Barcellona, anni '60. Teresa è solo una bambina quando trova, abbandonato in un cassonetto, un violino. Non è un violino come tutti gli altri, è magico: perché sembra quasi luccicare al sole, e tutte le cose che luccicano, lei lo sa con certezza, sono cose magiche. Quello che Teresa non sa è che, da quel momento, il suo destino cambierà. Perché il violino le spalancherà le porte di un'altra magia: la musica. Berlino, oggi. Sono passati dieci anni dalla morte di Karl T, grandissimo direttore d'orchestra: per l'occasione tre grandi musiciste si esibiranno per ricordarlo. Sono le tre donne che Karl ha amato di più in tutta la sua vita: Maria, Anna e Teresa. Tre donne che hanno intessuto negli anni rapporti diversi e intensissimi con Karl, ai tempi in cui la sua casa di Barcellona era aperta a tutti e, sempre, inondata di musica, a scandire i loro giorni e i loro respiri. Tre donne unite dall'amore per lui, e da un oggetto molto prezioso, passato di mano in mano e di vita in vita, attraversando e incrociando i destini di ciascuna. Quel violino, che stasera, la sera della celebrazione, dopo molti anni ricomparirà, a chiudere magicamente, sulle note di Bach, il cerchio dei ricordi e delle storie passate.
A trentotto anni Mia si sente sopraffatta dalla routine della sua esistenza, come se il tempo passasse insensatamente. Finché un giorno decide di lasciare il suo lavoro presso una casa editrice per partire sulle orme di Sei Shonagon, dama di corte e scrittrice giapponese vissuta nel decimo secolo. Mia non parla giapponese e a Kyoto non conosce nessuno, ma ha letto l'opera di Sei, "Note del guanciale", e sente di aver trovato in lei una sorella spirituale: una donna moderna e disinibita le cui osservazioni sulla vita potrebbero provenire dalla penna di Virginia Woolf. Le liste che arricchiscono il suo diario e in cui elenca le cose gradevoli, sgradevoli, odiose e quelle che fanno battere più forte il cuore, sono di estrema attualità. Presto la nuova vita trascina Mia: si innamora dei templi, dei fiori di ciliegio, dei salici piangenti lungo il fiume Kamo, della meditazione zen, delle sale da tè, delle serate al pub insieme a nuovi amici e nuovi amori. Cercando il Giappone antico tra giardini e palazzi, Mia troverà il filo che la lega alla sua eroina e scoprirà se stessa e che cosa vuole davvero dalla vita.
Roma, 235 a.C. Il senatore Publio Cornelio Scipione, avido lettore di tragedie greche, è pronto ad assistere a una delle prime rappresentazioni teatrali messe in scena nella capitale. Non sa che quel giorno si sta compiendo la Storia. Perché poco dopo l'inizio dello spettacolo, un servo arriva a chiamarlo. È nato suo figlio: si chiamerà come lui, Publio Cornelio Scipione, ma sarà ricordato nei secoli a venire con un altro nome: l'Africano. L'uomo destinato a salvare l'Impero, e impedire che la civiltà romana venga cancellata. Perché Roma, in quell'ultimo spicchio del III secolo, è in pericolo. A minacciarla c'è l'esercito più potente che la capitale dell'Impero si sia mai trovata a fronteggiare, guidato da uno dei condottieri più abili e spietati che la Storia ricordi. Annibale, che col suo esercito di soldati ed elefanti è pronto ad attraversare le Alpi, e a dare alla Storia un corso inimmaginabile. Tra Scipione e Annibale si consumerà una battaglia all'ultimo sangue. In palio, c'è il destino di un mondo.
8 giugno 1924. Sull'Himalaya, due uomini tentano la scalata della vetta più alta del mondo, l'ultima ancora da conquistare. A Cambridge, una donna comincia una giornata uguale a tante altre: il mercato, la cura dei figli e della casa, le visite degli amici, l'attesa febbrile di una lettera del marito, di cui non ha notizie da troppo tempo. Quando è partito, George Mallory ha promesso alla moglie Ruth che non avrebbe mai smesso di scriverle. Le ha promesso che, arrivato in cima all'Everest, vi avrebbe posato una sua foto. Le ha promesso che quello sarebbe stato l'ultimo tentativo, l'ultima volta che abbandonava la famiglia. Per mesi, Ruth si è aggrappata a quelle parole che su fogli leggeri hanno attraversato oceani e continenti. Le ha cullate come uno scampolo di intimità, le ha custodite come un segreto, una parte di George soltanto sua. Quell'8 giugno, Ruth non sa ancora che il destino si è già compiuto, e che al termine di quelle ventiquattro ore - qui raccontate in parallelo alla lunga odissea dell'alpinista in alta quota - ne riceverà infine notizia. Il nome di George Mallory sta per passare fatalmente alla storia, ma sarà lei a portare nel cuore la storia che appartiene solo a loro due.
Nel minuscolo villaggio di pescatori di Ville Rose, sotto il sole implacabile di Haiti, ogni compleanno della piccola Claire è un giorno di gioia ma anche di dolore: perché quel giorno il ricordo va anche a sua madre, che dandole la vita ha perso la propria. E a ogni compleanno, il padre si chiede se non sia giunto il momento di separarsi dalla sua bambina, e affidarla a qualcuno che possa offrirle un'esistenza migliore di quella che lui, con il semplice lavoro di pescatore, sa garantirle. Ma la sera del settimo compleanno, quando la decisione più difficile è ormai presa, Claire scompare... Sarà l'intera comunità a mettersi sulle sue tracce, ricostruendo il destino della figlia perduta, e insieme anche il proprio. Sullo sfondo di una Haiti dalla vitalità struggente, la scrittrice torna a raccontare, con la semplicità e la poesia di una fiaba, le scelte più difficili a cui ci costringe l'amore.
Se è vero che le famiglie felici si somigliano tutte, quella dei Dharma non sembra fare eccezione. Almeno fino al mattino d'inverno in cui, nel cortile di casa, viene ritrovato un corpo senza vita. Il cadavere di Anu Krishnan, la scrittrice che affittava la dependance sul retro. Anu era rimasta incantata da quell'angolo di Canada sperduto tra le foreste, e da quella famiglia che conservava le tradizioni della nativa India, dalla cucina speziata di Suman, sposata con l'autoritario Vikram, alle storie di nonna Akka, che i bambini ascoltavano rapiti. Eppure, forse proprio la presenza di Anu in quel quadretto apparentemente idilliaco aveva increspato la superficie delle cose, facendo venire a galla mezzi segreti e mezze verità. E una sorta di ineffabile tensione che perfino i bambini sembravano avvertire. Ma ora è troppo tardi perché Anu possa indagare. Anzi: ora che il suo cadavere giace nella neve, è proprio il momento in cui la tensione raggiunge il suo culmine, e segreti e verità premono per uscire allo scoperto. Ognuno dei membri della famiglia Dharma racconterà la sua versione della storia. Per coprirsi a vicenda? 0 per raccontare come stanno realmente le cose? Davvero la morte di Anu è stata solo un incidente, come sostiene Vikram? L'unica cosa sicura è che in certe famiglie ci sono segreti che è meglio tacere. O forse, come si dice nelle favole, segreti che è meglio raccontare agli alberi.
È sera inoltrata, quando Astra si reca al British Museum di Londra per visitare una grande mostra dedicata a Gilgamesh e al mondo mesopotamico. Ha ricevuto un invito, ma non sa esattamente chi glielo abbia inviato ne perché. Al rinfresco, un uomo misterioso la invita a seguirlo. Sarà l'inizio di un lungo viaggio, nel tempo e nello spazio... Mescolando contemporaneità e passato remoto, storia e mito, fatti e fiction, il padre dell'archeologia misterica intreccia il racconto epico di Gilgamesh e del suo compagno Enkidu con le teorie e le prove presentate nel suo monumentale ciclo "Le Cronache Terrestri".
Sulla strada che dal piccolo villaggio di Shadbagh porta a Kabul, viaggiano un padre e due bambini. Sono a piedi e il loro unico mezzo di trasporto è un carretto rosso, su cui Sabur, il padre, ha caricato la figlia di tre anni, Pari. Sabur ha cercato in molti modi di rimandare a casa il figlio, Abdullah, senza riuscirci. Il legame tra i due fratelli è troppo forte perché il ragazzino si lasci scoraggiare. Ha deciso che li accompagnerà a Kabul e niente potrà fargli cambiare idea, anche perché c'è qualcosa che lo turba in quel viaggio, qualcosa di non detto e di vagamente minaccioso di cui non sa darsi ragione. Ciò che avviene al loro arrivo è una lacerazione che segnerà le loro vite per sempre. Attraverso generazioni e continenti, in un percorso che ci porta da Kabul a Parigi, da San Francisco all'isola greca di Tinos, Khaled Hosseini esplora con grande profondità i molti modi in cui le persone amano, si feriscono, si tradiscono e si sacrificano l'una per l'altra.
Secondo un'antica leggenda, il Paradiso terrestre si trovava in Sri Lanka, "l'isola splendente". Ma poiché, come dice la saggezza popolare, non esiste bellezza se non accompagnata da qualche forma di tenebra, un'altra leggenda vuole che l'isola sia nata da una "lacrima dell'India". Può il destino essere scritto nel nome? Di certo il suo corso è imprevedibile, come un vento che arriva all'improvviso a scuotere un giorno sereno e un giardino dorato. Quando la famiglia Herath si trasferisce a Sai Mal Lane, quel vicolo della città di Colombo è ancora un posto tranquillo. All'ombra dei grandi alberi dai fiori rosa, convivono pacificamente famiglie molto diverse per credo religioso ed estrazione sociale. Sono i bambini, con i loro giochi, a unire il vicinato. Mentre i grandi scrutano con una certa diffidenza i nuovi arrivati, è proprio la comunità dei più piccoli ad accoglierli per primi, coinvolgendo i figli degli Herath in gare di aquilone e di cricket, prime cotte e innocue rivalità. E lasciandosi contagiare da quei quattro fratelli così uniti e così speciali. Ben presto, però, la minaccia della guerra civile - fino ad allora solo una notizia letta sui giornali o udita alla radio - si addenserà anche su Sai Mal Lane, rischiando di aprire fratture latenti, spezzare legami profondi, travolgere destini in una furia inarrestabile che lascerà, di quella stagione di giochi, musica e risate, soltanto un'eco lontana.
96 d.C. Ai confini settentrionali dell'Impero romano, sotto una pioggia inclemente, alcuni uomini sono segretamente riuniti. Le labbra serrate, gli sguardi accesi, sulle loro spalle pesa una grande responsabilità. Mentre i Germani a nord e i Daci a est serrano sempre più la morsa, nella Capitale l'imperatore Domiziano, uomo debole e crudele, sperpera il denaro pubblico, condannando a morte chiunque osi mettersi contro di lui. In questo panorama desolante, l'ipotesi di una congiura ai suoi danni non può che trovare terreno fertile, facendo proseliti tra i membri del Senato e persino tra i suoi stessi familiari, prima tra tutti la moglie Domizia Longina, stanca delle continue violenze subite. Con il rischio di una guerra civile che si fa sempre più concreto, solo un uomo può fare la differenza. E Marco Ulpio Traiano, comandante di grande valore ed equilibrio, amato dalle truppe e stimato dai senatori. Nato lontano dal suolo italico, di fronte al suo carisma, neppure le origini ispaniche saranno d'ostacolo quando il popolo di Roma avrà bisogno di una nuova guida.
"Non capivo fino in fondo quello che sta accadendo mentre salivo sull'aereo che avrebbe portato me, mia sorella e mia madre fuori dall'Iran, forse per sempre. Era il 1979 e io avevo nove anni. Ero disperata e arrabbiata perché nei preparativi della partenza i miei si erano sbarazzati di ogni cosa, compreso il mio amato agnello Baboo. Ma mia madre sapeva tutto, scappavamo per salvarci la vita e a ogni passo che la portava via provava un dolore mai provato prima. Avevamo detto addio alle persone a cui volevamo bene e con cui ero cresciuta, alla cucina di casa profumata di zafferano ed erbe e di frutta dolce. Mi sembrava solo ieri che la mia vita scorreva felice tra libri e cioccolata, tra la scuola e i giochi e in breve tutto era diventato cupo. La paura faceva parlare i grandi a mezza voce, li faceva arrabbiare per niente, tenere le finestre chiuse e mettere il velo alle donne. Qualcuno spariva, e presto sarebbe toccato anche a noi. A Londra arrivammo da rifugiate, mio padre sarebbe arrivato dopo. L'Inghilterra ci accolse e io abbandonai le mie radici. Poi un giorno la voce dei ricordi mi ha chiamato e ho trovato la strada di casa."
La mamma e Mahtab sono emigrate negli Stati Uniti: è così che Saba, a undici anni, si spiega la loro improvvisa scomparsa. Lei è rimasta a vivere con il padre, in un villaggio dell'Iran travolto dalla rivoluzione islamica. Ma perché nessuno vuole darle notizie della madre e della sorella gemella? E perché, tra le due figlie, non è stata destinata lei a una vita migliore? Saba cresce tra questi interrogativi, sospesa tra la vana speranza di una lettera e il sospetto di una verità troppo dolorosa da accettare. Si chiede quanti cucchiaini di terra e di mare le servirebbero per coprire la distanza che la separa dalla sorella perduta, e cerca di colmare quel vuoto con tesori di contrabbando: riviste, musica e videocassette americane, illegali in Iran, comprate e consumate di nascosto come piaceri proibiti. Eppure, con l'approssimarsi dell'età adulta, Saba si rende conto che nemmeno un nuovo album di Madonna o una puntata di "Genitori in blue jeans" possono metterla al riparo dalla vita vera, quella fatta di chador neri e matrimoni combinati. Nulla, però, le impedisce di sognare, immaginandosi nei panni di Mahtab e delle sue infinite opportunità. Allora, inventarsi la vita di Mahtab sarà un po' come fuggire, raccontarla sarà un po' come esserne protagonista, pur restando in Iran. Dove realtà e finzione convivono da sempre nell'arte millenaria dei cantastorie.