La lunga storia della comunità ebraica romana, la più numerosa e antica d'Italia, è segnata soprattutto dai rapporti con la maggioranza cristiana della Città Eterna: un'alternanza di fasi di inclusione ed esclusione, emarginazione e integrazione, con momenti di feroce discriminazione e persino sterminio. Le «leggi razziali» del 1938 e la deportazione ad Auschwitz di oltre 2000 ebrei romani ne costituiscono solo l'ultimo esempio. In questo libro Riccardo Calimani completa l'indagine sulla comunità ebraica romana, non limitandosi alle vicende otto-novecentesche già esplorate, ma andando alla ricerca delle origini, nei secoli, di quella relazione tra la minoranza giudaica e il resto della popolazione romana, spesso drammatica ma anche fertile di reciproco arricchimento culturale e spirituale. Dai consoli romani a Pio XII (a cui Riccardo Calimani dedica un'ampia e lucida analisi), passando per la nascita del cristianesimo, il lungo medioevo, le crociate, la fondazione del ghetto, i fulgori culturali del Rinascimento e l'oppressione controriformista, fino alla partecipazione degli ebrei al Risorgimento e alla Grande Guerra: è una storia avventurosa e, per molti aspetti, tormentata, ventidue secoli costellati di lotte per affermare il diritto alla propria identità e alla libertà e, in qualche caso, alla sopravvivenza. La speranza dell'autore è che questo racconto «sia fonte di ispirazione, affinché tutti i popoli, nessuno escluso, in ogni parte del mondo, sappiano trovare la via della concordia e della giustizia, e possano vivere insieme su questa terra, se non con gioia, almeno in pace fra loro».
Nel settembre del 1944 l'esercito del Terzo Reich sta lentamente arretrando verso la Germania, mentre gli Alleati avanzano in Belgio puntando ai Paesi Bassi. Intanto, sul fronte orientale, anche l'Armata rossa mette pressione ai generali tedeschi, ormai in balia di Hitler sempre più ansioso e delirante. Per il feldmaresciallo britannico Bernard Montgomery è l'occasione perfetta: vuole mettersi al comando delle operazioni alleate nel continente, una risposta alla nomina - a suo parere ingiusta - di Dwight Eisenhower come comandante supremo. "Monty" sostiene con vigore un piano a dir poco ambizioso: l'operazione Market Garden, con la quale prendere il controllo dei ponti che attraversano il basso Reno e sfondare in territorio nemico. Una prima ondata di truppe paracadutate oltre le linee tedesche aprirà la strada all'avanzata trionfale della fanteria. Ma gli alti ufficiali stanno dimenticando una massima fondamentale della strategia militare: nessun piano sopravvive intatto all'incontro con il nemico. Troppe cose devono andare lisce perché l'operazione riesca. Quel piano avventato si tradurrà in un disastro costato la vita a migliaia di soldati, costretti a giorni di scontri incessanti circondati dai nemici, fino alla tragica e disperata ritirata. Ma il prezzo più alto lo pagheranno i civili olandesi, schierati da subito al fianco dei liberatori e presto schiacciati dalla terribile rappresaglia nazista. Antony Beevor, utilizzando fonti inedite o trascurate, conduce il lettore nel cuore degli scontri, mostrandoci la terribile realtà dei combattimenti che il generale tedesco Kurt Student definì «l'ultima vittoria tedesca».
Nessuno può negare che il corso della storia sia stato spesso determinato dall'esito di una o più battaglie. Il mondo può cambiare, a seconda di chi vince uno scontro militare, e di sicuro cambia la vita dei combattenti, la carriera degli ufficiali e dei comandanti. E, nel caso degli assedi, cambiano anche le sorti dei civili, sottoposti a privazioni inaudite e a un destino feroce. 1001 battaglie, distribuite tra tutte le epoche e tutte le latitudini, possono dare un'idea abbastanza esauriente dei vari scenari che compongono la storia dell'uomo, dei protagonisti - generali, re, imperatori - che hanno impresso una svolta allo sviluppo del loro Paese o regno con clamorose vittorie, oppure ne hanno sancito il declino con i loro errori. Ma anche la storia degli Stati e degli imperi più longevi, capaci di grandi sforzi bellici all'apogeo della loro potenza come di disastri devastanti durante la loro decadenza. Riviviamo così nel dettaglio le imprese più celebri come le meno note di grandi personaggi quali Giulio Cesare, Gengis Khan o Napoleone, e i conflitti più famosi come le guerre puniche, la Guerra dei trent'anni o dei Cent'anni, e battaglie d'epoca napoleonica, i grandi massacri della prima e della seconda guerra mondiale, fino ai nostri giorni.
Innescata dallo scoppio della bolla immobiliare nel 2006 e culminata il 15 settembre 2008 nel crack della Lehman Brothers, la prima grave crisi finanziaria dell’era globale ha investito violentemente ogni parte del mondo, dalle borse del Regno Unito e dell’Europa fino alle fabbriche dell’Asia, del Medio Oriente e dell’America latina, e ha determinato un radicale riassetto della governance internazionale. Negli Stati Uniti e nei paesi occidentali ha provocato un generale impoverimento del ceto medio, un ripensamento della natura della democrazia capitalistica e, con un effetto domino la cui prima conseguenza è stata l’esplosione di una serie di crisi geopolitiche lungo tutto il perimetro esterno dell’Unione europea, dalla Tunisia alla Crimea, ha portato alla guerra in Ucraina, al collasso della Grecia, alla Brexit e alla vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane del 2016.
Con la sua poderosa ricostruzione del decennio di crisi finanziarie appena trascorso e delle risposte economiche, politiche e geopolitiche che a esse sono state date, Adam Tooze ci mostra che per comprendere gli sconvolgimenti epocali in corso è necessaria una profonda riflessione su alcuni temi di fondo: il carattere casuale e caotico dello sviluppo economico e le rotte imperscrutabili del debito; le invisibili trame che legano paesi e regioni in rapporti di interdipendenza acutamente asimmetrici, frutto di una incolmabile e crescente disparità in termini di capacità di investimento e di potere politico e militare; le modalità con cui le crisi finanziarie hanno interagito con il successo planetario di Internet e dei social network; la sofferenza della classe media americana, l’ascesa della Cina e le lotte globali per i combustibili fossili.
Alla luce di questo nuovo scenario, Tooze valuta, con le armi dello storico, la portata di eventi che si configurano come una delle grandi crisi della modernità, al pari della prima guerra mondiale, e formula alcune domande cruciali – come si accumulano rischi enormi, poco compresi e poco controllabili? siamo entrati nella crisi ingenuamente, come sonnambuli, o spinti da forze oscure? di chi è la colpa del disastro che ne è derivato? in che modo le passioni politiche del popolo influenzano il processo decisionale dell’élite? e in che modo i politici sfruttano tali passioni? – riguardo alle reali prospettive di un ordine mondiale liberale, stabile e coerente.
Gli ebrei, negli anni del fascismo, videro le loro identità e le loro vite progressivamente limitate, sopraffatte, annientate. Alla vigilia del ventennio essi costituivano una minoranza pienamente integrata nella vita nazionale, con proprie caratterizzazioni che venivano riconosciute dal Paese. La svolta politica del 1922 segnò una profonda cesura col periodo precedente, portando al potere un'Italia gretta, ultranazionalista, sempre più "cattolicista" e aperta agli antiebraismi connessi. Questo libro narra la storia della vita e della persecuzione degli ebrei negli anni che vanno dalla "marcia su Roma" alla definitiva vittoria degli eserciti alleati e dell'insurrezione partigiana.
Il fulgore rinascimentale della Firenze medicea è stato ormai raccontato in ogni sua piega.In queste pagine, come in un prisma infranto o negli episodi di una serie televisiva inesistente, sfilano gli ultimi Medici: personaggi bizzarri e mutevoli, alla rincorsa di una realtà che sfugge loro di mano. Erotomani, devotissimi, collezionisti maniaci, malmaritate, sul proscenio di Palazzo Pitti e delle innumerevoli ville della dinastia. Splendore e disastro si attirano e si seducono: dal 1620 al 1737 si susseguono ambizioni sbagliate, scelte dinastiche suicide, alleanze improbabili: tutto per salvare la stirpe, che comunque infine si estingue, lasciando il posto ai Lorena.
Nel nome della croce parla dell’affermazione del cristianesimo nel IV secolo, ma dal punto di vista dei pagani e della cultura greco-romana. Da quella prospettiva, non c’è niente di eroico da celebrare e non mancano i documenti per testimoniarlo. Dalla ricostruzione degli eventi narrata da Catherine Nixey risulta evidente come il mondo classico fosse molto più tollerante di quanto comunemente si pensi e come i primi cristiani, o almeno molti fra loro, fossero molto più intolleranti e – più spesso di quanto ci si aspetterebbe – violenti.
L’autrice ci guida nel corso dei secoli cruciali della tarda Antichità, portandoci ad Alessandria, Roma, Costantinopoli e Atene, mostrandoci torme minacciose di fanatici incitati da personaggi che non di rado in seguito saranno chiamati santi. La distruzione di Palmira, il linciaggio della filosofa neoplatonica Ipazia, la chiusura definitiva della millenaria Accademia ateniese e una quantità di altri episodi mostrano un volto nuovo e inaspettato di quei tempi difficili. Quando infine il cristianesimo divenne religione di Stato nell’impero, le leggi finirono l’opera di rimozione della cultura classica, imponendo a tutti la conversione al nuovo credo e condannando all’oblio gran parte della raffinata e antichissima cultura greco-romana. Si aprirono così, di fatto, le porte al millennio oscuro del Medioevo.
Sono innumerevoli le opere che abbiamo perduto per sempre a causa del fanatismo profondo che animò quel periodo: magnifiche statue fatte a pezzi, roghi pubblici di libri, templi devastati, bassorilievi divelti, palazzi rasi al suolo. Dal punto di vista cristiano fu il periodo del «trionfo», ma per chi desiderava restare fedele agli antichi culti pagani e allo stile di vita tradizionale fu invece una sconfitta definitiva, al punto che lo scontro frontale tra la cristianità e il mondo classico che risuona in queste pagine non può non richiamare, fatalmente, le cronache dell’odierno Medio Oriente.
La storica e giornalista Catherine Nixey ci regala un libro coraggioso, che scuote le coscienze e rovescia le prospettive, e lo fa con una prosa serrata e incalzante, tenendo incollato il lettore alla pagina, mentre racconta un trionfo di crudeltà, violenze, dogmatismo e fanatismo là dove non pensavamo esistesse.
A tre secoli dalla costituzione della massoneria moderna, Aldo Mola sintetizza il "vissuto" dei massoni in Italia. L'opera è completata da cronologie, schede informative, illustrazioni e documenti inediti.
Come sono state raffigurate le donne nelle opere degli autori antichi e medievali? Quale ruolo è stato loro attribuito (o non attribuito) nelle leggende delle origini? In questo volume Patrick J. Geary sceglie alcuni momenti e testi specifici dell'Occidente fra l'età antica e il XII secolo. Senza limitare la ricerca a una sola regione o a un'unica tradizione religiosa, lo studioso mette in luce le differenze e le ambiguità del modo in cui gli autori - sempre maschi - hanno utilizzato figure femminili quali Gambara, progenitrice dei Longobardi, Maria, madre di Gesù, Giuditta, imperatrice carolingia, le Amazzoni per dare identità a un popolo, a una famiglia, a una religione o a una nazione. A differenza di altri libri che affrontano lo stesso tema, l'autore indaga non solo il ruolo rivestito nelle leggende dalle donne, ma anche le visioni ideologiche degli uomini che ne hanno scritto: la conclusione alla quale giunge è che gli autori di queste narrazioni avevano nei confronti delle donne contemporanee un atteggiamento contraddittorio, che si riflette nelle loro opere.
Fare il partigiano voleva dire salire in montagna, dormire all’addiaccio, mangiare poco e male, girare fra i monti con uno sten appeso alla spalla in attesa che arrivassero i tedeschi a spararti addosso. La storia di un ragazzo nato nel 1925, cresciuto nell’Italia fascista, che sceglie di ribellarsi e combattere per la libertà.
«Com’era la vita quando eri giovane?» Questa è la domanda che un ragazzo pone a Mario Mirri, uno dei più influenti storici italiani. È questa frase che fa tornare in vita, quasi magicamente, un mondo che abbiamo perduto, dove la civiltà contadina era ancora centrale, i figli tanti e i beni scarsi. I ricordi si mescolano all’analisi dello storico riuscendo a dare un senso più ampio alle esperienze di un singolo. Il piccolo Balilla si trova così a fare i conti con la scoperta di un padre che ascolta di nascosto Radio Londra o con l’improvvisa sparizione del compagno di classe ebreo. Ma è la guerra a dare una svolta. La ‘pugnalata alle spalle’ del regime fascista alla Francia spinge il giovane Mario, con altri compagni, ad aderire clandestinamente a Giustizia e Libertà e poi alla Resistenza. Questi anni, con le sofferenze, le torture subite, la perdita degli amici ma anche il contatto con ‘il mondo degli uomini’, saranno centrali nella formazione etica e politica sua e di una intera generazione.
Chi l'ha detto che in cucina si elaborano solo ricette? Nelle storie raccontate in questo libro la cucina è al centro di un gioco di cultura e di potere. Maestro Martino, Bartolomeo Scappi, François Vatel: tre cuochi - dell'Umanesimo, del Rinascimento e del Barocco - capaci di fare la storia del loro tempo, e non solo per la squisita sapienza delle loro preparazioni... Maestro Martino è cuoco al servizio del cardinale e condottiero Ludovico Trevisan. Vive in prima persona la grande rivoluzione culturale dell'Umanesimo e, involontariamente, ne diventa uno dei protagonisti. Il suo libro di ricette, tradotto in latino ed edito dall'umanista Platina, diventa la base della rivalutazione del buon cibo e della buona cucina, dopo secoli di condanna al girone della golosità. Bartolomeo Scappi è il secondo maestro. Cuoco di tre cardinali e di due papi, dovrà vedersela col furore ascetico e controriformatore del suo ultimo datore di lavoro, il papa santo Pio V, che abolirà il carnevale e introdurrà a Roma leggi feroci contro le prostitute, gli adulteri e il lusso. All'apice della carriera dovrà rinunciare a cucinare dato che il suo padrone è un austero digiunatore, ma avrà così il tempo di scrivere il più importante libro di cucina della sua epoca. François Vatel è il terzo celebre cuoco, nonché l'interprete - tragico - della nouvelle cuisine di Luigi XIV. Per Luigi II di Borbone, l'Alessandro Magno di Francia, vincitore a 22 anni delle invincibili armate spagnole, organizza un grande ricevimento al castello di Chantilly - ospite d'eccezione Luigi XIV - di cui però non vedrà la fine. Muore suicida, apparentemente per un'assurda mancanza di... pesce. Percorrendo le vite di questi tre celebri cuochi attraverso Umanesimo, Rinascimento e Barocco, scopriamo la cucina, il gusto, le ricette del tempo, ma anche i raffinati giochi di potere che presero vita, come accade ancora oggi, sulle tavole di allora.
In questo affascinante excursus scorre la vita amorosa, erotica, coniugale tra Settecento e fine Ottocento.Nel Settecento le donne delle famiglie aristocratiche e delle corti godevano di una libertà sessuale che le loro nipoti ottocentesche nemmeno si sognavano. Conclusione dell’autore: la disuguaglianza di genere non è – ancora oggi – il lontano residuo di tempi antichi bensì un elemento essenziale delle concezioni che fondano l’Occidente. Da qui la difficoltà di rimediarvi. Corrado Augias, “Il Venerdì di Repubblica”
Interi mondi simbolici si aprono dentro lo spazio di una rappresentazione visiva. Nei grandi quadri di Watteau e di Manet, di Sargent, di Millais e di Velázquez, Banti scopre, da storico, il modo in cui le élites sociali e culturali concepiscono i rapporti di genere, l’amore, la sessualità.