Il testo biblico non affronta il problema del male come una realtà in sé per la quale individuare una soluzione, almeno in modo chiaro e distinto, come si vorrebbe talvolta; ma neanche si limita adefinire il male come un mistero per rinchiuderlo in qualche angolo del conoscibile umano il cui accesso è riservato a pochi eletti. Più che presentare una soluzione alla questione del male la Bibbia offre un itinerario che aiuti l'essere umano a rapportarsi con tale realtà che, se pur anch'essa finita e limitata, è costantemente presente nell'esperienza umana. Questo libro aiuta a percorrere le strade del male mostrandone i limiti e l'appartenenza al mondo creaturale. Ma anche come il male e il bene si riconducono alla libertà, arma potente nelle mani dell'umanità.
Se è facile comprendere l'umanità di Gesù, ben più controversa è l'accettazione della sua divinità, una fede che nasce nel mondo religioso del giudaismo ed e presente, secondo categorie proprie, nei testi del Nuovo Testamento.
Questo studio, che propone un approccio essenzialmente storico critico, scarta l'idea di un uomo divinizzato dai suoi seguaci è ritenuta da escludere nell'ambiente giudaico in cui e nata la prima comunità cristiana - e focalizza l'attenzione sui titoli con cui egli presenta se stesso. Le parole e l'attività del Gesù pre-pasquale rivelano infatti una coscienza relazionale (filiale in rapporto a Dio, pro-esistente in rapporto all'uomo) e funzionale, cioè consapevole di un mandato unico nella storia della salvezza.
L'unanime testimonianza degli scritti neotestamentari svela l'orizzonte di un Gesù «innestato in Dio», non uomo divinizzato né altro Dio accanto a YHWH, ma volto del Dio unico nella sua realtà di comunione.
Il volume affronta il tema della prova/tentazione per il credente. La prova, tema forte del Tempo di Quaresima, come occasione di maturazione della fede.
Dio rinuncia alla sua onnipotenza per fare essere l'uomo come altro da sé e come suo partner: è questo l'impensabile dell'Occidente, pensato narrativamente solo dalla Bibbia, che nelle pagine di questo libro torna a risuonare con una proposta ermeneutica alternativa e un linguaggio inedito appassionante. Il titolo del libro allude a questo impensabile alla cui luce vengono ridisegnati i vari "volti" di Dio e ripensati i grandi temi della Bibbia. Si propone così una nuova teologia biblica che prende le distanze dall'ellenizzazione del Dio ebraico-cristiano e apre a un umanesimo e a un'antropologia incentrati sulla gratuità, sul perdono e sulla giustizia. L'approdo ultimo è il volto di Dio come Amore e come Dio del silenzio, poiché la parola definitiva di fronte a Dio è il silenzio adorante e operante. Ciò non esclude - anzi esige - la parola di Dio e su Dio, ma la sottrae alla tentazione dell'idolatria che la perverte.
Eva, Sara, Rebecca, Rachele, Lea, Rut, Noemi, Ester, Giuditta, Marta, Maria, la Maddalena, la Samaritana... Nell'Antico e nel Nuovo Testamento non compaiono solo figure maschili ma anche tante donne. Sono fondatrici di stirpi, profetesse, donne qualunque che si trovano perciò a svolgere un ruolo cruciale, memorabile nella storia della loro comunità e della loro religione. Sono donne che hanno la forza di essere protagoniste del proprio destino. Osano sfidare Dio, come Eva, la madre dei viventi, che trasgredisce l'ordine divino e si assume la responsabilità di una vita autonoma; osano opporsi all'autorità maschile, come Miriam che rivendica il proprio ruolo di profetessa con Mosè, o come Giuditta che uccide il nemico Oloferne; osano anteporre alle leggi umane principi superiori, come le levatrici che salvano Mosè contravvenendo alle leggi del faraone, o come Ester che aiuta il suo popolo sfidando le leggi dell'Impero persiano; osano piegare le leggi maschili a difesa dei diritti delle donne, come fanno Tamar e Rut. Compiono scelte ardite ma sono ugualmente difese e accolte da Dio. Oltre a loro, ci sono teologhe che hanno letto diversamente il racconto dei testi sacri e ne hanno tramandato un'altra versione. La presunta inferiorità femminile ricavata dall'interpretazione di certi passi della Bibbia è servita soprattutto a legittimare discriminazione e subalternità della donna, ma non è scontato che questo ne sia l'autentico e unico senso. Prefazione di Marinella Perroni.
Cuore pulsante dell'etica biblica, il comandamento dell'amore del prossimo sta al centro del Nuovo Testamento ed è al cuore del messaggio cristiano: se infatti affonda le radici nell'Antico Testamento e nel giudaismo, con Gesù è diventato la parola-chiave della morale cristiana. Cristo, la cui etica si fonda essenzialmente sull'annuncio di Dio come Padre amorevole, ha rideterminato l'idea del "prossimo" (chi è il mio prossimo e perché l'amore va rivolto proprio a costui?) così come la pratica concreta dell'amore (che cos'è l'amore del prossimo e come si manifesta? chi lo esige? a chi è rivolto questo comandamento? come si rapporta l'amore del prossimo con l'amore di Dio e con l'amore di se stessi? che valore ha?). E l'eco del comandamento dell'amore, che per Gesù include sempre anche l'amore dei nemici, dal cristianesimo delle origini continua a risuonare con forza fino ai giorni nostri. In questo libro viene ricostruito il profilo dell'etica neotestamentaria e ne vengono ridiscusse le posizioni qualificanti, andando oltre i dati più naturali e scontati, e confrontandosi coraggiosamente con le obiezioni e le riserve più critiche. Non da ultimo, si intende riscoprire quali implicazioni e quale forza di orientamento - sul piano psicologico, su quello sociale e politico, su quello squisitamente teologico - derivino oggi per noi dal comandamento dell'amore. Un testo indispensabile per riscoprire su solide basi l'amore del prossimo, fulcro dell'etica cristiana.
Ogni discepolo di Gesù affronta una lotta spirituale quotidiana contro il mondo, il peccato e Satana. Ma Dio non ci lascia impreparati e disarmati.
Ci ha messo a disposizione un’armatura perfetta e completa, che Gesù ha già indossato per noi fino alla croce, e ci fa realizzare la stessa potenza che ha reso possibile la risurrezione.
Questo libro è un vero e proprio manuale di battaglia che analizza ciascuno dei pezzi dell’armatura spirituale che Paolo descrive nella lettera agli Efesini, invitandoci a indossarla ogni giorno confidando nella vittoria di Cristo sul Calvario, nella certezza che la forza e la capacità per affrontare qualsiasi combattimento vengono da Lui.
INDICE DEL LIBRO
1. Preparati per la battaglia
2. La cintura della verità
3. La corazza della giustizia
4. Le calzature del Vangelo
5. Lo scudo della fede
6. L’elmo della salvezza
7. La spada dello Spirito
8. Pregare sempre
IAIN M. DUGUID è professore di Antico Testamento presso il Westminster Theological Seminary e pastore di una chiesa evangelica a Glenside, Pennsylvania.
Ha conseguito un PhD all’Università di Cambridge, ha servito come missionario in Liberia, e ha fondato chiese in Pennsylvania, California e Inghilterra.
Un percorso attraverso i Salmi, mettendo al centro questa problematica, ci consente di scrutare/il mistero dell'animo umano che è costituito essenzialmente da questa fondamentale domanda che è la stessa per l'uomo di ieri e di oggi: è il tema dell'idolatria e dell'ateismo nei Salmi. L'ateismo è infatti una realtà che non riguarda solo i non credenti, ma in qualche modo lambisce anche l'anima del credente. Ecco allora la coraggiosa affermazione in alcuni Salmi circa l'assenza o lontananza di Dio lamentata, sofferta e perfino rimproverata a Dio stesso nella preghiera, tanto da apparire quasi il suo contrario. Un percorso a tappe, un viaggio faticoso, talvolta doloroso, che si conclude con una esperienza decisiva: l'esperienza viva, forte e dolcissima di una trascendente Presenza che dà certezza, solidità e gioia all'avventura umana.
«Ricordare» è uno degli imperativi fondamentali della coscienza credente. Da questo punto di vista, il Salterio costituisce il tesoro di preghiera dell'Israele credente e anche uno dei repositori della sua memoria. Come si articola, nei salmi, il rapporto tra memoria e preghiera? Come l'esigenza del ricordare ha plasmato la selezione e la forma poetica di questi testi? Lo studio cerca di offrire una risposta a queste domande analizzando il terzo libro del Salterio (Sal 73-89) e, in particolare, al suo interno, uno dei più importanti «salmi della memoria»: il Sal 78. Dall'analisi emerge come il ricordo costituisca uno degli elementi portanti della preghiera e della scrittura dei salmi, dato che la relazione stessa di alleanza tra Dio e il popolo - e le relazioni tra i membri che lo compongono - viene rappresentata come una «comunità di memoria», forgiata dalla lotta contro la tendenza umana all'oblio e dall'esperienza oscura del venire dimenticati da Dio.
La pericope di Ger 10,1-16 assomma numerosi motivi di interesse, per via del suo singolare impianto letterario e teologico. Non sono molte infatti le pagine che nel Primo Testamento ci consegnano un ritratto a tutto tondo del Dio d'Israele: anzi, il tentativo "sistematico" di delineare la natura, presentando i suoi tratti distintivi in una serie di immagini in dissolvenza - con l'obiettivo che sfuma ripetutamente tra YHWH e gli Dèi degli altri popoli - è un caso unico nella Bibbia. A fronte di ciò, la netta discordanza tra le due forme attestate (TM e LXX) è la prova di una vicenda redazionale alquanto intricata, come anche si evince dalla testimonianza diretta dei manoscritti geremiani rinvenuti a Qumran. Gli esiti della ricerca toccano questioni cruciali, sul versante sia analitico che tematico. Circa la problematica testuale, tutti gli indizi spingono a collocare Ger 10 tra gli esempi di "profezia scribale", riconoscendo nella forma attestata dal TM il punto di arrivo di una riscrittura che presuppone la forma breve della LXX come tappa anteriore. Sul piano del senso, si intuisce la forza pragmatica della critica agli idoli, che interroga anche il nostro modo di concepire Dio e di corrispondere alla sua rivelazione storica, mentre affiora la rilevanza teologico-sapienziale di un messaggio universalizzante, capace di condurre Israele e le genti al riconoscimento di YHWH come Dio vero.
La rivelazione biblica del volto di Dio muove da un orizzonte apparentemente paradossale: il Signore è ineffabile e tuttavia si rende presente e si interessa alle sorti del suo popolo, esprimendo persino sentimenti umani come la collera e la gelosia. La trascendenza si coniuga con l'immanenza del suo amore misericordioso e della sua tenerezza, esprimendo un coinvolgimento nella condotta e nella sorte dell'uomo che raggiunge vertice e compimento nelle pagine del Nuovo Testamento. L'epoca moderna e post-moderna hanno privato il nostro tempo di una «filosofia del cuore», facendo prevalere il logos sul páthos, la ragione sul sentimento. E proprio l'assenza di una teologia della tenerezza è all'origine dello scenario odierno, dominato da un principio di necrofilia. Come vincere il principio di morte se non con la ricerca di una cultura centrata sul «vangelo della tenerezza», facendo prevalere la forza dell'umile amore sulla brutalità della forza? La nuova edizione del volume viene arricchita nella parte finale da un indice biblico e un indice degli autori.