Romanzo che oscilla tra due mondi, lo storico e il mitico, Il fuoco nuovo prende l'avvio dalla più importante cerimonia religiosa dei Mexica, quando, dopo giorni di drammatica attesa, all'apparire delle Pleiadi un prigioniero di nobile sangue veniva immolato. Dal petto squarciato dal coltello di ossidiana, là dove per Dio padre e Madre natura aveva battuto il cuore, scaturiva la fiamma che ritornava a illuminare ogni angolo dell'impero. Questo avvenne per l'ultima volta nell'Anno del flauto, quando sul mare apparvero i templi galleggianti di Cortés, il conquistador o il dio falso e bugiardo. Incominciava così il principio della fine del mondo. La fine del mondo, il quinto secondo la cosmogonia dei Mexica, nel romanzo è vissuta con l'animo dei vinti. La comparsa dei conquistadores e la loro marcia verso il cuore dell'impero sono viste o immaginate con gli occhi di Montezuma. Stupito, attonito, dubbioso, incomprensibilmente arrendevole, il Signore dei Mexica e di altri popoli è forse più chiaroveggente dei suoi indovini. Se anche avesse distrutto Cortés dal principio, cosa sarebbe cambiato? Di quanto avrebbe potuto allungare l'agonia del suo mondo? Quali pensieri agitavano l'animo di Montezuma quando inviò a Cortés il copricapo e i paramenti sacri al Serpente Piumato? Chiuso nel suo mondo, nel suo palazzo, nel cuore di una città sull'acqua, tanto bella da farci pensare a una Venezia delle Indie, Montezuma emerge come figura solitaria e tragica, in tutta la nudità della condizione umana.
Vi è ordine civile quando si edifica uno spazio di pace, libertà, giustizia. Le sue radici stanno nei diritti umani: fondati nella natura dell’uomo, antecedono lo Stato, allontanano il totalitarismo, salvano le democrazie dalle tentazioni del relativismo e da uno stanco ripiegamento in loro stesse. Una laicità postsecolare in Occidente esige un nuovo rapporto tra democrazia e religione, in cui sia superato lo slogan “a più modernità corrisponde meno religione”. Nel collegare etica e politica occorre ripensare la cultura liberaldemocratica, rendendola estranea all’agnosticismo e capace di nominare rettamente la persona per sottrarla a nuove forme di dominio. Asse spirituale per il futuro dell’Occidente e fondamentale radice dell’ordine civile da promuovere è riannodare un’alleanza tra Socrate ed Abramo, tra pensiero filosofico e fede biblica.Nel volume i più scottanti problemi dell’ora sono affrontati in agili ma rigorosi capitoli.
GLI AUTORI
Vittorio Possenti è professore ordinario di Filosofia politica presso l’Università di Venezia, dove dirige il Centro Interdipartimentale di Ricerca sui Diritti Umani. E’ autore di circa 20 volumi, alcuni dei quali tradotti in varie lingue. Fra i suoi scritti più significativi: La buona società, Vita e Pensiero 1983; Filosofia e società, Massimo 1983; Le società liberali al bivio, Marietti 1992; Razionalismo critico e metafisica, Morcelliana 1996, 2ed.; Approssimazioni all'essere, Il Poligrafo 1995; Terza navigazione. Nichilismo e metafisica, Armando 1998; Filosofia e Rivelazione Città Nuova 2000, 2ed; Religione e vita civile, Armando 2002; L’azione umana, Città Nuova 2003. E’ membro del Comitato Nazionale di Bioetica e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Quando Hannah Arendt e Hermann Broch si incontrarono per la prima volta nel maggio del 1946, lui aveva sessant'anni, lei quaranta. La Arendt doveva ancora pubblicare i suoi libri più importanti, Broch invece con La morte di Virgilio aveva raggiunto l’apice della celebrità come scrittore. Le loro biografie si assomigliavano: entrambi appartenenti a famiglie ebree assimilate, in Germania quella di lei, in Austria quella di lui; entrambi subirono l’odio razziale nazista e infine trovarono in New York la prima tappa del loro esilio americano. Il carteggio, proposto nella traduzione di Vito Punzi, documenta una stretta amicizia. Broch era affascinato dal coraggio e dall’energia intellettuale della Arendt; lei valutò La morte di Virgilio una delle più importanti opere letterarie della modernità, la congiunzione tra i romanzi di Proust e di Kafka. La corrispondenza getta luce sulle condizioni dell'esilio nei primi anni del secondo dopoguerra e presenta dibattiti su Albert Camus e Arthur Koestler, sulla situazione nella Germania di allora, su filosofi come Martin Heidegger e Karl Jaspers, sul tema dei diritti umani, in quegli anni oggetto dell’attenzione sia della Arendt che di Broch. Il carteggio termina con la morte improvvisa di Broch, nel 1951. A cura e con un saggio introduttivo di Roberto Rizzo
È diffusa la convinzione che fra la teologia politica e l'anarchia non ci possa essere altro rapporto che di mera contrapposizione. E che anzi la teologia politica sia, a suo modo, una risposta all'istanza anrchica volta a preservare i fondamenti della società. Ad animare questo volume è il tentativo di far emergere l'istanza anarchica quale parte integrante di ogni gesto realmente teologico-politico.
Tu lo hai mai visto un drago? In questo libro ce n'è uno e si chiama Tristano. È enorme, ha un cuore puro e vive in un tempo lontano lontano - il Medioevo - in un paese lontano lontano - la Siberia. La sua migliore amica è una bambina piccola così, che si chiama Mignon e che sa parlare con gli animali perché ha un cuore puro come quello di Tristano. Lui veglia sui sogni di lei. Lei si accoccola accanto a lui quando fuori cade la neve e fa troppo freddo per uscire. Insieme passeggiano per la foresta, lei piccina piccina e lui grande e grosso. Questa è la loro storia. Età di lettura: da 5 anni.
Esistono davvero i fantasmi? C'è stato un tempo in cui Snow Black avrebbe liquidato la questione con un'occhiataccia. Poi un giorno la detective più famosa del web si è svegliata in un luogo buio senza più un corpo né ricordi precisi e ha capito che il fantasma era lei, intrappolato dentro Internet. È l'inizio dell'indagine più difficile che abbia mai affrontato, quella sulla sua morte. Per fortuna un fantasma del web ha poteri sorprendenti, come la rete. Agganciandosi al wi-fi di una villetta di Blooming, Snow entra in contatto con il mondo reale e trova due alleati, i fratelli Ella e Kennedy Davis. Insieme a loro, scopre che il suo ultimo caso era ambientato proprio a Blooming e che, sempre da quelle parti, stanno accadendo cose molto strane: occhi piangenti dipinti ovunque e ragazzi che scompaiono. Troppe coincidenze per Snow, che alle coincidenze non ha mai creduto... Età di lettura: da 11 anni.
Qui lampeggiano, nella foschia veneta e nel ricordo di molti viaggi, i frammenti di una vicenda personalissima. E però il mondo, le città, i tasselli luminescenti di una società tra deriva e desiderio, entrano, eccome, nella trama di pena individuale. Così il libro di Broggiato, fedele alle note lanciate dalle migliori voci della poesia novecentesca italiana e non solo, ci consegna da un lato il ritratto di un uomo che non ha pudore a dire “io” e a mettere in scena i suoi strappi, i pentimenti e le ferite, dall’altro una mappa del presente colto in alcune città emblematiche nei diversi angoli del mondo, e nel viaggio che le unisce. Non aspettatevi cose strane da Broggiato, ma seguite questa voce che azzarda con la sola nuda poesia a ricomprendere se stessi e le strade del mondo. C’è una volontà narrativa. Le favole antiche a cui ogni tanto ricorre Broggiato confermano che qui siamo via da una idea breve di lirica. Ma il verso misurato, le sapienti fratture del testo, il corpo slogato confermano che c’è della musica, la ricerca di una canzone, di una voce a cui consegnare i giorni, nelle foschie e nei silenzi in cui si vela il mondo, e si rivela. (Davide Rondoni)
Il testo è la trascrizione delle lezioni tenute da Javier Prades, professore di Teologia Dogmatica della Facoltà di Teologia “San Dámaso” di Madrid, a quattrocento sacerdoti radunatisi nell'estate 2005 a La Thuile da diversi Paesi del mondo, per gli annuali esercizi proposti da Comunione e Liberazione. Queste meditazioni, corredate di documentazione biblica, teologica o letteraria, mantengono lo stile di una conversazione che cerca di non perdere di vista gli interlocutori in un dialogo comunionale. Il contenuto della proposta si può rintracciare facilmente a partire da alcuni testi fondamentali di don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione (scomparso nel febbraio 2005), in particolare di quelli che negli ultimi tempi, più di altri, hanno segnato la presenza del Movimento nel mondo. Proprio alla luce di essi l'Autore ha voluto suggerire un sentimento della realtà, un modo di porsi davanti alla vita, così come un’educazione cristiana propone per la maturazione dell’uomo adulto e per il bene della società. Saluto introduttivo e Sintesi di Juliàn Càrron
Questo libretto non fa parte del bazar pubblicitario; «dovremmo vergognarcene», grida Nikolaus Harnoncourt dal podio di Salisburgo, ai bonzi riuniti del "duecentocinquantenario" del denaro e degli affari. Questo libretto era già a buon punto per una seconda ondata del repulisti di menzogne e cantonate che preparavo dopo La morte di Mozart, ma fu travolto dal "raptus Beethoven" che mi colse nel 1999 e durò sei anni. Eccolo finito. La prima cantonata che distruggo è quella fissazione dei cretini, che Giuseppe II fosse per Mozart mecenate e protettore invece che, quale fu, l'autore della sua rovina sociale. Un lettore quale Alberto Mattioli l'ha subito riconosciuto, in queste pagine, «vittima del demente progressismo radical chic dell'Imperatore uscito da una famiglia di mediocri come gli Asburgo». Seconda cantonata, la mania dei letterati, che Don Giovanni fosse un anticipo romantico d'amore e morte, mentre si rivela un segretissimo plagio di Lorenzo Da Ponte. La terza cantonata è il cumulo di menzogne e spazzature accumulate in due secoli sulla Clemenza di Tito. L'ultima cantonata è colossale e riguarda il cumulo di menzogne e sconcezze sul Requiem, e avrà una sua propria appendice tra pochi mesi. RIuscirà sconvolgente e sovversiva, non solo per la montagna di porcherie che finiranno nella spazzatura, ma per gli equivoci di gusto e bellezza che bisognerà chiarire. La storia, piccola o grande che sia, ha bisogno di riletture, le riletture generano le revisioni, necessarie, se si vuole continuarla ... Piero Buscaroli
Nell’accoglienza dell’altro – dello straniero, dell’ospite – ogni civiltà mostra il suo volto. In questo senso la questione dell’ospitalità è decisiva per comprendere ciò che avviene nel crinale tra la legge che una cultura esprime per darsi un ordine e l’esigenza di giustizia che essa reca nondimeno con sé e che non coincide mai con l’esercizio puro e semplice della legge e della sua giurisprudenza. La decisione per o contro l’ospite decide dei territori nella loro concretezza, li attraversa con confini, muri, delimitazioni di filo spinato. È nei varchi di questa decisione sovrana che trova spazio la possibile accoglienza dell’ospite, la cui venuta interrompe il muro di controlli, di diffidenze, di identità che ciascuno – singolo o istituzione – edifica attorno a sé. Nel doppio senso della parola italiana “ospite” si riflette proprio questo fatto: l’accoglienza dell’altro è quell’esperienza in cui i confini tra me e l’altro divengono incerti e incerta la percezione se in un certo senso non si sia sempre ospiti dei propri ospiti, di coloro che si è accolti sotto il proprio tetto.
Non si può stabilire in che senso discipline quali la storia, la sociologia, l’etnologia, la linguistica siano veramente delle scienze se si pongono solo questioni di ordine metodologico. Occorre invero chiarire il concetto di spirito sviluppando una filosofia dello spirito o del mentale. A tal fine occorre superare due difficoltà. Da un lato, il concetto di spirito reclama di essere individuato. Da un altro lato, il concetto di spirito rifiuta di essere trattato interamente come il concetto di un attributo personale. Le persone manifestano nella loro condotta uno spirito, ma il "contenuto" di ciò che manifestano è, in buona parte, impersonale. Tale ambito è formato dalle istituzioni in quanto esse offrono un senso di cui i soggetti individuali possono, a loro volta, appropriarsi. Queste osservazioni permettono già di indicare perché questo libro sullo spirito porta un titolo che parla di istituzioni. La tesi di questo libro sarà proprio che lo "spirito oggettivo" delle istituzioni, per usare dei termini che questa ricerca si propone di chiarire, precede e rende possibile lo "spirito soggettivo" degli individui. Questa prospettiva è quella dell’"olismo antropologico". Introduzione di Giuseppe Padovani
Ogni uomo intuisce che la sua vita è mistero, e mistero è la realtà tutta, perché fatta da un Altro. Il Mistero verso il quale è teso il cuore di ogni uomo nel desiderio dell'infinito e dell'eterno, ha un Volto; il Mistero è Presenza, è Misericordia di un Dio che per noi soffre e muore, per noi risorge, con noi permane fino alla fine dei tempi: il Mistero è pasquale. Questa raccolta di trenta omelie del Triduo santo non vuole essere che un contributo alla memoria viva di questo Mistero, offerto a chi desidera la verità pasquale della vita, donata nella Chiesa.
GLI AUTORI
P. Mauro-Giuseppe Lepori, nato a Lugano nel 1959, si è licenziato in filosofia e teologia presso l’Università Cattolica di Friburgo (Svizzera). Entrato nel 1984 nell’Abbazia cistercense di Hauterive, presso Friburgo, ne è stato eletto abate nel 1994. Per Marietti ha pubblicato L'amato presente (Genova-Milano2003) e Simone chiamato Pietro (Genova-Milano 2004).