In questo saggio vengono chiamate a raccolta le riflessioni filosofiche di Benjamin, Schmitt, Heidegger, ma anche i contributi poetici di autori come Hölderlin, Celan e Bachmann, per analizzare l'irreparabile trauma che da allora segna lo spazio del nostro abitare sulla terra.
Il 12 maggio 1003 muore a 63 anni Gerberto d'Aurillac, già abate di Bobbio, arcivescovo di Reims e di Ravenna, papa con il nome di Silvestro II. Dialettico, matematico e inesauribile bibliofilo, l'inafferrabile papa dell'anno Mille è stato uno straordinario protagonista del Medioevo europeo e dell'evoluzione del sapere sperimentale. Si narrava tuttavia che fosse diventato famoso e potente grazie ai favori del diavolo. I detrattori e gli inesauribili avversari delle sue scalate al potere hanno osteggiato in ogni modo la sua cultura eterodossa. In un intreccio di scienza e magia, di vita reale e di leggenda ha così preso forma un mito che va oltre la biografia del personaggio e oltre il Medioevo, in un mutevole paesaggio di episodi e avventure che si organizzano in un indimenticabile quadro storico.
Riconoscere la «civiltà dell'infanzia» è stata una delle conquiste fondamentali della cultura umana. Questo libro si propone di spostare l'attenzione proprio sui bambini, sulle loro caratteristiche e peculiarità - spesso in conflitto con il mondo regolato e impostato dai più grandi - su come e perché si possano definire un "popolo", depositario di una "civiltà" specifica, di cui il gioco è l'emblema. La riflessione si articola attraverso un dialogo serrato tra le scienze e le arti, in un incontro tra saperi che può illuminare, nella sua insospettabile ricchezza, un patrimonio da rivalutare.
In questo breve saggio Philippe Descola, uno dei maggiori antropologi contemporanei, introduce in modo semplice e originale alla pratica dell'antropologia e a un'"ecologia delle relazioni". La prima ricerca sul campo in Amazzonia gli ha consentito di vivere per anni con la tribù Jivaros Achuar, di osservare le relazioni degli amerindi con gli esseri della natura e di mostrare che l'opposizione occidentale tra natura e cultura tra gli Achuar non esiste. Descola definisce inoltre quattro modalità di relazione con il mondo - totemismo, animismo, naturalismo e analogismo - rendendo conto delle relazioni dell'uomo con il suo ambiente.
Tre testi mai pubblicati prima d'ora in Italia (La poetica romantica, Forza e senso, le due dimensioni irriducibili di una scienza dell'uomo e La spiritualità della vita e la sua ombra) e una conversazione, anch'essa inedita, offrono una sorta di bilancio dell'eredità intellettuale del filosofo canadese, tra i maggiori studiosi della società moderna e dei suoi disagi. Alle risposte di Taylor fanno da controcanto undici brevi interventi dei principali interpreti internazionali della sua opera.
Hannah Arendt e Hermann Broch si incontrano per la prima volta nel maggio 1946: tra i due nasce un'intensa amicizia dell'anima e dello spirito come testimonia questo Carteggio. Broch era affascinato dal coraggio e dall'energia intellettuale della Arendt, la quale considerava La morte di Virgilio una delle più importanti opere letterarie della modernità, punto di congiunzione tra i romanzi di Proust e di Kafka. La corrispondenza getta luce sulle condizioni dell'esilio nei primi anni del secondo dopoguerra e presenta dibattiti su Albert Camus e Arthur Koestler, su Martin Heidegger e Karl Jaspers, sulla situazione tedesca e sui diritti umani.
L'avaro è un individuo meschino, capace di ogni bassezza, insopportabile alla società in cui vive. La sua figura è avvolta in ogni tempo da biasimo e condanna, ironia e disprezzo. Una fisionomia che ha le sue radici nel mito e nelle sue più recenti riscritture: Creso, Euclione, Shylock, Arpagone, Ebenezer Scrooge, Paperon de' Paperoni, Gordon Gekko. Nomi che si rincorrono nei secoli per disegnare un identikit spregevole. L'opinione comune di una vita che oscilla perennemente tra il vizio e la virtù, in una lotta costante, pone l'avidità, il febbrile desiderio di possedere, alla base del comportamento dell'avaro. Eppure, la vita non è un gioco di estremi e le sfumature sono molte. Avarizia è termine proteiforme, che può indicare diverse cose, in relazione ai tempi e ai luoghi. Quante sono le sembianze dell'avaro? In quanti modi si possono descrivere? E quanti significati racchiude il vocabolo "avarizia"? La questione resta aperta, come accade ai grandi temi di lunga durata.
Chouraqui, intellettuale ebreo algerino, segue il viaggio di Mosè, dalle rive del Nilo alle soglie della Terra promessa. Tre religioni - ebraismo, cristianesimo e islam - si richiamano da secoli a Mosè e ciascuna fornisce un ritratto del profeta che indica all'uomo la trascendenza che lo fonda e lo libera.
In questa raccolta di saggi Maurice Blanchot dà prova di uno straordinario lavoro di critica e di scrittura che unisce alla chiarezza del linguaggio uno spessore di stimolante complessità. Si tratta dell'esplorazione più importante, accanto a quella di Sartre, dedicata alle relazioni tra letteratura, arte e filosofia. La riflessione incrocia i nomi più importanti del XX secolo, da Georges Bataille ad André Malraux, da Pierre Klossowski a Marguerite Duras, da Michel Leiris a Jean Paulhan, da Albert Camus a Claude Lévi-Strauss, da Edmond Jabès a Emmanuel Levinas, da Martin Buber a Franz Kafka.
Mai apparsi prima d'ora in Italia, i cinque testi che compongono questo libro riguardano tre temi particolarmente cari a Philippe Ariès. Il primo è una lettura quasi autobiografica del suo incontro con la storia delle mentalità, la cui indagine richiede ragione e passione. Il secondo riguarda il mondo dell'infanzia, osservato in un passaggio cruciale: a partire dal XVII secolo, la famiglia aperta sulla società degli adulti diviene una struttura chiusa che si concentra, anche sul piano affettivo, sui bambini e li confina tra le mura di casa ritardandone il passaggio all'età adulta. Il terzo tema riguarda la fine della vita; i testi qui riportati permettono di cogliere la "preistoria" delle ricerche dell'autore su questo tema e sulla liturgia antica dei funerali.
Con un’ampiezza di visione storica insolita, ricorrendo alla testimonianza di testi e documenti a volte poco noti, questo libro individua le tematiche e l’intreccio di generi che, a partire dall’antichità greco-romana, hanno concorso a costruire la moderna tradizione delle “malizie” e delle virtù femminili. Una vera e propria messe di giudizi, credenze, dialoghi, trattati, poemetti e testi di varia destinazione e forma, ispirati a preconcetti d’ordine sociale, religioso, o morale, persegue l'intento di svelare e denigrare le presunte arti incantatorie delle donne, oppure di idealizzarne le doti spirituali e intellettuali.
Sommario
1. Prefazione. 2. Introduzione. 3. Opere, autori, dialoghi e trattati. 4. A somiglianza di Dio o causa di tutti i mali. 5. Inferiorità e idealizzazione. 6. Le malizie delle donne. 7. Querelles e controversie. 8. La maga e la strega. 9. Tra scienza e filosofia. 10. Peccaminose, infedeli e chiacchierone. 11. Demoni femminili e uomini perduti. 12. Donne false e uomini ingannati. 13. Loquacità e bancarotta. 14. Il confronto tra i sessi. 15. Un’“intelligenza universale”. 16. Bibliografia essenziale.
Luísa Marinho Antunes, specialista di letteratura comparata, è docente all'Università di Madeira, in Portogallo, e membro del Centro de Literaturas e Culturas Lusófonas e Europeias dell'Università di Lisbona.
Daniela Marcheschi, critico letterario e docente di letteratura italiana e scandinava, ha curato i Meridiani Mondadori di Collodi, Pontiggia e Rodari.