Molti oggi sentono di non avere spiragli verso il futuro, il tempo e la vita risultano chiusi, la precarietà è il sentimento di fondo che s'insinua in ogni esperienza. Il nuovo libro del filosofo Roberto Mancini presenta una meditazione sull'utopia e sulla sua attualità. L'utopia va intesa ormai non come la rappresentazione di ciò che è desiderabile ma impossibile, bensì come coscienza di tutto quello che possiamo esprimere all'altezza della nostra autentica umanità e come scelta per il coraggio della dignità che si manifesta quando rifiutiamo ciò che è degradante e falso. Con questo risveglio di autocoscienza umana l'utopia ha a che fare con il cristianesimo, a sua volta rimosso dalla visuale della società contemporanea. Riconoscere il senso dell'universale invito evangelico alla "nuova nascita" significa assumere l'utopia del vivere con amore gratuito e giusto come la via della liberazione dell'esistenza personale e della convivenza nella società.
Armido Rizzi (1933) è teologo e filosofo tra i più noti e innovativi, già docente in diverse Facoltà teologiche, fondatore del Centro Sant'Apollinare di Fiesole dove ha promosso numerose iniziative di divulgazione teologica. Ha collaborato a diverse riviste (Servitium, Rivista di Teologia morale, Filosofia e Teologia) ed è stato autore di più di 30 saggi. Il teologo Carmine Di Sante, suo allievo ed "erede intellettuale", in questo libro ricostruisce l'originale pensiero teologico di Armido Rizzi con il pregio di riassumere in un'unica opera un pensiero che si dispiega in decine di pubblicazioni e numerosi articoli. Il libro compie una vera e propria operazione di "de-ellenizzazione"della teologia, di abbandono delle categorie filosofiche e metafisiche di derivazione platonica in cui per secoli sono stati improntati lo studio e l'annuncio della Parola biblica.
Se c'è una parola che non perde mai di attualità questa è sicuramente la parola "liberazione". È su di essa che si sofferma il monaco benedettino, biblista e teologo della liberazione, il brasiliano Marcelo Barros, illuminandone il significato alla luce dei testi biblici e in particolare del tema giubilare, ma anche rispetto a quella riflessione in cui si è distinta la teologia latinoamericana a partire dall'inizio degli anni '70. In piena fedeltà al metodo tipicamente latinoamericano del "vedere, giudicare, agire" (prima osservando i "segni dei tempi" provenienti dalla realtà dei popoli, poi interpretandoli alla luce della Parola di Dio e infine traducendo tutto ciò in esortazioni e impegni concreti) Marcelo Barros riflette sul significato di una teologia e di una spiritualità liberatrici per il nostro presente, come risposta all'invito divino a trasformare il mondo e a costruire resurrezione laddove si incontrano oppressione e morte. Nella convinzione che la ricerca di liberazione sia una questione di fede, un tema teologale e teologico. E che, per questo, ogni autentica teologia cristiana non possa non essere, in qualche modo, una Teologia della Liberazione.
È giunta la primavera. Diana, la cagna incontrata nel primo episodio della saga, abbandonata dai proprietari sulla neve, è sopravvissuta grazie all’intervento dell’esploratore Wolfgang ed è stata accolta nel branco, superando l’inverno e condividendo le vicende affrontate dai lupi. L’attendono ora giorni di tepore, ma anche la mai scontata vita selvatica sull’altopiano, con le sue difficoltà e i suoi pericoli… Le ambientazioni e i comportamenti degli animali descritti si basano su dati reali, solo sporadicamente sono state prese alcune piccole libertà narrative. Anche in questo secondo episodio della saga il lupo, mitizzato oppure oltremodo temuto, viene presentato per quello che è in realtà: un predatore sociale altamente specializzato.
Alberto Franchi vive a Verona, dal 1986 è medico veterinario libero professionista. Appassionato di montagna, fin da bambino ha percorso in tutte le stagioni e con ogni condizione di tempo dossi, boschi, vaj e foreste della Lessinia che sono l’ambientazione scelta per questa saga, uno spaccato della vita dei lupi attraverso l’arco di un anno.
A cinquant'anni dal Concilio, la Bibbia resta ancora un'illustre sconosciuta per moltissimi, troppi cattolici. Il libro di Paolo De Martino, diacono permanente e responsabile della pastorale biblica della Diocesi di Torino, nasce da una solida esperienza di incontri e conferenze. Scritto con un linguaggio insieme semplice e profondo, il testo ha lo scopo di suscitare stupore e curiosità per iniziare a muovere "dei passi" verso l'incontro personale e diretto con la Parola. Un libro che vuole accendere il desiderio di leggere, approfondire, studiare e vivere la Bibbia, tutta la Bibbia! Come ha detto Papa Francesco: «Se leggessimo i messaggi di Dio contenuti nella Bibbia come leggiamo i messaggi del telefonino, cosa succederebbe?».
Raggiunti i 50 anni di lavoro teologico, il brasiliano Leonardo Boff, tra i Padri fondatori della Teologia della Liberazione e massimo esponente dell'ecoteologia, ha voluto cimentarsi in un'impresa inedita, un lavoro minuzioso durato due anni: ritradurre dal latino medievale l'Imitazione di Cristo, il libro più letto al mondo dopo la Bibbia, in uno stile più consono alla sensibilità attuale, cioè in un'ottica di superamento dell'interpretazione dualista propria della visione medievale del mondo, completandolo con un'ampia parte finale - la Sequela di Gesù - in linea con lo spirito contemporaneo, offrendo in tal modo una preziosa guida alla vita spirituale intesa come dimensione essenziale dell'essere umano, al di là di ogni appartenenza religiosa. Scritta nel 1441 dal venerabile Tommaso da Kempis, l'Imitazione di Cristo, opera che è stata letta e citata persino da figure come Freud, Jung e Heidegger, è composta da quattro libri (parti), a cui Boff ha voluto aggiungere un quinto, dal titolo "La sequela di Gesù nei cammini della vita", affiancando così due temi, l'imitazione e la sequela, che, pur elaborati in epoche diverse, si completano e si arricchiscono mutuamente. Perché, se il Gesù dell'Imitazione di Cristo è quello che parla all'interiorità umana, il Gesù della Sequela è quello che presenta un progetto di trasformazione totale e liberante dell'intera realtà, a cominciare dai poveri e all'interno della nuova visione del mondo offerta dai dati più certi delle scienze della vita e della Terra.
Attraverso un intenso dialogo con don Corso Guicciardini, emerge l'esperienza singolare ed esemplare di questo prete fiorentino, di famiglia nobile che rinunciò alla ricchezza per "passare dalla cruna di un ago" decidendo di seguire, nell'adesione al Vangelo, don Giulio Facibeni e l'Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa. Uomini che per tutta la vita hanno inseguito l'annientamento del proprio io nella carità e nella misericordia. in questo libro è raccolta le testimonianza di una vera e propria storia di santità che ha segnato la Chiesa e la città di Firenze. La figura di don Corso Guicciardini si trova, infatti, alla confluenza di una ricchissima rete di rapporti con persone eccezionali di quasi un secolo di storia fiorentina: don Corso narra episodi inediti di nobili famiglie cittadine; di Giorgio La Pira, decisivo per la sua vocazione; di Pio XII; di Elia Dalla Costa, Raffaele Bensi, Enrico Bartoletti, Lorenzo Milani e dei sacerdoti francesi del Prado e di quelli dell'Opera di don Giulio Facibeni. Un affresco tra due secoli della storia d'Italia che apre orizzonti sul futuro della "nostra umanità vulnerabile".
Jacqueline Straub ha un sogno che coltiva da quando aveva 15 anni: diventare prete. Cattolica convinta non ha nessuna intenzione di lasciare la Chiesa. 27enne proveniente dalla Germania (Baden-Württemberg), ha studiato teologia, prima a Friburgo e poi in Svizzera a Lucerna (dove ha conseguito il master). Tramite la sua testimonianza e il racconto del suo percorso di vita il libro spiega motivo della sua decisione e della sua battaglia che si collega al movimento globale di rinnovamento della Chiesa. Può quindi una donna diventare prete (o pretessa) cattolico? Pur prendendo atto delle regole non modificabili, l'eventualità di un calo di vocazioni, non potrebbe aprire l'ordinazione alle donne? Con grande passione, la giovane teologa parla delle obiezioni e delle resistenze contro la sua vocazione, delle sue esperienze e del suo modo di concepire la fede e il futuro della Chiesa.
Con la rivoluzione innescata dalle nuove conoscenze sull'universo, per la teologia il dialogo con la scienza non è più una scelta, ma una necessità. In questo libro gli autori - di prestigio internazionale, provenienti dall'Europa e dall'America del Sud - esprimono tutti la necessità di una nuova visione della natura e del cosmo, di una nuova immagine di Dio e di noi stessi, di una nuova spiritualità. Lo fanno in relazione a quel paradigma post-religionale su cui è centrato il precedente volume "Oltre le religioni. Una nuova epoca per la spiritualità umana" (Gabrielli 2016) di cui questo rappresenta idealmente un seguito e un approfondimento. "La fine del conflitto - Se, da Galileo in poi, il rapporto tra scienza e fede è stato quantomeno problematico - tra aperti conflitti, tregue più o meno prolungate e persistente diffidenza reciproca - oggi questo lungo braccio di ferro sembra non avere più senso. Come evidenzia Vigil , «in materia "scientifica", solo la scienza ha una parola da dire. La spiritualità, senza pretendere di possedere verità immutabili provenienti da una fonte esterna, si richiamerà precisamente al contributo della scienza». E se, come sosteneva Max Plank, «la scienza non può risolvere il mistero ultimo della natura», perché, «in ultima istanza, noi stessi siamo parte del mistero che cerchiamo di risolvere» , la sua visione può senz'altro aiutare la teologia a purificare l'immagine di Dio e la sua relazione con il mondo, aprendo alla sua riflessione un meraviglioso ventaglio di nuove possibilità." (Dalla Presentazione di Claudia Fanti)
Quel che sembra una contestazione alla nostra Chiesa in realtà è un invito a tutti a riflettere sul Vangelo e ad accettarlo – singoli e comunità – come norma di vita, come esercizio, a tutti i livelli, di un potere da vivere con spirito di servizio. Questo emerge nella preghiera conclusiva, dove si chiede scusa a chi si sentisse offeso, ma si auspica che “i poveri che leggeranno questo testo si rallegrino, si sentano interpretati, felici”; ed emerge anche dalle risposte cordiali, incoraggianti, che, prima il Cardinale Martini poi lo stesso Papa Francesco, tramite la sua Segreteria, han voluto dare, su questi temi, a don Vincenzo Zambello e alla sua comunità del Brasile.
“Grazie davvero per questo libro: farà del bene a chi lo legge con animo attento e sincero, e a tutta la Chiesa.” (Mons. Luigi Bettazzi)
Questa nuova edizione di La Chiesa romana, opera di Ernesto Buonaiuti, teologo, accademico, antifascista, storico del cristianesimo, uno dei massimi esponenti del modernismo italiano, rappresenta uno dei testi più significativi della sua vastissima produzione letteraria. Scritto, come afferma Buonaiuti stesso, «per un indeclinabile comando della coscienza, in un momento risolutivo della mia vita», è una riflessione sulla bimillenaria storia della Chiesa così come un accorato appello affinché ritorni a proporre al mondo il messaggio evangelico nella sua originaria purezza. Le posizioni espresse da Ernesto Buonaiuti sono di una sorprendente attualità e rendono testimonianza di una figura complessa di sacerdote e di studioso che attende ancora il giusto riconoscimento.
Attraverso notizie più o meno clamorose e meditazioni (da leggere e praticare) il libro illustra il mosaico che si è composto nel tempo intorno alla figura di Maria di Magdala. Tanti sono i documenti perduti o falsati e il cammino è ancora irto, intriso di miti e leggende. Percorrendo le 19 meditazioni, emergono i diversi volti di Maria di Magdala, primo tra tutti quello di una femminilità che diventa soggetto spirituale, teologico, ed anche sociale. Numerosi i segnali della Sua presenza, scoperte di innumerevoli giacimenti (canti, preghiere, opere d'arte) e tracce disseminate da Oriente a Occidente (chiese, luoghi santi, santuari) che attestano tradizioni e devozione antiche. Un patrimonio, finora tenuto nascosto e sconosciuto ai più, che oggi diventa memoria viva, sulla scorta della rinnovata dignità che papa Francesco ha riconosciuto alla Santa (con la Festa a lei dedicata del 22 luglio).