L'arte moderna ha utilizzato e assorbito l'intero assortimento dei colori messi in commercio dall'industria chimica, da quelli artificiali in tubetto ai coloranti industriali. Attraverso i colori si è misurata con gli oggetti, le materie e i materiali ordinari, tentando di darne una resa estetica. Negli anni centrali della seconda metà del Novecento sì è assistito a una significativa compresenza tra la nuova astrazione americana - e dunque la pittura pura in un'espressione assoluta - e l'arte povera italiana, ovvero la libera manipolazione dei materiali e degli elementi naturali. In entrambi i casi il risultato è stato quello di una vistosa inflazione coloristica, una vera 'pancromia' che riflette la chiassosità multicolore della metropoli, eletta a orizzonte di riferimento dall'arte odierna. Alberto Boatto rilegge le svolte e le rivoluzioni, il meglio dell'arte odierna in chiave coloristica e propone al lettore una serie di itinerari attraverso le opere dei più grandi artisti contemporanei.
Andy Warhol (1928-1987) è una delle figure più significative dell'arte e della cultura del Novecento. A partire dagli anni Sessanta è stato tra i maggiori interpreti di una nuova visione del mondo e della vita, una visione estetica che è stata denominata pop. Ma, a differenza di altri protagonisti della Pop Art, l'opera di Warhol ha espresso una straordinaria capacità di penetrare nei tessuti della comunicazione contemporanea attraverso svariate modalità operative, creando un'inedita rete multimediale. Analizzando i vari linguaggi artistici utilizzati da Warhol (in particolare la pittura e il cinema) e le riflessioni disseminate nei suoi scritti e nelle interviste, questa introduzione tratteggia un profilo che evidenzia la singolarità della proposta estetica di Warhol, che sconfina continuamente nella cultura dei mass-media e del costume. Dai feticci industriali all'indagine sul divismo hollywoodiano, dal tema della morte al travestitismo, dal cinema underground all'arte commerciale, l'estetica warholiana rivela una continua sovrapposizione mimetica con la sua fonte iconica principale, l'America, metafora assoluta di una contemporaneità ridotta a superficie.
Come definire l'arte romana e, soprattutto, quando fissarne l'inizio? Possono considerarsi romane le opere create a Roma e per Roma dal VI al IV secolo a.C., o sono ancora espressioni dell'arte etrusca, riferibili a una generale arte italica? E come comportarsi con la stragrande maggioranza dei generi artistici romani, che perlopiù copiano o adattano analoghi generi greci? "Dell'arte romana ci interessano soprattutto il contesto storico e i messaggi delle immagini: non più l'arte come una dimensione autarchica, quanto piuttosto come medium della comunicazione sociale. Con un approccio di questo tipo, le immagini vengono intese come elemento integrato di una cultura definita in senso antropologico". Secondo questa prospettiva diventa naturale fissare un inizio orientativo dell'arte romana nel momento in cui essa sviluppa le sue caratteristiche specifiche, in risposta a una meglio definita organizzazione sociale e politica. Tale momento coincide con la trasformazione dello Stato al sorgere dell'Imperium romanum. L'ellenizzazione che andò di pari passo con la conquista delle città e delle monarchie greche modificò radicalmente le strutture politiche e sociali.
Stiamo assistendo a un cambiamento epocale nel consumo dei musei, le cui conseguenze non sembrano essere apprezzate nella loro reale portata: moltiplicazione e concentrazione dell'accesso, trasformazione in "brand name", assoluta preminenza del contenitore sul contenuto, caduta verticale della comprensione. In queste condizioni è sempre più difficile che gli oggetti conservati nei musei svolgano alcuna funzione culturale. Le tecnologie digitali possono costituire uno strumento fondamentale per correggere questa situazione, ma sono tuttora vittime di un approccio distorcente sia da parte dei ricercatori tecnologi che da parte dei curatori museali. Affrontare questo caso è importantissimo perché investe il problema del come (non) si promuove l'innovazione tecnologica e la sua ricaduta in un settore, quello dei beni culturali, strategico per l'Italia.
Con l'ausilio di un ricchissimo apparato iconografico e sulla base delle più recenti ricerche archeologiche in Italia e all'estero, questo volume ricostruisce il lungo processo di formazione urbana e di organizzazione del territorio dai primi insediamenti preromani alle grandi realizzazioni di Roma imperiale. Questa nuova edizione, profondamente rivisitata, conserva l'organizzazione della materia in due parti: nella prima Mario Torelli ripercorre le esperienze urbanistiche dell'Italia antica, in particolare nell'Etruria e nel Lazio, lo sviluppo urbano di Roma, regia e repubblicana, gli interventi nelle colonie romane. Nella seconda, Pierre Gros ricostruisce l'urbanistica di Roma, dell'Italia e delle province in età imperiale. La chiave interpretativa del volume è nella lettura della genesi, della forma e della qualità urbana come strettamente connesse all'evoluzione delle strutture economico-sociali.
Il liberty, il futurismo, l'art déco, il fascismo, il razionalismo, lo stile Olivetti, il neo-storico, l'high tech, il minimalismo, il radical design, fino all'era informatica: Renato De Fusco traccia la complessa evoluzione del design nel nostro paese privilegiando le continuità formali che la caratterizzano, piuttosto che la pura successione cronologica da cui è scandita Questo volume approfondisce le peculiarità proprie di una nazione come l'Italia dove mancano, o sono mancati, solidi riferimenti come risorse, grandi imprese industriali, vasta committenza: un contesto produttivo-commerciale che ha inevitabilmente influenzato la vivacissima parabola artistico-culturale del nostro design.
"Scultura è un termine oggi abitualmente utilizzato nell'ambito dell'arte contemporanea non solo per le opere tradizionali ma anche per ogni tipo di lavoro con caratteristiche tridimensionali effettive, dalle costruzioni e assemblaggi agli oggetti, dalle installazioni spaziali agli ambienti e agli interventi in contesti esterni. Perché si è arrivati a estendere, forzandola all'estremo, una categoria che per secoli ha avuto un'identità precisa, tale da non dare mai adito ad ambiguità interpretative di fondo? Di fatto oggi ci troviamo in una situazione culturale in cui si registra una compresenza delle più diverse forme operative, tutte legittimate al livello della produzione artistica più avanzata." Dalle sculture plastiche di Rodin e Medardo Rosso ai rilievi cubisti di Picasso, da Boccioni ai ready made di Duchamp, agli artisti pop, dai concetti spaziali di Fontana alle realizzazioni tridimensionali che incorporano nell'opera lo spazio dell'installazione o il corpo dell'artista, la parabola straordinaria e vitale della scultura del Novecento, nelle sue eclettiche modalità creative.
Troppo a lungo negletto perché identificato con il regime politico ad esso contemporaneo, il mobile italiano degli anni Venti e Trenta torna oggi a rivelare tutta la sua squisita eleganza. Questo libro è una guida puntuale all'arredamento di quei decenni, arricchita da una introduzione storica e da schede monografiche dedicate a famosi architetti e mobilieri.
"Perché disegno i personaggi dei miei film? Perché prendo appunti grafici delle facce, dei nasi, dei baffi, delle cravatte, delle borsette?... Questo quasi inconsapevole, involontario tracciare ghirigori... fare pupazzetti che mi fissano da ogni angolo del foglio... volti decrepiti di cardinali, e fiammelle di ceri e ancora tette e sederi e infiniti altri pastrocchi... insomma, tutta questa paccottiglia grafica, dilagante, inesausta, che farebbe il godimento di uno psichiatra, forse è una specie di traccia, un filo, alla fine del quale mi trovo con le luci accese, nel teatro di posa, il primo giorno di lavorazione."
Attraverso un'ampia sequenza di inserti fotografici, il volume ripercorre le vicende più significative del nostro Paese. Dopo l'apparente stabilizzazione del quadro politico sulla base del pentapartito e la ventata di euforia economica degli anni Ottanta, la crisi della Prima Repubblica, il dissesto della finanza statale e il pericolo di un allontanamento dall'Europa dominano lo scenario dell'italia per gran parte del decennio successivo. E, nonostante il passaggio col maggioritario uninominale a un nuovo assetto bipolare, rimangono tuttora numerosi i motivi di instabilità e così pure i problemi insoluti tanto sul versante istituzionale che economico e sociale.
In questo volume il grande medievalista utilizza le immagini delle opere d'arte per condurre il lettore in un viaggio nella spiritualità, nella mentalità, nell'immaginario, nella vita quotidiana dell'uomo medievale. Le Goff mostra, attraverso il commento di 219 immagini, quale concezione l'uomo medievale avesse del corpo umano, degli animali, della natura, come vivesse il suo rapporto con il divino. Uno sguardo inedito e appassionante che rivela gli aspetti più singolari di quest'epoca straordinaria.
Una carrellata di fotografie in bianco e nero per raccontare come vestivano gli italiani dal 1850 fino ai primi anni Sessanta. Dagli abiti tutti pizzi e crinoline ai tailleur anni '60, dai busti e i corsetti che stringevano la vita di dame cicciottelle nell'800 alle ampie gonne degli abiti anni Cinquanta e poi le curiose e pittoresche tenute da spiaggia usate dai bagnanti durante la Belle Epoque e uomini in marsina e panciotto con mantello e cappello... Paletot e papilon, acconciature e cosmetici di principi e contesse, di briganti e popolani accostati in questa galleria di fotografie dimostrano come prima della moda italiana sia esistito uno stile degli italiani.