In occasione dei suoi 25 anni professione religiosa (1982) l'autore aveva pubblicato un commento sulla Regola Carmelitana nel quale proponeva una "nuova interpretazione", in prospettiva di "fraternità". In questi anni ha pubblicato ancora altre proposte di commento. Ora al compiersi dei 50 anni dalla sua prima professione religiosa ha voluto ritornare ancora sul tema con questo commento, che riprende molte delle nuove prospettive da lui introdotte, e che sono diventate anche patrimonio comune in tutta la famiglia carmelitana. Il libro si divide in 6 capitoli, attraverso i quali in un linguaggio non complicato, ma dallo stile colloquiale propone un'interpretazione "globale e unificatrice", che renda ragione di ogni elemento del testo. Nel commento si trovano anche molti spunti di attualizzazione, in sintonia con la nostra sensibilità spirituale ed ecclesiale. La sapienza teologica e spirituale del p. Bruno Secondin, maturata in tanti anni di insegnamento alla PUG e mostrata in una trentina di libri pubblicati, garantisce la serietà del commento e la forza ispiratrice della sua rilettura della Regola Carmelitana.
In una societa pluralistica e multietnica e possibile essere cristiani?
I romani praticano l'uccisione dei neonati deformi, ritenendo normali aborto, infanticidio e contraccezione nei casi stabiliti dal capofamiglia. La cultura ebraico e giudeo-ellenistica non esita a considerare la disabilità e chi ne soffre elementi impuri la cui "impurità" è eliminata soltanto dall'azione misericordiosa di Jahweh o in un quadro escatologico, la rivoluzione cristiana rende importanti malati e infermi agli occhi di Dio attraverso l'azione risanatrice di Gesù Cristo: così lebbrosi, sordi, storpi, ciechi e zoppi, un tempo "ultimi" divengono adesso "primi" nel progetto divino. Con il progressivo diffondersi del cristianesimo sono poi costruite strutture assistenziali simili ai nostri ospedali, che a poco a poco sostituiscono i santuari di Asclepio ai valetudinaria romani.
l cristianesimo diventa e diventerà sempre più globale e sempre meno eurocentrico. La crescita del cristianesimo al di fuori dell'Occidente denota spostamenti di baricentro non solo geografici ma anche teologici. Questo metterà in crisi il tipo di globalizzazione e diffusione cristiana ed ecclesiale, segnate fortemente dalla razionalità occidentale moderna, percepita spesso come discriminante e giudicante, come un logos che non facilita il dia-logos, come "straniera" ed "estranea". In tale contesto di accentuata mondialità e pluralità, quali sono le nuove inculturazioni possibili per attestare la portata universale della verità cristiana? Dove si radica l'universalità del vangelo, dal momento che non esiste un vangelo astratto, ma sempre mediato culturalmente? Quali sono le vie per realizzare una effettiva "cattolicità" della Chiesa, ovvero la sua attuazione nei diversi luoghi culturali del mondo, il suo carattere realmente e visibilmente universale?
Il discorso di papa Francesco al Rinnovamento nello Spirito, dettato in occasione della XXXVIII Convocazione Nazionale 2015, è qui riportato con un "commento" che attualizza ed esplicita le espressioni più significative. Ampio e articolato, guarda alla chiesa, al rinnovamento carismatico cattolico nel suo complesso, al rinnovamento nello Spirito che è in Italia, al mondo. Un discorso da accogliere con gratitudine e gioia, posto ancor più a fondamento di quella "conversione pastorale in chiave missionaria" (Evangelii gaudium, 25) che il Rinnovamento nello Spirito ha inteso abbracciare senza lesinare sforzi e cambiamenti. Diamo alle stampe il presente libretto perché il discorso del Santo Padre abbia la migliore comprensione e la sua giusta contestualizzazione, in riferimento alla storia e al Magistero che ha sostenuto il Rinnovamento nello Spirito, "cammino di Chiesa" (papa Francesco) che sta per approdare al suo Giubileo d'Oro (2017).
Possiamo certamente dare il nostro contributo alla realizzazione di un futuro promettente, ma, consapevoli della nostra debolezza, veniamo anche rassicurati dal sapere che, a questo futuro, darà luogo Qualcuno infinitamente più grande di noi.