Qual è la concezione che la chiesa degli inizi ha avuto del Cristo? Come si è evoluta, e secondo quali percorsi, la professione di fede dei cristiani? Tanto nei padri del primo millennio quanto tra gli autori moderni, il formularsi della dottrina cristologica ha dato luogo a sorprendenti espressioni, comprensioni e interpretazioni. Brian Daley concentra anzitutto l'attenzione sulla dichiarazione del concilio di Calcedonia: quello del 451 d.C., come del resto gli altri concili ecumenici dell'antichità, è stato di un'importanza fondamentale. Daley sostiene però che la formula secondo cui Cristo è «una sola persona in due nature» può rivelarsi fuorviante se interpretata come «soluzione definitiva e soddisfacente» e non come tappa - per quanto rilevante - di un cammino teologico-spirituale più ampio. Nel presente studio siamo invitati ad andare oltre la sola formula di Calcedonia, per ripensare criticamente le riflessioni condotte da alcuni grandi padri della chiesa - da Ireneo a Giovanni Damasceno - sulla persona di Gesù, costantemente alimentate dalla fonte evangelica.
«Amerai il Signore Dio tuo» è il primo dei comandamenti, sintesi di tutta la Legge e i Profeti. Eppure non sembra oggi apparire tra le nostre preoccupazioni principali, distratti come siamo da ben altri amori. In dense e brillanti riflessioni, l'autore riesce a mostrare l'assoluta centralità dell'amore di Dio anche per la donna e l'uomo del nostro tempo: la possibilità di viverlo nelle diverse situazioni della vita quotidiana, la necessità di affidarvisi nei momenti decisivi. Cabra evidenzia la forza che l'amore di Dio infonde, l'ottimismo che instilla, l'impegno che suscita, come pure il senso unico e luminoso che può dare ad una vita che lo prende in seria considerazione. Sono riflessioni che toccano le profondità della nostra storia di vita, per orientarle verso l'unico Amore degno d'essere totalmente e incondizionatamente amato, specie da chi desidera unificare e non disperdere la propria esistenza. «Se Dio è il tutto per te, dopo averlo atteso tu resterai sempre con il tuo Tutto. Perché chi ha amato troverà il suo amore e, in esso, la gioia».
Emil Fackenheim ha vissuto in prima persona, da ebreo, il dramma del XX secolo in tutta la sua terribile profondità. Mai come allora si è rivelata la volontà esplicita e scientifica di annientare l'uomo ebreo e, perciò, l'uomo tout-court.
Per moltissimi, ancor oggi, Auschwitz e la Shoah sono un semplice episodio nella storia europea: un episodio che, per quanto triste e umiliante per la "cultura cristiana", appartiene irrimediabilmente al passato. Quando ai cristiani stessi, il più delle volte questo dramma non ha posto un vero problema alla loro fede in Dio.
Non è stato così per svariati filosofi e teologi ebrei, i quali hanno sviluppato una vera e propria "teologia dell'Olocausto": questo saggio impressionante di Fackenheim ne è uno dei testi più significativi.
Introduzione all'edizione italiana di Cornelis A. RijK, «Il lettore cristiano apprenderà qui a discernere meglio i segni della presenza divina nella storia. Al tempo stesso, la coscienza della storicità della fede contribuirà in lui a sviluppare un maggiore senso di responsabilità verso la storia».
Molti oggi pensano spontaneamente Satana come un piccolo demone rosso con le corna, una coda appuntita e un forcone in mano. Questa visione del diavolo, in realtà, si è sviluppata nel corso di molti secoli e sarebbe risultata estranea agli autori dell'Antico Testamento, dove la figura dell'Avversario fa la sua prima comparsa. I primi testi che menzionano Satana - anzi, nell'Antico Testamento si dice sempre «il Satana» - lo ritraggono come un agente di Dio incaricato di fare giustizia dei malfattori. Nel corso del tempo, però, quella figura evolve e viene considerata più come un nemico di Dio che come sua longa manus. Alla fine questa mutazione, su Satana ricadrà la colpa di tutta una serie di problemi. Ryan Stokes spiega magistralmente lo sviluppo della tradizione su Satana nelle Scritture ebraiche e nella letteratura del primo giudaismo, descrivendo i processi interpretativi e creativi che hanno trasformato un agente di Dio nell'arcinemico del Bene. Esplora come l'idea di una figura celeste quale Satana sia stata innestata nel problema del male e sia stata caricata della colpa di tutto ciò che va storto nel mondo. Svela le molteplici sfumature di fenomeni quali la tentazione, il peccato e il male potenzialmente fatale che, sin dai tempi antichi, hanno afflitto l'umanità. E che ancora oggi sono tra noi. Si tratta di una monografia scientifica sulla storia delle credenze su Satana: questa indagine aggiorna in modo importante i lavori preesistenti, soprattutto per quanto riguarda la comparsa della figura di Satana nel contesto precristiano. Prefazione di John J. Collins.
L'esigenza di spiritualità nel mondo occidentale è più forte che mai. Allo stesso tempo le Chiese perdono membri e importanza. La nostra cultura sembra dunque in preda a una profonda crisi di fede. Perché? Perché troppo spesso ci si accontenta di risposte superficiali e concezioni di Dio approssimative, se non addirittura falsate. Eppure il Dio della Bibbia non è un "simpatico bonaccione", men che meno è irrilevante e inoffensivo. Dio smuove e commuove allo stesso tempo. È un Dio che provoca meraviglia: quella meraviglia che molti hanno smarrito. Johannes Hartl spiega come ritrovarla. Il suo messaggio è: dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort spirituale, per tornare ad abitare (e annunciare) una fede piena e appagante. Il suo libro è un rifiuto del cristianesimo "effetto benessere". Lo dichiara in modo netto: se vogliamo prendere sul serio la nostra fede, dobbiamo prendere sul serio Dio. Anche se questo Dio indomito a volte diventa scomodo e scuote le nostre facili certezze. Prefazione di Hermann Gletter.
Uno stesso battesimo per uomini e donne, un solo Dio, una sola fede. Eppure, la parte maschile della Chiesa ha spesso paura delle voci femminili, che nell'ultimo tratto della storia occidentale si sono levate come non mai. Sono state ascoltate fino in fondo? Che cosa la Chiesa ha compreso (o creduto di comprendere) del loro grido? La sua reazione è all'altezza delle questioni poste ed è espressiva della novità evangelica? A partire dalla situazione attuale, come possiamo proseguire? Con ampiezza di vedute e spirito di discernimento, Luca Castiglioni discute qui la nozione di genere: ha una sua collocazione in teologia? Alla luce delle interpretazioni storiche, dopo un'analisi sul modo in cui la Chiesa ha concepito la condizione delle donne e la loro presa di parola, Castiglioni esplora le risorse della fede cristiana, dai testi della Genesi e del Cantico dei cantici alle lettere di san Paolo e ai racconti evangelici delle relazioni di Gesù con uomini e donne. Emergono allora sfide capitali per la Chiesa, tra cui l'accesso ai ministeri (ordinati) per le donne. Prefazione di Christoph Theobald.
Quale immagine di Dio trasmettere ai nostri figli o ai nipoti che ci vengono affidati? Quale amore, quale chiesa, quale cristianesimo presentare ai ragazzi del catechismo? La risposta è duplice: per parlare correttamente ed efficacemente dell’amore del Padre di Gesù occorre avvalersi dell’aiuto delle scienze umane e della riflessione teologica, e occorre farlo nella maniera più concreta possibile, valorizzando cioè la relazione familiare o quella educativa.
Dalla quarta di copertina:
Il percorso è diviso in quattro parti in cui elementi di tipo teologico o pastorale entrano in circolo con le scienze umane e da queste si lasciano sollecitare. Ogni parte si conclude con concrete indicazioni narrative, a misura di bambino.
La prima parte esplora come Gesù stesso ci parla del suo approccio ai bambini, perché non gustarcelo? E, soprattutto, perché non lasciare che i loro dubbi e le loro domande aiutino anche noi adulti in questa opera fondamentale?
La seconda parte mostra, nell’ottica della formazione relazionale-sistemica degli autori, che la Parola raggiunge il bambino nelle interazioni e nel dialogo che qualifica il mondo che lo circonda. Il tema del male nel mondo e il tema dell’amore del Padre che si abbassa con tenerezza verso ogni bambino costituiscono la spina dorsale di questa seconda parte.
La terza parte prende in esame il contesto familiare/amicale e di gruppo in cui nasce la domanda del bambino all’adulto, mettendo in rilievo come l’adulto possa fraintenderla e tradirla e come invece la Parola può bonificare e rendere più vivibili quei rapporti che l’età evolutiva da tempo ha sigillato come tipici per il bambino. In particolare si occupa del senso del tempo, della formazione alla coscienza e di alcuni relazioni, quali la gelosia, la bugia, l’aggressività.
La quarta parte si occupa dello strumento principe della trasmissione volontaria e consapevole della fede in un arco che va dalla parola alla Parola e mette a fuoco la sollecitazione narrativa che percorre tutte le parti del testo.
La nostra fede è la più grande salvaguardia del bambino che Gesù ci chiede di rispettare in Suo nome. Da questa considerazione scende la nostra tesi che l’educazione alla fede non sia un sovrappiù né un optional, ma proprio una autentica protezione del bambino, ricca di futuro.
In questo senso, il testo si mette sulla scia della seconda enciclica di Benedetto XVI, Spe salvi che pone in stretta sinergia – e non solo in una prospettiva di dialogo e di aiuto reciproco – ragione e fede. Quale religione, quale Amore, presenteremo allora ai nostri figli? Ai ragazzi che troviamo a catechismo? Agli scolari che incontriamo in classe? Ai nipoti e ai piccoli che ci vengono incontro?
La risposta del testo è in accordo con queste premesse e ci invita: a) a parlare dell’Amore del Padre di Gesù utilizzando tutti i mezzi delle scienze umane e tutti i mezzi di una moderna riflessione teologica; b) a parlare dell’Amore del Padre di Gesù nella maniera più concreta possibile, cercando tracce della speranza proprio nella realistica incarnazione di ciascun umano: là dove ogni persona fa esperienza di amore; e cioè nella relazione di coppia che fonda, costruisce, plasma il famigliare. Tutti noi portiamo – in maniera più o meno esaltante e/o dolorosa – le stimmate di questo amore esperito agli albori della vita e dentro il terreno del noi della coppia parentale che ci ha generato.
Il testo riprende dopo più di dieci anni il tema che gli autori hanno già trattato nel fortunato Parlare di Dio ai bambini (Queriniana 20014) e vorrebbe completarlo e aggiornarlo con i caratteri fondamentali della relazione che insieme, genitori/educatori e ragazzi, costruiscono, quando si mettono in clima di trasmissione della fede. Questo intento, che guida tutto il libro, non solo intende fornire a coloro che parlano di Dio alle nuove generazioni spunti operativi, ma chiede di riflettere sulla loro trasmissione della fede, a favore del bambino come dice il titolo; nella speranza che faccia bene a loro e a tutti noi, generazione adulta.
Dio: che cosa sappiamo di lui? Possiamo conoscere la sua volontà? Perché permette il male? Che cosa significa “Trinità”? Ciò che la fede cristiana insegna su Dio deve oggi sapersi giustificare tanto davanti alle tradizioni bibliche quanto davanti alle domande degli uomini e delle donne contemporanei. Richiede rigore intellettuale, ma anche umiltà di fronte alle esperienze di altri ambienti culturali e storici; spinge a concentrarsi sull’essenziale.
Il Dio cristiano: un Dio vincolante, obbligante (verbindlich). E un Dio coinvolgente. In questo libro essenziale è esposta la dottrina teologica su Dio, oltre le opinioni del momento, in un costante dialogo con religioni, sensibilità e filosofie contemporanee.
Dalla quarta di copertina:
Che cosa insegna la fede cristiana su Dio? Che cosa possiamo sapere di lui? Le convinzioni religiose sono motivabili? Che cosa può deporre in favore della loro verità? Ci sono delle prove dell’esistenza di Dio? Che cosa significa Trinità? Perché Dio permette il male? Possiamo conoscere la sua volontà? Le risposte a queste domande non dovrebbero proporre solo delle opinioni qualsiasi, bensì rendere possibile un discorso impegnativo, coinvolgente.
Una dottrina cristiana su Dio deve sapersi giustificare davanti alle tradizioni bibliche così come davanti alle domande degli uomini; richiede rigore intellettuale, ma anche umiltà davanti alle esperienze fatte in altri ambienti culturali e storici; e spinge a concentrarsi sull’essenziale.
Il libro di Jürgen Werbick soddisfa queste esigenze mentre presenta una moderna dottrina su Dio che spazia dalla filosofia della religione alla teologia fondamentale e alla dogmatica, senza evitare nessuna di queste domande. Il termine tedesco ricorrente è verbindlich, che significa “vincolante, obbligante”: deriva da verbinden, “legare, collegare” e richiama il greco leghein, da cui deriva logos: nel significato di “parola, ragione, senso”. Dio vincolante e obbligante e dunque coinvolgente.
«Questa opera costituisce un’ulteriore conferma della profondità speculativa del pensiero di Werbick. Il nostro autore rivisita filosofi e teologi, sia del passato che dell’età moderna – in particolare Nietzsche –, e si confronta con loro, alla luce delle questioni e delle sensibilità contemporanee. Deve essere molto apprezzata la capacità di Werbick non solo di saper argomentare la dottrina di fede, ma di darle maggiori ragioni nel momento in cui è necessario riformularla in considerazione delle sue aporie».
Paolo Gamberini, S.I. (Napoli), direttore di Rassegna di Teologia
Questo libro non è stato "scritto". La sua origine è quella stessa di una creatura viva: è "nato". Nato da un'esperienza che Carlos Mesters ha realizzato letteralmente per le strade, le piazze e le case, con il popolo del Brasile. La parabola con la quale Mesters introduce il volume spiega meglio di qualsiasi discorso teorico il senso profondo dell'esperienza che, quasi casualmente, si è tradotta in questo libro. Mesters ha studiato a lungo con gli strumenti più raf nati della scienza esegetica i contenuti della Parola racchiusa nella Bibbia. Ma lo strumento decisivo di interpretazione è stato l'incontro con il popolo: l'umile, semplice e povero popolo del Nordeste brasiliano. Da quel momento la Bibbia è diventata non solo oggetto di catechesi, ma un intero mondo che riprende vita e si fa carne, che dà senso e parole, che ispira immagini e decisioni per il popolo. Se il racconto delle analisi e delle scelte scaturite è interessante, questo libro risulta essenziale per comprendere la matrice profonda di quel "risveglio" della parola di Dio. Ed è un'esperienza che provoca e stimola anche noi oggi.
Il volume, a firma di uno dei più noti teologi olandesi, riproduce lo sfondo filosofico-culturale dell'attuale dimenticanza di Dio; ma soprattutto indica le nuove vie di pensiero nella filosofia e nella teologia degli ultimi decenni che possono portare a una ripresa del rapporto tra Dio e cultura.
Dalla quarta di copertina:
Il pensiero di Dio non è più necessario quale fermento della nostra cultura, quale premessa concettuale del nostro mondo e della nostra autocomprensione. Ma cosa significa allora continuare a pensarlo, e come lo si può pensare? L'Autore, uno dei più noti teologi cattolici olandesi, cerca in quest'opera di parlare oggi di Dio di fronte alla ragione critica, prendendo sul serio tutte le obiezioni e i dubbi che possono venir sollevati nei confronti della fede in Dio. Ciò che gli preme è di tener aperta la domanda su Dio come una possibile domanda della vita umana e di dischiudere vie di pensiero verso Dio per quanti sono alla ricerca di un senso critico per l'esistenza e per la storia.
Il volume riproduce lo sfondo filosofico-culturale dell'attuale dimenticanza di Dio; ma soprattutto indica le nuove vie di pensiero nella filosofia e nella teologia degli ultimi decenni che possono portare a una ripresa del rapporto tra Dio e cultura.