Un'opera sistematica in cui si porta ad unità il pensiero di Agostino d'Ippona sulla Bellezza. La ricerca inizia con lo studio dell'antichità classica, ritenuta meta necessaria e obbligata, per capire come, attraverso l'eredità platonica, aristotelica e plotiniana, si è avuta la progressiva trasformazione dei concetti agostiniani inerenti all'idea del Bello e della Bellezza. Viene sviluppata la riflessione metafisica sulla bellezza presente nella struttura del cosmo, insieme all'ascesa bella e sofferta dell'animo di Agostino. Una ricerca così vissuta nell'uomo interiore tra Verità e Bellezza, tra segni e simboli, con una scala di valori sempre più crescenti e totalizzanti.
Quando si festeggia un compleanno, di solito durante il brindisi ci si rivolge al festeggiato e gli si augura "Cento di questi giorni!". Il riferimento, per lo più simbolico, è a una vita piena di soddisfazioni e di bene, nel ricordo di un giorno speciale, quello della nascita. E quando si festeggia il compleanno di una persona con disabilità intellettiva, qual è lo sguardo con cui si considera il suo futuro? "Cinquanta di questi giorni" è una provocazione a riflettere sul fatto che talvolta il nostro modo di pensare alla vita delle persone con disabilità intellettiva è limitato, .dimezzato.. "Cinquanta di questi giorni" è il titolo del cortometraggio scritto e diretto dai registi Matteo Maffesanti e Davide Pachera - con la supervisione scientifica di Angelo Lascioli - e prodotto da Paolo Filippini. Il volume "Cinquanta di questi giorni. Per pensare la sessualità del disabile intellettivo", scritto da Angelo Lascioli in collaborazione con Rosangela Pezzetta, Fabio Tosini e Catya Flori, offre ai lettori una guida ragionata al filmato e un percorso per guadagnare culturalmente il valore e il rispetto del diritto all'affettività e alla sessualità per le persone con disabilità.
Il presente saggio intende rivisitare un testo latino della fine del IV secolo. Viene confermata la non paternità eusebiana. "Amicus Eusebius, sed magis amica veritas" commentò, a suo tempo, Michele Pellegrino! Si tratta di una sorta di "manuale" destinato ai catechisti che avevano il compito di istruire i catecumeni presentando loro i contenuti essenziali della fides nicena.
Il testo si pone l'obiettivo di richiamare l'attenzione sul significato della programmazione sociale e di sollecitare, in specifico, gli operatori sociali a considerarla uno strumento essenziale per il proprio intervento, nel quadro normativo che definisce le responsabilità pubbliche ai vari livelli. Questa sollecitazione scaturisce dalla valutazione che il lavoro sociale ha una sua validità se è parte di un sostanziale disegno di rinnovamento della società o di settori della stessa, o di specifici programmi di sviluppo. Il testo ricostruisce, in sintesi, il cammino politico e culturale per giungere alla prima programmazione nazionale e conseguentemente a porre in evidenza i suoi sviluppi con il decentramento dei poteri a livello degli enti locali. Sarà nelle nuove realtà territoriali che si riconoscerà essenziale lo strumento programmatorio per lo sviluppo delle politiche territoriali. A questo fine assumeranno significato: il territorio quale ambito definito amministrativamente; la funzione politica e la funzione tecnica; le fasi metodologiche per garantire scientificità alla programmazione stessa.
Il testo vuole suggerire come orientarsi fra i disturbi psicologici più diffusi nella popolazione scolastica in età evolutiva. La prefazione è a cura di Giorgio Vacca.
Vengono qui raccolti i saggi, per una buona metà inediti, che per circa un trentennio hanno accompagnato la riflessione filosofica svolta dallo scrivente in margine al mestiere o, se si vuole, alla professione di storico della filosofia, in particolare della filosofia dell'Ottocento e del Novecento. Maurizio Mangiagalli insegna Storia della filosofia presso la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA) di Roma, e Filosofia Morale nella Sede di Gubbio della stessa Università.
La crisi nella quale versa l'uomo contemporaneo tende nientemeno che alla dissoluzione dell'umanità e può essere intesa come la nullificazione dei valori che provengono dalla tradizione dell'Occidente, frutto della straordinaria confluenza di rivelazione ebraico-cristiana, pensiero greco e diritto romano: la religione, la patria, la famiglia, il lavoro. In questo libro, dopo aver esaminato a fondo le dinamiche nichilistiche contemporanee, l'autore elabora un'originale filosofia dell'esperienza ulteriore, vale a dire la proposta di una ricostruzione verticale dell'esistenza, che possa indurre a guardare alla vita non come a una lunga preparazione alla morte, ma come al denso spazio dell'attesa.