, Genova 1993; Oltre l'ipotesi essenica. Lo scisma tra Qumran e il movimento enochico, Morcelliana, Brescia 2003; I giudaismi del Secondo Tempio, Morcelliana, Brescia 2008.
PIERO STEFANI insegna ebraismo presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano e dialogo ebraico-cristiano presso l'Istituto di Studi Ecumenici S. Bernardino di Venezia. È redattore della rivista Il Regno. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: L'antigiudaismo. Storia di un'idea, Laterza, Roma-Bari 2004; Gli alberi si misero in cammino. Visioni bibliche della politica, Cittadella, Assisi 2011; con G. Barbaglio Davanti a Dio. Il cammino spirituale di Mosè, di Elia e di Gesù, EDB, Bologna 32008; con C. Galli Non nominare il nome di Dio invano, il Mulino, Bologna 2011.
La corporeità umana, di cui la sessualità costituisce un aspetto fondamentale, si pone come tema di ricerca di diverse discipline. Ma nonostante gli sforzi analitici di sociologia, biologia, filosofia, storia e teologia, essa rimane sostanzialmente un mistero. Ci si può avvicinare alla sua essenza solo attraverso uno studio dei vari nessi che si intrecciano all'interno del complesso mistero dell'essere umano.
I contributi presentati nel volume trattano della relazione non sempre facile, ma fondamentale, tra religione ed esperienza del divino da un lato, e corporeità e sessualità vissuta materialmente e concretamente dall'altro. Nella loro varietà di prospettive, essi svelano scenari interessanti mostrando che questi aspetti non sono slegati l'uno dall'altro, ma intrecciati in tanti modi nell'incrocio tra religione, società e individuo corporeo.
I saggi sono il risultato di riflessioni maturate nel contesto di un laboratorio di pensiero rigoroso e libero da precomprensioni, uno spazio aperto di elaborazione sulle tematiche dei Gender Studies, connesse alle discipline teologiche e religiose che da circa dieci anni la Fondazione Bruno Kessler - Centro per le Scienze Religiose ha attivato nel quadro delle sue attività di ricerca, tra cui il seminario Gender, Sessualità, Religione tenutosi a Trento nel 2008.
Sommario
Introduzione. I. Corporeità da comprendere. Il contributo delle scienze naturali nella comprensione delle differenze sessuali (V. Chizzola). La religiosità ha un sesso? (S. Wendel). Una sessuazione non-segregante: il «terzo sesso» interpella la Bibbia (M. Perroni). Estatici e selvaggi: pratiche di «cross dressing» in alcuni esempi tratti dalla storia delle religioni (A.-K. Höpflinger). Essere creatura, diventare umano: una critica a Oliver O'Donovan (G. Loughlin). II. Corporeità da disciplinare. Maternità versus sessualità femminile: versioni cristiane di una contraddizione classica (A. Pedregal). Corporeità e sessualità in sant'Agostino: spunti per una lezione esemplare (A. Autiero). Ridendo con Aretino, ovvero: si può fare una storia del genere e del sesso dell'Italia pre-moderna? (G. Ruggiero). Carne negata, carne dovuta, carne inquisita fra XVI e XVII secolo (F. Alfieri). Qualcosa è cambiato? Corsi e ricorsi nell'immaginario erotico cattolico (G. Mannion). Cittadinanza sessuale e violenza religiosa nello Stato nazionale laico (L. Viefhues-Bailey). III. Corporeità da realizzare. Lance mistiche e teorie della sessualità (C.M. Furey). Sessualità e religione: ancora «diavolo e acqua santa»? (S. Knauss). Rendere «queer» la teologia morale: de-moralizzare e rimoralizzare la sessualità (R. Ammicht Quinn). «Queering» il corpo del Cristo: una lettura ecclesiologica (G. Ward).
Note sui curatori
ANTONIO AUTIERO (Napoli 1948) è professore ordinario di teologia morale presso la facoltà di teologia cattolica dell'Università di Münster. Direttore del Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento dal 1997, è membro, tra l'altro, dei gruppi di lavoro per la bioetica presso la Conferenza Episcopale Tedesca e presso la Commissione delle conferenze episcopali dell'U.E. di Bruxelles, nonché membro della Commissione Etica del governo federale tedesco per la ricerca sulle cellule staminali.
STEFANIE KNAUSS è dottoressa di ricerca in teologia. Ha studiato presso le università di Freiburg, Manchester e Graz e ora è ricercatrice presso la Fondazione Bruno Kessler - Scienze religiose di Trento. Nella sua ricerca si occupa soprattutto della corporeità nella religiosità e nella teologia, e della relazione tra teologia e cultura.
A metà strada tra esegesi e lettura spirituale, le interpretazioni proposte sono un invito a riflettere su come sia vissuta e rappresentata l'esperienza di Dio. Le pagine della Scrittura su Mosè ed Elia sono analizzate con l'aiuto della tradizione midrashica. Ribadito il carattere fondamentale della rivelazione a Mosè, si possono notare le somiglianze e le differenze con l'esperienza di Elia: dominano ancora le modalità mosaiche del dialogo come ascolto/silenzio, la forza dei luoghi (il deserto, la montagna), il fuoco, il vacillare dell'identità profetica, ma in un'atmosfera di maggiore solitudine e pericolo. Un altro mondo appare con il Nuovo Testamento: l'amore gratuito e incondizionato, la preghiera, la comunanza e la dedizione ai fratelli.