Parigi, 7 gennaio 2015. Due estremisti islamici con passaporto francese fanno irruzione nella redazione di "Charlie Hebdo", uccidendone i più noti vignettisti al grido di "Allahu Akbar". L'azione ha lo scopo di vendicare il vilipendio della religione che la rivista avrebbe sistematicamente praticato, pubblicando vignette offensive della dignità dell'IsIam e del profeta Maometto. Seguono, a breve distanza, l'omicidio di Montrouge e l'assalto all'Hypercacher di Porte de Vincennes. Il mondo occidentale si indigna, ma si pone anche molti interrogativi sulla libertà di espressione, sul diritto di satira, sulla blasfemia. Le vignette di Charlie erano blasfeme? Cosa vuole dire "blasfemia"? E il diritto di non essere offesi non è in contrasto con la pienezza di una democrazia basata sulla libera discussione? Partendo dalla convinzione che il sapere e lo specialismo possano e debbano contribuire a affrontare problemi di portata così ampia, e con una ricaduta così importante sulla discussione pubblica, il volume mette a disposizione le riflessioni di importanti studiosi sui delitti di Parigi e sulle reazioni che hanno suscitato.
Da un po'di tempo si è assistito a un ritorno del sacro e della religiosità e grande è il fascino esercitato da nuovi movimenti religiosi, di cui molto si è studiato e scritto. Decisamente minore è stata l'attenzione riservata ai processi di deconversione da queste organizzazioni. A queste "piccole apostasie", è dedicato il volume che focalizza l'attenzione sul congedo da quattro movimenti religiosi, diversi per struttura organizzativa e proposta dottrinaria: Damanhur, Soka Gakkai, Testimoni di Geova e Scientology. Gli autori si soffermano sui processi di ricostruzione identitaria di chi compone nella propria vita due punti di svolta, due scelte controcorrente: l'adesione a un'organizzazione religiosa alternativa e poi l'abbandono del nuovo credo. In questa radicalità si esprime la ragione d'interesse per queste transizioni biografiche, nelle quali diventa possibile cogliere - delineati con tratti più forti le peculiarità di fenomeni sociali che, con incisioni meno nette, si mostrano in altri contesti.
Con l'adozione nel 1998 dell'lnternational Religious Freedom Act gli Stati Uniti hanno posto al centro della loro politica estera la protezione e la promozione del diritto di libertà religiosa. Le istituzioni e le politiche che sono seguite hanno permesso agli Stati Uniti di ergersi a modello di iniziativa per la tutela della libertà religiosa nell'arena globale. Lungi dal rimanere un esperimento isolato, l'iniziativa statunitense ha influenzato l'Unione Europea, il Canada, il Regno Unito e l'Italia. Il volume analizza il modello normativo-istituzionale americano e passa in rassegna i sistemi che ad esso si sono ispirati. Ne risulta una libertà religiosa indebolita nella sua concezione universale ed unitaria e minacciata da specifici interessi politici e nazionali.
Proclamarsi atei oggi non è più uno scandalo, e sempre più spesso le risposte alle grandi domande della vita sono cercate senza ricorrere a Dio. Questo libro argomenta come e perché una forma di ateismo non dogmatico possa essere la migliore concezione complessiva per condurre una vita sensata ed eticamente apprezzabile. Anche senza Dio si possono dunque trovare criteri per costruire società aperte al pluralismo religioso e culturale, e per immaginare istituzioni o regole pubbliche che facciano leva su una comune tendenza degli esseri umani a venire coinvolti dai piaceri e dalle sofferenze dei loro simili.
Pietro Scoppola (1926-2007) è stato uno dei più autorevoli esponenti del mondo cattolico-democratico: intellettuale poliedrico, storico attento alle dinamiche della società contemporanea, studioso dell'evoluzione dei rapporti tra Chiesa, cultura religiosa e istituzioni democratiche. Questo volume ne ripercorre il pensiero, attraverso gli interventi di amici, colleghi, allievi che si sono interrogati sui temi principali della sua riflessione storiografica e del suo itinerario intellettuale: la crisi modernista e la dialettica tra Chiesa e democrazia; il fascismo e le guerre mondiali; il ruolo dei cattolici nella lunga stagione del dopoguerra, a partire dalle figure di Alcide De Gasperi e Aldo Moro.
Che cosa dico quando dico "io credo". Il primato della parola, la fede nell'amore: è ciò che hanno in comune il credente che prega e il paziente che si affida all'analisi. Mossi da una sofferenza che prende i toni ora dell'ansia di compiutezza e perennità, ora del disagio esistenziale, entrambi investono nell'altro, nella speranza di riceverne una rivelazione pacificante e salvifica. Ma le loro esperienze, per un tratto così vicine da coincidere quasi, si divaricano e giungono ad approdi interiori radicalmente diversi: la perpetua fusione spirituale in un caso, l'apprendimento della separatezza e della perdita nell'altro.
Nel tormentato scenario globale contemporaneo, il rapporto religione politica è spesso visto in una prospettiva parziale, che dà risalto solo all'islam e a certe sue correnti più fondamentaliste. In realtà, nel corso degli ultimi decenni, tutte le religioni tradizionali sono tornate ad avere un peso sulla scena politica. Su questo ritorno, sono state costruite delle teorie di politica internazionale, come quella dello "scontro tra civiltà". Analizzandone i presupposti e le finalità geopolitiche, il libro intende mostrare come la "guerra santa" non sia che una forma del ruolo politico delle religioni. Nell'attuale crisi della politica come sfera autonoma e dello Stato come fonte della sovranità, l'autore si interroga sulla possibilità che si delinei una "santa alleanza" fra le principali confessioni, volta a riportare una "morale universale" nel cuore della polis.
Duemila anni di monoteismo ci hanno abituato a ritenere che Dio non possa essere se non unico, esclusivo, vero. Al contrario, il politeismo antico prevedeva la possibilità di far corrispondere fra loro dèi e dèe appartenenti a culture diverse (la greca Artemis alla romana Diana, l'egizia Isis alla greca Athena), ovvero di accogliere nel proprio pantheon divinità straniere. Questa disposizione all'apertura ha fatto sì che il mondo antico non abbia conosciuto quella violenza a carattere religioso che invece ha insanguinato, e spesso ancora insanguina, le culture monoteiste. È possibile attingere oggi alle risorse del politeismo per rendere più agevoli e sereni i rapporti fra le varie religioni?
Non sono solo le verità o le idee ad avere una storia, ma anche il criterio stesso di vero e di falso. Attingendo a Platone, Aristotele, Pausania, Paul Veyne esamina i differenti "regimi di verità" in vigore presso quegli stessi greci a cui i moderni fanno risalire la nascita della storia, della ragione, della scienza. Ecco che la verità si configura come l'effetto del variare dei rapporti e degli interessi; nessuna verità è migliore delle altre, è semplicemente incommensurabile con le precedenti e le successive, perché i suoi orizzonti mutano costantemente.
A partire dalle opere di Omero, Esiodo, Erodoto, Callimaco, in questo breve saggio Vernant analizza nella cultura greca la costante di un'opposizione tra Altro e Identico, civiltà e selvatichezza, ideale apollineo e frenesia dionisiaca. Emblemi di questa eterna oscillazione sono tre divinità: Dioniso, Artemide e Medusa. Dioniso, dio del teatro, fa irrompere nel quotidiano l'ebbrezza e il delirio; Artemide, dea della caccia e delle zone di confine (tra umano e ferino, tra adolescenza ed età adulta) assolve una funzione di mediatrice nella sua veste di dea dell'ospitalità. Medusa infine, con la sua maschera orrida e grottesca, è figura del disordine cosmico, dell'indicibile: in essa l'immaginario greco proietta l'alterità assoluta ed elabora la propria idea della morte.
Il nostro paese presenta da sempre un profilo religioso singolare, per ovvie ragioni storico-culturali. A ciò si sovrappongono oggi nuovi fenomeni che ribadiscono ed esaltano questa peculiarità. Da sempre nazione cattolica per antonomasia, in tempi recenti l'Italia ha distillato un cocktail religioso in cui agli ingredienti risaputi del passato si mescolano quelli insoliti del presente: una chiesa sempre (più) attiva nell'arena pubblica, che dà battaglia sui temi della vita, della famiglia e della bioetica, ma anche molte persone che si definiscono cattoliche pur vivendo in modo del tutto secolarizzato; l'emergere di individualismi religiosi e spiritualità alternative, accanto a una fede tradizionale riscoperta grazie agli immigrati musulmani, che sembrano praticare il proprio credo in modo più impegnato dei cristiani; un sentimento religioso più diffuso e una maggior presenza ai riti rispetto ad altri paesi europei, ma anche la prevalenza di una fede dubbiosa su quella certa; una nuova voglia di sacro e di figure religiose carismatiche, insieme alla crescita di un'"appartenenza senza credenza".
"Alla storia di quella tragedia della caccia alle streghe che sconvolse l'Europa protomoderna reca ora un interessante contributo Grado Giovanni Merlo, uno dei più importanti e intelligenti tra i nostri storici del francescanesimo e delle eresie" (Franco Cardini).
Dall'Archivio storico del comune di Rifreddo, nel cuneese, sono emersi atti giudiziari a carico di alcune donne del luogo, che alla fine del 1495 furono inquisite e condannate per stregoneria. Denunciate all'inquisitore, imprigionate e torturate, le masche (streghe) confessarono sabba notturni, amplessi demoniaci, profanazioni di croci e ostie, banchetti di carne di bambino, malefici e violenze. Che cosa c'era dietro quelle confessioni implausibili? Di che cosa parlavano veramente? Una possibile realtà, meno fantasiosa, sembra trasparire da alcuni indizi: una storia di furto d'erba e di botte in convento, una morte che innesca la maldicenza. Ma alla fine del Quattrocento la "favola horror" delle streghe e dei demoni era già nata, era già un paradigma esplicativo per fatti oscuri o minacciosi. Per le povere "masche" di Rifreddo la via per il rogo era obbligata.
Grado Giovanni Merlo insegna Storia del Cristianesimo e delle Chiese nella Facoltà di Lettere dell'Università di Milano. Con il Mulino ha pubblicato anche "Eretici ed eresie medievali" (1989), "Contro gli eretici" (1996), "Inquisitori e Inquisizione del Medioevo" (2008).