Il presente scritto si inserisce nel quadro della correzione fraterna che la Tradizione Apostolica e i Padri della Chiesa indicano quale supremo atto di carità, volto a evitare lo scisma, ossia la separazione dall’autorità della Chiesa e dalle sue leggi, usi e costumi, in cui può cadere lo stesso Papa.
La correzione è ritenuta, poi, dai teologi moralisti un dovere per ogni fedele, chierico o laico, ed essa deve essere, inoltre, pubblica, secondo le conformi intenzioni di questo libro, ove pubblico sia, appunto, come avviene al presente, il peccato da correggere, insito nello stravolgimento e del Culto e della Sacra Dottrina, che ha avuto origine dal magistero inaugurato dall’ultimo Concilio Ecumenico, il quale ha imposto, in nome di una malintesa obbedienza alle gerarchie, l’attuale legislazione rivoluzionaria.
È noto, dunque, essere stata più volte inoltrata alla Santa Sede Apostolica la richiesta di ascolto al proposito, da ultimo anche da parte di membri del Sacro Collegio Cardinalizio, rimasta sino ad oggi inascoltata, richiesta che faceva capo alla generale Correctio filialis de haeresibus propagatis, ovvero a quella Correzione filiale in ordine alla propagazione dell’eresia, già proposta dagli illustri suoi firmatari sulla scorta della Tradizione Apostolica: tale tradizione, infatti, partendo dal proclama del Primo Vicario di Cristo contenuto negli Atti degli Apostoli (cfr. At 4,19) e come ribadito dai Santi Padri e Dottori della Chiesa, impone a tutti i fedeli il dovere di opporsi frontalmente alle Gerarchie, quando queste non si comportino più rettamente, secondo la volontà del Vangelo, invitandole, come già fatto dal principio da San Pietro a “giudicare se sia giusto, innanzi a Dio, obbedire a loro più che a Lui”!
L’autore, quindi, procede anch’egli in tal senso, mediante la composizione di opera letteraria che, adottando lo stile profetico, mostra, da un lato, i dubbi dei fedeli — i quali rendono direttamente al Signore la loro testimonianza circa l’attuale disfatta della Chiesa e dell’intera società, soggiogate dall’imperante Rivoluzione, di cui si delineano qui gli effetti decostruttivi della stessa umanità — e descrive, dall’altro, la risposta che nostro Signore ci fornisce, quale possiamo apprendere dall’ascolto diretto della Sua Parola eterna, pervenutaci per mezzo della costante Tradizione Apostolica e del Sacro Magistero, fino ad oggi.
Una raccolta di riflessioni sui documenti fondamentali del Concilio Vaticano II aiutano il lettore a comprendere la dimensione profetica del pontificato di Francesco, che si pone in profonda continuità con il magistero dei suoi predecessori – i Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II e di papa Benedetto XVI – i quali hanno operato nel segno del “mistero di comunione”, filo rosso di tutti i testi conciliari attraverso cui è possibile rintracciare la chiave della loro corretta ermeneutica.
Un vescovo rimane presbitero? La domanda può sembrare scontata, ma la risposta richiede una puntuale analisi storica, teologica e liturgica – le tre prospettive adottate da questo libro – e conduce a un interrogativo ancora più radicale e non facilmente risolvibile: è pensabile per il futuro una Chiesa senza vescovi?
Il volume mette in luce la problematica che riguarda il riconoscimento di un valore sacramentale all’ordinazione episcopale partendo dal tempo apostolico e patristico, attraversando i concili di Trento e Vaticano I e concludendo con il Vaticano II, che in riferimento all’episcopato ha messo in campo l’affermazione più solenne del suo magistero.
Sommario
Sigle e abbreviazioni. Presentazione (M. Semeraro). Introduzione. I. Il ministero episcopale: dall’età apostolica al periodo medievale. II. La sacramentalità dell’episcopato: una definizione insoluta da Trento al Vaticano I. III. La dottrina del concilio Vaticano II sull’episcopato. IV. I vescovi: segni e strumenti di relazione. Congedo. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Cristiano Calì ha studiato Teologia allo Studio Teologico San Paolo di Catania e ha conseguito il titolo di Baccelliere. Collabora con riviste e periodici occupandosi di Teologia dogmatica, liturgia e scienza della comunicazione applicata all’universo dell’editoria e dei new media.
Marcello Semeraro, vescovo di Albano, è segretario del Consiglio dei cardinali per l’aiuto al papa nel governo della Chiesa e membro della Congregazione delle cause dei santi e della Segreteria per la Comunicazione. È presidente del consiglio d’amministrazione del quotidiano Avvenire. Per EDB ha pubblicato Mistero, comunione e missione. Manuale di ecclesiologia (72016), Accompagnare è generare (con Salvatore Soreca, 2016), Il ministero generativo. Per una pastorale delle relazioni (22017) e L’occhio e la lampada. Il discernimento in Amoris Laetitia (2017).
"Cari zingari, cari nomadi, cari gitani, venuti da ogni parte d'Europa, a voi il nostro saluto." Con queste parole il 26 settembre 1965 papa Paolo VI inizia il suo discorso in un grande raduno che viene considerato oggi il punto di partenza per nuove strategie pastorali verso rom e sinti. Il libro analizza il modo in cui la Chiesa cattolica contribuisce alla metamorfosi dei "nomadi" nell'Italia (e in parte nell'Europa) della seconda metà del Novecento attraverso quelle nuove strategie pastorali. Si tratta di strategie che portarono decine di preti, suore e laici a vivere con i "nomadi" in nome della condivisione in Cristo, che svilupparono un'editoria cattolica rivolta ai "nomadi" o riguardante i "nomadi", che favorirono la traduzione in romanes di testi ezvangelici e liturgici e che portarono agli onori degli altari, per la prima volta nella storia, un "nomade". Ma le strategie pastorali non appaiono sempre omogenee e concordi all'interno della Chiesa, né nei rapporti con i "nomadi", né nei rapporti con le autorità diocesane e parrocchiali. Partendo dalle esperienze etnografiche dell'autore, il volume analizza tali rapporti, tenendo in considerazione le storie di vita di singoli missionari e attivisti religiosi che hanno vissuto per decenni nei campi nomadi o nei quartieri rom della Penisola.
La presente raccolta di studi esamina la preparazione, i contributi e la recezione del Vaticano II nelle diciassette diocesi laziali. dopo un saggio sulla nascita e il cammino storico del "Lazio ecclesiastico" e della Conferenza episcopale regionale, costituitasi all'indomani del Concilio, il volume si suddivide in tre parti, dedicate rispettivamente alla diocesi di Roma, alle diocesi suburbicarie e alle altre diocesi della Regione. All'opera hanno collaborato ben ventuno studiosi di diversa competenza scientifica e impegno ecclesiale, alcuni dei quali personalmente coinvolti nel cammino - entusiasmante e difficile a un tempo - della recezione conciliare. Recezione che, come ha affermato pure papa Francesco, è per molti versi ancora agli inizi. Né potrebbe essere diversamente, trovandoci di fronte a un evento che ha profondamente riplasmato l'autocoscienza della Chiesa nel contesto di un mondo in rapida trasformazione. Il volume vuole appunto inserirsi nel cammino della recezione del Concilio, cioè della sua appropriazione vivente e creativa all'interno delle Chiese locali, partendo da quelle che, per singolare privilegio, costituiscono la provincia romana, di cui il papa è «arcivescovo e metropolita».
La povertà, con le molteplici forme di sottosviluppo ad essa collegate, è uno dei "segni dei tempi" più eclatanti della nostra epoca. Essa coinvolge non solo intere popolazioni di paesi che soffrono un sottosviluppo endemico, ma anche vasti settori delle popolazioni dei paesi ricchi e tecnologicamente più avanzati. Diverse campagne di lotta alla povertà su scala mondiale sono miseramente naufragate. Inoltre, si è rafforzata la dottrina che povertà e poveri siano un "danno collaterale" inevitabile se si vuole perseguire il progresso dell'umanità. Se nel passato la teologia ha proposto una sua lettura della povertà, oggi è necessariamente coinvolta nell'analisi della povertà e nella lotta per il suo superamento. Ma come si può parlare della povertà, in prospettiva teologica, come "segno dei tempi", vedere in essa un "luogo teologico"? Come può essere una fonte di conoscenza per la riflessione teologica, di concerto con gli altri luoghi teologici? L'attenzione (la "scelta preferenziale") ai poveri non è più solo una virtù individuale, ma deve essere coscienza di chiesa. Di più, l'auspicio programmatico del neoeletto vescovo di Roma, Francesco, «come vorrei una chiesa povera e dei poveri», spinge a domandarsi se il "dei poveri" sia una nota puramente congiunturale o non invece una nota costitutiva della chiesa.
La chiesa oggi deve fare un atto di coraggio e rendersi conto che si trova davanti a una realtà che corre velocissima e che rischia di far sentire il suo linguaggio fuori tempo, inadeguato. Bisogna muoversi come sta già facendo papa Francesco: tornare al cuore del linguaggio evangelico ed elaborare un linguaggio nuovo. E di questo cambiamento i veri protagonisti sono i giovani.
Finalmente il libro di Balducci che manca da più di trent'anni e che in molti hanno invocato e atteso. Al centro il desiderio di rinnovamento che sorgeva nella Chiesa subito dopo la conclusione del concilio Vaticano II (la prima edizione del libro è del 1970). Balducci vede la speranza di una riforma della Chiesa incentrata sul primato della Parola di Dio, nella forte rivalutazione del ruolo del popolo e della Chiesa locale e su un rapporto profondamente rinnovato della Chiesa con il mondo contemporaneo. Possiamo parlare di un "ultimo appello" di Balducci per cambiare la Chiesa cattolica, ritrovandone il vero centro che è l'eucaristia. Seguirà invece una profonda delusione accelerata dalle vicende personali - il processo per apologia di reato per la difesa dell'obiezione di coscienza - che porteranno Balducci verso la "svolta antropologica", caratterizzata da una lettura del Vangelo come annuncio di pace e dall'impegno per gli emarginati e gli ultimi.
Negli incontri di progettazione pastorale emerge spesso la domanda: ”Che idea di Chiesa abbiamo?”. Questo volume cerca di dare risposte teologiche e concrete. Lʼ:itinerario si sviluppa sul metodo della teologia pastorale, in tre momenti: analisi della realtà sociale, culturale ed ecclesiale odierna (prima parte): individuazione di criteri teologici che indichino il necessario cammino di conversione pastorale e di rinnovamento da percorrere (seconda parte): indicazione di scelte concrete per una Chiesa più fedele allʼ:identità affidatale da Gesù e alla vita quotidiana dellʼ:uomo della post-modernità (terza parte). Con la testimonianza di figure significative come Milani, Mazzolari, Pellegrino, Lercaro, Bello, Charles de Foucauld ecc. e di esperienze cattoliche e protestanti.
Questo libro offre una serie di riflessioni del Cardinale Marc Ouellet, attuale Prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cui filo conduttore ruota attorno alla gloria della comunione trinitaria. L'umanità può partecipare a questa gloria ora, nel presente, attraverso la carne di Cristo, la carne del Risorto che viene donata qui e ora, in particolare nell'Eucaristia. Ciò porta l'Autore a fare una ricca presentazione del mistero eucaristico come anticipazione e rivelazione del mistero della Trinità. Molti dei testi inclusi nel libro provengono dalle meditazioni e dalle omelie che il Cardinale Ouellet ha tenuto in occasione della sua meditazione durante la Settimana Santa 2017 alla comunità di Iesu Communio e a un ampio gruppo di giovani in discernimento, che il Cardinale ha accompagnato con la sua presenza e la sua parola.
Quale posto dà la chiesa ai praticanti occasionali che si sono allontanati da essa? Quale l’atteggiamento di chi si sente invece parte di questa chiesa? Nei vangeli Gesù è circondato da persone che lo frequentano e si legano a lui in modi differenti: la folla, i discepoli, gli apostoli, ma anche tutti quelli che dopo averlo incontrato sono rinviati alle loro case, alle loro famiglie. La missione dei fedeli integrati nella chiesa consiste forse nel camminare a fianco di quei battezzati che, come i due testimoni di Emmaus, attraversano la quotidianità senza riconoscere l’esplicito legame tra scelte personali, amore e vangelo. Papa Francesco alza un grido: “No a un’economia dell’esclusione”. Ci sentiamo interpellati da queste parole?
Valérie Le Chevalier, sposata e madre di famiglia, insegna teologia al Centre Sèvres di Parigi ed è segretaria editoriale della rivista francese Recherches de science religieuse.
Il documento che qui offriamo al lettore italiano affronta uno dei temi di maggiore importanza non solo nel dialogo attuale tra le chiese ortodossa e cattolica, ma anche nel complesso dibattito interno a ciascuna di esse: il modo in cui si articolano primato e sinodalità, a tutti i livelli, locale, regionale e universale. Non si tratta tecnicamente di un testo di consenso, ma di uno studio storico e teologico su come, nel corso di due millenni di storia delle chiese, forme di governo sinodali e forme primaziali si sono formate e consolidate, sono state in tensione ma anche in feconda interazione.
Il Gruppo di lavoro misto ortodosso-cattolico Sant’Ireneo è nato nel 2004, per iniziativa dell’Istituto ecumenico Johann Adam Möhler di Paderborn, con il fine di aiutare e affiancare il dialogo teologico ufficiale tra ortodossi e cattolici. Vi fanno parte teologi cattolici e ortodossi che hanno deciso di intraprendere liberamente un percorso di studio per approfondire gli aspetti più problematici che ancora dividono le loro chiese.