Facendo ricorso alle più recenti acquisizioni degli scavi archeologici e degli studi, il volume presenta in maniera sintetica ma completa i Fori imperiali, uno dei siti più rappresentativi di Roma. Oltre alla storia delle indagini del sito, si espongono le vicende legate alla trasformazione della sua immagine e del suo assetto urbanistico nel corso dei secoli, senza tralasciare il valore simbolico che talvolta fu attribuito ad alcuni dei complessi che vi si trovano. Particolare attenzione viene infine riservata allo stato attuale dell'area, alla sua accessibilità e all'offerta rivolta ai visitatori in termini di fruibilità. La ricca bibliografia che chiude il testo permette di approfondire le diverse tematiche trattate.
Se avessimo a disposizione una macchina del tempo e ci trasferissimo nelle strade dell'Atene classica e nei fori di Roma antica, forse il primo suono che udiremmo sarebbe la risata. Il Riso era un dio, per i Greci e i Romani, e il mito racconta che i primi a ridere furono proprio gli dèi. Altro che "abbondare sulla bocca degli stolti", come vuole una massima di origine cristiana: nel mondo antico l'ilarità era una cosa seria. La prima opera di Omero per alcuni fu un poema comico, e ridevano i filosofi come Democrito, gli oratori come Cicerone, gli imperatori come Augusto, gli schiavi come Esopo. Corti, teatri, tribunali, terme, persino latrine e campi di battaglia erano pieni di persone che si sbellicavano. Il volume - attraverso una selezione di testi greci e latini - accompagna alla scoperta dell'umorismo degli antichi, libero e dissacrante, senza riguardi per nulla e per nessuno, fino alla risata finale, quella di Caronte.
All'"Vrbs, Orbis" per vocazione, conducono tutte le vie attraverso le quali usi e costumi "stranieri", in particolare i culti, giungono nella capitale dell'Impero e la trasformano. Non sempre in un clima idilliaco e indolore, Roma caput mundi vede tradizioni, usanze e norme spesso di portata ancestrale coabitare assieme a "externae superstitiones"; il "naturale" risultato è la messa in opera di un compromesso creativo, capace di garantire tanto distinzione e prestigio quanto legami e certezze, e comunque lapax deorum che regge la "fatale" missione di Roma. Attraverso i vari racconti che compongono il libro - storie di gente, potere, spazi, immagini e simboli più o meno condivisi - si dà corpo e complessità a Roma, autentico laboratorio multiculturale, dalla fine della Respublica fino ai cambiamenti epocali del IV secolo.
Tra i vari temi che percorrono come un fil rouge tutta la cultura greca e latina, quello del vino è tra i più affascinanti. Dalla sua origine mitica, legata al dio che i Greci chiamavano Dioniso e i Romani Bacco o Libero, fino alle soglie del Medioevo, quando la ritualità cristiana prende definitivamente il sopravvento sui significati pagani, il vino è celebrato dai poeti e studiato dagli eruditi e in primo luogo è presenza costante durante le feste pubbliche, nei simposi greci e nelle cene romane. La grandezza del suo significato incide tanto sull'età più remota del mito quanto sulle ricerche degli scienziati, segnando fortemente soprattutto la lirica, l'epigramma e l'elegia, mentre il sapore della quotidianità è conservato dalla commedia e dagli aneddoti sui più forti bevitori.
A partire dal 314 a.C, Roma affrontò a più riprese le monarchie di Macedonia e di Siria, eredi dell'impero di Alessandro Magno. In meno di un secolo, sconfitti i re macedoni Filippo V e Perseo, vinto Antioco III il Grande e umiliato suo figlio Antioco IV, il dominio diretto di Roma si estese alla Macedonia e all'Asia Minore, unificando per la prima volta le due metà del bacino mediterraneo. Il travaglio di quest'epoca tormentata portò alla nascita del mondo greco-romano, destinato a lasciare un'impronta duratura nella cultura europea; ma non fu un parto indolore. Nello scontro fra le superpotenze, gli sforzi disperati di città e stati federali del mondo ellenistico per garantirsi la sicurezza e preservare la propria autonomia risultarono spesso vani; la guerra per l'egemonia produsse ovunque conflitti civili, lutti, distruzioni e sofferenze.
Il volume tratta del "fenomeno" del marmo a Roma e nell'Impero romano, di cui segue l'uso e i significati ideologici e di prestigio ad esso connessi attraverso una ben documentata esemplificazione di monumenti "marmorizzati", rappresentativi del potere imperiale e delle classi dirigenti. Per la comprensione di tale fenomeno vengono altresì illustrati l'organizzazione delle cave statali con i relativi sistemi di appalto ricostruiti attraverso le sigle sui blocchi, il trasporto dei marmi testimoniato dai carichi naufragati nel Mediterraneo e nel Mar Nero e, infine, i grandi depositi di Roma ai piedi dell'Aventino ("Marmorata") e di Porto, dove sono stati rinvenuti centinaia di blocchi di cava non ancora utilizzati. Fondamentale è anche la ricostruzione che qui si offre delle officine specializzate nella lavorazione dei manufatti marmorei, attive sia presso le cave, sia nelle città con economia basata sul marmo (Atene, Afrodisia), sia nelle grandi capitali imperiali presso cui si erano formate maestranze dedite alla scultura di statue, di sarcofagi, di arredi domestici e alla produzione di lastre marmoree per i rivestimenti parietali e pavimentali. Il volume è arricchito da appendici che raccolgono specifici documenti archeologici e letterari e da indici delle fonti antiche, delle iscrizioni, delle località e delle "cose" notevoli.
Convinti che i Vangeli non hanno carattere storico, ma teologico, e che la loro narrazione non offre coordinate plausibili di tempo e di luogo, gli studiosi di Gesù presentano i diversi aspetti della sua personalità (profeta, maestro, messia) o i diversi temi della sua predicazione (il regno, la legge, il tempio), ma quasi sempre rinunciano a fornire una ricostruzione complessiva della sua vicenda. In tal modo, però, Gesù diventa un personaggio fuori dal tempo e la sua immagine unisce fatalmente con l'assumere un carattere ideologico, non storico. Convinto invece che dopo la "riscoperta" del Gesù ebreo lo studioso non possa esimersi dal collocarne la vicenda nel contesto storico, e che le nostre fonti, pur con tutti i loro limiti, forniscano tuttavia alcuni dati storici essenziali, Jossa delinea uno sviluppo coerente della sua vita e del suo pensiero, in cui gli aspetti della personalità e i temi della predicazione non soltanto si intrecciano strettamente ma si modificano anche progressivamente. Ne risulta un'immagine complessiva in grado di spiegare in maniera convincente l'azione, i contrasti e la morte del profeta ebreo di nome Gesù.
"La Metafisica" di Teofrasto è un'opera unica per la complessità e l'ampiezza dei temi esaminati, che vanno da questioni al cuore dell'aristotelica filosofia prima alla fisica, alla matematica, all'astronomia, alla concezione della scienza e alla teleologia. E anche una testimonianza di prima mano delle modalità con cui la scuola nella sua fase più antica seppe accogliere e valorizzare l'insegnamento di Aristotele. L'andamento del testo non ha carattere sistematico, ma dialettico e problematico: di qui le molteplici interpretazioni di quest'opera, gravata da un'ipoteca di antiaristotelismo che tuttavia appare difficilmente sostenibile.
I racconti delle origini del mondo abbracciano una realtà universale di cui non vogliono indicare gli inizi cronologici, ma intendono spiegare il significato esistenziale. E così in apertura della Bibbia il popolo d'Israele ha condensato nel libro della Genesi una sua visione della realtà e di se stesso. Il giardino dell'Eden è essenziale non per viverci dentro, ma per esserne espulsi verso paesaggi geografici storicamente percorribili e abitabili. Il tema del rapporto tra i due generi di tempo, quello dei primordi e quello della storia, resta implicito in ognuno dei saggi raccolti nel volume, raggruppati sotto due prospettive diverse. La prima si colloca nell'ambito del tempo storico e valuta la possibilità stessa della sua misurazione. La seconda è dedicata invece al tema delle origini della civiltà in alcune sue espressioni più significative, come la nascita della città ad opera di Caino e la diffusione dei popoli sulla terra.
Il ruolo dell'economia nella Roma repubblicana è oggetto di accese discussioni fra gli storici. Il volume ripercorre le vicende della moneta e i fenomeni dell'indebitamento in rapporto con le strutture politiche e sociali dall'età arcaica, quando l'economia naturale era ancora operante, fino allo sviluppo delle attività bancarie e finanziarie della tarda repubblica. L'indagine sugli aspetti organizzativi della coniazione e della circolazione monetaria, nonché delle strutture del credito, rappresenta un contributo importante alla comprensione di una società sempre in bilico tra ordinamenti arcaici e complessi sviluppi economico-finanziari.
Nelle fonti tra VI e XI secolo, l'espressione "tempi barbarici" indica i periodi di profondo cambiamento in cui si tenta faticosamente di trovare un nuovo equilibrio. Oggetto di un'intensa ricerca internazionale, l'alto medioevo appare adesso molto lontano dal quadro ottocentesco, che vedeva i barbari nel ruolo di fondatori delle nazioni europee oppure di distruttori della civiltà. Si è riconosciuta la sua importanza come momento delle origini del potere del papa e della nascita dell'Islam, dell'emergere di nuovi modelli maschili (i valori militari invece dell'otium) e di spazi per l'esercizio del potere pubblico da parte delle donne. Al suo interno agirono forze vecchie e nuove: i soldati barbari dell'esercito tardo romano si affermarono come nuovo gruppo di potere e i monaci irlandesi proposero la propria peregrinano come segno di santità. Pure lo stato si trasformò, dal modello romano regolato dalle imposte a uno in cui il rapporto di amicizia o di conflitto col re rappresentava il fattore decisivo, finché, durante la fase carolingia, si tentò di ricreare di nuovo un impero, basato sulla collaborazione fra il potere pubblico e l'ecclesia. Se l'alto medioevo resta ancora lo specchio delle domande che ci poniamo di fronte a ogni cambiamento epocale, le sue fonti ci invitano a interrogarci sulla sua storia, a comprenderne la lontananza e a osservarlo dalla giusta distanza.
Il volume propone al lettore che si avvicina alla storia romana con interesse e curiosità personale un valido e originale strumento per approfondirne la conoscenza. La trattazione si sviluppa secondo un andamento cronologico, dalle origini di Roma sino alla divisione politica fra parte occidentale e parte orientale dell'impero dopo la morte di Teodosio I, con l'interposizione di "finestre" tematiche, dalle quali osservare e comprendere meglio gli aspetti salienti della società romana o la stessa storia degli eventi politico-militari. Una particolare attenzione è dedicata alle istituzioni amministrative e alle relazioni sociali, all'ideologia del potere, ai rapporti tra politica e religione. L'esposizione, che tiene conto dei recenti sviluppi del dibattito storiografico, è caratterizzata da citazioni tratte da documenti antichi ed è corredata di un'ampia bibliografia.