Ancora oggi, nel linguaggio comune, tutto quanto è «medievale» è soggetto a percezioni diametralmente opposte: da un lato l'idea di un Medioevo ridente, una sorta di tenera infanzia dell'Occidente, con l'aura mitica che avvolge cavalieri e santi, trovatori e monaci copisti, e che fa il successo di grandi monumenti (da Castel del Monte al cammino di Santiago); dall'altro la perdurante idea di un Medioevo oscurantista e feroce, con la barbarie delle crociate, le fiamme dei roghi inquisitoriali, la misoginia del potere soprattutto ecclesiastico. Questi modi opposti di pensare il Medioevo si riferiscono soprattutto a fenomeni propri della storia della Chiesa, di cui si esalta la provvidenzialità della funzione salvifica e «unificatrice» o, al contrario, si biasima la prepotente violenza. Il volume attraversa e precisa i fattori che hanno generato questi luoghi comuni per raccontare il Medioevo ecclesiastico con il passo della storia. Sarà facile vedere che non esistono né leggende nere né leggende auree, interpretazioni che vanno anch'esse storicizzate, essendo imposte, rispetto al Medioevo, rispettivamente dalla cultura illuministica e da quella romantica. Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari.
La diffusione del cristianesimo nel mondo greco-romano produce una vera e propria rivoluzione nel modo di pensare e nella prassi politica.
L’organizzazione imperiale rispecchia il carattere immanente della spiritualità classica e si propone come ordine definitivo destinato a durare per l’eternità. Tuttavia, tale carattere viene contraddetto dalla crisi del tardo impero e Costantino si avvale del cristianesimo per conservare l’ordine sociale. Proprio il fallimento di questo tentativo suggerisce l’inchiesta sul significato politico del messaggio cristiano. La risposta va cercata nell'opera dei padri postniceni, soprattutto in Agostino: la città terrena può solo trovare una propria giustificazione provvisoria in funzione della città di Dio. La base di tale rivoluzione sta nella rivelazione del logos di Cristo, che si sostituisce come fondamento ai valori della polis greco-romana.
La formazione della Chiesa come istituzione corre parallela a quella del cristianesimo come religione. Verso la fine del II secolo, infatti, è ormai attestata l’esistenza di un’istituzione che comprende una costellazione di Chiese locali disseminate nel bacino del Mediterraneo, tra cui spiccano Roma, Alessandria e Antiochia. Incentrate sulle figure dei vescovi, dotati di ampi poteri di governo e assistiti da presbiteri e diaconi, le Chiese locali comunicano tra di loro attraverso la corrispondenza e si coordinano mediante sinodi che decidono in merito a questioni importanti. Dotate di un canone di scritti rivelati – le Scritture ebraiche, rilette come Antico Testamento, e il corpus degli scritti del Nuovo – posseggono forme di liturgia e culto comuni.
Alla fine del II secolo si può dunque parlare dell’esistenza, oltre che della «grande Chiesa» come istituzione, di una vera e propria religione cristiana, distinta dalla sua matrice giudaica, che ha una chiara base sociale, è strutturata istituzionalmente, ha proprie credenze, pratiche e testi normativi, i caratteri fondamentali che definiscono una religione.
Giovanni Filoramo è professore emerito di Storia del cristianesimo all’Università di Torino. Tra i suoi libri: Il sacro e il potere. Il caso cristiano (Einaudi 2009), La croce e il potere. I cristiani da martiri a persecutori (Laterza 2011) e Il grande racconto delle religioni (Il Mulino 2018).
Se il consolidarsi delle strutture ecclesiastiche e il definirsi della dottrina rappresentano spesso le angolature privilegiate negli studi sul cristianesimo antico, l'opera di McGowan riconsidera sotto una nuova luce la centralità degli aspetti celebrativi e rituali per la genesi della stessa identità cristiana. L'autore esamina il pasto, la parola, la musica (canto e danza), l'iniziazione e la purificazione, la preghiera, l'organizzazione del calendario e la nascita delle principali festività come gli ambiti in cui le prime comunità cristiane seppero celebrare e trasmettere la loro fede. Lo stile scorrevole e accattivante dell'esposizione non va a scapito della vasta documentazione, esaminata e presentata secondo un approccio rigoroso. Questa edizione del volume è stata ulteriormente arricchita nelle fonti patristiche e nella bibliografia; nuova è l'Appendice iconografica. L'opera è corredata da numerosi indici.
Il volume mostra l’importanza attribuita agli scritti di Francesco d’Assisi come fonte primaria della spiritualità francescana e della sua attualità. All’inizio e al centro ci sono la figura e il messaggio di san Francesco. L’analisi profonda e rigorosa degli Scritti mette in evidenza i diversi aspetti e le caratteristiche dell’esperienza umana e religiosa del Poverello, ma vengono trattati anche elementi importanti e nuovi sulla trasmissione testuale degli Scritti e sulla rilevanza di alcuni eventi all’inizio dell’Ordine. L’universalità e l’attualità dell’esperienza religiosa di frate Francesco, come egli stesso si definiva, si concretizzano nell’ultima parte dell’opera, che riguarda la vita e il messaggio di alcuni santi.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. Prefazione (L. Bianchi). Introduzione (B. Molina). Bibliografia di p. Leonhard Lehmann (anni 1982-2018) (P. Morelli). I. Gli Scritti di Francesco: un’eredità crea identità. 1. La rilettura degli Scritti di san Francesco. 2. Gli Opuscula e la riscoperta del carisma francescano: il contributo di Kajetan Esser. 3. L’identità del Frate Minore a partire dal vangelo come forma di vita. 4. L’idea fondante dell’Ordine francescano. 5. Il difficile rapporto reciproco tra Frati Minori e Sorelle Povere nell’Ordine francescano. 6. «Sed sint minores». La minorità nella Regola non bollata: proposte e reazioni. 7. Il capitolo 2 della Regola: un percorso di iniziazione. «Di coloro che vogliono intraprendere questa vita e come devono essere accolti». 8. «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona» (Gen 1,31). La visione teologica della creazione in Francesco d’Assisi. 9. Francesco d’Assisi: pellegrino dell’assoluto e messaggero di pace. II. Gli Scritti: una fonte di spiritualità e teologia. 1. San Francesco e la preghiera universale. 2. Impegno totale e apertura universale nella preghiera di san Francesco. 3. L’Orazione di san Francesco sul Padre nostro. 4. Francesco d’Assisi: la lode di Dio come ponte tra le religioni. 5. La devozione a Maria in Francesco e Chiara d’Assisi. 6. L’eucaristia al tempo e negli scritti di Francesco d’Assisi. 7. San Francesco d’Assisi scrive ai governanti: l’amorosa parresia di un povero. 8. La Lettera a frate Leone: una traccia autobiografica di Francesco. 9. Il cantico della tribolazione. 10. Lavoro e mendicità negli scritti di Francesco d’Assisi. III. Carisma e santità nel francescanesimo. 1. Il volto della santità francescana. 2. Elisabetta d’Ungheria (1207-1231). 3. Felice da Cantalice, fondatore carismatico dei Cappuccini. 4. Diego d’Estella. 5. Giacomo da Milano. 6. Leonardo da Porto Maurizio, santo. 7. La devozione a san Serafino da Montegranaro nella Provincia rhenano-westfalica dei Cappuccini. 8. Ildegarda da Bingen, santa, dottore della Chiesa. 9. San Giovanni Maria Vianney, un sacerdote secondo il cuore di Francesco. Una riflessione per l’anno sacerdotale 2009-2010. 10. «Studia promovit». La promozione della formazione e l’organizzazione degli studi. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Leonhard Lehmann, frate minore cappuccino laureato in Sacra Teologia, è stato professore di Teologia Spirituale alla Philosophisch-Theologische Hochschule der Franziskaner und Kapuziner a Münster tra il 1982 e il 1989 e in seguito alla Pontificia Università Antonianum di Roma. Nel 2018 è stato nominato professore emerito. Ha pubblicato numerosi contributi scientifici in diverse lingue.
Luca Bianchi, frate minore cappuccino, insegna Storia della spiritualità all’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum, di cui è preside.
Bernardo Molina, frate minore cappuccino, è professore all’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum.
Il 1° luglio 1949 la Chiesa prende posizione ufficiale nei confronti del comunismo e sancisce la scomunica per tutti i fedeli che «professano questa dottrina». Il decreto non giunge inatteso: è solo l'atto finale di un processo, iniziato alla fine della seconda guerra mondiale, che ha visto i cattolici impegnati nello scontro politico, in prima linea contro quella che viene considerata una nuova religione secolare di redenzione sociale. Questo libro analizza i passi che, a partire dal pontificato di Pio XII, portano alla scomunica comunista. Il documento stesso viene analizzato e interpretato alla luce del contesto socio-politico e viene data voce a coloro che furono direttamente toccati dalla decisione della Chiesa: una maggioranza di contadini e operai che si trovarono a dover scegliere fra un partito che tutelava i loro diritti e una Chiesa che sembrava allineata «con il prete e con i padroni». Prefazione di Luigi Bettazzi. Postfazione di Achille Occhetto.
La passione per Dio misericordioso di fronte alla propria miseria era il grande tormento di Martin Lutero. Per il monaco agostiniano l'esperienza spirituale e la teologia costituivano infatti spontaneamente una cosa sola, un'esigenza strutturale del suo essere, prima ancora che del suo pensiero. Questo volume, che raccoglie i risultati di una ricerca pluriennale tra Facoltà teologiche cattoliche, evangeliche, riformate e valdesi, vede dunque nella spiritualità cristocentrica di Lutero l'anima del suo teologare. I saggi rivisitano alcuni nuclei della sua teologia, in particolare la "theologia crucis" come asse portante del rinnovamento del metodo teologico da lui inaugurato; il tema della giustificazione come domanda che sta alla base dell'esperienza religiosa e teologale; la spiritualità sottostante all'agire ecclesiale tipico della Riforma.
Il concilio aperto a Ferrara l'8 gennaio 1438 e trasferito l'anno dopo a Firenze proclama l'unione fra la Chiesa greca e quella latina, un accordo che dura sino alla presa di Costantinopoli, nel 1453, e viene rotto ufficialmente da un concilio della Chiesa greca poco meno di vent'anni dopo. Questo volume si propone di indagare dal punto di vista storico ed ecclesiologico le unioni che si sono verificate dopo il concilio ferrarese-fiorentino. In particolare, la ricerca si sofferma sulla prima grande unione dei ruteni del 1595, conosciuta anche come Unione di Brest, e sull'unione della Chiesa romena ortodossa della Transilvania (1697-1700). Questo avvenimento ha portato alla riscoperta delle radici latine, alla comunione ecclesiastica con la Sede di Pietro e alla nascita di un movimento illuminista che ha suscitato, nel tempo, la nascita di un solo Stato per i romeni delle province di Moldova, Valacchia e Transilvania. Dal punto di vista ecclesiologico il processo di unione della Chiesa ortodossa romena della Transilvania si compie con il Concilio Vaticano II, che con il documento sulle Chiese cattoliche orientali "Orientalium Ecclesiarium" riconosce le comunità cattoliche orientali come vere Chiese.
Le catastrofi naturali verificatesi in Cina alla fine del Cinquecento avevano messo in dubbio la capacità dell'imperatore di garantire l'armonia tra cielo e terra e, per esteso, di regnare. Conoscere la data precisa di un'eclissi, perfezionare il calendario da seguire per officiare i riti e scorgere i segni premonitori di un movimento tellurico erano dunque bisogni primari. Con l'esigenza dell'imperatore di conoscere, prevedere e controllare i fenomeni naturali e celesti, segno della comunione speciale del sovrano con l'universo e garanzia di ordine e stabilità coincide con la necessità dei padri gesuiti di legittimare la propria presenza e il proprio operato in Cina.Il Trattato sui terremoti, scritto a Pechino nel 1626, dopo un grande sisma avvenuto nei pressi della capitale, contribuisce a dare risposte più scientifiche a un fenomeno che prima di allora veniva attribuito ai movimenti sotterranei di un drago delle acque o di una tartaruga. Il testo, qui tradotto dall'edizione conservata alla Biblioteca nazionale di Francia, rappresenta un documento di straordinario interesse anche per ricostruire la formazione poliedrica dei gesuiti e l'incontro tra Europa e Cina nel quadro delle conoscenze scientifiche e della sensibilità religiosa del Seicento.
Il manuale ripercorre in modo sintetico, ma scientificamente documentato, il vasto panorama delle esperienze spirituali nate e immerse nella vita evangelica di Francesco e Chiara d'Assisi. La circolarità tra spiritualità e storia consente di superare una visione autoreferenziale della vicenda francescana per coglierne il nesso con i grandi mutamenti generali, nella convinzione che la spiritualità sia l'esperienza di contagio che un determinato carisma produce nel tempo. Questo primo volume offre alcune chiavi di lettura dell'esperienza spirituale del Santo di Assisi, esamina il rapporto tra i francescani e la società urbana e affronta il «lungo XIV secolo» che va dalla morte di Bonaventura da Bagnoregio allo scisma d'Occidente. La sintesi proposta dalla Chronica XXIV Generalium consente inoltre di indagare le proposte spirituali delle Osservanze francescane maschili e femminili, mentre il capitolo finale suggerisce alcune letture di vicende francescane nel passaggio tra medioevo ed età moderna.
Dopo cinque secoli, Lutero, Zwingli, Butzer e Calvino sono ancora figure largamente sconosciute a un pubblico di non specialisti. Questo volume si propone di colmare la lacuna offrendo una mappatura delle traiettorie che hanno caratterizzato il Cinquecento protestante. Il saggio delinea, pertanto, la particolare vicenda storica dei grandi riformatori inquadrandola nel loro specifico contesto sociale e prendendo in esame le loro peculiari teologie. La Riforma protestante, infatti, non è il frutto solitario di un monaco agostiniano che «scomunicò» la Chiesa di Roma, ma un evento epocale e policentrico che ha determinato la modernità e a cui hanno contribuito quattro distinte città, sedi di quattro riformatori: Wittemberg, che conobbe la riforma della fede; Zurigo, che orientò la riforma della città; Strasburgo, che pose il problema della riforma della vita; Ginevra, che seppe operare la riforma della Chiesa. Nel loro insieme esse costituirono la cosiddetta «Riforma magistrale». A questa si deve aggiungere la «Riforma radicale», l'ala sinistra del movimento riformatore che nell'anabattismo trovò la parabola per separare lo Stato dalla Chiesa.
Lutero non è moderno, ma neppure medievale. Apre un modo nuovo di percepire e vivere l'esperienza religiosa come esperienza di verità che coinvolge direttamente, senza intermediari - e, per questa ragione, drammaticamente - la persona del credente.Lutero, soprattutto, comprende il paradosso dell'epoca moderna: la fede è un vincolo - una servitù, un inchinarsi - e pur tuttavia, anche nel senso della laica progettualità positiva, è la radice della libertà intesa come processo dinamico. La stessa posizione dell'uomo è bivalente, poiché egli è libero e nello stesso tempo servo, non può esistere senza libertà, ma modi e forme di liberazione possono approdare alla più totale schiavitù: alla colonizzazione interiore e alla proletarizzazione dell'anima.