I nostri Padri ci insegnano a leggere l'incontro di Gesù con il (giovane) ricco come un pressante invito a non ovattare il cuore con la ricchezza del mondo. Ogni discepolo - in maniera più o meno radicale, a seconda della vocazione specifica di ciascuno - è chiamato a servire un solo padrone, che non è Mammona, ma Gesù Cristo e il suo amore. Possano queste pagine riecheggiare efficacemente l'accorato Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2017, e prepararci al prossimo Sinodo dei Giovani dell'ottobre 2018 (S.E. Mons. Enrico dal Covolo).
La conservazione e la gestione del patrimonio ecclesiastico: una sfida per la sussistenza dei mezzi necessari alla Chiesa in vista della nuova evangelizzazione. Sulla scorta dello studio della gestione del patrimonio del Cardinal Giulio Alberoni a partire dalla seconda metà del XVIII sec. alla contemporaneità, uno strumento per conoscere la legislazione canonica e civile in materia, alla luce degli orientamenti pastorali del pontificato di papa Francesco.
L'opera offre profili di grandi predicatori del primo millennio della storia cristiana. Con diversa ampiezza di approfondimenti, si ricordano le opere oratorie e si delineano gli stili che hanno caratterizzato le rispettive forme di retorica adottate. Nell'alveo della tradizione secolare si innesta l'evento del Concilio Vaticano II con la successiva riforma liturgica: è da questo evento che anche la predicazione e soprattutto l'omiletica ha ripreso una configurazione secondo i parametri essenziali che provengono dall'esperienza del primo millennio. L'accostamento dell'opera si apre a varie considerazioni che chiamano in causa soprattutto le modalità con cui l'unica sorgente della predicazione, la Parola di Dio, è stata interpretata lungo il tempo e nei più variegati contesti delle Chiese locali. Una lezione, questa, di perenne attualità; una lezione che dà adito a una vita spirituale modellata dall'incontro tra la Scrittura, la teologia e soprattutto la celebrazione liturgica in cui la Parola attua ciò che annuncia. La retorica di cui i Padri e gli Scrittori ecclesiastici sono maestri costituisce un elemento prezioso per attivare nell'oggi del perenne annuncio del Vangelo quelle forme che permettono di facilitare e realizzare l'incontro tra Dio e il suo popolo.
"La Dichiarazione Nostra Aetate rappresenta uno dei testi più innovativi e dibattuti del Concilio Vaticano II. Con essa, per la prima volta nella sua storia, la Chiesa ha preso in esame il complesso mondo delle fedi non cristiane, inaugurando e dando fondamento ad una nuova stagione ecclesiale improntata al dialogo interreligioso. Il saggio ricostruisce la genesi testuale del documento e svolge un'analisi interpretativa dei suoi principali nodi concettuali individuandone le premesse nella riflessione teologica preconciliare".
Bloch ha definito la musica il sognato castello, il brivido interiore, il razionale dell'irrazionale, le ardenti braccia del desiderarsi a casa, l'humanum utopico del mondo, quell'appello lanciato verso ciò che manca. L'originalità del suo pensiero è nell'aver individuato il profondo legame tra musica, filosofia e speranza, all'unisono con quanto affermato da Nietzsche, Cioran, Marcel, García Morente e Claudel.
Il tempo si è fatto breve. Vivere cristianamente nella postmodernità: Il tempo si è fatto breve: la citazione è tratta da 1Cor 7,29. L'attesa di un ritorno imminente di Gesù Cristo era un punto imprescindibile della fede dei primi cristiani (cfr. 1Ts 4,16-17; 1Cor15,51-52). La comunità protocristiana era tutta protesa alla parusìa, ovvero al compimento del tempo e della storia. Nel corso dei secoli questa attesa si è poco a poco affievolita e spesso oggi i cristiani non vivono più un rapporto con la vita eterna. Eppure la citazione neotestamentaria è ancora adatta, soprattutto per descrivere le società occidentali, schiave dell'accelerazione della storia e di un mutato rapporto con il tempo. Nella contemporaneità, caratterizzata da mezzi di trasporto sempre più veloci, sistemi informatici rapidi, relazioni saltuarie, affetti fugaci, il tempo si è contratto, da lineare è divenuto frammentato. Si vive in un immediato presente, dimenticando il passato ed il futuro. Il tempo: sebbene ciascuno vi sia inserito, appare difficile riuscire a definirlo e gestirlo. La sensazione di impotenza dinanzi ad una storia sempre più rapida e fugace, insieme ad una mutata (e confusa) fede in un aldilà, portano l'uomo ad una vita colma di impegni ma vuota di senso. L'autore cerca di coniugare la situazione contemporanea della percezione del tempo con la fede cristiana nella parusìa, indicando alcune strade percorribili secondo quattro ambiti pastorali: la persona, la famiglia, il lavoro, la Chiesa. Una ricerca teologico-pastorale affinché, nel crosso della quotidianità, ci sai spazio al kayros.
In questo saggio, al classico approccio della ricerca di punti di contatto, formali o semantici, del sistema sacrificale israelitico con le prassi sacrificali e le sottostanti concezioni dei popoli dell'Antico Vicino Oriente, si affianca un'ulteriore e, soprattutto, nuova chiave interpretativa, che evidenzia come in una qualche forma nei vari sacrifici, fatte salve le peculiarità di ognuno di essi, si riverberasse e si prolungasse la celebrazione della Pasqua e del sacrificio pasquale.
La morte improvvisa di Vladimír Boublík avvenuta prematuramente nel 1974 non fu l'ultima parola, neppure per la sua eredità teologica. Già due anni dopo la sua morte, per la solerte sollecitudine del prof. Alessandro Maria Galuzzi (che fu anch'egli Decano della Facoltà di Teologia della Lateranense dal 1984 al 1988) vennero pubblicati cinque scritti inediti di Boublík in un libro dal titolo "Il mistero della salvezza. Saggi teologici", PUL, Roma 1976. Ultimamente sono stati scoperti altri scritti inediti e incompiuti di Boublík che per la prima volta (almeno in lingua italiana) vengono presentati in questo volume postumo: "Alla ricerca di Gesù di Nazareth" e "La storia della salvezza". Il primo saggio appare come un testo già ben congeniato anche nell'apparato critico e rilancia alcune proposte che già si trovavano nei suoi scritti. Erano passati solo pochi anni dalla chiusura del Vaticano II, eppure Boublík già aveva assorbito e recepito i temi centrali della Rivelazione come storia e del dramma dell'uomo alla ricerca della verità che è Cristo. E tutto questo nella preoccupazione che la salvezza in Cristo possa giungere ad ogni creatura sulla faccia della terra. Il secondo saggio, "La storia della salvezza", letto con gli occhi di oggi, appare quasi scontato, ma le cose non stavano così nel momento in cui fu redatto. La novità consistette nel manifestare una sensibilità storica nel considerare la Rivelazione in Cristo e nello Spirito e più in generale nel fare della storia salvifica l'asse portante per ripensare tutta la teologia fondamentale e la dogmatica.
Il volume è contestualizzato dalla Prefaione del curatore Nicola Ciola che tratteggia la figura di Boublik come "teologo post-conciliare venuto dall'est" e dalla Postfazione di Giuseppe Lorizio che fa risaltare tutta la fecondità del pensiero di Boublik fino ad oggi, per la specializzazione in Teologia Fondamentale della Facoltà di Teologia della PUL e non solo. Il rapporto virtuoso tra l'esperienza di vita drammatica e la teologia di Vladimir Boublik, è stato ricostruito magistralmente da un saggio introduttivo di Karel Skalicky, che di Buoblik fu l'immediato successore sulla medesima cattedra di Teologia Fondamentale.
L’opera Ermeneutica e verità, in questa terza edizione riveduta e corretta, e bibliograficamente aggiornata, si presenta come una completa storia dell’ermeneutica filosofica. Nessun autore e nessuna “forma storica” dell’ermeneutica vengono dimenticati, in un progetto che si propone di valorizzare pienamente anche ciò che sovente viene dimenticato, come l’ermeneutica patristica, l’ermeneutica medievale e in genere il contributo del pensiero cristiano alla questione ermeneutica. Attraverso un percorso storico che evidenzia sia la componente gnoseologica che quella teologica della questione ermeneutica, viene dato ampio risalto ai problemi relativi al fondamento veritativo dell’“interpretazione”. La presentazione delle principali “forme storiche” dell’ermeneutica si propone di adempiere ad un compito non semplicemente storiografico quanto principalmente teoretico: quello di poter discriminare, nella filosofia contemporanea, le forme del “nichilismo ermeneutico”, che esalta la hybris interpretativa a scapito della “verità dell’interpretazione”, dalle forme dell’“ermeneutica veritativa” al cui interno è possibile recuperare istanze autenticamente metafisiche, riannodando il dialogo tra ermeneutica e metafisica, e offrendo il contributo dell’ermeneutica al rapporto tra filosofia e teologia. Quest’opera inaugura la serie dei 4 volumi degli Scripta Hermeneutica, e si presenta arricchita dal resoconto del colloquio personale dell’Autore con Hans-Georg Gadamer: Ermeneutica e verità in Hans-Georg Gadamer. Incontro con un Maestro, dalla Presentazione di Francesca Brezzi e dall’Introduzione di Claudio Guerrieri.
Biografia
Gaspare Mura è Professore Ordinario Emerito di filosofia della Pontificia Università Urbaniana, dove ha ricoperto le cattedre di Storia della filosofia antica, Filosofia della religione, Ermeneutica filosofica, ed è stato Direttore dell’Istituto Superiore per lo Studio dell’Ateismo, dell’Urbaniana University Press e della rivista di Filosofia e Teologia “Euntes Docete”. È stato docente di Ermeneutica filosofica presso le Pontificie Università Lateranense e della S. Croce e dal 1993 al 2013 Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura. Ha al suo attivo oltre 100 pubblicazioni dedicate alla filosofia ermeneutica, alla filosofia della religione ed allo studio del fenomeno religioso. I 4 volumi degli Scripta Hermeneutica, ordinati per tematiche: ermeneutica veritativa, filosofia pratica, religione e teologia, interpretazioni storiche, si articoleranno in modo da comporre un quadro organico del pensiero dell’Autore, suggerendo le ricche potenzialità dell’«ermeneutica veritativa».
Francesca Brezzi è Prof.ssa Ordinaria di Filosofia Morale presso l’Università di Roma Tre, già Direttrice del Dipartimento di Filosofia della Facoltà di Lettere (1998-2006), Vice Presidente della Società Italiana di Filosofia.
Claudio Guerrieri è docente di Storia e Filosofia presso i licei, e dal 1987 al 2000 è stato titolare della cattedra di Antropologia filosofica presso l’Istituto Superiore “E.Caymari” di Roma.