La crisi della scuola, l'insegnamento della letteratura, il problema della storiografia letteraria e della manualistica costituiscono i temi principali di questo volume, che spazia dalla teoria alla didattica della letteratura. L'insegnamento deve essere basato non sulla centralità del testo, ma sulla centralità della lettura, intesa come esperienza vitale e partecipazione interpretante. Un posto di rilievo spetta alla interdisciplinarità, ai percorsi tematici e per generi, all'interculturalismo e al canone europeo, in relazione anche alle ultime indicazioni ministeriali. L'autore non intende soltanto suggerire "come" insegnare la letteratura nella scuola media superiore di oggi e di domani, ma anche spiegare "perché" essa va insegnata.
Perché Benedetto XVI si è dimesso? Si è trattato di una scelta libera o ha subito pressioni? E se un rapporto choc fosse finito nelle sue mani? Ma quando inizia questa profonda crisi della Chiesa? La lunga malattia di Wojtyla lascia il campo libero ai giochi di potere, la Curia diviene sempre più il baricentro degli interessi vaticani e Ratzinger, che agli inizi promette riforme e cambiamenti, è presto sopraffatto dalle lotte interne, esautorato dal segretario di Stato Bertone, e si rivela debole e condizionabile. Il suo pontificato è un susseguirsi di inciampi e di scandali, dalla vicenda dei preti pedofili, ai rapporti con l'Islam e l'ebraismo, ai corvi e Vatileaks. Sullo sfondo, la battaglia per il controllo dello Ior, delle sue ricchezze e dei suoi fondi occulti, usati per tangenti e riciclaggi. E dopo il terremoto delle dimissioni, il Conclave: le riunioni segrete e quelle pubbliche, le forze in campo, i dossier, i veti, i veleni. Come sarà il pontificato di Francesco I? I suoi gesti sono solo atti formali, volti a conquistare il consenso mediatico? O tenterà una riforma reale? Si può già intuire, dai primi mesi, una risposta. Il libro analizza le vicende degli ultimi trent'anni di storia della Chiesa, racconta i retroscena e gli intrighi, spiega i meccanismi reali dei mille poteri ecclesiastici.
Steve Jobs è stato uno degli uomini più influenti del pianeta. Ha innovato come nessun altro il mondo della tecnologia, del marketing e del design. Da decenni Apple domina il mercato informatico, audio e della telefonia mobile, genera tendenze, influenza stili di vita e costumi, raccoglie attorno a sé una comunità di Mac addicts conquistati dai prodotti creati da Jobs, ma ancor più dal suo straordinario carisma. Visionario anzitutto, e astuto, perfezionista, genio irrequieto, il re Mida di Cupertino è stato anche definito maniacale, manipolatore, iracondo. In questo libro la storia del guru dell'era digitale: le sue intuizioni e la sua eccezionalità, senza tacere di sconfitte, errori, ingenuità, per comprendere, anche attraverso le testimonianze di chi ha lavorato al suo fianco, l'uomo che ha rivoluzionato lo stile di vita occidentale rendendo il superfluo... necessario.
Il romanzo s'intreccia con la relazione autografa scritta in propria difesa (e allegata integralmente in appendice) di padre Giacomo da Poirino, il religioso che, opponendosi alle gerarchie, diede i sacramenti in punto di morte al conte Camillo Benso di Cavour, scomunicato a causa delle sue azioni politiche in favore dell'Unità d'Italia. Fra' Giacomo, convocato alla corte di Pio IX e sottoposto al procedimento del Sant'Uffizio, in una memoria puntuale e approfondita ricostruisce la propria vicenda - il viaggio a Roma, l'inchiesta dell'Inquisizione e la conseguente punizione - inserendola nell'ambiente della corte papale e delle gerarchie romane. E permette di scrutare da vicino la personalità di Cavour, quella storica e quella umana più privata e segreta; e la figura di Pio IX, in un ritratto che colpisce per l'intima spiritualità e i contraddittori orientamenti politici.
La poesia di Alda Merini si è sviluppata in un flusso continuo, che ha la qualità di un modo di porsi nel mondo: offerta di sé al ritmo indefinito della quotidianità, in una ininterrotta costruzione di rapporti, di possibilità che variamente si intrecciano, si confondono, si sovrappongono, si infittiscono e si districano; presenza dentro il corpo e in mezzo alle cose, ricca certo di sapienza e di passione, intessuta di molteplici echi della cultura e del mito, di suggestioni di un mondo lontano, di parole perdute e indecifrabili, ma tutta esaltata, consumata, bruciata, nel suo darsi, nel suo offrirsi all'occasione, canto e vocalità in totale abbandono, dono divino caduto nella banalità del presente, ma pronto comunque ad accendersi anche in quella banalità, a brillare nonostante tutto, tra gioia e disperazione, tra La più nuda esposizione di sé e il trucco più sontuoso e splendente.
La biografia di Giovanni Paolo II è stata scandagliata a fondo: resta ancora da penetrare il suo pensiero.
Attraverso le migliaia di interventi, encicliche, appelli, si compone un quadro molto articolato delle posizioni politiche e sociali di Karol Wojtyla, il papa dei diritti umani e insieme del conservatorismo morale.
«Nel 1965 il Premio Vann'Antò fu assegnato alle poesie inedite di Giuseppe D'Alessandro da una giuria composta da Carlo Bo, Giacomo Debenedetti, Giorgio Caproni, Salvatore Pugliatti e Salvatore Quasimodo. Le sue poesie sono parole distillate. La novità per lui non sta nelle forme, che sono antiche e classiche, bensì nei connotati umani. I versi sono come cera, plasmabili. C'è l'assillo di un gioco vitale imparato e perduto, senza riuscire né a desiderare né ad apprendere un altro qualsiasi di quelli offerti dal mondo d'oggi». (Walter Pedullà)
La scuola, "organo costituzionale" nella definizione di Piero Calamandrei, ha una responsabilità enorme nell'educazione e Norma Stramucci ne sente, e lo dimostra in queste pagine, tutto il peso: è facile insegnare a ragazzi che vogliono imparare; è molto più complicato insegnare a quanti dalla scuola non si aspettano nulla e nulla vogliono imparare. Il riferimento, esplicito nel titolo, è a Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana, contro la quale non vi è certo polemica. Semplicemente, Norma Stramucci sottolinea quanto lei, e migliaia di suoi colleghi, non possano essere assolutamente più identificati con quella professoressa.
Questo testo è, nello stesso tempo, profonda meditazione sulla vecchiaia e sulla morte ed estemporaneo florilegio autoironico; trattato filosofico sulla colpa e la bellezza e frivola conversazione all'ultimo bicchiere sull'ars amandi; grave memoriale sulle città e sugli amici perduti (da Vanni Scheiwiller a Maria Corti) e comica invettiva contro i rompiballe che ammorbano la vita. Un'antologia di aforismi? Una piccola autobiografia intellettuale? Una mimetica, prosastica raccolta di poesie? "Antenate bestie da manicomio" sfugge a ogni definizione, come il talento della sua autrice, ormai consacrata tra le voci più alte della letteratura italiana.
Il piacere e la pratica del dubbio, l'Occidente e l'Oriente, il Vietnam e l'Afghanistan, il carcere e la pena di morte, la militarizzazione della politica internazionale, gli Usa e il comunismo raccontati da Pietro Ingrao in un intenso dialogo con Claudio Carnieri. La storia di un percorso di vita vissuto da protagonista, un libro "scomodo" in cui non si risparmiano critiche severe, analisi lucide e appassionate del secolo rifuggendo sia dalla retorica politica, sia da giudizi sommari.