Apparso per la prima volta in Germania nel 1926, il saggio di Paul Tillich dovette aspettare più di dieci anni prima di essere riconosciuto come uno dei capolavori della riflessione filosofico-storica degli anni Venti. Nonostante sia rimasto a lungo noto solo a una cerchia ristretta di lettori, "Il demoniaco" ha esercitato un profondo influsso sulla cultura tedesca e europea a partire dagli anni Quaranta. Gerhard Ritter basò su di esso il suo capolavoro "Il volto demoniaco del potere", Thomas Mann ne trasse idee fondamentali per il suo "Doktor Faustus" e Horkheimer e Adorno lo ripresero nella loro "Dialettica dell'illuminismo". Incentrato sull'idea che il demoniaco non sia l'espressione simbolica della pura negatività, ma il carattere ambivalente e sinistro di ogni creazione dello spirito umano, il saggio, pur nella sua brevità, ha segnato un'epoca e una linea del pensiero critico che ha influenzato profondamente la filosofia della storia del secondo dopoguerra.
Primavera 1219: Francesco d'Assisi, assetato di Dio, salpa per la crociata. Sulle orme di Cristo, parte per predicare il pentimento sotto le mura assediate di Damietta. Desideroso di calmare i lupi che si contendono la Terra Santa, in Gerusalemme, città ferita ma splendente, intravede il compimento della sua ricerca. Nel corso del viaggio, lasciato il campo cristiano, il Poverello va incontro al potente sultano d'Egitto, al-Malik al-K?mil. Sullo sfondo di una folle spirale di massacri e di sangue, mentre si susseguono assedi e battaglie, questi due personaggi fuori dal comune instaurano un dialogo del tutto particolare. Senza arma alcuna che non sia la fede, due visioni del mondo vengono a contatto, si sollecitano a vicenda, arrivano a sfiorarsi... Fragili momenti di grazia dove tutto sembra possibile, in cui il potente re e il santo straccione, ignorando l'odio dei guerrieri di Dio, intravedono all'improvviso l'unica strada possibile della pace. Un romanzo in cui si mescolano storia e finzione, e che sviluppa il tema di una ricerca quanto mai attuale: quella dell'incontro, brusco ma fecondo, tra islam e cristianesimo.
Questo è un libro di viaggio, di scoperta, quasi una guida tra le tante "tribù" della società israeliana. Israele, visto da lontano, appare come un Paese monolitico. È invece un mosaico di culture e di sentimenti, di passato e futuro, di Occidente e di Levante, di fanatismi e laicità, di grandi tradizioni religiose, di comunità rimaste ai margini della storia, di schegge impazzite. Drusi, musulmani, abitanti di colonie e di kibbutz, beduini, "laici" di Tel Aviv, cristiani, samaritani: componenti diverse di un unico Stato, piccolo eppure estremamente variegato. A renderlo un caleidoscopio umano in continua evoluzione è anche il fatto che, nella sua componente maggioritaria (quella ebraica), si tratta di un Paese fondato e cresciuto sull'immigrazione: ebrei europei sopravvissuti all'Olocausto, ebrei orientali in fuga dai Paesi arabi, ebrei etiopici, ebrei russi. E oggi anche tanti non ebrei. Un lucido ritratto di Israele a partire dai suoi abitanti, corredato da un'attenta analisi dello storico Bruno Segre a 70 anni dall'indipendenza del Paese.
"Il volume prende in esame la storia della canonica del duomo di Pisa partendo dal collegio dei chierici che almeno dall'età longobarda affiancò il vescovo nel governo della diocesi [...]. La novità di questo studio consiste nel fatto che per la prima volta è stata analizzata l'intera vicenda del Capitolo nelle sue diverse articolazioni e nella complessità dello sviluppo istituzionale. [...] Sono state prese in considerazione le dinamiche inerenti alla sua formazione e organizzazione interna: la fissazione del numero dei canonici, il progressivo intervento esterno nelle nomine, il problema della residenza e del cumulo dei benefici, la provenienza geografica e sociale dei suoi membri, fino a delineare la fortuna ecclesiastica di alcuni di essi, elevati alla dignità episcopale, al cardinalato o addirittura al papato. [...] Il saggio si sofferma sul fondamentale ruolo educativo e culturale rivestito dal Capitolo in città almeno a partire dall'XI secolo, mettendo in evidenza alcune figure di poeti, scrittori, giuristi e docenti che costituivano il nerbo di quella schola cattedrale, principale luogo di formazione culturale prima della nascita dell'università. [...] Una più attenta conoscenza delle nostre radici storiche potrà facilitare ed arricchire una buona ed efficace testimonianza di servizio, stimolando anche ulteriori approfondimenti non solo in sede locale ma anche nel più vasto contesto italiano, ove lavori attenti all'aspetto istituzionale sono ancora piuttosto rari, e significative comprensioni." (Mons. Egidio Crisman)
Uscito nel 1963 e pubblicato in Italia con il titolo "La forza di amare", questo è sicuramente uno dei libri più famosi di Martin Luther King in italiano. Un'opera intensa, forte, dal messaggio più che mai attuale, che parla ancora oggi a tutti noi. Un libro in cui si fondono mirabilmente - raggiungendo un equilibrio forse ineguagliato - le due "anime" di King: il pastore cristiano, che fa del sermone il mezzo preferito per rivolgersi ai fratelli, lui che non aveva intenzione «di fare altro che rimanere un pastore», e l'attivista per i diritti civili, in un'epoca in cui la segregazione razziale macchiava ancora con la sua vergogna la nazione americana.
Oggi il libro viene riproposto al pubblico italiano in una nuova edizione, nel 50° anniversario dell'assassinio dell'autore (4 aprile 1968), con l'aggiunta di un testo totalmente inedito in Italia, in cui King raccoglie le impressioni suscitategli da un recente viaggio in Terra Santa. Un viaggio che lo segnò in maniera indelebile: «Non dimenticherò mai quello che ho provato dentro di me».
Perseguitati, discriminati, vittime. Sui media e nel discorso pubblico, i popoli minoritari del Medio Oriente vengono spesso associati a categorie che sono diventate ormai quasi delle etichette. Ma in questo sguardo manca qualcosa di molto importante. Perché le numerose e sfaccettate minoranze che abitano la zona mediorientale sono, prima di tutto, resistenti, "anime fiere". Comunità eccezionali e preziose, che nel corso dei secoli hanno saputo conservare intatta la propria identità. Qualche volta nel nascondimento, altre combattendo a viso aperto, non solo hanno difeso usanze e anche religioni considerate blasfeme dal potere di turno, ma hanno rivendicato il proprio insostituibile contributo alla prosperità delle loro società. E continuano a farlo. Dai copti agli aleviti, dai curdi ai maroniti, sono questi popoli indomiti, più di tutti, a tenere alta oggi la bandiera di chi è convinto che la convivenza tra diversi sia l'unico futuro possibile per un Medio Oriente paurosamente avviato verso dinamiche di disgregazione. È per questo che le loro storie, infarcite di suggestive leggende, di peripezie epiche e troppo spesso di sangue, ci riguardano tutti. Guidati dall'autrice, immergiamoci dunque nelle loro vicissitudini, alla scoperta di terre affascinanti dai colori e profumi inconfondibili, all'incontro di persone con un ricco passato, una quotidianità spesso difficile ma un futuro colmo di speranze.
La traduzione e curatela italiana dell’epistolario di Martin Heidegger e Karl Löwith – 124 lettere e cartoline redatte tra il 1919 e il 1973 e corredate da un’ampia introduzione storico-filosofica – offre oggi al lettore un inedito e decisivo documento circa l’intenso e al contempo discorde rapporto filosofico e umano tra il maestro e il suo primo allievo.
I tentativi di Löwith di entrare in autentico contatto con un maestro la cui grandezza di pensiero rappresentava un ingombro invalicabile si rivelano per quello che erano, mostrano cose del passato / mai raggiunte, destinate a rinuncia (documento 122). La relazione tra i due si configura come un parricidio mancato e viene posta al termine del carteggio sotto una luce che attende. Non è dunque una riconciliazione quella che suggella l’epistolario, bensì la riconferma, sub mutata specie poetica, del carattere di apertura irrisolta di un rapporto già da sempre datosi esattamente nel modo in cui uomini isolati possono stare autenticamente insieme: nell’esistenza (documento 25).
A campeggiare sullo sfondo è, ancora una volta, la metafora della Lichtung, la stessa metafora della radura di luce che aveva dato corpo filosofico alla discordia insorta a causa dei Saggi su Heidegger.
Giovanni Tidona (Scicli, 1982) è Vertretungsprofessor in Filosofia presso la Pädagogische Hochschule di Heidelberg. I suoi campi di ricerca sono l’ontologia sociale, la filosofia contemporanea tedesca, la xenologia. Principali pubblicazioni: Ding und Begegnung (Alber, Friburgo, 2014), Gemeinschaften. Figuren der Lebensteiligkeit (Alber, 2018); Fremdheit (Mattes, Heidelberg, 2018). Ha curato lo scritto di abilitazione di Karl Löwith Das Individuum in der Rolle des Mitmenschen (Alber, 20162).
La vita di ogni uomo e donna è simile a un armadio... per ogni cosa c'è il suo posto. Un armadio non solo deve essere spazioso, ma deve pure essere ordinato in modo da poter disporre di ciò che ci serve con facilità. La nostra esistenza va continuamente rivestita con gli abiti adeguati ad ogni stagione come pure in modo conveniente alle situazioni che viviamo, non solo per noi stessi ma anche per gli altri. L'autore suddivide la nostra vita nelle quattro stagioni. All'interno di ognuna ci sono gli scomparti (cura di sé, relazioni affettive, il lavoro, l'ozio necessario), i ripiani (il tempo, lo spazio da abitare, i rapporti da curare), i cassetti (gestire i fallimenti, la necessità di sognare, il coraggio di scegliere, la forza dei desideri) e le scatole (imparare nella sofferenza, ringiovanire nella vecchiaia, la morte come compimento). Mettere ordine nella propria vita richiede non solo di aprire l'armadio del nostro cuore per prendere ciò che ci serve al momento giusto, ma prevede pure che, a suo tempo, abbiamo rimesso ogni cosa al suo posto mantenendo così quell'ordine interiore che permette di vivere armoniosamente con noi stessi e sinfonicamente con gli altri.
Michele Piccirillo (1944-2008) è stato uno studioso di fama internazionale, archeologo insigne, ricercatore indefesso, esperto di mosaici e di geografia biblica, protagonista in Terra Santa della scoperta e del recupero di molti siti archeologici. Figura carismatica capace di calamitare le attenzioni e l'affetto di molti, è riuscito a mettere in campo innumerevoli progetti scientifici nella convinzione che prima c'è sempre la Provvidenza e poi la Scienza; «e quando Provvidenza e Scienza si incontrano, come è accaduto nella sua vita, c'è la possibilità di passare alla storia», come ebbe a dire il suo amico e biografo Franco Scaglia, che ne fece addirittura il protagonista di una serie di fortunati romanzi, tra cui Il custode dell'acqua (premio Campiello 2002). A 10 anni dalla scomparsa del frate archeologo, esce questa biografia fresca e originale, intessuta con citazioni di chi con padre Michele è vissuto o lo ha conosciuto personalmente, scelte e contestualizzate nel cammino di vita del celebre francescano. Con un'intuizione felicissima, l'Autore procede come nella composizione di un mosaico, fatto «di quindici tessere, una per ciascun capitolo, ognuna di diversa misura e colorazione». Dunque non una semplice biografia di padre Michele, ma un mosaico dal quale però emerge un suo profilo robusto, netto e colorato come gli splendidi capolavori che egli ha scoperto e studiato in vita. La vita straordinaria di «un semplice frate di Terra Santa».
Se qualcuno quel giorno fosse passato per i Giardini Vaticani, tendendo l'orecchio avrebbe potuto ascoltare una vocina che raccontava: «In un paese lontano... molti anni fa, nacque un bambino, un bambino speciale. Il suo nome era Yoshua o come dice il mio amico Papa Francesco: Gesù. Un nome importante, significa "Dio salva"». Tornano le avventure di Topo Jorge, il topino al quale Papa Francesco ama raccontare bellissime storie. Pieno di stupore, Topo Jorge corre poi a riferirle a fratelli, cugini e amici topi. Questa volta, però, la storia è davvero la più bella mai raccontata. Anche da un topo.
Le riflessioni su Levitico e Numeri raccolte in questo volume fanno seguito ad altre sulla Genesi e sull'Esodo - dal titolo "Il Dio di Abramo" e "Il Dio degli Ebrei" - pubblicate in questa stessa collana. "Il Dio santo" si pone quindi come capitolo conclusivo di una trilogia. Il libro dei Numeri e, in modo ancora più particolare, il libro del Levitico sono incentrati sulla santità di Dio, che si definisce certo come trascendenza, separazione, alterità, ma soprattutto, in maniera positiva, come potenza vitale e come esigenza morale. Questi antichi libri ebraici, con i loro rituali ormai desueti, ci insegnano forse ancora oggi a porre una siepe intorno alla santità di Dio, per proteggere il mistero della vita.
"In occasione degli ottocento anni di presenza francescana in Terra Santa risulta particolarmente significativo dare alle stampe questo catalogo dei libri di viaggio antichi 'Itinera ad loca sancta' frutto del lavoro paziente del dott. Alessandro Tedesco. I libri di viaggio antichi conservati presso le biblioteche della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme sono una delle testimonianze del lungo servizio dei francescani in questi luoghi: da ben otto secoli infatti, i frati si prendono cura dei luoghi santi, della memoria liturgica a essi legata e sono il punto di riferimento per i pellegrini. Frati e viaggiatori hanno sentito la necessità di raccontare e fissare in inchiostro una traccia del loro vissuto in questa terra secondo la propria sensibilità e interesse, restituendo al lettore di oggi un panorama articolato e stratificato della Terra Santa. La raccolta infatti, non comprende solo cronache e diari con la registrazione della propria esperienza, ma conta anche volumi di guide alle indulgenze, osservazioni etnografiche, rilievi archeologici, descrizioni topografiche e manuali di botanica. Sfogliando il catalogo si trovano libri in latino, italiano, tedesco, olandese, inglese, francese, portoghese e spagnolo, stampati in tutta Europa e scritti da viaggiatori delle più diverse provenienze. A questa già grande varietà umana, si aggiunge anche quella di chi ha usufruito di questi libri lasciando traccia di pensieri e riflessioni a bordo pagina oppure firmandone il possesso attraverso il proprio nome, timbro o exlibris. Registrando anche questi elementi in ciascun esemplare del fondo, il catalogo allestito dal dott. Alessandro Tedesco è ancor più significativamente un catalogo dei tipi umani che, nel lasciare traccia di sé in modo più o meno consapevole, raccontano una parte importante della storia dei Luoghi Santi e della Cristianità in questa Terra, fatta non solo di pietre e luoghi ma soprattutto di testimoni diretti dei luoghi della salvezza." (Dalla presentazione di Francesco Patton). Saluto di Lionel Goh. Premessa di Edoardo Barbieri.