Molti di noi rispondono agli ostacoli della vita chiudendosi in se stessi e ignorando i problemi, finendo però per diventare vittime di ansia e depressione. Altri reagiscono buttandosi nel lavoro, in ufficio, a scuola o a casa, sperando che questo possa rendere più felici le persone che amano. E se invece bastasse essere se stessi? È come quando in aereo ci suggeriscono di indossare la maschera per l'ossigeno prima di pensare ad aiutare il nostro vicino: il messaggio è che dobbiamo innanzitutto essere in pace con noi stessi e solo dopo possiamo cercare di essere in pace con il mondo intorno a noi. In questo seguito a "Quando rallenti, vedi il mondo", il monaco buddhista zen Haemin Sunim rivolge la saggezza dei suoi insegnamenti alla cura di sé, sostenendo che solo accettando noi stessi - con tutte le imperfezioni che ci rendono ciò che siamo - possiamo avere relazioni piene e compassionevoli col nostro partner, la nostra famiglia, i nostri amici. Arricchito da più di trentacinque illustrazioni a colori, "Ama ciò che è imperfetto" appaga gli occhi e il cuore, e ci aiuta a imparare ad amare noi stessi, la nostra vita e tutte le persone e le cose che la riempiono.
Nel 1957, in Messico, un gruppo di psicoanalisti di origine e formazione occidentale, tra cui il celebre Erich Fromm, si sono riuniti per ascoltare dal dottor Suzuki alcune lezioni sugli insegnamenti fondamentali del buddhismo zen, arricchendo così la loro visione dell'uomo e ricevendo notevoli spunti per considerare i concetti chiave della psicoanalisi, quali il subconscio e l'inconscio, con un'ottica nuova. Sul testo delle lezioni tenute durante quel seminario da Fromm, ampiamente rielaborato dall'autore in vista della pubblicazione, è basato questo volume: una lettura stimolante per riflettere sulle verità più profonde che riguardano tutti noi.
In Corea del Sud è chiamato healing master, «maestro guaritore». Con i suoi consigli e le sue parole di conforto, Hae-min Sunim è diventato uno dei monaci buddhisti zen più autorevoli del suo paese. Grazie ai social network, che gli hanno permesso di entrare in contatto con migliaia di persone, i suoi brevi messaggi, semplici e diretti, sono arrivati al cuore di un pubblico sempre più vasto, fornendo spunti per la meditazione e consigli per superare le sfide della vita quotidiana. Da quei messaggi nasce "Quando rallenti, vedi il mondo", una raccolta di aforismi che illustrano con grande semplicità la filosofia del Maestro. Raccolte in otto capitoli, le sue parole di saggezza intendono guidare il lettore nel labirinto delle emozioni e delle contrarietà di tutti i giorni: dal lavoro alle aspirazioni per il futuro, dalle relazioni interpersonali al rapporto con la spiritualità, Sunim offre preziosi suggerimenti volti al raggiungimento del benessere e della felicità attraverso la pratica della mindfulness. Guida da consultare nei momenti di bisogno, più che opera da leggere tutta d'un fiato, queste pagine invitano a prendere il giusto tempo per riflettere e celebrare la lentezza, per scoprire la ponderata pacatezza dei gesti e la profondità delle parole, allo scopo di sperimentare il mondo in base al nostro stato mentale, perché «quando la tua mente riposa, anche il mondo riposa».
Accompagnare un essere umano al limite estremo della vita, essere testimone partecipe ed empatico del momento del trapasso è un'esperienza fondamentale, che cambia radicalmente la visione dell'esistenza e, quindi, il modo di vivere di chi non ha paura di connettersi con gli altri e con il loro dolore. Dopo essere stato per anni «seduto sul precipizio della morte» allo Zen Hospice di San Francisco di cui è stato cofondatore, nel suo libro Frank Ostaseski rivolge al lettore «cinque inviti» che scaturiscono, oltre che da numerose vicissitudini personali, talvolta drammatiche, dai racconti di tanti pazienti terminali che, dialogando con lui - maestro di cure compassionevoli -, si sono confrontati da vicino con la morte. "Non aspettare": non sprecare il tempo, non rinunciare a vivere ogni momento della vita in maniera consapevole. "Accogli tutto, non respingere nulla": sii aperto e ricettivo al mondo esterno, con la mente e con il cuore. "Porta nell'esperienza tutto te stesso": accetta ogni tua parte interiore, sii completo, anche se imperfetto. "Impara a riposare nel pieno dell'attività": in ogni situazione quotidiana, cerca di ritagliarti momenti di pausa, silenzio, distacco, per poterti incontrare con te stesso. "Coltiva la mente che non sa": sii curioso e affina la tua capacità di sorprenderti e meravigliarti. In pagine dense di emozioni e di ricordi, illuminate da citazioni colte e dalla grazia della semplicità, Ostaseski traccia un percorso di consapevolezza, accessibile a ognuno di noi, la cui meta finale è quella di farci capire che vita e morte sono inseparabili e acquistano il loro senso una dall'altra, e che ogni morte è qualcosa di unico e di significativo, una preziosa opportunità di saggezza e di guarigione, non solo per chi muore ma anche per coloro che continuano a vivere. Perché "la morte è molto più di un evento medico. E un tempo di crescita, un processo di trasformazione che ci apre alle più profonde dimensioni della nostra umanità. La morte risveglia la presenza, cioè un'intimità con noi stessi e con tutto ciò che è vivo".
Il buddhismo è praticato da centinaia di milioni di persone in ogni angolo della terra, dalle grotte del Tibet ai templi di Tokyo fino ai ritiri nei boschi di sequoie degli Stati Uniti. Tutte le sue diverse tradizioni (quella meridionale Theravada, basata sul canone pali, e quelle settentrionali del Tibet e dell'Asia orientale, che fanno riferimento a testi originariamente scritti in sanscrito) affondano le radici negli insegnamenti di un uomo vissuto in India 2500 anni fa, che, tradotti in numerose lingue, hanno conosciuto una diffusione globale e reso il buddhismo una delle religioni più influenti del mondo contemporaneo. In queste pagine Sua Santità il Dalai Lama e la monaca buddhista americana Thubten Chodron esplorano, con un'analisi mai condotta finora in questi termini, gli elementi comuni, le sinergie e le divergenze fra le principali correnti del buddhismo rispetto ad alcune pratiche e dottrine essenziali: le "quattro nobili verità" sull'origine del dolore e sulla via per la sua cessazione; l'"originazione dipendente", ossia il ciclo che dall'ignoranza porta all'attaccamento, al karma e a perpetuare rinascita, invecchiamento e morte; la pratica della meditazione, nella sua progressione a vari livelli e i relativi ostacoli e antidoti; la cura della condotta morale da parte di laici, monaci e negli stadi di realizzazione più avanzati; la coltivazione delle virtù (fra le quali l'amore, la compassione, la gioia e l'equanimità). Premessa di Bhante Henepola Gunaratana.
Cosa succede al nostro cervello quando meditiamo? La meditazione può avere un vero effetto terapeutico? E in quali casi? Per rispondere a questi quesiti una delle maggiori autorità spirituali mondiali, Sua Santità il Dalai Lama, e un eminente neuroscienziato, Jon Kabat-Zinn, si sono incontrati in occasione del XIII Mind and Life Dialogue; il risultato delle loro conversazioni, a cui hanno partecipato altre eminenti personalità in campo religioso e scientifico, è in questo libro: un resoconto di come le antiche tecniche meditative tibetane possano unirsi ai risultati delle più avanzate ricerche sul cervello nel campo dello stress. Le loro parole tracciano un'affascinante descrizione dell'enorme potenziale della mente umana, in grado, se ben allenata, di guarire se stessa, e del suo ruolo nel generare un benessere psicofisico globale.
Molte persone sanno bene che dovrebbero mangiare meno (e meglio) e muoversi di più. Ma rimangono bloccate nell'incapacità di affrontare diete o percorsi di riequilibrio alimentare. In questo libro un grande maestro zen e una nutrizionista ci aiutano a eliminare questi blocchi e a ricollegarci con quegli aspetti che possono migliorare il nostro peso corporeo e il nostro benessere in generale. Come? Attraverso la consapevolezza, ovvero l'essere pienamente presenti in ogni attimo: uno stile di vita da adottare integrandolo nell'alimentazione, nell'attività fisica, in tutte le sfaccettature della quotidianità. Unendo le ultime conoscenze della scienza alimentare e l'antica tradizione buddhista riusciremo a eliminare gli ostacoli fisici, psicologici e culturali che ci impediscono di alimentarci nel modo corretto, assaporando il cibo per nutrire sia il corpo sia la mente.
Viviamo in un mondo inquieto, scosso da profonde crisi, non solo economiche, in cui sembrano prevalere le primordiali pulsioni distruttive che generano da sempre guerre, conflitti, odi, divisioni. Un mondo in cui la logica dominante è quella che arma l'uno contro l'altro individui, collettività e nazioni, spesso in nome di presunte superiorità culturali, religiose o, addirittura, razziali. E ancora possibile, in una realtà così segnata dalla violenza e dal dolore, parlare della felicità come di un obiettivo alla portata di tutti? Dopo aver esaminato in precedenti volumi la cosiddetta "rivoluzione della felicità" e il suo rapporto con il mondo del lavoro, Sua Santità il Dalai Lama e lo psichiatra americano Howard C. Cutler affrontano ora una nuova e ambiziosa sfida, a partire da un assunto semplice e fondamentale: poiché la natura dell'uomo è essenzialmente buona, se egli coltiverà le sue doti innate potrà realizzare se stesso e, quindi, essere felice. Secondo la concezione buddhista, infatti, la felicità è un'arte e, come tale, richiede pratica ed esercizio, al pari di qualsiasi altra competenza e abilità umana. Allenando la mente a individuare le cause dell'ansia e dell'insoddisfazione, abituandoci a riconoscere, nell'incontro con gli altri, le affinità piuttosto che le differenze, alimentando emozioni positive quali la compassione e l'empatia anziché la paura e la diffidenza, troveremo la strada maestra per raggiungere una maggiore felicità.
In un mondo come quello attuale, preda dell'incertezza, della competitività e della paura, dove gli interessi privati prevalgono spesso su quelli comuni e l'io sembra averla sempre vinta sul noi, la rinuncia all'egoismo, l'amore per gli altri e la conquista della pace interiore possono apparire valori nobili ma utopistici, irrealizzabili, se non addirittura ingenui. Con parole semplici ma inequivocabili, Sua Santità il Dalai Lama dimostra invece come si tratti di obiettivi alla portata di tutti, che possono determinare cambiamenti decisivi non solo per la vita di ciascuno di noi, ma per quella dell'intera umanità. Partendo dalla considerazione che ogni essere umano vuole la felicità e non la sofferenza, il Dalai Lama illustra gli errori più comuni che compiamo quando lasciamo che siano emozioni distruttive quali la bramosia, la rabbia, l'odio e l'invidia a guidare i nostri comportamenti, con l'unico desolante risultato di precipitare nell'angoscia e nella solitudine. La strada che porta alla pace interiore - e, quindi, alla felicità - è invece quella che va nella direzione opposta, cioè verso la compassione, un atteggiamento generato dalla consapevolezza che tutti gli uomini sono uniti da un indissolubile legame: la loro condizione di esseri umani. In questa comunità universale, il gesto compassionevole ed empatico di ogni individuo nei confronti del prossimo non può non riverberarsi, in cerchi sempre più ampi, su coloro che gli stanno attorno.
"Dharma", "meditazione", "vipassanà": sono parole che stanno entrando ormai nell'uso comune. Sempre più numerosi, infatti, sono gli occidentali che si accostano alle dottrine orientali e che cercano, nel buddhismo in particolare, una chiave per la felicità. Come mai? Quali sono i fondamenti di questa pratica millenaria? Che cosa rende attuali gli insegnamenti del Buddha? Che cosa significa davvero "meditare" e come si diventa "consapevoli"? Corrado Pensa e Neva Papachristou, insegnanti di Dharma e meditazione, offrono in queste pagine una risposta a tali interrogativi, illustrando i principi cardine del buddhismo con un linguaggio accessibile ma non per questo meno rigoroso e fedele. Quasi prendendo il lettore per mano, come gli antichi maestri lo accompagnano in un viaggio che lo porta a scendere progressivamente all'interno di sé, anche mediante alcune "meditazioni guidate a tema". Diventerà allora chiaro come, in virtù della pratica meditativa, sia possibile rendere la mente duttile e consapevole, capace cioè di vedere la sofferenza mentale, di riconoscere la sua portata nelle nostre vite e, soprattutto, di comprendere quanto essa sia continuamente generata e alimentata dai cosiddetti "inquinanti", vale a dire l'attaccamento, l'avversione e l'ignoranza. La meditazione, dunque, aiuta non solo a pacificare la mente, ma anche e soprattutto a educare la capacità di essere presenti nel presente e di vedere le cose così come sono.
Scienza e tecnologia consentono un grande controllo sulla natura. Ma il potere senza saggezza è pericoloso. Povertà, malattie, fame, devastazioni ambientali: il nostro mondo non conosce armonia. Eppure gli strumenti per ricrearla sono dentro di noi: compassione, gentilezza, ascolto. È il messaggio di questo libro, frutto dell'incontro tra il Dalai Lama e sette personalità impegnate nella cura della sofferenza a ogni livello. Perché serve una saggezza antica per guarire gli squilibri della modernità. Prefazione di Daniel Goleman.
Dovunque viviamo, a qualsiasi razza o cultura apparteniamo, qualunque religione o filosofia seguiamo, qualsiasi lingua parliamo, tutti desideriamo essere felici ed evitare la sofferenza. Ma spesso i nostri tentativi di trovare la felicità finiscono solo per causare ancora più dolore. Per uscire da questa spirale, bisogna comprendere le enormi potenzialità della nostra mente e l'importanza dell'amorevole gentilezza per la nostra felicità e per quella del mondo. Lo strumento più potente per raggiungere questo scopo, e trasformare ogni singola esperienza in una fonte di felicità anziché di problemi, è la meditazione. È questo il messaggio che ci trasmette Lama Zopa Rinpoche, uno dei maggiori maestri buddhisti contemporanei. "Il cammino della felicità" è un libro adatto a tutte le situazioni della vita quotidiana, e contiene anche importanti esercizi di meditazione che mettono in risalto la fondamentale unità io-altro e l'illusione dolorosa della separatezza.