Questo libro vuole offrire ai cristiani dei nostri giorni, soprattutto ai più giovani, l'immagine di un loro coetaneo che per farsi santo non ebbe bisogno di rifugiarsi in un deserto né di chiudersi in convento o di condurre una vita ascetica caratterizzata da cilici, discipline e eccezionali digiuni, ma che seppe incarnare nella vita laicale l'allegria, la nobiltà e l'autenticità dell'essere umano, proteso a beneficare i propri simili, e traboccante di gioia e di pace; seppe inoltre offrire al mondo odierno, agli inizi del secolo XXI, l'ideale di un giovane cristiano secolare in sintonia col carisma di Domenico di Guzmán, entusiasta dello spirito di Caterina da Siena e infine infiammato dalla personalità di quell'altro celebre domenicano, definito "profeta apocalittico", che fu Girolamo Savonarola. Il protagonista di questa storia è un simbolo per la gioventù di ogni tempo: studente rimandato in qualche esame, sportivo e alpinista, amante perfino della confusione, dell'allegria e degli scherzi, impegnato nelle lotte politiche, amico e galante con le ragazze della sua stessa età; un uomo, insomma, un "uomo integrale", tutto d'un pezzo ma insieme coerente con la propria fede cristiana che lo portava a fare ogni giorno la Comunione e a prodigarsi nelle opere di carità distribuendo tutto quel di cui poteva disporre e tutto se stesso.
Le lettere di Van Gogh hanno almeno quattro elementi di eccezionale interesse. Primo: sono la più diretta testimonianza e fonte di dati per ricostruire la biografia del grande pittore, una biografia sulla quale si è sovrapposta una mitologia che spesso può essere "smontata" proprio grazie alle lettere. Secondo: nelle lettere, quelle al fratello Theo ma anche quelle a Gauguin e agli altri amici pittori, Van Gogh concentra una serie di riflessioni sull'arte e sulla pittura come pochissimi altri artisti sono stati capaci di fare. E cosi ci permette di capire le intenzioni che stanno dietro e dentro al suo lavoro, gli obiettivi che si è dato, la consapevolezza dei risultati raggiunti e l'insoddisfazione per quelli non ancora centrati. Terzo: le lettere sono il deposito di una quantità di disegni, alcuni primi getti di idee pittoriche che comunica al fratello o agli amici e che poi rielaborerà su tela; altri il corredo visivo che Van Gogh affianca alle parole per descrivere ai corrispondenti le tele già iniziate. Ecco: leggere come nasce l'idea di un quadro, vederne lo schizzo tracciato sulla carta e poterlo confrontare con il quadro poi realizzato significa entrare nella bottega personale di Van Gogh e cogliere la genesi delle sue opere più famose.
"Caro Theo": per molto tempo, dall'agosto 1872 fino al 27 luglio 1890, due giorni prima di morire dopo essersi sparato un colpo di rivoltella, Vincent Van Gogh scrisse al fratello Theo con una costanza che trova il solo termine di paragone nell'amore che egli nutriva per lui. Per molto tempo Theo fu il suo unico interlocutore; sempre fu quello privilegiato, il solo cui confidò le pene della mente e del cuore. Del resto, le lettere a Theo (qui presentate in una scelta che riprende, con qualche variante, la versione integrale apparsa in Italia nel 1959) costituiscono la gran parte dell'epistolario vangoghiano. Dalla giovinezza alla piena maturità, esse ci permettono di seguire, quasi quotidianamente, la vicenda artistica e umana del grande pittore.
Quali sono gli indici dello stile "moderno" nel cinema e nell'audiovisivo? Quali sono i contesti critici che su questo stile hanno lavorato e quali ne sono le implicazioni più profonde sul piano teorico? È utile oggi interrogare le pratiche del cinema internazionale e delle sue estensioni (dall'elettronica al digitale, fino alle forme ipertestuali e interattive legate a Internet e al Web) con gli strumenti che una teoria dello stile moderno può offrire? Coniugando insieme teoria del cinema e analisi testuale, questo libro intende contribuire a rispondere a queste domande e a costruire modelli interpretativi adeguati alla dimensione planetaria e comunicativa del cinema contemporaneo.
Il libro offre un panorama ricco e articolato sul passato e sul futuro delle immagini (cinema, televisione, fotografia, arti visive).
Una sorta di dialogo socratico tra un padre e una figlia di tredici anni ancora completamente ignara di tutto ciò che riguarda il sesso, a parte quello che ha già studiato a scuola o sentito dire dagli amici e dalla televisione. Con un linguaggio molto preciso, diretto e appassionato, e senza mai perdere di vista il proprio ruolo di padre, l'autore guida sua figlia attraverso un'analisi di tutti gli aspetti pratici e fisiologici del sesso. Partendo dal presupposto che il sesso è il più universale degli atti (il gesto necessario che accomuna uomini e animali), descrive in modo puntuale il ruolo giocato dagli organi, dagli ormoni e dal cervello nell'atto e nell'orientamento sessuale, abbandonandosi anche a riflessioni poetiche sul rapporto tra l'amore e il trasporto fisico, immaginando tutte le situazioni in cui la ragazza potrà trovarsi durante il suo percorso amoroso e cercando di fugare in lei tutte quelle paure che possono essere generate dall'inesperienza. Il fatto che sia proprio un padre a occuparsi dell'educazione sessuale di una figlia è il punto più sorprendente e interessante di questo colloquio. Priva di qualsiasi remora dettata da retaggi culturali o religiosi, questa conversazione risponde a ogni dubbio della ragazzina, facendo leva sul fatto che il sesso non si riduce solo alla sua manifestazione fisica, perché tutto deve sempre essere guardato alla luce dell'amore.
L'avventura più esotica ed esaltante che possiamo vivere oggi è dentro la nostra scatola cranica. Grazie all'impetuoso progresso delle neuroscienze, negli ultimi anni si è spalancato un continente incredibilmente affascinante e complesso, al centro del quale vi sono il cervello e le sue cellule, neuroni e sinapsi dove prendono vita tutte le azioni (e reazioni) umane: mangiare, bere e dormire, ma anche ridere e innamorarsi. Niente di meglio, per orientarsi in un simile viaggio, di un libro pensato come una vera e propria guida e di un accompagnatore del calibro di Jean-Didier Vincent. Con tutta la sua autorevolezza di studioso di fama mondiale e il contributo di esperti di diverse discipline, con una buona dose di humour e il giusto senso della suspense, guida alla scoperta del cervello e di tutte le sue meraviglie, ma anche delle sue insidie e dei misteri che tiene ancora riserva.
Le ventidue lettere scritte da van Gogh all'amico pittore Émile Bernard tra il 1888 e il 1889 sono un dialogo aperto e disteso sui massimi temi dell'arte. L'arte come vita: le difficoltà del mestiere, la miopia del mercato, le tentazioni delle grandi città. L'arte come tradizione: la folgorante sicurezza di Rembrandt, l'umile realtà di Millet, la sacralità esplosa di Delacro ix, L'arte come scelta sociale: un modo di esserci, di essere uomo del proprio tempo, fino alle soglie dell'utopia. Le lettere vengono qui proposte in una nuova traduzione, che restituisce il ritmo barbaro, l'immediatezza del parlato, le invenzioni sintattiche e ortografiche del francese di van Gogh, spesso modulato sulla lingua olandese materna. Completa il volume un ricco apparato di note a cura di Maria Mimita Lamberti, che contestualizzano, circoscrivono, restituiscono spessore storico a una figura ormai leggendaria.