Wrotizla, Vretslav, Presslaw, Bresslau e anche Vratislavia. E infine Breslau, nome germanico in vigore fino alla caduta del Terzo Reich, e Wroclaw, nome polacco assunto dopo il 1945. La storia di Breslavia è scandita dai cambiamenti del suo nome, più di cinquanta, che evocano invasioni nomadiche, insediamenti misti e conquiste militari. Il caleidoscopio etnico è stato la norma in una terra che divenne il grande asilo della comunità ebraica europea, lo scenario di stati nazionali piccoli o deboli e di potenti imperi dinastici. Un ritratto del labirinto etnico, religioso e politico dell'Europa centrale, attraverso la storia di una città che contiene la silloge concentrata di tutte le esperienze che hanno fatto dell'Europa centrale quello che è.
Con un linguaggio piano e diretto, questo manuale, ora presentato in una nuova edizione, insegna a differenziare le molte facce del Medioevo, a districarsi in mezzo alle opinioni di storici che illustrano diversamente medesimi fenomeni, a sfatare una lunga serie di luoghi comuni distinguendo il Medioevo della fantasia, della letteratura, quello proposto dai mezzi della comunicazione di massa da quello della realtà, a rimediare ai diffusi errori di prospettiva riconoscendo i differenti significati che, se riferite al passato, assumono, rispetto a oggi, parole come libertà, democrazia, crociata, borghese: a prendere coscienza che passato e presente non sempre si somigliano. La narrazione degli eventi è condotta partendo dalle fonti documentarie, narrative e archeologiche, segue un andamento cronologico e si concentra sul continente europeo e le aree che con esso sono entrate in relazione, quelle sulle quali si era dispiegata la civiltà latina antica, punto di riferimento concettuale per la nascita stessa dell'idea di Medioevo.
Un'acuta analisi dell'ostilità antiebraica dall'antichità a oggi: per individuarne i "momenti" più significativi, si è tenuto presente che le cause delle persecuzioni hanno avuto uno stretto rapporto con l'essere degli ebrei delle minoranze disperse all'interno di macrosocietà. Eppure non si è ritenuto storicamente corretto omologare l'ostilità antiebraica a quella rivolta contro altre minoranze, a causa del fondamentale ruolo della diversa identità ebraica; una diversità che, come sostiene il sociologo Zygmunt Bauman, non si adatta alle strutture del mondo predisposto da altri; una diversità, un essere altro, che spesso mina le certezze, le sicurezze degli altri. Oggi come ieri, i ceti politici e le oligarchie al potere in alcuni paesi islamici indirizzano le proteste popolari verso un nemico immaginario, ricadendo così nel cosiddetto "antisemitismo dei poveri", che distrae l'attenzione degli sfruttati dai loro interessi di classe e le rivolge verso un nemico immaginario.
Il libro rappresenta un contributo all'approfondimento dei rapporti sociali e delle relazioni tra le classi sotto il nazismo, dimostrando la capacità di chiamare in causa non solo i dati della storia sociale, ma i rapporti più complessi con la politica interna ed estera della Germania nazista. Il mutamento della condizione della classe operaia e la politica del regime nazista nei suoi confronti costituiscono l'asse interpretativo a sostegno dell'opera, che non trascura i meccanismi messi in atto dal regime per bloccare la lotta operaia. Nella sua analisi, l'autore tende a superare i limiti del legame della classe operaia alle sue istituzioni, ravvisando l'essenza delle classi subalterne nella loro lotta contro la classe dirigente.
Un giovane tedesco, già espulso dal partito nazista, si arruola nelle SS "per vedere e testimoniare" - così dirà poi - che cosa veramente vi accada. La sua qualifica tecnico-professionale gli fa guadagnare la fiducia dei superiori e assumere incarichi delicatissimi, come l'ordinazione e la consegna dei gas destinati ai campi di concentramento. Ben presto cerca di mettersi in contatto con gli alleati e la Santa Sede per denunciare le atrocità naziste e soprattutto per sabotare l'utilizzo dello Zyklon B a scopo di sterminio. Questa doppia vita lo mina fisicamente e psichicamente e, nell'aprile del 1945, passa le linee e si consegna agli alleati. Chiuso in un carcere parigino, lo troveranno impiccato nella sua cella. Eroe o simulatore? Innocente o colpevole? Nonostante il fascino sottile di questo enigma, l'impegno storico dell'autore non concede nulla all'interpretazione di tipo psicologico: l'enigma non si risolve nell'individuo, ma nei suoi rapporti con il resto del mondo. E così l'interrogativo si ripropone, su una scala ben più vasta e inquietante: sono innocenti o colpevoli gli innumerevoli testimoni tedeschi volontariamente passivi e tutti coloro che, tanto più in alto nella gerarchia dell'autorità politica o spirituale, assisterono senza intervenire allo sterminio di milioni di esseri umani?
Questo volume contiene una raccolta di storie medievali incentrate sulle figure dei grandi eroi del tempo. Vengono narrate le gesta di personaggi come Carlo Magno e i suoi paladini, re Artù e i suoi cavalieri, Tristano e Isolde, ma si scoprono anche numerose altre storie meno conosciute, dalle versioni medievali delle avventure di Alessandro il Grande ed Enea alla parodia dell'eroismo in Robin Hood, dalle imprese di Attila e di Teodorico ai racconti del Cid. Nel testo vengono esplorate le diverse culture dalle quali il Medioevo trae ispirazione: il mondo celtico, l'epica greca, la lotta all'impero romano contro i barbari. Ogni voce fornisce il profilo della storia narrata, la sua diffusione in Europa e le sue manifestazioni nell'arte.
Diversamente da quanto il titolo potrebbe far intendere, questo non è un libro contro il digitale, anzi: le nuove forme tecnologiche odierne sembrano poter amplificare alcune delle potenzialità della fotografia tradizionale, basti pensare al formidabile utilizzo delle fotocamere dei cellulari nella produzione e archiviazione di "oggetti" di memoria. L'avvento del digitale, l'affermazione di una tecnologia che fa della manipolazione la sua arma migliore, sembrano aver dissipato le critiche mosse a teorici, artisti e operatori di epoca analogica, secondo le quali la fotografia di prima generazione veniva considerata un mezzo di duplicazione della realtà, incapace di "mentire" e, quindi, di produrre forme culturali. Ma con il passaggio dall'analogico al digitale, definito da molti epocale e dirompente, la fotografia ha veramente cambiato modalità e filosofia di rappresentazione? Andando oltre la querelle tra gli "apocalittici" e gli "integrati", tra coloro che rimpiangono i prodotti a traccia chimica e quelli che ne annunciano l'inesorabile tramonto celebrando i fasti del nuovo sistema, l'autore propone un confronto originale delle due tecnologie per tornare a riflettere su questioni fondamentali, etiche ed estetiche, dell'identità fotografica, sul ruolo e la responsabilità dell'autore, sull'arte e la comunicazione più in generale.
Uno dei più grandi storici dell'arte del Novecento ripercorre in questo libro le fasi più significative della storia della pala d'altare, dalle origini al Cinquecento. Protagonista indiscussa della pittura italiana nell'arco di tre secoli, la pala d'altare rappresenta un genere a sé, e come tale merita di essere indagata e analizzata. E proprio cimentandosi con questo particolare veicolo espressivo che pittori del calibro di Masaccio, Mantegna, Piero della Francesca e Tiziano hanno definito il loro stile e sancito l'immortalità delle loro opere. Prendendo spunto dal problema teorico della pala d'altare, l'autore ne rintraccia le origini nelle produzioni artistiche del 1100-1200, per dedicarsi infine a un'analisi storica della pala italiana attraverso l'esame di alcuni esempi fra i più significativi. Un libro per esperti e meno esperti, per chi intende approfondire un tema appassionante e per chi vi si avvicina per la prima volta.
Precettistica religiosa, letteratura libertina, arte figurativa, documenti archivistici delineano la storia sotterranea di un'intimità quotidiana che non ha prodotto molti discorsi, né memorie collettive. Uno spaccato che dal Medioevo alle soglie del Novecento porta alla luce visioni culturali e correnti di pensiero dal punto di vista religioso e laico. Un quadro variegato di conferme e di sorprese per rivivere le avventure del corpo nei pruriti di pulci e pidocchi, nelle evacuazioni umane, nelle pratiche igieniche genitali, nelle sollecitazioni e nelle mortificazioni delle "parti vergognose". Dalle avventure di un corpo a misura d'uomo emerge un'intimità quotidiana istintiva o calcolata, in cui la vera sorpresa è la scoperta di un mondo di donne.
La storia del continente europeo (dall'Atlantico agli Urali) nel corso di 3.500 anni, con continui rimandi agli eventi della cultura e dei costumi, alle mutazioni del clima e del paesaggio, alla rete fitta dei commerci e delle economie. Una storia "policentrica" che dà conto delle centinia di popoli e genti che hanno animato, in varia misura, le vicende europee.
Forse nessun altro tema è stato studiato dagli storici più dello sterminio nazista degli ebrei. Eppure nella coscienza collettiva questo lavoro non sembra lasciare traccia: Auschwitz rimane sinonimo di un male tanto assoluto quanto incomprensibile. Per questo è necessario comprendere come il progetto politico sotteso allo sterminio degli ebrei sia drammaticamente vicino a noi nel tempo e nello spazio. Il libro porta l'attenzione del lettore proprio sulla "modernità" di Auschwitz, mettendo in luce la metodologia tecnico-burocratica dello sterminio, così come la strumentalità politica implicita nella logica della pulizia etnica.