Il mondo in un possibile futuro. La Chiesa cattolica ha esteso il suo potere instaurando in Italia una teocrazia e controllando ogni aspetto della vita politica e sociale. Il Papa governa un feroce sistema inquisitoriale. L'eroe di questa sacra rappresentazione esplosa è Domingo Salazar. Orfano, allevato dai domenicani, è diventato un agente segreto pontificio, o meglio, un cane sciolto, che non disdegna l'amicizia del musulmano Guntur e combatte con ogni mezzo lecito e illecito gli atei, i negatori di ogni fede e senso dell'ordine cosmico. L'incarico che Salazar ha ricevuto da un misterioso Vicario è di catturare Ivan Zago, l'imprendibile capo dei nemici della Chiesa, e di sventare l'attentato che incombe sulla cerimonia per la santificazione del Santo Padre. Ma nella polizia vaticana qualcuno ordisce altre trame e Domingo da cacciatore, sta per diventare preda. Diego Marani ci porta con il suo nuovo romanzo, veloce e pieno di sorprese, nel cuore segreto e inquietante di un nuovo impero del male.
"'Torniamo al passato, faremo un progresso': questa citazione da Verdi suona in perfetta sintonia con il ritorno a me stesso che l'esercizio di questo libro comporta. Ciò che dico, infatti, non ha altro significato se non in quanto frutto di una lunga vita, nel corso della quale ho conosciuto, incontrato, scoperto molte cose, e vissuto le esperienze più varie. Un tale accumulo di memoria umana costituisce un tesoro di senso. E il fatto di avere attraversato un secolo pieno di invenzioni, speranze e orrori, di avere pienamente vissuto quell'avventura, che fonda la mia attuale credibilità. Perché forse ho un debito di senso con la vita - e posso permettermi, oggi, di restituirlo tramite la mia testimonianza." (Stéphane Hessel)
Quale idea abbiamo del mondo? Se pensiamo al nostro mondo personale, oppure al mondo circostante, all'intero orbe terracqueo o all'universo tutto, ci accorgiamo di averne numerose e differenti. Qual è, allora, l'essenza vera "del" mondo" o di "un" mondo? Dall'antichità classica fino alla modernità degli ultimi quattro secoli si sono intrecciate o distinte molteplici teorie del mondo, coinvolgendo fisica e metafisica, geografia e storia, astronomia e astrologia, scienze sociali e religione, ecologia ed economia, filosofia e arte. Ma le interpretazioni del mondo, via via costruite, decostruite e ricostruite, quale forma del mondo hanno potuto evocare? Il libro di Mario Gennari, attraverso il tempo e lo spazio, porta le tre domande sull'idea, l'essenza e la forma del mondo verso ciò che le riassume: "L'eidos del mondo". Questo fa da titolo al libro, conducendo il lettore oltre il labirinto delle cosmologie, delle poetiche e delle enciclopedie, fino a giungere al duplice rispecchiamento tra la formazione del mondo e il mondo della formazione.
"Memorie da una casa di morti" è un romanzo di Dostoevskij scritto dopo aver scontato la pena in Siberia e pubblicato tra il 1861 e il 1862. L'opera è in parte autobiografica e in parte ispirata a situazioni che l'autore ebbe modo di osservare in prima persona. Venne scritta in forma di diario, di cui l'autore, nella prefazione, attribuisce la paternità a un recluso immaginario che avrebbe ucciso la moglie in seguito a un impeto d'odio. Dostoevskij, invece, fu arrestato per motivi politici. Le "Memorie dal sottosuolo" è un romanzo del 1864 diviso in due parti: la prima è intitolata "Il sottosuolo", la seconda "A proposito della neve bagnata". "Il sottosuolo" è un monologo di critica sociale, in cui sono posti alla berlina gli ideali ottimistici della filosofia positivista; "A proposito della neve bagnata" è un racconto in prima persona nel quale l'autore del precedente monologo confessa sordide azioni compiute nella sua vita, a dimostrazione di come persone "istruite" e "a modo" possano essere profondamente abiette. Le due opere hanno in comune l'idea del "sottosuolo" inteso sia nel senso reale che in quello spirituale, ma anche le ragioni profonde del primo Dostoevskij che si pone domande fondamentali, le medesime che poi saranno sviluppate nel più grande dei suoi romanzi, "I Fratelli Karamazov". Due romanzi diversi nella forma e uguali nelle ragioni profonde; due opere che si uniscono in tutte le prospettive di Dostoevskij. Introduzione di Armando Torno.
Tre fratelli si fanno targo nell'infanzia tra battaglie di pomodori, aquiloni fatti in casa, nascondigli dove rifugiarsi durante le liti in famiglia e giochi in punta di piedi mentre la madre dorme dopo il turno di notte. I genitori vengono da Brooklyn, lui è portoricano, lei bianca, e il loro amore è di quelli impegnativi, pericolosi, capaci di fare e disfare una famiglia molte volte. La vita in casa è intensa e totalizzante, in un continuo oscillare tra lacrime ed euforia. A partire da questo forte sentimento di appartenenza, per raccontare l'improvvisa alienazione che un bambino avverte nello scoprire il mondo, Torres reinventa il romanzo di formazione con la forza e lo stupore di un pugno nello stomaco. Il più piccolo dei fratelli, intatti, è la voce narrante della storia: è lui che ritrae assieme la caduta - in particolare quando i genitori scoprono il diario in cui hanno trovato sfogo la sua frustrazione e la sua rabbia - e la rinascita di questa famiglia.
Si va in chiesa come se fosse un centro commerciale, tutti seduti gli uni davanti agli altri come a una partita di tennis; ci si innamora di un leader come se fosse una starlette; si tratta il proprio corpo come una spider da tenere bella lucida e scattante; ci si rivolge all'alta cucina per ritrovare nel piatto i paesaggi amati; si cerca affetto in un ammorbidente; ci si fa fotografare il giorno del proprio matrimonio in pose affettate e artistiche, come nobili alla corte di Pietro il Grande, e poi si commenta "lo sballo" del ricevimento sui social networks; si fa la spesa al supermercato subendo inconsapevolmente imposizioni, elargizioni, umiliazioni di tutti i tipi; si ritrovano i ritmi della savana sul tapis roulant della palestra; si affida il proprio futuro a un gioco a premi televisivo: tutti novelli Truman ma con nessuna voglia di veleggiare oltre il fondale di nuvole che hanno costruito per noi. Queste e altre le analisi raccolte nel volume. Possono aspirare a una sintesi sulla società di oggi? Forse no ma, scendendo nel dettaglio, suggeriscono nuovi punti di vista su fenomeni che credevamo conosciuti e trovano delle costanti in ambiti sorprendentemente diversi.
Che ci fanno tutti insieme un gorilla, un gufo, un gallo, un canguro e una gattina, una lunga gaia anguilla, un paguro e una gallina? Le doppie, gli accenti, le complicazioni della nostra lingua diventano gioco e poesia. Età di lettura: da 4 anni.
Cantate insieme a me una canzone, perché sono talmente innamorato che il cuore batte colpi di cannone! Una storia d'amore e musica, una ballata a ritmo di cuore. Età di lettura: da 4 anni.
Sidney, affermato studioso di poesia romantica, dopo due divorzi decide quasi d'impulso di sposare una ragazza molto più giovane di lui, Constance. L'uomo, senza esserne del tutto consapevole, tende ad assumere nei confronti della moglie atteggiamenti paterni, suscitando una reazione violenta, legata ai drammi che hanno segnato la vita della ragazza: la morte precoce della madre, la freddezza e l'indifferenza del padre e la gelosia per una sorella minore, Iris, allegra, spontanea e appassionata. Quando il padre rivela brutalmente a Constance la verità sulla sua nascita (frutto di una relazione della madre con il marito di Mildred, la domestica di famiglia), la giovane donna entra nel tunnel di una lucida follia che ha un solo fine: la vendetta contro Iris e Mildred, che sapevano la verità e non le hanno detto niente, e contro il proprio padre, il Grande Assente, che l'inconscio ferito considera responsabile di ogni infelicità. Uno stupefatto e angosciato Sidney assiste allo sprofondare della moglie in un abisso da cui non solo il suo matrimonio, ma la sua stessa vita rischiano di uscire distrutti.
Teodolinda Barolini esplora le fonti della cultura italiana attraverso le figure dei suoi poeti lirici e delle "tre corone" Dante, Petrarca e Boccaccio. Un percorso affascinante che tocca alcuni dei temi centrali della nostra storia letteraria: la poesia d'amore e le sue fonti filosofiche e teologiche, il rapporto tra tradizione classica e visione cristiana, il carattere narrativo della Vita nuova, delle liriche petrarchesche e del Decameron, con un interessante excursus sulla storia editoriale delle "Rune" di Dante. L'autrice presenta inoltre uno studio originale sulla presenza femminile nella produzione due-trecentesca, che mostra una tradizione meno nota ma di grande interesse artistico. Muovendosi con precisione e chiarezza, Teodolinda Barolini accompagna i lettori al cospetto dei testi e degli autori - Dante, Petrarca, Boccaccio, ma anche Giacomo da Lentini, Guido Gavalcanti e Guittone d'Arezzo - in un'analisi che getta nuova luce sulla cultura italiana del XIII e XIV secolo.
Roma, Los Angeles, Viareggio. Tre città, tre luoghi dell'immaginario popolare, che qui si incentra sul mito degli anni sessanta, rivissuto dal protagonista, Alfredo il Tenebroso. Un ragazzo innocente e destinato a perdere questa innocenza, nell'attrito che gli oppone una vita violenta, tra riformatorio e bar di periferia, ai sogni della giovinezza, tutti convergenti verso quegli anni leggendari, contenitori magici di tutto e nulla: i film di James Dean, le moto rombanti, le Cinquecento Fiat e le Giulie Super Alfa Horneo, i cantanti melodici, i concerti di Gianni Morandi, i discorsi di Almirante, l'omicidio di Kennedy e quello di Sharon Tate. Fatti che sembravano simboli universali, di un qualcosa che forse non c'era e non c'è, ma che si legava a un ribellismo difficile da dimenticare, perché legato al senso di un'esistenza che desiderava a più non posso essere diversa e libera. Dal profondo delle realtà metropolitane agli anni di piombo il passo è stato nulla più di un grande salto. Ciò che vi sta in mezzo è il racconto che ci offre Aurelio Picca. Un inno all'imprevedibilità della vita umana, sorretto in punta di penna da una profonda nostalgia.
Questa opera si impone come contributo essenziale per la comprensione del problema dell'infinito nel pensiero dei Greci. Mondolfo si opponeva a un pregiudizio in passato assai diffuso soprattutto per influssi dell'idealismo. Il pensiero antico veniva contrapposto a quello cristiano e moderno: il primo sarebbe stato "oggettivistico" (con preminenza data all'oggetto sul soggetto) e "finitistico" (con preminenza data al finito sull'infinito), il secondo "soggettivistico" (con preminenza data invece al soggetto sull'oggetto) e "infinitistico" (con preminenza data all'infinito sul finito). Mondolfo smantella tale pregiudizio con fini analisi e richiama a documenti in passato ignorati o non considerati. Il pensiero antico si presenta quindi in una nuova dimensione, nella sua consistenza e ricchezza. Presentazione di Giovanni Reale.