Questo libro di Domenico Amato, frutto di appassionato amore per la Chiesa, destinato soprattutto ai laici ma non solo a loro, aiuta, attraverso la scansione dei vari capitoli, a sentirsi pienamente coinvolti in un'avventura difficile ma esaltante, quella di porre 'semi di speranza', capaci di mettere in questione gli assunti fondamentali della cultura dominante.
Il volume mette in luce l'esperienza umana e sacerdotale di don Guglielmo Rigamonti, ultimo di nove figli, nato nel cuore della Brianza nel 1947. Ordinato sacerdote nel 1973, Rigamonti è attivo nelle parrocchie di paesi dell'hinterland milanese (Rho, Pioltello, Cernusco sul Naviglio) e a Monza, impegnato nella formazione dei giovani, nella preparazione al matrimonio di giovani fidanzati, nell'organizzazione di corsi di educazione sessuale nelle scuole, nelle attività della Caritas e dell'Azione Cattolica. Di ritorno da un pellegrinaggio a Fatima, riceve l'infausto esito di analisi cliniche che gli diagnosticano una grave forma tumorale. Fronteggia il male per circa due anni, congiungedosi al Signore nel 1996.
Con la venuta del Figlio di Dio sulla terra si assiste ad un salto qualitativo del concetto di «adorazione» e di «culto». Termina il culto legato a luoghi particolari e si inaugura il culto «in Spirito e Verità» (Gv. 4, 24). Si tratta di un culto che ha come principio vitale lo stesso Spirito Santo. Un culto offerto con tutta la propria vita così come lo ha vissuto Cristo stesso.
Nella lettera apostolica "Rosarium Virginis Mariae" Giovanni Paolo II ha sottolineato che il Rosario "se riscoperto in modo adeguato, è un aiuto, non certo un ostacolo all'ecumenismo!". Se, come fa Michele Rubini, entriamo infatti nello spirito dottrinale e teologico dei misteri della luce, introdotti dal Santo Padre, essi ci portano al cuore dell'unità della Chiesa, voluta da Gesù e dolorosamente perduta, nel corso del tempo, a causa delle incomprensioni dei suoi seguaci.
Mons. Tonino Bello ha vissuto un rapporto particolare con il Meridione d'Italia. Il volume di Picicco attraversa proprio questo versante inesplorato della figura del vescovo salentino muovendo dalla geografia dei luoghi e dalla vicenda storica contestuale. La meridionalità di don Tonino è analizzata sotto vari aspetti: tra gli altri, quello del costante riferimento alla terra natìa, del travagliato rapporto con il mondo della politica, delle prese di posizione sulla militarizzazione del Sud, del legame con gli emigranti.
Il libro unisce i temi della realtà con gli spunti dell'invenzione, un gran numero di citazioni con l'apporto sostanzioso della fantasia. Nella forma di conversazioni con i suoi compagni, il narratore costruisce centoquattro episodi che possono essere inquadrati nella categoria del sogno.
Per esercitare con successo la mediazione cui l'uomo è chiamato, basterà che egli risalga alla "struttura trinitaria" del suo essere, pienamente convinto che la soluzione ai problemi storici dell'umanità non va cercata chissà dove, ma è contenuta, sia pure in maniera implicita, nel mistero trinitario presente in ogni individuo. Di conseguenza, è importante che egli diventi, con l'aiuto dello Spirito, un'autentica "icona della Trinità".