Che rapporto c'è tra la materia, l'artista e la statua? Scomporre in modo logico la realtà per comprenderla: questo lo scopo di San Tommaso d'Aquino, che con esempi semplici e precisi mostra gli strumenti basilari per intendere il mondo che ci circonda. Una nuova traduzione limpia e agile, arricchita dalle note del curatore e da un saggio di Leo Elders, che rende accessibile a tutti un piccolo classico della filosofia realista. San Tommaso d'Aquino, conosciuto anche come Dottor Angelicus, è stato uno dei più grandi pensatori della filosofia Scolastica e ha impresso un orientamento originale e innovatore su diverse questioni del suo tempo: sul rapporto tra fede e ragione, sull'anima, sull'autorità della religione. Punto di raccordo fra cristianità e filosofia classica, trova ampio consenso anche in ambienti non cristiani, grazie al metodo di lavoro fortemente razionale e aperto a fonti e contributi di ogni genere. Il suo operato culmina nella stesura della "Summa Theologiae", in cui tratta il rapporto fede-ragione e altre grandi questioni teologiche
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Queste domande, sempre attuali, aprono la prime delle omelie, che probabilmente organizzano materiale raccolto da Basilio di Cesarea (330-379) in vista di una predicazione sulla creazione dell'uomo. L'impostazione del discorso, benché risenta dell'ambiente vitale e culturale del IV secolo, rivela una sensibilità molto vicina alla modernità, attenta a coniugare insieme fede e scienza e impegnata a cogliere l'uomo nella sua relazione con gli altri viventi e con il creato. I termini con cui viene definito il rapporto uomo-donna e la visione della vita umana come cammino portano oltre l'impostazione dualistica che tanto ha condizionato la storia della spiritualità. La scienza sull'uomo diventa sapienza per l'uomo se procede senza pregiudizi e mai smette le vesti della meraviglia e della lode. È lo stupore che apre all'oltre di Dio
Opera di Gelasio, vescovo di Roma dal 492 al 496, l'Epistula de duabus naturis si colloca nel contesto di un'affermazione rinnovata del Credo calcedonese. Fin dai primi tempi della controversia cristologica era evidente che il punto di maggior contrasto tra la cristologia unitiva alessandrina e quella degli antiocheni era costituito dal fatto che questi ultimi ragionavano secondo una logica di marca aristotelica, assai comune all'epoca, che faceva corrispondere a una natura, perché fosse reale e concreta, un'ipostasi. Conseguentemente, affermando in Cristo l'esistenza di due nature, rifiutavano di ammettere in lui una sola ipostasi, affermazione che ai loro orecchi implicava necessariamente la dottrina dell'unica natura degli apollinaristi. Sul fronte opposto, la stessa logica portava gli alessandrini a rifiutare le nature, corrispondenti per loro a due ipostasi, della dottrina calcedonese, che consideravano semplicemente nestoriana. Inoltre, per gli alessandrini, il termine "natura" indicava ciò che appartiene al soggetto da sempre, fin dalla nascita, e inerisce in modo permanente al soggetto medesimo. Necessariamente e in modo permanente al Lógos divino non poteva che appartenere la sola natura divina. L'Epistula de duabus naturis è senza dubbio un'eccezione nel panorama della speculazione cristologica occidentale. Si colloca, infatti, al cuore di un trentennio sterile dal punto di vista del pensiero teologico che sparisce nell'"equilibrio del silenzio", imposto dalla politica religiosa...
Charles de Foucauld (1858-1916) è tra le più nobili figure del Novecento. Dopo un'avventurosa carriera militare e viaggi di esplorazione in Marocco, si converte e diventa testimone mite del Vangelo tra i tuareg del Sahara. I testi qui raccolti consentono di ripercorrere la vita umana e spirituale di frère Charles nei suoi snodi salienti, e di ravvivare così la memoria di un personaggio che offre agli uomini del nostro tremo profonde intuizioni spirituali
La Novena allo Spirito Santo è ormai entrata di diritto tra i classici della vita cristiana. Uno strumento prezioso per arricchire l'esperienza di preghiera e il cammino di fede.
Una esposizione generale, piana e aggiornata, del pensiero di Scoto, che ne rileva l'importanza per lo sviluppo della filosofia occidentale.
Il Commento alle XIII epistole di Paolo di Pelagio costituisce l'opera più estesa del celebre avversario di Agostino: un commento sistematico a tutte le epistole paoline, fatta eccezione per quella agli Ebrei. Tale Commento risulta importante per far luce su alcuni aspetti del pensiero di Pelagio prima della polemica con Agostino: l'autore, infatti, non si limita a spiegare le parole dell'Apostolo, ma fa emergere il proprio punto di vista su tematiche fondamentali come il peccato originale, la grazia, il libero arbitrio. Un'opera fondamentale, dunque, per quanti vogliono conoscere la figura di Pelagio attingendo direttamente alle sue parole, senza il filtro delle opere del vescovo di Ippona che, per quanto rimanga una fonte importante, non può certo essere un testimone imparziale. La traduzione è preceduta da un'ampia introduzione che ricostruisce il contesto storico-dottrinale in cui Pelagio ha operato; vengono descritte le principali tematiche del Commento e analizzati alcuni problemi di tradizione testuale, in modo da fornire delle linee-guida per orientarsi meglio nella lettura dell'opera.
Terzo incontro confluito in "Letture patristiche", il convegno si deve alla collaborazione fra studiosi di diverse discipline, non solo di area letterario-umanistica - e questa è la principale novità - ma anche di quella medico-scientifica, per testimoniare come le radici della cultura cristiana siano individuabili anche in non scontate tematiche attuali. La sua realizzazione si è resa possibile grazie alla collaborazione tra l'Università di Genova e l'Università Cattolica del Sacro Cuore, Policlinico Gemelli. La partecipazione di medici e scienziati, a fianco di biblisti, studiosi di arte, storia, letteratura e cinema, ha consentito di ripercorrere alcune tappe che hanno portato all'attuale senso etico della malattia, alla concezione del dolore e dei limiti terapeutici, con un'importante apertura alle connesse problematiche sociali. I titoli delle sezioni del volume citano volutamente versetti biblici e rappresentano una scelta delle numerose tematiche su 'malattia' versus 'religione', con duplice valore del termine versus: scontro e incontro tra mondi e culture, tra fede e ragione. Gli interventi hanno spaziato dalla Bibbia, alla letteratura cristiana, alla fortuna dei testi, alla ricerca di una cultura europea che trova le sue radici nella cristianità, col desiderio d'indagare quale sia il senso della vita umana di fronte alla malattia.
Chi ha fondato il cristianesimo? Per secoli è bastata una sola risposta a questa domanda: Gesù. Poi alcuni hanno individuato in Paolo di Tarso il vero fondatore del cristianesimo, almeno per quanto riguarda il suo radicamento nel contesto greco, la reinterpretazione teologica su Gesù e l'organizzazione delle comunità. Oggi le risposte sono più sfumate, soprattutto perché ci si è resi conto che la domanda deve essere posta in modo più articolato. Negli ultimi decenni la discussione sulla nascita del cristianesimo è rinata in forme nuove e con interesse rinvigorito. Una forte attenzione viene ora riservata anche ai complessi movimenti culturali dell'epoca, dei quali il cristianesimo è parte. Quest'ultimo infatti subisce e determina influssi che travalicano l'individualità di luoghi e persone. L'originalità del volume, scritto a quattro mani e con diverse competenze, consiste nell'interrogare gli autori antichi. Che cosa dicono al riguardo i cristiani dei primi secoli, gli osservatori pagani e i primi storici del cristianesimo? I due autori sono specialisti sul cristianesimo delle origini: uno in qualità di biblista, l'altro, di storico. La loro ricerca offre nuove luci sull'interpretazione delle origini del movimento cristiano.
L'opera. Dopo i Salmi, l’Umanità di Cristo e il Genesi (riuniti nel primo tomo di questo stesso volume, di prossima pubblicazione), le Vite di Maria Vergine, di santa Caterina d’Alessandria e di san Tommaso d’Aquino costituiscono, oltre che l’estremo e illusorio assalto alla porpora cardinalizia, anche lo strumento, talora sottilmente ricattatorio, per sollecitare la corresponsione delle rate della pensione che Aretino vanta sulle casse milanesi. Composte e date alle stampe in successione nello stretto giro di anni che va dal 1539 al 1543, le Vite rappresentano uno snodo fondamentale nel percorso di ricerca stilistica ed espressiva su cui Aretino ha orientato la riscrittura della materia sacra sin dalle prime parafrasi bibliche.
L'autore. Il curatore. Paolo Marini è attualmente ricercatore di Letteratura italiana presso l’Università della Tuscia.
Dopo la Bibbia, "le Confessioni" di S. Agostino sono il libro più letto dal V° secolo fino ai nostri giorni. Scritto intorno al '400 dopo Cristo, e considerato unanimemente il capolavoro di tutte le opere spirituali di tutti i tempi, sempre a metà strada tra un'autobiografia ed un trattato filosofico, quest'opera sorprendentemente moderna non è altro che la testimonianza di un irrequieto, tormentato, fervido viaggio di un uomo alla ricerca di Dio. Traduzione e lettura ad alta voce: Claudio Carini.