Nei momenti di difficoltà la realtà diviene sfuggente e il coro dei ben pensanti prova a districare la complessità del sociale attraverso discorsi astratti e razionali. Michel Maffesoli, invece, invita il lettore a riconciliarsi con il silenzio, abbandonandosi al mistero. Le parole non sono in grado di cogliere il reale, perché esso è fatto della potenza dei sogni, di fantasmagorie, di fantasie. Il reale è sfuggente, ineffabile e giunge a conoscibilità solamente quando prende corpo negli oggetti del quotidiano, nel "divino sociale". Attraverso la sua analisi erudita, l'autore tenta di comprendere il ritorno del "sacrale", ovvero del bisogno collettivo di una comunione emozionale, della condivisione e della scomparsa nell'Altro: l'altro della comunità, del cosmo, della deità.
Madre Teresa e Gandhi hanno incarnato i vertici di ciò che l'essere umano può raggiungere. I loro esempi hanno il potere di rischiararci la strada e di farci uscire da una impasse in cui la modernità è caduta, apparentemente senza via di uscita, mostrandoci come l'azione disinteressata e la condotta etica si realizzino a partire da presupposti e da una visione del mondo che - come afferma Panikkar - "è fondamentalmente incompatibile con quella attuale". Seguire il loro esempio è il salutare rischio a cui ci espone la vicinanza con culture diverse o lo studio di personaggi di confine che hanno vissuto in culture altre, proprio oggi che siamo di fronte a un impegno non rimandabile: quello di mettere in dialogo culture provenienti dai diversi angoli del mondo per far nascere un futuro più pacifico, più in sintonia con la natura e in armonia con le istanze profonde dell'essere umano. E il libro di Gloria Germani fa proprio questo, mette in luce il sentiero comune a Madre Teresa e a Gandhi, dall'intuizione che tutto è uno fino alla via per rimettere l'etica al centro della vita, contro l'abbaglio economico della modernità. Con una prefazione e uno scritto di Tiziano Terzani.
"Una porta aperta verso tutta la Terra, una finestra aperta su possibilità illimitate: un orizzonte". È così, in uno slancio lirico e delicato, che Éric Dardel, ne L'Homme et la Terre, definisce il paesaggio. È a questa finestra aperta sul mondo e alle molte direzioni in cui l'esperienza paesaggistica può articolarsi che il volume intende richiamarsi, proponendo una riflessione a più voci sul "senso" e sui possibili "sensi" del paesaggio. Il focus si concentra in particolare sui linguaggi, le forme, i significati possibili che l'esperienza paesaggistica assume nella geografia, nella letteratura, nel cinema e nella fotografia, e così pure nella filosofia, nell'arte e nella musica, indagandone i risvolti in un'ottica il più possibile interdisciplinare e polisemica. È così che alla prima parte ("Paesaggi che raccontano storie, storie che raccontano paesaggi") in cui a predominare sono le analisi letterarie, segue una seconda sezione ("Sentire, esperire, abitare") nella quale gli strumenti di indagine si moltiplicano, includendo esperienze significative come quelle rappresentate dalla popular music, dalla fotografia di Basilico e dal cinema di Victor Erice - modalità diverse e preziose di guardare, interrogare e raccontare quel grande palinsesto dinamico che è il paesaggio.
Specialmente chi vive in città si immagina gli spazi naturali come una realtà dove regna il silenzio. Non sempre è così, ma gli ambienti naturali ci offrono spesso un'atmosfera silenziosa, nella quale gli stessi rumori della natura possono diventare suoni gradevoli: come quelli dell'acqua, del vento, della neve che cade. I silenzi della natura vengono esplorati qui con riferimento alle differenti stagioni nei nostri climi: a ciascuna di esse è stato associato un colore dominante, bianco per l'inverno, verde per la primavera, blu per l'estate, giallo e rosso per l'autunno. Il colore nero, infine, viene collegato ai silenzi della notte e del cielo stellato.
È difficile pensare alla psiche come a qualcosa di catalogabile e all'inconscio, di per sé sconosciuto, come a un territorio che possa essere "cartografato" assegnandogli degli spazi ben definiti e tracciandone una mappa; eppure sappiamo che qualsiasi carta geografica, oltre che rappresentare luoghi e posizioni, è l'indicatore di percorsi possibili che permettono innumerevoli scelte. Mettendo in relazione diversi paesi e culture del mondo è ipotizzabile tracciare una mappa della psiche basata su interconnessioni e interferenze. L'immagine di un Atlante contribuisce a evocare il desiderio esplorativo che dovrebbe caratterizzare la diffusione della psicoanalisi nel mondo, ma anche la necessità di non perdere, nel continuo processo di ridefinizione e cambiamento, le coordinate che guidano il nostro discorso. Presentazione di Stefano Bolognini.
Com'è un essere umano? Cosa vuol dire essere sani e felici? E perché il dolore e la gioia? E come si rimedia a un'umanità danneggiata e logorata? In questi ultimi anni antropologi, studiosi di evoluzionismo, di scienze cognitive e neuroscienze, biologi, fisici, psicologi sperimentali, teologi, storici e filosofi hanno fornito nuovi apporti che stanno radicalmente cambiando il modo di vedere l'essenza più profonda e millenaria degli esseri umani. Non possiamo più andare avanti con vecchie e pessimistiche rappresentazioni dell'essere umano dimenticando la grandezza, sia in bellezza che in drammaticità, del suo sofisticato e delicato percorso evolutivo. L'autore riannoda i fili di orientamenti psicoterapeutici diversi con i più recenti contributi delle scienze umane per rispondere a queste domande e per descrivere i disturbi psicologici come deterioramenti di un insieme di pulsioni universali vitali e affettive, di un'ancestrale disposizione al bene che è indispensabile alla sopravvivenza sia individuale che della specie. Le persone soffrono quando sono snaturate, come qualsiasi essere vivente, fragile e delicato all'inizio della vita, quando non sono più in grado di evolvere, di auto realizzarsi e soprattutto di amare.
Un analista americano che conosce bene anche l'Italia spiega le vere motivazioni dietro al successo di Donald Trump e l'opportunità offerta da questa rivolta degli elettori. L'atteggiamento dei media è stato superficiale, tant'è che nessuno credeva che Trump potesse davvero vincere la nomina. In questo libro si indaga sulle correnti profonde della società americana che hanno spinto il candidato repubblicano - e anche il "socialista" Bernie Sanders - a stravolgere la politica americana. È in atto un riallineamento dell'elettorato statunitense: la divisione sta andando da democratici-repubblicani a establishment-outsider. Dopo quest'anno l'America non sarà più la stessa: l'establishment dovrà tenere conto dei rischi di ignorare la fetta crescente della popolazione lasciata indietro dalla globalizzazione dell'economia. Si tratta di una grande opportunità per rivedere certi errori da entrambe le sponde dell'Atlantico, dalla deindustrializzazione alle guerre continue nel nome del "cambiamento di regime".
Birmania, detta anche Myanmar, è un paese di luce e di sorrisi. La sua è una storia di turpitudini e di felicità in cui stolti scalzacani vanno al potere e un'umanità inquieta alleva un futuro di arcobaleni. Uno scampolo di donna si mette di traverso, insegna la vita e raddrizza la storia. Adesso ad Aung San Suu Kyi tocca il compito più ingrato: governare.
La questione del mondo è stata una delle poste in gioco fondamentali della fenomenologia e del suo tentativo di ripensare l'esperienza. Che cosa implica il progetto di quella che si può chiamare una "cosmologia fenomenologica"? Quali sono le sue condizioni e le sue conseguenze? Se Heidegger ha dato un contributo decisivo allo sviluppo di questo filone "cosmologico" che percorre la corrente fenomenologica, in che misura i suoi testi permettono di realizzare un simile progetto? Sono queste le domande che si trovano al centro del presente saggio: anche attraverso un costante dialogo con altri autori, vengono analizzate le possibilità e i limiti di una cosmologia fenomenologica nei testi del primo Heidegger. Questi appariranno allora percorsi da una tensione fondamentale. Se da un lato essi permettono di pensare un primato del mondo sull'io come vero "luogo" del trascendentale e della manifestatività, dall'altro lato l'impostazione heideggeriana incontra dei limiti essenziali, che si rivelano essere due veri e propri "punti ciechi" del suo pensiero: il primato assoluto della questione dell'essere e l'omissione della questione della genesi.
Antonio Rosmini (1797-1855) è noto per essere uno dei filosofi più importanti della modernità europea e per aver sviluppato un profondo pensiero paragonabile a quello di un Hegel o di un Kant. Egli è stato inoltre un pensatore pratico che ha elaborato un complesso progetto sociale ed economico. Questo libro fornisce un'introduzione accessibile e sistematica al pensiero economico del grande pensatore Roveretano. Il libro presenta una panoramica delle idee economiche di Rosmini nelle sue opere principali, nel contesto del suo itinerario biografico e intellettuale e nell'ambito del pensiero economico del suo tempo. Lungi dall'essere il risultato della mentalità di un moralista, il libro mostra che le idee economiche di Rosmini sono strettamente connesse con istituzioni e politiche molto concrete, da lui pensate con una grande attenzione per gli aspetti tecnici. Tuttavia, secondo l'autore, il contributo principale di Rosmini resta quello di aver affrontato la prospettiva utilitarista dominante nell'economia moderna e di aver recuperato la dimensione personale ed etica dell'uomo come centro delle azioni economiche e sociali. Infine, il libro cerca anche di mostrare al lettore l'importanza della concezione economica, i principi sociali e le proposte di politiche pubbliche di Rosmini in relazione al dibattito economico contemporaneo.
"Chi è l'uomo?", è la domanda fondamentale di ogni filosofia intorno a cui si costruiscono "visioni del mondo" (creazionismo, materialismo, nichilismo) e strutture di sapere (i possibili rapporti tra scienze sperimentali e scienze umane, tra fede e ragione). Questo nuovo Manuale di antropologia filosofica (corredato di riepiloghi, epigrammi, letture antologiche e bibliografie) illustra i principali temi/problemi registrati dalla storia del pensiero e ne approfondisce altri trascurati dall'antropologia classica (azione, felicità, amore, dialogo, diritti umani, etica fondamentale, intersoggettività). Pervade la trattazione, il concetto di persona come "essere razionale e relazionale" e come "soggetto spirituale incarnato", che una filosofia dell'essere integrata dal cristianesimo, hanno saputo valorizzare e fondare ontologicamente, e senza le quali l'uomo è ridotto a semplice animale (più o meno evoluto), prigioniero di un mondo svuotato di sensi, finalità ultime, aperture al Trascendente.
Il calcio è una straordinaria occasione – per ora parzialmente persa – di educazione, fratellanza, conoscenza, studio dei popoli e delle loro culture, se non fosse che una misteriosa volontà di autodistruzione ce ne mostra la parte peggiore: la violenza, il razzismo, il business, la corruzione, quando invece dovrebbe essere soprattutto scoperta, curiosità, cultura. Perché permette di guardarsi dentro, perché ci dice di “che pasta siamo fatti”, e da chi siamo circondati. Per tutte queste ragioni, il calcio è uno straordinario oggetto di indagine antropologica in quanto “contiene” tanto, se non tutto, della cultura, della nostra vita: è danza, guerra, linguaggio, letteratura, competizione, caso, simulazione, vertigine. Ancora, è politica e business, poesia e scienza. Il volume ripercorre “casi”, vicende storiche, narrazioni epiche e memoria di grandi squadre – l’Ajax di Cruijff, il Brasile di Pelé, il Milan di Sacchi – e di grandi campioni – da Garrincha a Jasin, da Tardelli a Rivera, a Sòcrates – in cui il calcio emerge in tutta la sua dimensione eroica, epica, religiosa. Sport giocato con i piedi, il football è il regno dell’imprevedibilità, un gioco nel quale Davide può battere Golia. La palla cioè “è” il destino, il rischio, il fato, la vita stessa; nella sua sferica e innocente irrazionalità, rappresenta un monito continuo sulla caducità delle imprese dell’uomo.