Questo libro ci fa scoprire una bella figura del cattolicesimo democratico italiano, ancora poco conosciuta: Ermanno Dossetti, fratello del grande don Giuseppe («professorino», padre costituente e monaco profetico). Ermanno Dossetti, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita, è stato partigiano, segretario della Dc di Reggio Emilia, deputato dal 1963 al 1968, professore e preside nonché impegnato al fianco di Nosengo nell’associazionismo cattolico della scuola.
"Essere in relazione di stretta parentela con un grande personaggio è sempre un destino complicato: il rischio ovvio è di essere spinti a presentarsi come l’alternativa a lui per sottolineare le proprie peculiarità, oppure di divenire il gran sacerdote celebrante il rito della sua gloria (un rischio che cresce se il parente sopravvive a lui e diviene il custode autorizzato della sua memoria). C’è una terza alternativa, per la verità raramente praticata, ed è quella di scomparire nell’ombra, rimanendo al di fuori di ciò che quel legame può determinare" (dalla prefazione di Paolo Pombeni).
Prefazione del politologo Paolo Pombeni
Introduzione/ricordo del figlio di Ermanno, don Giuseppe Dossetti jr.
Il ciclo di incontri «Quale bellezza salverà il mondo?» (tra questi, il dialogo tra due grandi vecchi della cultura europea come Agnes Heller e Zygmunt Bauman, di prossima pubblicazione) ha richiamato grandi nomi e un pubblico appassionato.
Sul tema «Libertà, cultura della legalità e il Dio nascosto» si sono intrecciati i pensieri di un grande teologo-filosofo come Vito Mancuso e di un uomo di legge come Guido Rispoli, procuratore della Repubblica a Bolzano.
Kant sosteneva che il «legno storto» uomo ha dentro di sé un germe del bene attestante un’origine divina. L’esempio dei vigili del fuoco americani che nel momento dell’attentato alle Torri Gemelle si gettano dentro le torri avvolte dalle fiamme e dal fumo mi sembra illuminante in questo senso. Quei vigili del fuoco hanno sacrificato la propria vita per cercare di salvare quella degli altri (Guido Rispoli).
Ed è proprio quella estetica, se ci pensiamo, l’esperienza più generale, più coinvolgente delle altre dimensioni, come rivelatrice della trascendenza, come partecipazione a quella dimensione che noi chiamiamo Dio nascosto: quella dimensione di ulteriorità che è al di là del gene egoista […]. Simone Weil diceva: siamo qui su questa terra unicamente per una cosa, per fare esperienza di bellezza (Vito Mancuso).
«Sarebbe bello venire al mondo e trovare per noi amore, se c’è. E’ bello venire al mondo e trovarlo, ma in alcuni casi l’amore non c’è. È bello trovarlo anche continuando a essere e a camminare per il mondo, anche al momento di andarsene [...]. “Amatevi come io ho amato voi?”. Ah sì, e come? Dove sono i segnali dell’amore? Non sono certo la prima ad aver notato una contraddizione tra gli attributi divini, soprattutto tra quello di bontà e quello di potenza. Di fronte a questo argomento, teologi moderni preferiscono pensare che Dio non sia onnipotente» (Francesca Rigotti).
«Venire al mondo è un incrocio di responsabilità perché quando qualcuno viene al mondo vuol dire che qualcun altro lo ha voluto. Esserci. Noi ci siamo e non è scontato, né qui, né altrove. Un istante e il coro di chi resta potrà recitare salmi di meraviglia. Era giovane... certo è anziana, ma stava bene... ha due figli... non si sa mai quando capita.... Come se morire fosse una sorpresa, eccezione alla regola di un restare perenne. C’è del vero in questo pensare un po’ sprecone alla nostra vita, che tanto il tempo ce l’abbiamo. C’è il desiderio che questo continui» (Mariapia Veladiano).
Prefazione di Silvano Zucal
«Il credente è [...] un uomo che sa stare con gli altri uomini, quali che siano le loro credenze e le loro incredulità, perché condivide con loro l’umanità, perché condivide con loro la passione per l’umano, la passione per la vita, la passione per la storia. Anzi, sarebbe ora che la smettessimo di parlare di credenti e non-credenti: si tratta di uscire dalle contrapposizioni ideologiche, ormai stantie, e ritrovare nel comune terreno dell’umano, nella comune opera di ricostruzione di una grammatica dell’umano, il compito che ci sta davanti. Che siamo monaci o banchieri» (Luciano Manicardi).
«Lo stare al mondo si configura come un cambiare lo stato delle cose [...]. Sono convinto che ognuno di noi gestisce del potere in qualche forma, anche in famiglia, o nella comunità [...]. Dobbiamo cancellare l’accezione negativa che usualmente diamo alla parola “potere”. Chi dunque ha potere credo debba avere il desiderio di cambiare il mondo; ma per cambiare il mondo ti devi compromettere, devi accettare che esiste l’altro: devi cambiare gestendo il consenso e gestendo quella capacità di dialogo che è basata sull’ascolto» (Alessandro Profumo).
Prefazione di Francesco Ghia
«Il rischio per noi economisti è quello di restare chiusi in una torre d’avorio, pensare magari delle cose molto belle ma che poi restano lì. Tutti insieme ogni giorno, scambiandoci informazioni, contenuti e riflessioni in rete, possiamo costruire lentamente – attraverso i nostri contributi orientati alla gratuità – un enorme bene comune; un’economia diversa che cresce lentamente ma con costanza grazie alla nostra iniziativa dal basso e alle scelte quotidiane di noi cittadini-consumatori: il “voto col portafoglio”» (Leonardo Becchetti).
«Oggi amministrare è durissimo perché ci si deve scontrare anche con la rabbia della gente. E l’unico interlocutore che i cittadini hanno sul campo è il sindaco. Non si va a parlare con il parlamentare, non lo si vede, è troppo lontano. Di questa esperienza, di questa idea di cambiamento, io mi riterrò soddisfatta se qualche ragazza di Rosarno deciderà di dire: “Anch’io, da donna, mi posso cimentare in una società che sembra arretrata, meno incline ad accettare i cambiamenti, mi metterò alla prova in politica e proverò a dare il mio contributo a cambiare la realtà che ci circonda”» (Elisabetta Tripodi).
Prefazione di Enrico Zaninotto
27 autori, famosi teologi, pastori, rappresentanti di diverse confessioni religiose e di tutti i continenti commentano da diverse angolazioni una delle pagine più belle, commoventi e profetiche del Vangelo. Hanno scritto i biblisti Paolo De Benedetti e Bruno Maggioni, il monaco brasiliano Marcelo Barros, i teologi Carlo Molari, Franco Mosconi, Brunetto Salvarani e Lilia Sebastiani, i vescovi africani Joachim Ouédraogo e Paul Kouassivi Vieira e i vescovi italiani Luigi Bettazzi e Vincenzo Paglia, le pastore protestanti Odja Barros, Lidia Maggi, Letizia Tomassone, i missionari Bruna Menghini, Gioele Salvaterra e Renato Kizito Sesana, la teologa indiana Rekha M. Chennattu, persone di varia cultura ed esperienza come Viviana Ballarin, Paola Bignardi, Giancarlo Bruni, Arrigo Chieregatti, Luigi Sandri, Michele Tomasi, Maria Voce. I diritti d'autore di questo libro saranno destinati ai progetti di solidarietà in Africa dell'associazione di volontariato Pozzo di Giacobbe Jakobsbrunnen Onlus a Merano.
In soli ventinove anni di vita, prima di essere inghiottita come Anna Frank dal buio del lager, Etty Hillesum (1914-1943) ci ha lasciato un eccezionale tesoro di pensiero sulla vita offesa, su Dio, sul male e sulla bellezza, sulla speranza che non si rassegna.
Emanuela Miconi, germanista di formazione, rilegge Etty da una prospettiva inedita, sottolineando per esempio i fili che la legano al grande poeta Rainer Maria Rilke, in tre capitoli appassionanti e rivelativi: «Un'anima di fuoco e di cristallo», «I costruttori di Dio», «Sulla soglia: le lettere da Westerbork».
Racconto della sua vita breve ma intensissima, e del suo pensiero folgorante, il libro è una chiave che ci apre i segreti di Etty, quasi inesauribile fonte di illuminazioni e di interrogativi sul Novecento degli orrori e sul nostro presente.
"Bisogna porsi al servizio del prossimo e cercare di capire. Gli africani ci vedono come bianchi, stranieri, dominatori. Per questo, prima di tutto, bisogna conquistare l'uguaglianza. E, come missionari, diventare testimoni di Cristo e porsi come cristiani fra altri che non lo sono. Oggi soltanto attraverso la condivisione e il comportamento si può mostrare il Cristo, non con le parole. Queste sono come il vento, se non c'è un'esperienza profonda da trasmettere.
Siamo andati in alcuni villaggi. La gente è molto gentile. Voglio arrivare ad essere loro amica come se fossero miei confratelli. Ma devo decidere di fare un taglio con una vita troppo facile, con un posto di superiorità. Devo provare e vedere, sono sicura che è bene fare questo. Spero che questa sia la volontà di Dio ed Egli mi mostrerà come fare per realizzarla" (dal diario, 13 gennaio 1976).
Alcisa Zotta (Castello Tesino, Trento, 1934 - Camerun 1996) era una bambina che portava al pascolo le mucche. Era tenace e intelligente, e ha voluto studiare, prima in Gran Bretagna e poi in Francia, per capire le ingiustizie del mondo e poter insegnare ai poveri. Con viaggi avventurosi, quasi pionieristici, attraverso il Medio Oriente e il Sahara. Prima destinazione, l'Alto Volta (poi Burkina Faso).
La storia emozionante di una credente che anticipava il vento nuovo del Concilio, che - evangelicamente impaziente - scriveva al papa e che, dalla parte delle donne africane, ha scoperto il senso della sua esistenza. Donna tra le donne. Per l'emancipazione e la parità. Fino alla morte in un incidente stradale, in Camerun, su un camion che la portava verso la sua nuova missione in Repubblica Centrafricana. La sua nuova giovinezza, a 62 anni, con le donne e con il popolo del cuore nero d'Africa.
"Noi familiari, dopo la tragica morte di Alcisa, troviamo nella soffitta della nostra abitazione il suo diario. Quaderni di scuola, scritti a mano e numerati, con annotazioni quasi quotidiane e con grafia veloce, nervosa, non sempre di facile decifrazione. La lingua usata è l'inglese, imparato negli anni di puericultrice a Londra (1958-1961). Il diario ne traccia il profilo più autentico"
La lettera ai Romani echeggia il Vangelo annunciato da Paolo, il contenuto essenziale della sua predicazione. Essa rappresenta una delle meditazioni più significative e profonde dell'opera di Dio compiuta in Gesù. Leggendola abbiamo la possibilità di conoscere meglio il volto di Dio già rilevato nella prima Alleanza e che si manifesta in pienezza nella persona di Gesù.
Vivevano in Trentino, ai confini dell'impero. Parlavano italiano ma erano cittadini asburgici. Li hanno gettati nella fornace dell'"inutile strage": nei 1.545 giorni di guerra morirono 9-10 milioni di soldati e 5 milioni di civili. 6.400 morti in media al giorno. I nostri dimenticati sono gli italiani d'Austria, mal tollerati dagli austriaci e guardati successivamente con diffidenza dagli italiani; sono i "poveri cristi", i contadini strappati alla terra e alla famiglia; sono i corpi martoriati gettati "come vermi" sulla nuda terra. Dall'Archivio della scrittura popolare di Trento, un eccezionale repertorio di testimonianze e un magnifico racconto corale dello storico Quinto Antonelli. Che racconta un'altra guerra.
Un azzardo forse anche una presunzione, mi hanno spinto a scrivere questo piccolo testo su papa Francesco. Il fatto è che il 13 marzo 2013, nella mite sera dell'elezione del nuovo papa, io sono rimasto incantato, stupito, muto. Mi è sembrato di tornare indietro di decenni, alla sera, altrettanto mite, dell'inizio del Concilio Vaticano II, l'11 ottobre 1962.Papa Francesco mi ha fatto recuperare di colpo una memoria", che era stata per me ragione di vita, come se avessi potuto "rianimare" il tempo perduto all'interno di una Chiesa spesso ostile, permalosa, capace di mettere ai margini, di coltivare l'incomprensione e il distacco".
Hans Scholl, 24 anni. Sua sorella Sophie, 21 anni. I suoi amici Alexander Schmorell, 25 anni; Willi Graf, 25 anni; Christoph Probst, 23 anni. Il loro professore Kurt Huber, 49 anni. I cinque studenti e un docente di filosofia dell'Università di Monaco pagarono con la vita, nel 1943, i sei volantini della Rosa Bianca scritti contro il regime disumano del nazionalsocialismo. In nome della libertà e della dignità umana. Per la prima volta, questa straordinaria storia di resistenza disarmata e di coraggio civile viene raccontata sotto forma di un abbecedario, aggiornato alle più recenti ricerche storiografiche in Germania, che mette insieme brevi ritratti biografici dei protagonisti del gruppo e dei loro collaboratori con i testi dei volantini e le parole-chiave (in versione bilingue, pensata anche per un uso scolastico) che hanno ispirato i ragazzi della Weiße Rose: da Amicizia a Inquietudine, da Dio a Resistenza, da Camminare a Socialismo. Una storia attualissima. Un "manuale della buona battaglia" per le giovani generazioni di ogni tempo.