I contributi qui raccolti mirano, attraverso l'analisi di alcuni autori e passaggi salienti, a offrire uno spaccato per quanto possibile complessivo e fedele del pensiero medievale: dalla riflessione dei padri fino a quella della tarda scolastica. La questione della natura della libertà è presentata attraverso la ricostruzione del pensiero di Agostino di Ippona (Giovanni Catapano), Anselmo d'Aosta (Armando Bisogno), Alberto Magno (Andrea Colli), Goffredo di Fontaines ed Enrico di Gand (Guido Alliney) e Guglielmo d'Ockham (Alessandro Ghisalberti). Il frammento della celebre terzina di Dante scelto come titolo del volume, "Libertà va cercando" ("Or ti piaccia gradir la sua venuta: / libertà va cercando, ch'è sì cara, / come sa chi per lei vita rifiuta", Purgatorio, I, 70-72), riassume la tensione che innerva tutto il volume. Queste pagine si offrono come un agile strumento di conoscenza e approfondimento della importante questione della libertà come è stata trattata in alcuni autori medievali, affinché essa possa ritrovare la centralità che le compete nella didattica, senza complessi di inferiorità rispetto agli autori del pensiero classico, moderno o contemporaneo.
Quando nel 1929 Janusz Korczak pubblica "Le regole della vita" ha uno scopo ben preciso: costruire "una pedagogia per i giovani e per gli adulti", come indica il sottotitolo; mettere a disposizione di tutti gli adulti e di tutti i giovani - insieme - un saggio, un libro scientifico che permetta di meglio comprendere quel che si gioca effettivamente nelle relazioni interumane e nello spirito dei bambini. Per oltre ottant'anni questo libro ha conservato la sua verità e il suo segreto: accompagnare piccoli e grandi nella giungla dei loro desideri, e soprattutto delle attese spesso contraddittorie degli adulti, per meglio comprendere la complessità delle regole, quasi sempre implicite e mai davvero esplicitate, che reggono le relazioni nella società, in famiglia, così come nella vita scolastica, nel mondo dei giochi, nelle compagnie. Solo ponendo innanzi punti di chiarezza assoluta nei sentimenti e negli ideali che animano tutte queste realtà della vita, diviene possibile aiutare i bambini e i giovani a costruire il proprio progetto di vita e a migliorarsi nella prospettiva di un mondo più giusto, più umano, più solidale, a misura delle proprie aspirazioni. Proprio questo concerne anche gli adulti.
Nel suo personale itinerario speculativo François Jullien alterna testi più lunghi e articolati a saggi brevi, intensi, privi di note e adatti anche a un pubblico di non specialisti in materia sinologica o filosofica. In questo scritto breve tocca la questione della presenza e della "vita a due", e del rischio che la presenza si assopisca e si banalizzi. Senza concentrarsi solo su un soggettivismo psicologico, Jullien rintraccia e inscrive quella faglia o cedimento all'interno dell'Essere stesso: la caduta nella monotonia di una presenza disattivata, smorzata, inerte non rappresenta semplicemente un rischio del soggetto; sprofondare nell'inerzia è una possibilità ontologica, è strutturale all'Essere. L'Altro assume allora un rilievo cruciale, perché è colui, o colei, che può riattivare la presenza e mantenerla viva - a patto di saperla accogliere, custodire e incentivare.
Relazioni internazionali è un testo agile, ma denso sul piano analitico, che espone sinteticamente le caratteristiche del contesto internazionale del XXI secolo. L’autore, uno dei più importanti teorici di relazioni internazionali, presenta in un’ottica multicentrica gli attori che collaborano o collidono con gli stati-nazione nel panorama planetario attuale, analizzando quei processi che, a causa delle dinamiche di globalizzazione, presentano ricadute sostanziali sulla vita di sistemi sociali in apparenza non direttamente colpiti da eventi come conflitti, azioni terroristiche, flussi commerciali, rispetto dei diritti umani.
Cosa implicano la composizione, l'esecuzione e la fruizione della musica classica? Cosa facciamo quando ascoltiamo sul serio questo tipo di musica? Perché nell'eseguire una sonata di Beethoven i musicisti cominciano sempre dalla prima nota indicata nello spartito e non si sentono liberi di improvvisare sul tema centrale della sonata? E perché per il pubblico di un concerto di musica classica battere i piedi significa andare contro la tradizione? Nascosta in ciascuna di queste domande vi è la questione principale di cosa voglia dire, in senso filosofico e storico, parlare di musica in termini di "opere musicali". In questo libro Lydia Goehr descrive come il concetto di opera musicale sia giunto a formarsi nell'Ottocento e abbia in seguito contribuito a definire le norme, le aspettative, e le regole di comportamento che caratterizzano ancora oggi la pratica della musica classica. "Il museo immaginario delle opere musicali" è un testo fondamentale che, non a caso, ha goduto di una enorme diffusione in una varietà di contesti e discipline sin dalla sua pubblicazione.
Il ruolo della donna nella dimensione religiosa è oggi uno dei temi più discussi in ambito pubblico. Questo volume propone una rassegna ragionata di studi su donne e religione, allo scopo di arricchire il dibattito con categorie di analisi spesso trascurate e di proporre un nuovo sguardo sull’argomento che tenga conto dei rapidissimi cambiamenti avvenuti nel panorama religioso del nostro paese. Introdurre una lettura di genere delle religioni significa incoraggiare una proficua analisi relativa alla varietà di costruzioni del maschile e del femminile interne alle diverse tradizioni religiose e una lettura critica del ruolo della donna all’interno di varie forme di spiritualità.
Amare è stato spesso considerato l’esperienza più personale e incomunicabile di tutte, quella passione non razionalizzabile che tocca ciascuno in un modo unico e inesprimibile e che non ha nulla da spartire con le dimensioni e le problematiche collettive e generali dell’esistenza. Per questa sua qualità particolaristica, l’amore è stato il tema preferito di scrittori e di romanzieri, così come di poeti, di artisti e filosofi, ma raramente è stato considerato da un punto di vista sociologico e scientifico.
In questa breve lezione del 1969, Niklas Luhmann compie una vera e propria rivoluzione concettuale: invece che concepire l’amore come un’esperienza personale unica e ineffabile, lo raffigura come una soluzione funzionale a problemi che dipendono dallo sviluppo di una immensa gamma di strutture e forme sociali. Gli esseri umani devono fronteggiare un mondo drammaticamente sempre più complesso, cercando modi per orientarsi facilmente e per dare senso a quella condizione. Necessitano perciò di speciali mezzi – chiamati da Luhmann “media della comunicazione” – che facilitano la scelta tra una molteplicità di alternative di senso così da poter essere facilmente compresi da tutti e capaci di motivare una risposta, agevolando i processi comunicativi. L’amore è uno di questi media, come lo sono la verità, il denaro, il potere, l’arte, il diritto, la morale. Il cambiamento, la differenziazione, la complessificazione di una società sempre più pluralista e policontesturale pongono crescenti aspettative nei confronti della funzione sociale dell’amore in quanto ne rendono sempre più improbabile la realizzazione: l’amore diventa perciò un’improbabile normalità, con tutti i problemi che ne derivano soprattutto a livello della sua elaborazione culturale (sempre più problematica) che impone aspettative sempre più esigenti a personalità in crescente difficoltà.
L'ipotesi di questo libro è che la violenza sia una forza sociale e non solo uno strumento del potere. La violenza genera potere e con esso si confonde: è una forza sociale che conferisce significato all'azione. Senza dimenticare autori classici come Elias e Foucault, Simmel e Coser, Gurr e Pizzorno, l'autrice analizza la violenza "modernista" paradossale ma non inspiegabile e gli elementi che la qualificano: il legame tra pensiero e emozione, la differenza con la devianza, la relazione con il sacro, il lavorio sul corpo della vittima e la forte soggettività dell'aggressore, sul piano sociale e mediatico. Due fenomeni collettivi - gli stupri di massa in Bosnia e il comportamento dei kamikaze - sono analizzati nel dettaglio, perché la comprensione della violenza è basata sui modi concreti in cui si manifesta. Il libro si chiude con una riflessione sulle capacità della sociologia nel percepire e osservare l'irruzione del male nella storia.
Quattro fenomeni profondamente interrelati costituiscono gravi ostacoli a una pace stabile a livello mondiale e mettono a repentaglio interessi e diritti basilari di generazioni presenti e future: l'escalation della violenza; il costante approfondirsi delle disuguaglianze nella distribuzione di risorse e potere; il crescente aumento della temperatura del pianeta e il conseguente degrado ambientale; il forte aumento dei flussi migratori nel mondo con decine di milioni di persone che fuggono dai massacri, dalle persecuzioni, dalla povertà cronica. Nei sei saggi raccolti in questo volume, Giuliano Pontara, argomentando che la guerra moderna è ingiustificabile, e che non si esce dal vortice della violenza con ulteriore violenza, esplora e analizza alcuni problemi centrali riguardanti la nozione e le vie della pace: dalla istaurazione di un governo mondiale democratico alla nonviolenza attiva, fino ai fattori istituzionali e alle forze situazionali che ne favoriscono o impediscono l'applicazione; memore del detto kantiano per cui, pur non sapendo "se la pace perpetua sia una cosa reale o un nonsenso [...] dobbiamo agire come se fosse una cosa reale, il che forse non è, e operare per la fondazione di essa", qui e ora.
Dopo il grande successo nella rete, il blog "L'Arte Spiegata ai Truzzi (nella loro lingua)" diventa un libro. Lo scopo è sempre lo stesso: spiegare l'arte, e sul serio, ma in maniera semplice, non pedante, e divertente; e farlo nella parlata del pubblico truzzo, cui l'opera è idealmente rivolta, nel romanaccio colloquiale dei giovani. Non vi è naturalmente pretesa di esaurire gli argomenti trattati, ma solo di far sorridere, magari riflettere e, soprattutto, di stimolare la curiosità dei lettori.
I saggi che compongono questo volume si caratterizzano per una declinazione pratica del sapere filosofico, il quale viene esercitato nella modalità specifica dello studio di "caso". Che si tratti della fotografia, del reading filosofico, della philosophy for children, dell'interculturalità o della spettacolarizzazione del tragico, la filosofia in questo libro prende le mosse dalla datità di problemi effettuali e, mettendola ben a fuoco, si sforza di costruire categorie utili per analizzarla e affrontarla. La questione che rimane aperta e che il volume intende rilanciare è quella dello statuto epistemologico del sapere filosofico e della sua relazione rispetto ad altri saperi (e strumenti di sapere), nonché il problema della legittimità della filosofia come attività pratica che riesca a originarsi a partire da una datità fenomenologicamente rilevata.