A settantaquattro anni, il grande biologo e scrittore canadese David Suzuki raccoglie le idee che nel corso della sua vita lo hanno portato a combattere in prima linea in difesa di un mondo più sostenibile. Le sue battaglie di sensibilizzazione su temi quali il surriscaldamento del pianeta, l'impoverimento degli oceani e la necessità di un futuro basato sulle energie rinnovabili e sulla sostenibilità, hanno fatto di lui un indiscusso pioniere per intere generazioni di ambientalisti. Ecco ora il suo testamento, un viaggio attraverso il quale Suzuki elabora con passione e ironia la difficile risposta a una grande domanda: "Se avessi un'ultima lezione da dare, cosa direi?". Traendo spunto dagli illuminanti insegnamenti della natura - come l'incredibile storia delle molecole di argon o il ruolo cruciale del salmone nel rendere fertili le foreste - Suzuki ci dimostra che dobbiamo, o almeno possiamo, credere che il nostro pianeta abbia ancora una speranza per il futuro. A una condizione: comprendere la reale entità della nostra situazione e agire. Come scrive Margaret Atwood nella prefazione, quello di Suzuki è "un racconto di verità sul difficile mondo in cui viviamo, ma anche un racconto di speranza: la nostra occasione - se saremo in grado di coglierla - per un'opportunità di bellezza, di stupore e di comunione con il resto del creato".
"Questo libro raccoglie stralci di editoriali, dichiarazioni e interviste dei più importanti economisti italiani apparsi sui maggiori quotidiani, contiene un'impressionante sequela di clamorosi errori di valutazione dei migliori cervelli italiani. E proprio per questo è la dimostrazione del bluff di questa disciplina di studio e delle sue formule matematiche. È evidente, leggendo gli articoli scritti prima e durante lo scoppio della crisi, quanto le teorie abbiano azzerato la capacità di un'intera classe di studiosi di elaborare i dati che la realtà metteva a loro disposizione. Non li capivano? Li sottovalutavano? Oppure, semplicemente, era meglio non approfondirli?" Marco Cobianchi
"Vivere con lentezza" è un serio e giocoso invito a prendersi i propri tempi a discapito della frenesia di oggi, a cui tutti sembrano adeguarsi. Sono piccole azioni per grandi cambiamenti, che permettono di vedere un mondo percepibile solo al ralenti.
Un manuale per coloro che vogliono diventare giornalisti, ma in realtà espressamente rivolto ai lettori di giornali. Il protagonista immaginario è un Giovane Redattore al quale vengono spiegate le regole che governano la vita quotidiana di tutti i giornali italiani e che si possono riassumere nella Norma Generale del Giornalismo Universale e nelle 15 Leggi Generali della Redazione. Un viaggio nel cuore della vita di una redazione che spiega che cosa succede veramente in una riunione di redazione, che cosa è un "Viaggio merenda" (e perché i giornalisti vi sono invitati) o una "marchetta" (della quale l'autore stila una scientifica e sarcastica classificazione, da quella politica a quella pubblicitaria, fino alla più misteriosa "marchetta rotante"), come gli uffici stampa riescono a influenzare le scelte di un giornale e come sia possibile che le interviste siano tutte, contemporaneamente, un po' vere e un po' false. L'autore è un giornalista milanese di ventennale esperienza e lavora in uno dei più diffusi giornali italiani.
Di fronte alle sfide sempre più inquietanti del futuro, il nostro modo di pensare vacilla e i quesiti posti dalla storia, dalla scienza e dalle nuove tecnologie restano senza soluzioni. Come affrontare un avvenire così pieno di incognite? Come reagire alla cronaca di questi anni tra guerre, fondamentalismi e angosce planetarie? L'autore cerca di rispondere a questi interrogativi attraverso il ritorno alle radici della cultura occidentale. È l'Illuminismo, scrive Postman, con le sue idee di progresso, democrazia e libertà, che può darci ancora una volta le risposte che cerchiamo.
L'autrice di questo libro scava nella storia, cerca le motivazioni e le conseguenze di un modo di agire, come quello filantropico, che può estendersi a tutto il mondo sviluppato, diventando un nuovo modello. L'economia del bene è il racconto aggiornato e pieno di stimoli di come la generosità e la filantropia abbiano contribuito alla nascita delle istituzioni liberali che, loro volta, sono divenute la base delle conquiste economiche, sociali e politiche su cui poggia la nostra civiltà.
Da quando esiste l'economia e il potere del denaro, gli ingranaggi della creazione della ricchezza trascurano gli interessi della maggior parte dell'umanità. A dispetto, almeno in Occidente, della lunga tradizione democratica, le forze dominanti dell'economia tendono a fare i conti solo con se stesse, senza considerare i diritti e le necessità vitali di chi non ha potere economico né vera rappresentanza politica. Ma qualcosa, scrive William Greider in questo libro, sta cambiando. L'autore spiega perché oggi non siamo più impotenti di fronte alle ingiustizie del potere economico. E come possiamo rendere il capitalismo più rispettoso dei bisogni reali delle persone.