Solo in tempi recenti gli occidentali hanno cominciato ad accorgersi che l'Islam non è semplicemente quello dei paesi arabi ma che esiste anche un Islam che viene da oriente. Francesco Zannini, che ha vissuto per molti anni tra i musulmani dell'Asia, invita il lettore ad aprire gli occhi verso un mondo islamico variegato e multicolore, a compiere un viaggio nel cuore del continente asiatico alla ricerca dell'origine, della presenza e dello sviluppo delle varie società musulmane che vivono fianco a fianco, e talvolta in simbiosi, con quelle indù, buddhiste o confuciane. Una lettura per scoprire nuove vie di dialogo e superare interpretazioni massimaliste dell'Islam assai diffuse non solo nel pensiero popolare, ma anche nella stampa e negli altri mezzi di comunicazione di massa.
Comunità sempre più numerose di arabi e musulmani immigrati stanno modificando la fisionomia di molte città italiane. Questo fenomeno, coniugato con le legittime preoccupazioni suscitate dal terrorismo di matrice islamica nell'opinione pubblica, desta allarme e preoccupazione. Manca tuttavia una percezione corretta delle dinamiche in atto, spesso banalizzate dai media sempre a caccia di notizie sensazionali ma incapaci di render conto della realtà in tutte le sue complesse articolazioni. Un Paese disorientato rischia così di perdere una preziosa opportunità, più per propria responsabilità che a causa della (vera o presunta) altrui arroganza e prepotenza. La sfida dell'integrazione non sarà efficacemente affrontata senza la valorizzazione delle energie migliori dei nuovi arrivati e della società che li ospita.
Gli Appunti, scritti nel 1951, furono una delle poche letture formative per la prima generazione di sindacalisti degli anni Cinquanta. Ancora di estrema attualità, il manuale rappresenta lo sforzo compiuto nel dopoguerra per far uscire il sindacato dal provincialismo culturale del ventennio corporativo. Secondo Mario Romani l'obiettivo centrale per il sindacato agli inizi degli anni Cinquanta era, infatti, fondare una nuova cultura, un nuovo modello di azione sindacale, innanzitutto attraverso la formazione di un nuovo gruppo dirigente.
Donne e lavoro, ovvero rischi spesso ignorati o sottovalutati, o anche priorità definite per settori e attività specificatamente maschili. A che punto stanno le politiche di intervento nei principali paesi dell'Unione Europea? Alla domanda cerca di rispondere questo libro che raccoglie sia l'indagine commissionata nel 2001 dal Bureau Technique Syndacal e dalla CES sia i più interessanti casi di studio italiani.
Personaggi che spiccano per vitalità e bellezza sono quelli che Bessie Head ritrae in questa raccolta di racconti brevi ambientati in un villaggio del Botswana. Un mondo nel quale si fondono ricordi del passato e frammenti di vita quotidiana di uomini, ma soprattutto di donne: giovani, vecchie, bambine, istruite e non, mogli felici o madri di figli illegittimi; depositarie dei valori della tradizione ma contemporaneamente vittime del repentino disgregarsi dei valori familiari e sociali sotto la spinta della colonizzazione.
Lo storico e senatore romano Cornelio Tacito aveva scritto la Germania negli anni successivi a Domiziano con l'intenzione di celebrare, attraverso la descrizione degli usi e costumi degli antichi germani, le virtù dei romani delle origini. Crudeli in battaglia, rozzi ma moralmente integri, feroci difensori della propria libertà, i germani, secondo Tacito, non si erano mai mescolati con altre nazioni. Scritta per sferzare gli animi contro la tirannide, l'opera divenne invece, in anni moderni, uno strumento del potere. Dell'opera si persero le tracce nel Medio Evo fino a quando essa ricomparve nel XV secolo tra i codici che l'umanista Enoch di Ascoli, allievo di Francesco Filelfo, aveva acquisito nelle biblioteche del nord Europa. Riscoperta dagli umanisti, l'opera divenne ben presto riferimento dei sostenitori della supremazia della cultura tedesca come l'umanista Conrad Celtis, e poi dei protestanti, fino a trasformarsi in una bibbia del Nazismo. "Un libro molto pericoloso", titolo che riprende la definizione della Germania di Tacito di un grande storico italiano, Arnaldo Momigliano, è un testo affascinante. La ricostruzione attentamente documentata e scientificamente rigorosa di una vicenda che sembra la sceneggiatura di un film di avventura. Postfazione di Paolo Fedeli.
Lo storico e senatore romano Cornelio Tacito aveva scritto la Germania negli anni successivi a Domiziano con l’intenzione di celebrare, attraverso la descrizione degli usi e costumi degli antichi Germani, le virtù dei Romani delle origini. Crudeli in battaglia, rozzi ma moralmente integri, feroci difensori della propria libertà, i Germani, secondo Tacito, non si erano mai mescolati con altre nazioni. Scritta per sferzare gli animi contro la tirannide, l’opera divenne invece, in anni moderni, uno strumento del potere.
Dell’opera si persero le tracce nel medio evo fino a quando essa ricomparve nel XV secolo tra i codici che l’umanista Enoch di Ascoli, allievo di Francesco Filelfo, aveva acquisito nelle biblioteche del nord Europa, a Fulda e Hersfeld, per conto di papa Niccolò V, destinati a creare il primo nucleo della Biblioteca Vaticana. Riscoperta dagli umanisti, utilizzata come fonte da Pio II Piccolomini, l’opera divenne ben presto riferimento dei sostenitori della supremazia della cultura tedesca come l’umanista Conrad Celtis, e poi dei protestanti, fino a trasformarsi in una bibbia del Nazismo, che vi trovò la prova della purezza della razza ariana.
Il manoscritto poi riemerse dalla polvere nella biblioteca di una nobile famiglia di Jesi, i Baldeschi Balleani, e fu pubblicato nel 1907 da un professore di liceo jesino, Cesare Annibaldi, diventando argomento di contesa da parte della Germania e di Heinrich Himmler, sacerdote dell’ideologia nazista, che voleva riaverlo a tutti i costi.
Un libro molto pericoloso, titolo che riprende la definizione della Germania di Tacito di un grande storico italiano, Arnaldo Momigliano, è un testo affascinante. La ricostruzione attentamente documentata e scientificamente rigorosa di una vicenda che sembra la sceneggiatura di un film di avventura.
Un’opera straordinariamente brillante. (Washington Post)
Krebs ci guida in un viaggio affascinante dalla Roma imperiale alla Germania di Hitler attraverso monasteri, tribunali e biblioteche. Un viaggio attraverso la storia delle idee che è un racconto giallo e un thriller. (El Pais)
Il racconto di Krebs è magistrale… Il risultato è un moderno libellus aureus su un antico libellus aureus. (Classical Journal)
Il filologo classico e studioso di storia delle idee, Christopher B. Krebs racconta per la prima volta al vasto pubblico come il libro di Cornelio Tacito, nel corso della sua storia, sia stato strumentalizzato. (Neue Züricher Zeitung)
“Libro dell’anno 2011” per gli studi classici. (Times Literary Suplement)
Il volume propone tre importanti e decisivi saggi apparsi insieme nel 1954: "Simpatia e rispetto" di Ricoeur, "Per una filosofia dell'amore" di Marcel, "L'io e la totalità" di Lévinas. Amore e simpatia, rispetto e giustizia, responsabilità e riconoscimento sono le parole-chiave a cui Lévinas, Marcel e Ricoeur affidano la possibilità, che è anche una difficoltà, di pensare all'altro. Questo impone una duplice presa di coscienza: vi è, da una parte, la miseria delle parole che di solito dicono dell'altro, coniate sul dominio delle cose e imposte da un «io» signore solitario del mondo, e, dall'altra parte, l'ingenuità di ritenere che la conoscenza detenga sempre e comunque un primato sull'etica. La presente edizione è arricchita da un nuovo saggio introduttivo di Franco Riva.