In questi tre volumi le Edizioni Ares ripropongono fedelmente in copia anastatica la monumentale opera ottocentesca di Giacomo Margotti "Memorie per la storia dei nostri tempi", salvandola dall'oblio. Sacerdote e giornalista, amico del papa e conosciuto nella Corte dei Savoia, Margotti fu elemento di primissimo piano nel panorama culturale e politico ottocentesco. In sei volumi, raccolti fin dalla seconda edizione nei presenti tre tomi, egli racconta il Risorgimento come lo ha vissuto giorno per giorno, dando dettagliata cronaca di quanto successe negli anni 1856-1866. Come un coraggioso giornalista d'inchiesta, Margotti ebbe una vita avventurosa e scampò miracolosamente a un attentato il 27 gennaio 1856; e quando, un anno più tardi, divenne deputato, la sua elezione fu arbitrariamente invalidata. In effetti, in queste pagine si rivive in presa diretta come corruzione e tradimento siano state le armi principali utilizzate dal potere sabaudo nella campagna di unificazione, pervenendo a una lettura del Risorgimento assolutamente in controtendenza rispetto a tutta la storiografia tradizionale successiva. Questo perché, sottolinea la storica Angela Pellicciari nella sua introduzione, sono sempre i vincitori a scrivere la Storia e si tendono a cancellare le tracce degli oppositori che ne denunciarono soprusi e ingiustizie.
È dal 25 giugno 1981 che la Gospa (Madonna in croato) appare ogni giorno per dirci che esiste un Padre nei Cieli, su cui vale la pena scommettere sé stessi. La sua preoccupazione? «Vi voglio tutti salvi. Tendete al Cielo!». Queste pagine danno conto del cammino di conversione dell’Autore e si propongono come uno strumento originale per interpretare Medjugorje e vivere con frutto il pellegrinaggio. In stile giornalistico sono poi ripercorsi tutti i fatti salienti di questo grande avvenimento attraverso la viva voce dei principali protagonisti. Caniato, infatti, ha tradotto qui anni di incontri e di interviste con i sei veggenti, con padre Livio Fanzaga di Radio Maria, con altri personaggi del posto, fra cui Jelena Vasilij e padre Jozo, parroco di San Giacomo all’inizio della nostra storia. Ma prendono la parola anche tantissime persone guarite nel corpo e, soprattutto, nello spirito; come la principessa Milona d’Asburgo, o i responsabili di diverse comunità religiose e di accoglienza presenti oggi nel villaggio della Vergine. Uomini e donne che hanno lasciato casa, lavoro, sicurezze umane, e che ora o vivono in Bosnia o in ogni caso si dedicano con generosità al servizio degli altri; segni vivi di questo luogo speciale, dove veramente si fa esperienza dell’amore di Dio e ci si sente chiamati a cambiare vita.
Gli obiettivi che la scienza moderna agli inizi si è posta erano «grandiosi»: essere la vera filosofia, che rivelava il mondo com’è realmente, alleviare le fatiche degli uomini, rendendoli padroni della natura, e renderli felici, insediandoli nel posto che spetta loro nel creato. Anche il suo procedere dal Seicento a oggi è stato apparentemente un grande successo, ma di fatto si è tradotto in un «itinerario dello smarrimento», che ci ha condotti all’insignificanza. Questa è la tesi provocatoria, ma purtroppo ben motivata, che scaturisce dall’analisi della scienza moderna dipanata in questo consistente saggio da Olivier Rey, matematico e filosofo, perciò esperto conoscitore dall’interno del mondo scientifico dei temi che affronta. Ripercorrendo il cammino della scienza nelle sue tappe più rilevanti, come la matematizzazione della natura e l’adozione del metodo sperimentale, Rey evidenzia come il soggetto (divino e umano) sia svanito nel processo di oggettivazione del reale e anche l’oggetto sia poi stato risolto negli schemi e parametri in funzione dei quali è spiegato il suo comportamento nelle diverse circostanze. Così, gli interrogativi filosofici sul mondo sorti sin dall’antichità non possono più essere posti, perché non ci sono più azioni libere: ciò che l’uomo credeva di trarre dalla propria interiorità non è che il risultato di processi anonimi che lo determinano interamente. Bisognerebbe compiere, conclude Rey, un «passo di lato», ritrovando nella cultura la mediazione tra il soggettivo e l’oggettivo, ma la scienza si oppone, perché la cultura implica l’inscrizione in un contesto storico-sociale, mentre è proprio nell’oblio del suo passato che la scienza progredisce più in fretta.
Il 13 marzo 2013, quando il nuovo Papa, con il sorprendente nome di Francesco, si affacciò alla Loggia della Basilica di San Pietro e chiese ai romani e al mondo una preghiera silenziosa per il suo predecessore e poi per sé, fu subito chiaro il nuovo stile del 265° successore di san Pietro. Uno stile che fin dalle primissime settimane del pontificato ha fatto breccia nel cuore non solo dei cattolici, ma anche dei fedeli di altra (o di nessuna) religione. Ma chi era il cardinale gesuita Jorge Mario Bergoglio, e chi è Papa Francesco? Alla domanda, non solo di curiosità, hanno risposto parecchi instant book e il libro di Mariano Fazio ha la peculiarità di presentare "le chiavi del suo pensiero", con riferimento ai testi e, soprattutto, con la testimonianza della frequentazione personale con il cardinale arcivescovo di Buenos Aires. L'analisi dei capisaldi della spiritualità del nuovo Papa - la centralità dell'unione con Cristo e il primato della preghiera, la missionarietà di ogni cristiano, chiamato a uscire verso le periferie esistenziali; l'affidamento costante alla misericordia di Dio; il valore delle devozioni; l'inesausta passione per il dialogo che cerca convergenze - s'intrecciano al racconto, ricco di aneddoti.
Più che un ragazzo, Pietro è un anti-principe: abiti sciupati, temperamento logorroico, famiglia bizzarra, ritardo cronico, imprevedibilità, mani bucate... Marcella, che all'opposto è laureata in Matematica e legata a schemi mentali prevedibili, deve far la scelta più importante della sua vita: scommettere o meno se il corteggiatore stravagante sia proprio l'uomo per sempre. Dopo due anni d'incontri fatti di imprevisti, tra Milano e l'Emilia, la protagonista deve ammettere di sentirsi a suo agio solo con lui, come in un paio di scarpe comode. E allora - davanti all'alternativa di continuare a rincorrere il modello d'uomo perfetto - fa la scelta che ogni altra ragazza avrebbe fatto al suo posto: opta con decisione per le scarpe. Un interno familiare realistico e frizzante. Con scrittura umoristica l'autrice tratteggia da punti di vista inusuali le diversità tra maschile e femminile. Protagonisti del racconto sono due giovani che trovano il coraggio di metter su casa, famiglia e figli. E nel quotidiano rapportarsi, si fissano sulla pagina due particolareggiatissimi ritratti di una lei e di un lui che, mettendo in comune prima i sogni e le speranze, poi la vita stessa, si scoprono complementari. Vivono felici perché giorno dopo giorno riconoscono l'uno nell'altra non certamente il Principe e la Principessa delle fiabe, ma quell'unicità della persona amata che la rende speciale rispetto a tutte le altre.
Adolescenza e preadolescenza: come superare lo tsunami - La crisi del primo figlio - Donne: carriera e/o maternità? - E se il padre è assente? - Parlare di sesso ai bambini, si può o non si può? Tutti i temi più caldi dell'educazione nelle risposte di una psicologa che aiuta a riscoprire la passione per crescere i figli. La più straordinaria avventura della vita. Dopo "La famiglia imperfetta" e de "La coppia imperfetta", Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, è stata letteralmente invasa di lettere di genitori che vogliono migliorare il loro modo di educare i propri figli. In questo libro si raccolgono le risposte alle questioni più urgenti, dalle crisi adolescenziali alle fratture della comunicazione. Tutto all'insegna del buonumore, della fiducia nell'altro e di una speranza ancorata a un solido realismo.
È facile constatare che la parola amore, pur essendo la parola chiave, è anche la più confusa, non solo nel mondo secolarizzato, ma anche tra i cristiani. Ciò che più danneggia la convivenza umana è il fatto che tutti credono di sapere che cosa sia l’amore. Ma chi entra nei sentieri autentici dell’amore fa sempre nuove scoperte e impara a non attribuire agli altri i propri errori. C’è una sola arte da imparare: quella di amare.
L’amore ha tanti aspetti che non si imparano, non solo nel sentimento, ma anche nella ricchezza emotiva che governa il cuore nel profondo. Eppure l’amore vero è molto di più rispetto al sentimento e all’emotività, e oggi esige molto «studio». Amare è un verbo e occorre saperlo coniugare in molti modi.
Ugo Borghello affronta qui in maniera radicale le prospettive del vero amore cristiano, ma anche le sue malattie. Ci insegna a distinguere tra fede – l’adesione profonda a Cristo – e religione – l’insieme di pratiche e preghiere. A distinguere tra carità – amore incondizionato alla persona, a tutte le persone – e opere di carità – i tanti gesti di servizio che si possono compiere anche senza un corrispettivo di amore vero. Ci insegna che ognuno appartiene a un gruppo primario per il quale è disposto a dare tutto, e che pertanto è auspicabile che tale gruppo sia la comunità cristiana. La Nuova evangelizzazione dipende in gran parte dal far sorgere innumerevoli comunità primarie, come fu per i primi cristiani. Avanti così nell’analisi, si resta convinti che tutti abbiamo bisogno di ritornare continuamete alla fonte gratuita della fede e dell’amore, con una lotta ascetica che renda efficaci anche le nostre miserie.
Aelredo di Rievaulx (1110-1167), monaco cisterciense inglese, è «uno degli umanisti più delicati del suo secolo» (H. De Lubac). La sua opera si colloca nell’alveo della «teologia monastica», che non mira a «conoscere» (scire) i misteri indagandoli razionalmente, bensì a «vivere» e «gustare» (sapere) l’esperienza dell’amore divino, anelando a congiungersi misticamente a Cristo, vera sapienza («l’amore stesso è conoscenza»). Nell’Autore essa diviene una «teologia della relazione», in cui prendono reciprocamente senso l’amore di Dio, di sé e del prossimo. «Il nostro Aelredo è quasi un altro Bernardo», suonava un detto dei cisterciensi del suo tempo, e ciò basta a darcene la statura.
L’amicizia spirituale è la sua opera più famosa, unica nel suo genere nel Medioevo monastico, scritta in forma di vivace dialogo. Emerge dall’esperienza vissuta, illuminata dagli studi, e rivela ancor oggi la sua attualità. Secondo l’Autore, è presente nell’uomo una naturale vocazione all’amore, di cui l’amicizia, non quella carnale e mondana, emotiva e utilitaristica, ma quella spirituale, fondata sulla virtù, rappresenta l’eccellenza: ponendo in Cristo la sua origine e il suo fine diviene un’esperienza dell’amore di Dio e «un’anticipazione della beatitudine celeste». Aelredo ha esaltato il valore dell’amicizia anche all’interno della vita claustrale, superando la diffidenza di tutta la tradizione monastica, che la considerava un elemento di disturbo perché capace di creare piccole isole all’interno della comunità.
Gesù a dodici anni è un breve trattato di meditazione «affettiva» sull’episodio dello smarrimento e ritrovamento di Gesù a Gerusalemme dopo tre giorni (Lc 2, 42-52), di cui offre un’interessante interpretazione letterale, allegorica e morale: i luoghi dell’infanzia di Gesù corrispondono alle tappe di perfezionamento spirituale che l’anima del fedele deve percorrere per restaurare la propria immagine divina, secondo cui è stato creato. La sensibilità e la delicatezza con cui l’Autore tratta la materia ne fecero un’opera molto amata nel Medioevo, che circolò fino al Settecento sotto il nome di san Bernardo, indice dell’alta considerazione riscossa.
Vita, opere, spiritualità della prima donna stimmatizzata che la Chiesa ha riconosciuto santa. Questo libro attinge a documenti inediti del processo di canonizzazione e degli archivi della famiglia Giannini (di cui fa parte Gemma Giannini, coautrice di questo volume con Giuseppe Farinelli, da sempre studioso e prima ancora devoto della giovane mistica lucchese), dove Gemma Galgani visse gli ultimi tempi fino alla morte, che la prese con sé a soli 25 anni.
Qui si svelano, fra l’altro, le apparizioni a Gemma Galgani del suo Angelo custode, di san Gabriele dell’Addolorata, della Madonna, e, infine, di Gesù; la descrizione di ciò che accadde nel momento della stimmatizzazione alle mani, ai piedi e al costato; le manifestazioni del demonio, le continue tentazioni e le lotte con lui. Finalmente «un’opera veramente completa», come l’ha definita nella sua Prefazione l’arcivescovo di Lucca mons. Italo Castellani, «che affida alla nostra sensibilità una santa in una forma moderna, avvicinabile da tutti nella sua vita, nei suoi scritti e, soprattutto, nella sua eredità spirituale».
GLI AUTORI
Giuseppe Farinelli è ordinario emerito di Storia della Letteratura moderna e contemporanea nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e, dopo essere stato direttore dell’Istituto di Italianistica, dirige oggi la rivista di critica letteraria «Otto/Novecento». Autore di molti volumi di carattere critico e storico, per Ares ha già pubblicato in questa stessa collana Profili, «Allora non è pane!». Vita di san Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars.
Gemma Giannini, lucchese, è insegnante di Lettere e presidente del Centro di Cultura dell’Università Cattolica nella sua città. Nata nella grande famiglia Giannini, è pronipote del cavaliere Matteo che ospitò santa Gemma; suo nonno era Gabriele, nato nel 1900, fratello di Eufemia, poi diventata madre Gemma.
L'Opus Dei è la prima e finora unica prelatura personale della Chiesa cattolica. Ma che cosa sono, esattamente, le prelature personali previste dal Concilio Vaticano II? Questo studio ne traccia il nitido profilo teologico e canonico, attingendo anche all'esperienza pastorale dell'Opus Dei, fondata da san Josemaría Escrivá nel 1928. L'innovativa interpretazione dell'autore si basa sul rapporto tra il sacerdozio comune dei fedeli laici e il sacerdozio ordinato dei chierici, che innerva la struttura della Chiesa stessa.
È ancora possibile essere "padre" in Occidente, dopo 40 anni spesi a definirlo superfluo e a cancellarne la presenza (come nelle leggi sull'aborto), o a renderla facoltativa (in quelle sul matrimonio e l'educazione dei figli)? Secondo l'autore sì. Perché oltre al padre naturale, riconosciuto e bistrattato a seconda degli interessi del potere, è sempre presente in noi la forza psicologica del Padre, immagine archetipica, "risorsa personale cui l'essere umano da sempre si rivolge con il pensiero e il sentimento quando la sua libertà è in pericolo". La mancanza di libertà è per Claudio Risé all'origine della coazione a ripetere e quindi della malattia psichica, dalla quale l'energia di vita del Padre guarisce e libera. Egli è "il luogo dell'altrove" che aiuta il figlio a crescere in autonomia, donandogli un amore aperto al trascendente. "Un libro coraggioso", rileva il filosofo Pietro Barcellona nella Prefazione, "perché non solo propone la centralità della figura paterna nella formazione della persona libera da ogni coazione a ripetere, ma anche perché in controluce fornisce una diagnosi impietosa delle condizioni mentali, individuali e collettive della nostra epoca, ...in cui i giovani abitano una terra di nessuno dove non ci sono più leggi né princìpi perché è venuta meno la riferibilità dei comportamenti a modelli normativi umani maschili e femminili che possono strutturare processi di trasformazione oltre il puro stadio pulsionale".
La figura del "cane" che nel profondo silenzio della notte ulula e trema suscitando pietà esprime, in "Così parlò Zarathustra", il "dolore" di Nietzsche e anche, secondo Romano Guardini, l'orrore che promana dalla dottrina dell'eterno ritorno, il messaggio che non esiste nulla se non il mondo finito. Nietzsche, sostiene Gianfranco Morra in questo saggio, è acuto nel descrivere l'uomo decadente della modernità, ma si rivela incapace di un progetto positivo di recupero: distrugge ogni fondamento della civiltà europea e cristiana, trovandosi poi del tutto privo di ogni criterio di ricostruzione che non sia quello soggettivo del gioco e dell'arte o, peggio, quello oggettivo della selezione e dell'allevamento. Morra sostiene la necessità di "andare 'oltre' Nietzsche, nel senso che dobbiamo riflettere a fondo sulla perentorietà della sua critica, ma in nessun modo 'con' Nietzsche, nel senso che nulla del suo progetto di recupero appare sensato o realizzabile". Il volume è arricchito da un'ampia antologia dalle opere del filosofo tedesco, la cui scrittura aforistica, allusiva e spesso enigmatica mantiene una forte carica suggestiva. In appendice è illustrata l'enorme influenza che la filosofia di Nietzsche ha esercitato ed esercita sulla cultura contemporanea, nella letteratura, nell'arte, nella musica, nel cinema.