La riflessione sulla formazione permanente in corso nella Chiesa e nelle sue istituzioni educative coinvolge consacrati, presbiteri e laici in una sorta di zona mista - sia teorica che pratica - in cui si cercano gli elementi teologico-spirituali in grado di innescare atteggiamenti psicopedagogici. Questo volume invita pertanto il versante teologico a confrontarsi con quello pedagogico e a superare una certa sufficienza un po' clericale che tende a farsi rapire da intuizioni molto elevate, ma anche a sottovalutarne i riflessi educativi. Le due prospettive si sono distanziate progressivamente, anche sul piano epistemologico: da un lato le scienze «architettoniche», deputate per statuto ad affrontare le questioni fondamentali della vita, gli interrogativi essenziali (il senso della vita, della morte, dell'amore, della sofferenza); dall'altro le scienze «ermeneutiche», competenti a spiegare e indicare i cammini esistenziali degli individui, come la pedagogia, la psicologia e la sociologia. Eppure questi due profili non possono restare disgiunti e tanto meno in posizioni conflittuali o di vassallaggio poiché un aspetto non può essere compreso senza l'altro. Più che nell'ambito di una pedagogia «metodologica», impegnata a tracciare percorsi ormai collaudati, oggettivi, con tappe precise intermedie e finali, l'autore si muove nello spazio di una pedagogia «sapienziale» e «strategica», orientata alla contemplazione della verità, alla passione, al desiderio e al sapore dell'obiettivo finale.
La profonde e attualissime meditazioni di uno dei più famosi predicatori del Novecento, per essere nel mondo sacerdoti e fedeli innamorati di Cristo.
Oggi il sacerdozio attraversa una crisi profonda e c'è confusione riguardo al compito e alla funzione del presbitero. Essere preti non è un lavoro ma una vocazione e un percorso di santificazione: il sacerdote è un servitore di Cristo, e quindi del prossimo. In questo libro il Cardinale Robert Sarah affronta il problema della decadenza morale e spirituale del clero e mette in guardia dai pericoli che ci sono oggi nella Chiesa: il carrierismo, la mondanità e la notorietà sui social. Per mantenere zelo per il ministero è invece necessaria una vita di preghiera, di ascesi e un forte attaccamento alla Liturgia, perché soprattutto nella celebrazione della Santa Messa è possibile trovare la vera gioia e la ragion d'essere della propria vita sacerdotale.
Il diaconato è una vocazione specifica all'interno della Chiesa, una peculiare forma di vita che ha bisogno di essere conosciuta e diffusa. Non può essere ridotto a una supplenza alla carenza di preti, né a un ministero marginale, limitato al culto, ma è chiamato ad assumersi una precisa responsabilità circa il «servizio» nella Chiesa, perché ha la caratteristica di essere un ministero fortemente estroverso: è un compito di «frontiera», chiamato a confrontarsi, oggi, oltre che con le diverse dimensioni della carità, anche con i temi dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso. Cogliendo l'invito espresso da papa Francesco nella lettera enciclica Fratelli tutti, l'Autore, sull'esempio di san Francesco d'Assisi, anch'egli diacono, parla di «diaconi senza frontiere» che rivivano, «con il cuore di Dio», l'esperienza del buon samaritano, per riconoscere in ogni uomo un fratello. Dalla Prefazione di mons. Andrea Ripa sottosegretario della Congregazione per il Clero.
La "Storia" di Eliseo è un'opera poliedrica in cui convivono molteplici generi letterari. È la principale fonte storica per ricostruire gli eventi bellici del 451, che videro gli Armeni scendere in campo contro i Persiani per difendere la propria fede cristiana dalle imposizioni zoroastriane. È anche opera agiografica, che immortala il martirio di san Vardan e dei suoi compagni. È opera teologica, ricca di professioni di fede e formule cristologiche. È opera apologetica, che ci restituisce stralci delle controversie cristiane contro i zoroastriani. Ed è anche un'opera segnata da passaggi di intenso afflato lirico. Il volume fa parte dell'"Opera Omnia" di Eliseo. Accanto al capolavoro principale il volume contiene scritti minori, alcuni dei quali tradotti per la prima volta in una lingua occidentale, che appartengono all'esperienza monastica dell'autore, che rivestono un interesse notevole non solo per la disciplina canonica e la storia del monachesimo, ma anche per alcuni importanti passaggi teologici. Per la prima volta al mondo "La Storia di Vardan" e le altre opere di Eliseo sono riprodotte nel testo critico armeno con traduzione in una lingua moderna (nel nostro caso l'italiano) a fronte.
Come i gesuiti hanno deviato dalla linea del loro santo fondatore Ignazio di Loyola per diventare la testa di ponte del modernismo nella Chiesa.
Nei nostri Paesi i preti stanno diventando rari, almeno in rapporto a un passato ancora recente e, più in generale, a lunghi secoli di vita cristiana. È una realtà che va osservata con coraggio, evitando sia l'illusione di un ritorno a situazioni del passato, quindi con un clero presbiterale più numeroso, sia la fuga verso improbabili soluzioni miracolose.Attraverso un'analisi degli aspetti teologici, canonici e pastorali, l'autore si interroga sull'annuncio del Vangelo nel tempo presente e su come liberare le risorse non ancora valorizzate del popolo che è la Chiesa.
Il concilio Vaticano II ha riletto il ministero ordinato alla luce della rinnovata riflessione ecclesiologica. Ciò ha portato a una fisionomia del presbiterato marcatamente comunionale e missionaria, finalmente liberata dalla dimensione individuale e cultuale della precedente concezione sacerdotale. Il presente lavoro risponde al delicato tentativo di mostrare come i magisteri di Paolo VI e di Giovanni Paolo II abbiano recepito la lezione conciliare circa il presbiterato. La novità di questo studio è data dalla lettura diacronica dei documenti del Vaticano II e dei due papi, confrontando i dati, quasi come una sinossi, sì da dedurre, da un lato le peculiarità che caratterizzano l'insegnamento del concilio e di ciascuno dei due pontefici rispetto al presbiterato, e dall'altro, la qualità di recezione dei documenti conciliari nel magistero pontificio.
La tipologia classica della vocazione presbiterale cattolica è ancora affidata all'autocandidatura: è il singolo che si presenta e chiede di essere accolto per «farsi prete». Laddove la prospettiva fosse invece primariamente ecclesiale, sarebbe la comunità nel suo insieme che elegge un candidato e ne verifica la capacità per una sequela matura e responsabile. Ma oggi l'approccio non è di questo tipo: chi chiede di entrare in seminario ritiene più che sufficiente la propria disponibilità personale, vivendo spesso il percorso formativo come un test selettivo da superare. Partendo dall'attuale contesto di "fine della cristianità", il volume esamina nelle sue linee fondamentali la struttura della formazione nei seminari, che è ancora quella impostata dal concilio di Trento (XVI secolo), e propone un'ipotesi diversa per l'itinerario formativo dei futuri presbiteri e, dunque, di un diverso modello di seminario.
«Ogni sacerdote in forza della sua ordinazione e per il fine per cui è stato ordinato, ossia per celebrare santamente, e sempre più santamente, il sacrificio della Messa e per santificare le anime, deve tendere ogni giorno all’intima unione con Cristo Sacerdote e Vittima, secondo gli esempi dei sacerdoti santi che ricevettero l’onore della canonizzazione»…
Eccellente corso di teologia spirituale per sacerdoti.
San Pietro e Robin di Batman, Games of thrones e don Matteo, Nestore re di Pilo e Tina Turner, papa Francesco e gli scout. All'interno di un agile affresco pop, questo libro parla della condizione dei preti in Italia e riflette sulle molte fragilità dell'azione pastorale odierna, resa ancora più problematica dalla pandemia. Nate da numerosi colloqui con presbiteri e laici che avvertono l'urgenza di avviare una revisione audace e coraggiosa della formazione seminaristica e del ministero stesso, a partire da quello in parrocchia, queste pagine rispondono all'invito di papa Francesco a non lasciarsi rubare la gioia. L'Evangelii gaudium innerva la seconda parte della riflessione, in cui viene suggerita un'originale e concreta soluzione al clericalismo che rischia di impoverire e intristire tante vite offerte con slancio: circondarsi di poveri, giovani e donne per "rimanere" nella storia degli uomini. Prefazione Erio Castellucci.
Padre Bartolomeo Sorge - teologo e politologo - è ricordato in Italia come lo storico direttore de La Civiltà Cattolica negli anni difficili del post-Concilio e l'animatore culturale della "Primavera di Palermo" negli anni bui dell'attacco mafioso al cuore dello Stato e alla società civile. In questo libro - a cui padre Sorge lavorò considerandolo il suo testamento spirituale - Maria Concetta De Magistris ripercorre, nella prima parte, l'impegno ecclesiale e civile del gesuita nel contesto delle grandi trasformazioni del Paese in cui visse e operò. Dalla puntuale ricerca appare con chiarezza la fedeltà alla lettura profetica del Concilio, compiuta da Paolo VI e oggi rivivificata da papa Francesco. La ricostruzione storica consente perciò - grazie a documenti inediti e autorevoli testimonianze - di fare piena luce anche su alcune vicende ecclesiali degli anni Settanta e Ottanta rimaste finora oscure. La seconda parte contiene invece l'unica raccolta esistente degli appunti spirituali di padre Sorge. Sono pagine vive, che lasciano trasparire un'intensa vita di fede, sperimentata più che narrata. La lettura di questi testi è impreziosita dai racconti personali, resi noti per la prima volta, delle grazie da lui ricevute. Sono pagine umili che, mentre svelano i segreti di una ricca vita interiore, nello stesso tempo documentano l'infaticabile azione in campo culturale, sociale ed ecclesiale. Tutto e sempre nel totale affidamento alla sua Mater Divinae Gratiae.