Quella combattuta dalla Chiesa contro l'incontinenza e il concubinato clericale fu una lunga e aspra battaglia, le cui radici affondano nell'esaltazione della verginità rispetto alla condizione matrimoniale. Il celibato dei chierici ha per molti secoli rappresentato la tangibile testimonianza della funzione sacrificale attribuita ai ministri della Chiesa. La tradizionale visione del matrimonio e del celibato clericale, sviluppata dal diritto canonico medievale, si infranse con la Riforma protestante, che propose un'originale rivalutazione del matrimonio, non più visto soltanto come remedium concupiscentiae, bensì come vero e proprio diritto di tutti, laici e chierici. La risposta della Chiesa di Roma, sviluppata nell'ambito del Concilio di Trento, rilanciò la lotta contro il concubinato che, nel Cinquecento, assunse i caratteri di una battaglia teologica e ideologica contro i paesi protestanti. L'età della Controriforma, tutta tesa a concretizzare gli aneliti di riforma faticosamente formalizzati durante il concilio, vide, nella diocesi milanese, saldamente guidata da Carlo e poi da Federico Borromeo, un luogo di intensa sperimentazione, in cui l'astratta normativa tridentina trovò puntuale applicazione, come testimoniano i processi per condotta scandalosa celebrati nei confronti di alcuni chierici nella diocesi ambrosiana tra Cinque e Seicento.
La passione per Dio misericordioso di fronte alla propria miseria era il grande tormento di Martin Lutero. Per il monaco agostiniano l'esperienza spirituale e la teologia costituivano infatti spontaneamente una cosa sola, un'esigenza strutturale del suo essere, prima ancora che del suo pensiero. Questo volume, che raccoglie i risultati di una ricerca pluriennale tra Facoltà teologiche cattoliche, evangeliche, riformate e valdesi, vede dunque nella spiritualità cristocentrica di Lutero l'anima del suo teologare. I saggi rivisitano alcuni nuclei della sua teologia, in particolare la "theologia crucis" come asse portante del rinnovamento del metodo teologico da lui inaugurato; il tema della giustificazione come domanda che sta alla base dell'esperienza religiosa e teologale; la spiritualità sottostante all'agire ecclesiale tipico della Riforma.
Dopo il primo volume in due tomi, uscito nel 2012, che pubblicò il carteggio di G.B. Montini (poi Papa Paolo VI) per gli anni 1914 -1923, esce ora il primo tomo del secondo volume, che pubblica in edizione critica e con ricco apparato di note il carteggio di G.B. Montini per gli anni 1924-1933, caratterizzati dal suo servizio pastorale principalmente nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Si tratta di un carteggio di grande importanza per la storia religiosa, civile, culturale dell’Italia e dell’Europa negli anni del fascismo e della formazione della classe dirigente cattolica del Paese. A questo tomo seguiranno più avanti altri cinque tomi a completare l’arco del decennio fucino.
La Chiesa, in quanto istituzione, ha rappresentato il legame più forte tra il mondo classico e quello medievale ed è stata garante della preservazione del carattere urbano della società medievale. Allo stesso tempo ha costituito l'elemento più innovativo dell'età di transizione e uno dei principali agenti del cambiamento. Studiate come documenti storici, le chiese sono potenziali fonti di informazione sulla società, l'economia e il contesto politico, spia preziosa di un'epoca nella quale altre forme architettoniche sono meno visibili. Il volume ne presenta gli aspetti principali attraverso fonti scritte e dati materiali: le prime ci parlano dei committenti, della ritualità e della liturgia in rapporto all'articolazione degli spazi; i secondi ci permettono di ricostruire le sequenze dei monumenti, le modalità di utilizzo e il contesto insediativo. In questa nuova edizione, oltre al necessario aggiornamento bibliografico e alla quasi completa sostituzione dell'apparato iconografico, sono stati approfonditi alcuni temi tra cui quello delle chiese costantinopolitane e della Terra Santa, il loro impatto sull'architettura occidentale e le conseguenze dell'arianesimo nella costruzione della topografia cristiana.
L’accattivante riflessione su Archivi e memorie di santità nasce dalla collaborazione tra Centro Studi sulle Figlie di Maria Ausiliatrice della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” e Archivio Storico dell’Ispettoria Piemontese delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) di Nizza Monferrato. Un contributo più generale sulla santità uciale introduce ad altri sui caratteri specifici salesiani, sugli archivi in cui si devono custodire le tracce di un vissuto educativo multiforme. Le attività di ricognizione e ordinamento del prezioso archivio storico della Casa madre delle FMA manifestano, in tal senso, l’intenzione di aprirsi all’interesse della vasta comunità di studio e sociale, anche grazie all’adesione al sistema informativo di CEI-AR. Dalla lettura emerge come la memoria di un’identità sia sempre condizionata da chi conserva o disperde documentazione che ritiene significativa o meno, come pure che la santità, anche quella feriale, ha una componente di originalità che supera gli schematismi virtuosi in cui si è tentati di circoscrivere il vissuto. Per questo il volume, muovendo dagli archivi delle FMA, intende offrire spunti di riflessione a chiunque abbia interesse alla memoria quale germe e “chiave di accesso” al futuro.
Un lavoro che ripercorre la storia dell'Azione Cattolica Italiana, dai suoi esordi come Società della Gioventù Cattolica nel 1867 fino ad oggi facendo emergere un tessuto associativo caratterizzato da uomini e donne che hanno lasciato un'impronta socio-ecclesiale significativa nel tempo. Una ricerca che riserva attenzione in particolare ai documenti, alle pubblicazioni e ai sussidi più attuali.
Un percorso interessante e per certi aspetti anche affascinante, in grado com'è di portarci all'interno di una delle vicende più note, e anche più complesse, della storia della Chiesa. Lungi dall'essere questioni interne all'Ordine dei frati Minori, le tensioni tra i vari "rami" del "francescanesimo" hanno infatti coinvolto la vita ecclesiale, culturale, sociale e politica italiana, e in parte anche europea, tra gli inizi del XIII secolo e l'avvio del XVI.
Paolo VI è stato l'ultimo papa italiano. Il suo successore, Giovanni Paolo i, ha governato la Chiesa per poche settimane. E il 16 ottobre 1978 venne eletto Karol Wojtyla, primo papa non italiano da più di quattro secoli. Giovanni Battista Montini è stato un papa immerso nella storia d'Italia: ne ha vissuto le vicende con intensità a partire dal suo ambiente bresciano fin da giovane, percependole anche come sfide alla Chiesa. Si è insistito sul «genio italiano» di Montini non per ridurlo ai confini nazionali, ma per sottolineare la vicenda di un papa italiano che realizza un'apertura al mondo dopo il Vaticano II, non solo con i viaggi, ma con gesti, riforme e decisioni importanti. Questo volume non vuole essere una biografia di Montini. Si vogliono approfondire alcuni aspetti decisivi della sua storia personale e del suo governo: insomma, cogliere il suo «genio italiano» al servizio di quell'«internazionale» particolare che è la Chiesa cattolica. Giovanni Paolo II, pur con la sua storia lunga e particolare, si pose in forte continuità con papa Montini, con cui, tra l'altro, il card. Wojtyla ebbe un rapporto molto profondo. Un passaggio decisivo per capire il cattolicesimo tra il XX e il XXI secolo è, quindi, provare a comprendere meglio Giovanni Battista Montini.
Giordano Bruno accettò il rogo per eroica coerenza intellettuale? Nei quasi otto anni che trascorse in carcere, prima a Venezia e poi a Roma, il filosofo condusse un'aspra battaglia per non soccombere, non abiurare, non morire. Decise di rovesciare il tavolo solo quando si sentì definitivamente in trappola, nell'impossibilità di salvaguardare se stesso e la sua filosofia. La scelta di salire sul rogo venne, dunque, presa solo alla fine del lungo processo. Cosa accadde esattamente in quel momento, come giunse a quella decisione e perché? Per quale ragione Bruno - a differenza di alcuni suoi illustri contemporanei, tra cui Galileo Galilei - dopo avere tanto a lungo lottato per affermare la sua verità, decise infine di chiudersi nell'ostinazione e accettare le conseguenze ultime della condanna inflitta dagli inquisitori? Perché, dopo aver più volte dichiarato la disponibilità a farlo, non pronunciò un'abiura di facciata? Il libro affronta questi interrogativi ripercorrendo l'itinerario intellettuale di Giordano Bruno nelle corti di tutta Europa e seguendo, anche attraverso documenti inediti, tutte le tappe del processo.
La traccia lasciata da Martin Lutero e dalla sua Riforma nella cultura e nella società europea è così profonda che, senza i valori da lui ereditati, a cominciare dalla tolleranza religiosa, sarebbe per noi impossibile capire le lacerazioni che attraversano il mondo di oggi. Dentro questioni aperte come le guerre combattute in nome di Dio, il diritto alla libertà di culto, la crisi del primato della politica ritroviamo infatti le ragioni e gli esiti del conflitto che il monaco tedesco ingaggiò contro il papato romano. Il quinto centenario della celebre affissione delle 95 tesi sulle indulgenze sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg è quindi la giusta occasione per cercare di capire chi fu davvero Martin Lutero e per quale via giunse prima alla «scoperta del Vangelo» e poi a trovare nella «sola Scrittura» e nella «giustificazione per sola fede» le risposte alle domande che sgorgavano in lui dal sofferto e costante confronto con una Chiesa cattolica largamente dominata dal vizio e dalla corruzione. Indispensabile, a tale scopo, è questa esauriente ricognizione di Adriano Prosperi sull'opera e l'epoca di Lutero, condotta attraverso la rilettura dei suoi testi e una straordinaria conoscenza del contesto storico in cui furono concepiti, ma anche prestando ascolto e dando voce all'incessante tormento interiore di un uomo inquieto e indomito, che non volle mai ergersi a eroe o martire. Emergono così in una nuova luce tutti i momenti salienti di quell'avventura intellettuale e morale che contribuì in modo decisivo all'ingresso dell'Europa nell'età moderna. Il passaggio di Lutero nella storia della cristianità produsse ferite mai rimarginate e depositi preziosi, ancora oggi riconoscibili. Nell'immediato, la frattura dell'unità del popolo cristiano intorno all'idea stessa di Chiesa, che provocherà le guerre di religione. Ma oltre quel cupo scenario si affermò un nuovo modo di intendere il rapporto dell'uomo con Dio, con l'aldilà, con la liturgia, con la devozione e la carità. Vertice di tutto è l'individuo, la sua coscienza e la sua fede. È questa la rivoluzione di Lutero. E se il mondo scoperto a occidente erediterà il nome da Amerigo Vespucci, a lui spetta «il merito della scoperta della libertà come vero orizzonte del cristianesimo europeo».
La memoria è tesoro e custode di tutte le cose. Il volume contiene le testimonianze di: papa Francesco, Papa Benedetto XVI, Giorgio Napolitano, Marcello Pera, Pier Ferdinando Casini. Ci si potrebbe chiedere il perché vi sia la necessità, o meglio ancora l'interesse, di narrare oggi la storia delle relazioni istituzionali e personali intercorse tra i capi di Stato italiani e i papi, dalla nascita della nostra Repubblica a oggi. Se è un fatto acclarato e ben noto che tra Vaticano e Quirinale vi siano sempre stati rapporti che potremmo genericamente definire buoni, non si è mai approfondito con la dovuta cura in cosa si siano sostanziati in concreto. Il tempo che ci separa dalla cosiddetta alba della Repubblica e dalle vicende legate al referendum del 2 e 3 giugno 1946 è ormai maturo per porre in essere uno studio che, con rigore scientifico, si propone di essere il più serio e ponderato possibile. Dall'angolazione dei colli che sorgono sulle rive del Tevere, Vaticano e Quirinale, si ha un punto di osservazione del tutto peculiare e diverso dall'ordinario e per questo interessante e significativo. Le due autorità che vi risiedono, il Primate d'Italia e il primo Magistrato della Repubblica, s'incontrano e hanno degli scambi fin dall'inizio di questa storia. Le loro relazioni si sviluppano non avulse dalle vicende politiche del momento. È dunque possibile scoprire un'evoluzione che si snoda attraverso i decenni. Se, infatti, sui primi rapporti vi è poca documentazione a cui attingere, nel crescendo di queste relazioni le fonti si fanno sempre più ricche e consentono di tracciare un affresco davvero appassionante. Il percorso ha momenti di grande intensità, con rivelazioni e documentazioni inedite di straordinario valore storico (fra cui alcune pagine dalle agende private del Presidente Ciampi), che consentono di sentire quest'opera come viva voce dei protagonisti. Prefazione di Paolo Mieli e postfazione di Giuliano Amato.
Fine agosto 1914. L’esercito tedesco riduce Lovanio quasi completamente in cenere: più di 1000 palazzi sono distrutti; più di 200 civili uccisi. La prestigiosa biblioteca dell’Università Cattolica è completamente distrutta dalle fiamme. Benedetto XV non reagisce pubblicamente e il suo silenzio, in quei primi mesi del primo conflitto mondiale, preoccupa e irrita cattolici e non. Dal Natale 1914 è attivo a Roma un club segreto composto da rappresentanti di cinque nazioni, che sotto la guida di mons. Simon Deploige, professore a Lovanio, tenta di cambiare l’orientamento della diplomazia pontificia in favore degli alleati e così rompere il monopolio della propaganda militare tedesca. L’azione clandestina è rimasta segreta fino ad oggi. Due manoscritti – un rapporto segreto scritto da mons. Paulin Ladeuze, rettore dell’Università lovaniense e le note manoscritte di mons. Eugenio Pacelli – muovono la scena. Supportato da materiale archivistico inedito, l’Autore apre con acribia uno spiraglio sul complesso mondo della diplomazia vaticana del tempo. Il finale della storia è sorprendente e provocatorio per le interpretazioni del pontificato di Benedetto XV e getta una luce singolare e nuova sul giovane Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII.