In una società complessa ed in rapida trasformazione, dove la crisi del senso civico e comunitario è ormai evidente e la sfiducia politica è diffusa, quali motivazioni spingono alla partecipazione? E vi sono differenze nel modo in cui uomini e donne individuano le priorità sociali, sviluppano specifici atteggiamenti nei confronti della politica e selezionano alcuni canali e modalità di partecipazione? A queste domande, che costituiscono il filo conduttore del presente lavoro, si è cercato di rispondere attraverso un'analisi ragionata delle principali teorie e prospettive di ricerca, rivisitate alla luce di alcuni riscontri empirici, soffermandosi sulla dimensione di genere della partecipazione.
Nel secondo dopoguerra gli indirizzi internazionali e nazionali in materia di protezione del patrimonio e del paesaggio si sono progressivamente spostati da una logica di tutela passiva fondata sul riconoscimento di valori in prevalenza estetici o strettamente ecologici ad una valorizzazione dei significati identitari di beni culturali e paesaggio come espressioni della culture locali e al tempo stesso patrimonio universale. Dietro la spinta delle nuove sensibilità ambientali e sociali maturate nel tornante storico degli anni Settanta, la centralità dei cittadini nelle politiche di conservazione e valorizzazione è cresciuta, ponendo nuovi problemi. Il libro guarda ai processi di patrimonializzazione nel territorio ibleo, analizzando le rappresentazioni paesaggistiche e la produzione delle retoriche identitarie che hanno supportato la progettualità degli ultimi decenni, non senza strumentalizzazioni e produzioni di stereotipi.
Gli stereotipi di genere costituiscono una sorta di costellazione di elementi psicologici ritenuti più o meno tipici di un genere piuttosto che dell'altro. Il maschile ed il femminile rappresentano il fertile terreno entro cui le tessere di un puzzle si ancorano tra loro e si combinano coerentemente a formare un profilo di genere, in cui viene assimilato tutto ciò che ad esso è strettamente connesso, mentre viene discriminato ciò che, invece, risulta incoerente. Cosa è considerato da maschio e da femmina costituisce l'interrogativo delle autrici che intraprendono un excursus stereotipo, dall'età infantile a quella adulta, esaminando la differente articolazione dei due profili di genere. Il volume, diviso in due parti, affronta, nella prima, le prospettive teoriche più rilevanti relative al costrutto in oggetto ed analizza, nella seconda, i risultati di alcuni studi realizzati sugli stereotipi di genere nelle differenti età evolutive.
Il libro, con prefazione di Enrico Iachello, raccoglie i dispacci, le lettere gli scritti del Garibaldi combattente. Una sintesi del pensiero militare dell'Eroe dei due mondi.
L'opera "I Mille", fu scritta da Giuseppe Garibaldi dieci anni dopo la sua famosa impresa, come del resto si rileva da una lettera che Garibaldi inviò a Riboli il 20 febbraio 1872, nella quale gli dà notizia che il manoscritto è pronto per la stampa. Rifiutato da vari editori per l'aspro contenuto, in certi casi fortemente irriverente, l'opera fu pubblicata nel 1874 in pochi esemplari, con i tipi di Camilla e Bertolero di Torino. Per quanto quindi fosse un'edizione privata per i soli sottoscrittori, ciononostante la sua uscita suscitò vivacissime e aspre polemiche. Un Garibaldi con l'animo amareggiato, sferzante, spesso irriverente, che insorge contro i preti, contro i conservatori, contro la monarchia, contro Mazzini, contro tutti e tutto, infine contro l'ordinamento sociale, ch'egli considera fondato sull'ingiustizia e sulla violenza.